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    Arrow Destre autoritarie e movimenti fascisti



    ALFONSO DE FILIPPI





    DESTRE AUTORITARIE
    E MOVIMENTI FASCISTI







    IDEE IN MOVIMENTO
    Circolo di cultura politica

    II EDIZIONE RIVEDUTA ED AMPLIATA




    CAPITOLO I°

    Possiamo senz’altro fare nostra la tesi secondo la quale il metodo migliore per definire il Fascismo (anche come fenomeno europeo e non solo italiano) sia scriverne la storia. E, per questo, ritorniamo a studiare la storia dei Fascismi, condividendo ciò che scriveva Piero Sella "il Fascismo al di là delle criminalizzazioni degli avversari e delle abiure e degli opportunismi si rivela….l’unico punto di riferimento per coloro che rifiutano di piegarsi ai mercenari del mondialismo ed ai fautori dell’imbastardimento razziale." ( "Dal trattato di pace del 1947 alla vicenda dell’obelisco di Axum").in " L’ Uomo Libero" n°44 nov. 1997
    Anche per questo vi è ancora "…chi non può non dirsi fascista"
    (cfr. A. De Filippi <Francis Parker YOCKEY E IL DESTINO DELL’EUROPA, Idee in Movimento, Genova 2000,
    pag. 53).
    Iniziamo il nostro studio con una osservazione di Enzo Erra"…non fu la sinistra, ma la destra "storica" (la corte, l’esercito, l’alta finanza e la grande industria) a far cadere il Fascismo, come fu una parte della casta militare e non un’inesistente opposizione di sinistra a tentare di rovesciare il Nazionalsocialismo." ( LeE RADICI DEL FASCISMO, Settimo Sigillo Roma 1998, pag.93)
    Certo, alle origini delle discutibili iniziative del luglio ’43 in Italia e del luglio 1944 in Germania, vi fu soprattutto, la sempre più grave situazione militare dell’Asse, ma non ci sentiremmo di escludere del tutto che vi giocasse un suo ruolo anche la preoccupazione e l’ostilità di taluni gruppi verso le componenti socialmente innovative o persino socialrivoluzionarie dei regimi e dei movimenti fascista e nazionalsocialista.
    Scriveva Indro Montanelli in Pini e Pettinato nel giornalismo fascista (Corriere Della Sera 17/6/2000) "…..nel regime fascista sopravvisse sempre una tendenza socialista…"(1).
    Riguardo poi alla vexata quaestio dei rapporti tra Fascismo e capitalismo in Italia, leggiamo nel libro di A.James Gregor<The Search for Neofascism- The use and abuse of social science>(Cambridge un. Press,GB_USA 2006 pag. 6):
    "L’apertura degli archivi italiani dopo la guerra non ha rivelato nessuna prova di una cospirazione e tra i magnati dell’industria e il Fascismo mussoliniano.- In effetti, vi è un’ampia evidenza di una crescente opposizione al dominio fascista da parte dei capi dell’industria durante i 20 anni del regime. Il Fascismo aveva gradualmente assunto il controllo su settori fondamentali dell’economia italiana nel suo complesso. Verso la metà degli anni 30, la maggior parte delle più importanti funzioni delle imprese era passata sotto il controllo fascista. La disponibilità del credito era largamente determinata dai membri del gruppo dirigente fascista. Così il peculiare sviluppo dell’industria italiana era largamente controllato dal governo fascista tramite le agenzie corporative costruite dai collaboratori di Mussolini.",
    Da parte sua L. Incisa di Camerana in< Fascismo Populismo e Modernizzazione>,Pellicani ed. Roma 1999, pag.79,
    rilevava "…il Fascismo mantenne fino all’ultimo, fino alla disperata e sanguinosa avventura della RSI una forza di attrazione a Sinistra. Basti pensare al patetico itinerario dell’ex deputato comunista Nicola Bombacci, a fianco di Mussolini anche nell’atto finale della tragedia."
    È universalmente noto che, prima della caduta, in Benito Mussolini, ed in vari settori del Partito Fascista andava crescendo l’insofferenza per i compromessi che per due decenni, si era stati costretti a sopportare nei confronti di monarchia, Vaticano, industriali e della stessa borghesia.
    Potremo raccogliere qualche spunto a questo proposito da un libro che servirà, nonostante un’abominevole traduzione in italiano, come base a questa ricerca: Stanley G. Payne "Il Fascismo 1914-1945: Origini, storia e declino delle dittature che si sono imposte fra le 2 guerre. Newton Compton ed. Roma 1999."
    A pag. 392 leggiamo che, entrata l’Italia in guerra, "…la minoranza dei radicali dello zoccolo duro all’interno del partito spingeva Mussolini verso una drastica politica di guerra rivoluzionaria che avrebbe dato al Partito il vero potere e fascistizzato completamente le istituzioni italiane… lo spostamento a sinistra che Mussolini aveva
    iniziato nel 1935/36 si estese ancor più nel 1941/42 sotto la pressione della guerra.."
    A pag.393 inoltre "..tra il 1940 ed il 1942, gli ideologi del Fascismo elaborarono il concetto di lotta in quanto guerra sociale e rivoluzionaria per creare una nuova gerarchia…e nuove misure di giustizia internazionale. Ciò superava persino la tradizionale italianità per abbracciare il nuovo ordine della civiltà imperiale fascista…"
