che ne pensi di "che cos'è la tradizione" di zolla?
che ne pensi di "che cos'è la tradizione" di zolla?
ma diciamo che democrazia è una parola vuota applicata alla realtà.
ci sono lobby che spendono migliaia di milioni per finanziare questo o quel partito e ne decidono le sorti.
ci sono partiti (apparentemente di fazioni contrapposte) che mangiano allo stesso tavolo e prendono accordi.
ci sono politici che saltano da un partito all'altro come nulla fosse.
c'è una costituzione inderogabile.
ecc. ecc. ecc.
Con questo non voglio dire che sia meglio una dittatura, è la stessa cosa.
Immagino dipenda dalla dittatura, ad esempio in questo forum quella fascista è ben vista.
L'importante è rendersi conto che tutto ciò è la democrazia, non è un'accidentale deviazione e degenerazione rispetto al modo democratico "corretto", ma l'intrinseca conseguenza della democrazia stessa, in modo molto analogo all'altra 'grande narrazione', quella liberalcapitalista, secondo la quale per natura l'interesse del 'pesce grosso' privato coincide inevitabilmente con quello del 'pesce piccolo' cittadino e consumatore, sostenendo quindi l'anti-statalismo sia manna dal cielo in quanto "è nel mio interesse", a detta del privato, "che tutti siano soddisfatti e benserviti", con la minima regolamentazione e limitazione possibile da parte dello Stato. Nella realtà le cose non stanno ovviamente così, vuoi per meccanismi complessi, vuoi per l'aggiungersi, come se non bastasse, della speculazione al cui confronto l'investimento in economia reale è meno redditizio, vuoi per la corruzione e chi più ne ha più ne metta. Ovviamente non si tratta di "malcostume del capitalismo", è il capitalismo, questo perché quella corruzione e quella progressiva degenerazione sono intrinseche ai meccanismi del capitalismo, che senza un importante ridimensionamento e rimodellamento (il tornare "terza casta", dato che siamo in tema, anziché prima), non possono che portare ai risultati odierni.
Purtroppo la "Democrazia" non è una parola vuota, bensì una tangibile realtà.
non vedo il nesso tra corruzione e libero mercato, quando la corruzione colpisce dove manca la libertà.
in quanto alla speculazione è una cosa che non sei tu a dover decretare quando c'è, qual'è il tuo metro di misura?
la speculazione è una cosa che il consumatore percepisce e che è destinata a scomparire da sè.
se sei un socialista ammettilo così smettiamo di raccontarci delle storie.
Una definizione scolastica della mia posizione economica non potrei davvero dartela perché sono alquanto elastico a riguardo, penso che l'economia sia la materia che più d'ogni altra richiede adattamenti del tutto specifici a seconda della situazione. Pur non essendo collettivista, sono convinto che lo Stato e il suo interesse vengano prima di tutto e che i mercanti (come qualsiasi altra cosa, ruolo, essere) debbano esistere nella misura e nella formula in cui convengono allo Stato e in cui esso li stabilisce e regolamenta. Lo Stato e la sua opera di costruzione dell'esistente e dell'uomo sono il fine, i meccanismi di sostentamento sono un mezzo, e ciò che è mezzo deve notoriamente obbedire.
La corruzione colpisce laddove manca un fortissimo ethos valoriale, "dall'alto e verso l'alto" e continuamente soggetto a manutenzione e iniezioni di vigore. L'"etica del capitalismo" è ovviamente una barzelletta che ha fatto l'unica fine che poteva fare, così come qualsiasi "etica" nel senso moderno del termine, religiosamente declinata o meno. Il capitalismo, se inteso come forma sociale completa storicamente realizzata e non come semplice presenza di mercanti e bottegai al loro posto nello Stato organico, porta intrinsecamente con sé una serie di rapporti sociali, degenerazioni culturali, politiche, di costume e di estetica che hanno come naturalissimo ed inevitabile esito il decadimento di ogni tenuta interiore che argini dal comportamento corrotto, nonché di ogni controllo sostanziale su tali fenomeni degenerativi. Lo stadio di odierna decadenza e la massima corruzione economica e politica di cui oggi siamo testimoni non sono l'accidentale inciampo ma il naturale esito della rivolta del Terzo Stato contro le istituzioni che prima di tale rivolta gli furono superiori.
Quindi, se per "libero mercato" s'intende un sistema non collettivista posso concordare (limitando lo status di "pubblico" ai soli settori d'importanza strategica), se s'intende "libero" in generale e al di sopra di ogni cosa, per il gusto della libertà in sé, ovviamente no.
Se per "socialista" s'intende, in senso un po' lato, una visione organicista che valga anche per l'economia, da gestire in ogni caso (che una cosa sia pubblica o privata) tenendo come punto di riferimento l'interesse superiore dell'organismo a quello del singolo tizio, mi ci posso riconoscere, se s'intende la collettivizzazione, dati i suoi pessimi esiti in quanto a risultato (dati i pessimi esiti materiali e umani, non per principio di "libbertà") allora direi proprio di no.