    Tra il ferro, il fuoco ed il sangue di una guerra mal preparata, peggio condotta, sabotata e tradita, il Fascismo andava scoprendo le sue più alte potenzialità che , purtroppo la sconfitta gli avrebbe impedito di attuare e delle quali troppo spesso i suoi nostalgici non si sarebbero dimostrati all’altezza. E queste considerazioni gettano luce anche sulle origini della successiva svolta sociale della RSI. (2)
    Passiamo alla Germania, scrive ancora il Payne a pag.374 "… durante gli anni vittoriosi della guerra Hitler aveva incoraggiato il Fronte del Lavoro (3) a preparare progetti audaci per rapidi mutamenti dello stato assistenziale come anche della struttura salariale della classe operaia tedesca. Quest’ultima (la struttura salariale) doveva fondarsi esclusivamente sulla produttività, ma doveva essere regolata per ogni classe e professione , non solo per quella operaia, in modo da raggiungere de facto l’uguaglianza sociale, con speciali programmi educativi e di incentivazione perché i lavoratori con maggior talento raggiungessero posizioni di vertice. Ciò avrebbe condotto al conseguimento del vero socialismo secondo la visione di Hitler e dell’Istituto di Scienza del Lavoro del Fronte omonimo. Il nuovo piano per il lavoro sociale del popolo tedesco avrebbe fornito all’intera popolazione diritti, mai raggiunti prima, di assistenza, assicurazione e pensione, tutto questo doveva aggiungersi al più massiccio programma di alloggi operai al mondo…ancora nel 1944 venivano proposti piani costosi per la riorganizzazione e l’espansione del sistema previdenziale".
    Un altro studioso, Rainer Zitelmann in <Hitler> Laterza, Bari 1991, sottolinea la determinazione, spesso manifestata, del dittatore tedesco di rovesciare l’ordine borghese capitalista e materialista.
    Riprendendo le considerazioni dello Zitelmann il Payne scrive che Hitler non aveva "…alcun interesse reale nel difendere la proprietà privata e pianificò una serie di nazionalizzazioni economiche che avrebbero rivalutato la posizione della classe operaia e, cosa ancora più importante, assoggettata l’economia alla politica." (Op. Cit. pag. 490) e lo stesso Zitelmann nel suo notevole libro rileva come tra i cospiratori del 20 luglio 1944 fosse appunto presente l’avversione verso "il socialismo in versione hitleriana" (Op. Cit. pag.188).
    Ritornando su un piano più generale, leggiamo in P. Hayes <Fascism >Allen & Unwin Ltd. Londra 1973 pag. 63."gli aspetti socialisti del Fascismo sono quelli più comunemente ignorati forse perché sono in conflitto con la comoda spiegazione secondo la quale il Fascismo fu un movimento di destra. Di fatto vi fu una notevole componente socialista nei programmi della maggior parte dei movimenti fascisti."
    Non è qui il luogo per soffermarci su ciò che avrebbe potuto e dovuto, per citare il titolo di un importante libro di Drieu La Rochelle, essere il< Socialismo Fascista> ( E.G.E. Roma 1973).
    Nel suo indimenticabile <CHE COSA È IL FaSCISMO>, (Volpe Roma 1980 pag.77), Maurice Bardeche scriveva "…il socialismo fascista è autoritario, volentieri è anche deciso. È autoritario perché i dottrinari del Fascismo sono persuasi che solo un regime autoritario potrà vincere le resistenze che le potenze del denaro opporranno sempre al socialismo, vedono nella democrazia un regime dominato da gruppi di pressione e da interessi economici e pensano che le riforme sociali prese dalle democrazie sono sempre adottate con l’accordo degli ambienti finanziari e non hanno altro risultato che di aiutarli e proteggerli falsando il sistema economico. "
    Possiamo ora anche citare dal libro di Roger Eatwell <Fascismo: verso un modello generale> (A. Pellicani Roma 1999 pag. 90) : "…il Fascismo non ha masi sostenuto la crescita economica come tale ed è sempre stato molto critico nei confronti di obiettivi puramente materiali…" (4) Non si trattava quindi di una socialdemocrazia patriottica !
    D’altra parte chi scrive non riduce il Fascismo al risultato dell’addizione Nazionalismo + Socialismo coniata dal francese Georges Valois fondatore nel 1925 del movimento Faisceau, e ripresa dallo storico israeliano Zeev Sternhell (5). Si ricordi a tale proposito la frase di Benito Mussolini del 9 aprile 1926 : "…Noi rappresentiamo un principio nuovo nel mondo, noi rappresentiamo l’antitesi netta, categorica, definitiva di tutto il mondo della democrazia, della plutocrazia, della massoneria, di tutto il mondo, per dirlo in una parola, degli immortali principi dell’89…"
    Chiusa codesta parentesi, possiamo domandarci come accadde che i movimenti rivoluzionari fascisti giunsero, in fin troppi casi, ad allearsi con forze di destra autoritarie talvolta nazionaliste, ma per lo più fondamentalmente conservatrici.
    Riprendiamo allora l’opera citata del camerata Erra alle pagine 92/93 : "…il terreno era …ingombro da un insieme di forze conservatrici e reazionarie, tutt’altro che omogenee , ma unite da una comune necessità di difesa. I fascisti, naturalmente portati ad affrontare innanzitutto l’offensiva marxista fecero leva su queste forze, che a loro volta si aggrapparono all’aiuto inatteso nella speranza di poterne fare a meno il più presto. Le alterazioni e le commistioni erano inevitabili, così pure le alleanze temporanee divenute poi definitive o addirittura istituzionali.
    Il Fascismo non si pose mai nell’atteggiamento di difesa dell’ordine costituito che in seguito gli storici antifascisti vollero attribuirgli, come ha osservato il Weber in <Passato e Presente del Fascismo>, <intervento> aprile 1972, pag.133:
    Si potrebbero rovesciare tutti i termini dell’equazione e dire che i fascisti erano contro lo sfruttamento, contro il disordine civile in patria, contro il vecchio marcio regime dei borghesi e dei capitalisti, per un rinnovamento e la purificazione nazionale, per l’ordine e l’unità della nazione: ogni fascista avrebbe sottoscritto con gioia uno slogan che chiedesse agli uomini di lottare per rendere la loro nazione libera forte e felice- tuttavia- i fascisti che erano fautori della rivoluzione vennero sopraffatti e dominati da quanti volevano soprattutto opporsi al marxismo e dalle opportunistiche alleanze implicite in questa posizione…in occidente si cominciò a considerare il Fascismo come il difensore di quella società contro la quale si era ribellato.
    Fu un equivoco che in sede pratica durò fino al 25 luglio 1943 per il fascismo italiano, e fino al 20 luglio 1944 per il nazismo tedesco, quando, con un tentativo riuscito nel primo caso e fallito nel secondo, gli alleati che li avevano affiancati in tutta la precedente esperienza vollero sbarazzarsi di loro."
    Che il dramma si svolgesse a livello europeo era chiaro già allora.
    Nel suo articolo <La religione dell’Eresia> apparso su "Storia Illustrata", n° 352 del marzo 1987, Mario Bernardi Guardi citava una lettera di Berto Ricci scritta il 3 aprile del 1938 ed indirizzata a Bilenchi, Pavese, Sulis e pochi altri nella quale si legge che non si è fascisti se non si è anticapitalisti e che bisogna diffidare delle destre "…nazionaliste, antisemite, antibolsceviche ed antiparlamentari…(che)…si mettono in divisa fascista, arrembano il potere e danno quindi elegantemente lo sgambetto a chi ce le ha portate col proprio sangue: camicie verdi , guardie di ferro… "
    Scrive Roger Griffin in REVOLUTION FROM THE RIGHT: FASCISM da REVOLUTIONS & REVOLUTIONARY TRADITION IN THE WEST 1560 –1989 cura di David Parker, Routledge Londra 1999
    "…un certo numero di regimi autoritari spesso accomunati al regime fascista italiano in un più accurato esame mostrano di non aver perseguito un piano radicale per la costituzione di una nuova élite dominante, ma di aver esercitato il potere a beneficio delle forze conservatrici nonostante la facciata fascista che essi si erano edificati adottando le bardature esterne del Fascismo ( culto del capo, raduni di massa, movimenti giovanili in divisa ecc.).
    Questi regimi " parafascisti" comprendono la Spagna di Franco(1939-1975),l’Austria di Dollfuss e Schugnigg(1933-1938), la Romania di Antonescu (1940-44), e la Francia di Vichy di Pétain (1940-1942).
    Tali regimi erano in effetti controrivoluzionari e tentavano di assorbire , marginalizzare o eliminare non solo il Comunismo ma anche il vero Fascismo in quanto minaccia rivoluzionaria alla loro influenza dominante. In Spagna, per esempio, Franco la cui maggiore preoccupazione era quella di schiacciare le forze repubblicane e restaurare il dominio di latifondisti, monarchia e chiesa si impegnò ad assorbire la Falange genuinamente fascista per conferire al proprio regime un’aura di dinamismo e di richiamo alla gioventù di cui altrimenti sarebbe stato carente.
    In Romania , dapprima il re Carol tentò di schiacciare il locale movimento fascista….la Guardia di Ferro, ma in seguito la popolarità del movimento lo indusse a cambiare tattica e ad associare alcuni dei suoi capi al governo: dopo la sua abdicazione andò al potere il generale Antonescu che dichiarò di voler dividere il potere con la Guardia di Ferro, ma in seguito, colse la prima opportunità per liquidarla con la forza.
    Questi episodi rivelano il fondamentale antagonismo fra Conservatorismo e Fascismo anche quando considerazioni di natura molto pratica li obbligano ad un’alleanza."
    Data la difficoltà nel definire il Fascismo e dato che il termine fascista viene tuttora usato come ingiuria, occorre cercare di definire la distinzione fra movimenti effettivamente fascisti e movimenti e regimi di destra autoritaria e talvolta nazionale che non meritano questa qualifica. È quel che tenteremo di fare nel prossimo capitolo.

    CAPITOLO II°
    Torniamo all’opera del Payne. Costui richiamandosi alleopere di E. Nolte, (<La Crisi dei regimni liberali ed i Movimenti Fascisti>I, Il Mulino Bologna 1980), di Emilio Gentile, e dell’inglese Roger Griffin, giunge ad una " descrizione tipologica del Fascismo" che qui riportiamo (pag.13. )


























    E scrive"…il Fascismo potrebbe essere definito una forma di ultra nazionalismo rivoluzionario per la rinascita nazionale…basato su una filosofia vitalistica, strutturato su un elitarismo estremo, sulla mobilitazione delle masse e sul Führerprinzip, in grado di dare una valutazione positiva della violenza, come mezzo tendente a dare carattere normativo, ed alle virtù militari "(1)
    In particolare "…tutti i movimenti fascisti concordavano generalmente su un orientamento di fondo verso l’economia. Questo subornava i problemi economici allo Stato ed al benessere della Nazione, pur mantenendo il principio basilare della proprietà privata….la maggior parte dei movimenti fascisti abbracciò il Corporativismo…ciò che accomunava i movimenti fascisti era l’aspirazione ad un nuovo rapporto funzionale dei sistemi sociali ed economici, eliminando l’autonomia( o secondo alcune proposte, l’esistenza) del Capitalismo su vasta scala e della grande industria, alterando la natura della condizione sociale e creando un nuovo tipo di rapporto produttivo…grazie a nuove priorità, nuovi ideali ed a estesi controlli ed a regolamentazioni del governo…"
    Certamente, nonostante tutte le menzogne della propaganda avversa, i fascisti, quelli veri, non furono mai i servi dei padroni.
    Inoltre ed è un aspetto che potremo approfondire in futuro (op.cit.pag.15) "i fascisti riflettevano acutamente la preoccupazione per la decadenza della società e della cultura che era andata crescendo sin dalla metà del XIX° secolo.
    Credevano che la decadenza potesse essere superata solo attraverso una nuova cultura rivoluzionaria guidata da nuove élite che avrebbero sostituito le vecchie élite del Conservatorismo, del Liberalismo, nonché della sinistra.." (2)
    E vediamo le altre forze che spesso vengono assimilate al Fascismo, ma che per il Payne, ed a maggior ragione per noi, fasciste non erano.
    Scrive il nostro "…nei primi anni del 20° secolo emerse nella politica europea un gruppo di forze della nuova destra e dell’autoritarismo conservatore che rifiutava il conservatorismo moderato del 19° secolo e la semplice reazione in favore di un sistema autoritario più moderno ed efficiente…" (3) "…queste forze della nuova destra possono essere suddivise in elementi della destra radicale e della più conservatrice destra autoritaria."
    Il Payne presenta un quadro con varie suddivisioni da noi in gran parte condiviso.
    Tabella pag. 22 op. cit.
    Tabella pag. 22 op. cit.
    I tre volti del nazionalismo autoritario
    Paese
    Fascisti
    Destra radicale
    Destra conservatrice
    Germania
    NSDAP
    Hugenberg,
    Von Papen,
    Stahlhelm

    Hindenburg, Brüning
    Von Schleicher

    Italia
    PNF
    ANI
    Sonnino, Salandra
    Austria
    NSDAP
    Heimwehr
    Cristiano-sociali
    Belgio
    2° rexismo, VERDINASO,
    Legione Nazionale


    1° rexismo,
    Fronte della Madrepatria,
    VNV

    Estonia

    Lega dei veterani
    Pats
    Francia
    Faisceau, Francisti,
    PPF,RPF

    AF,JP,
    Solidarité Française

    Croci di Fuoco, Vichy
    Jugoslavia
    Ustasha
    Zhor , Orjuna
    Alexander, Stojadinovic
    Lettonia
    Croci Tonanti

    Ulmanis
    Lituania
    Lupi di ferro
    Tautininkai
    Smetona
    Polonia
    Falanga OZN
    Nazionalradicali
    Pilsudski ,BBWR
    Portogallo
    Nazionalsindacalisti
    Integralisti
    Salazar UN
    Romania
    Guardia di Ferro
    Nazionalcristiani
    carolisti
    Spagna
    Falange
    Carlisti , Rinnovamento Spagnolo
    CEDA
    Sud Africa
    Camicie grigie
    Ossewabrandwag
    Unione Nazionale
    Ungheria
    Croci frecciate, NS
    Radicali di Destra
    Horthy , Unione Nazionale




    Tali forze indubbiamente si allearono con i movimenti autenticamente fascisti ( "alleanze tattiche generalmente temporanee.." pag.22 op. cit.). Pur avendo nemici in comune, il Liberalismo ed il Marxismo in particolare, ognuno dei movimenti si considerava diverso dagli altri. A volte i movimenti fascisti giunsero alla fusione con i gruppi di destra radicale ad essi più vicini ( si pensi alla sofferta unificazione del PNF con i nazionalisti).
    È spiegabile secondo il Payne che molti storici non distinguano fra questi tre tipi di movimenti politici, ma egli scrive " il Fascismo, la Destra radicale e la Destra conservatrice autoritaria differivano fra loro sotto diversi aspetti" ( pag.23 )
    Ad esempio " …la destra conservatrice autoritaria ed in certi casi anche la destra radicale si basavano più sulla religione che su una qualche nuova mistica come il vitalismo, l’irrazionalismo od il neoidealismo laico.." ( a leggere Nietzsche o Sorel erano solo i fascisti autentici ).
    Inoltre la destra autoritaria conservatrice si limitava a rompere con le forze parlamentari "…sperava di evitare se possibile rotture radicali della continuità legale e proponeva solo una trasformazione parziale del sistema in una direzione più autoritaria."
    Da parte sua la destra radicale " desiderava distruggere il sistema politico di tipo liberale.." ma esitava a spingere oltre un certo limite i mutamenti " in genere ritornava a parlare di una monarchia riorganizzata o di un eclettico corporativismo neocattolico o di una qualche combinazione dei due.."
    I fascismi poi miravano a creare nuove élite dirigenti mentre gli altri tentavano , con sfumature diverse, di difendere quelle tradizionali.
    Inoltre "…in genere la destra autoritaria conservatrice fece una ben chiara distinzione fra sé ed il Fascismo.." (pag. 23,) mentre "la destra radicale scelse talvolta di attenuare tali differenze.."( pag. 24).
    Essa peraltro "mirava alla manipolazione della struttura del potere più che alla conquista politica dall’esterno…la destra radicale fece spesso un particolare sforzo per utilizzare il sistema militare per fini politici, e , nel peggiore dei casi, era disposta ad accettare un regime militare …(mentre) i fascisti erano meno adatti a trovare appoggio fra i militari" ( si intendono ,ovviamente, gli alti comandi )
    In ogni caso era la destra conservatrice autoritaria più che quella radicale a cercare appoggio fra i militari "invece i fascisti cercarono solo la neutralità o in alcuni casi il supporto parziale dei militari pur rifiutando un governo militare vero e proprio che di per sé avrebbe escluso un governo fascista….( d’altra parte) quando il nuovo sistema era guidato da un generale- Franco, Pétain, Antonescu- i movimenti fascisti venivano relegati ad un ruolo subordinato e tutto sommato insignificante.."
    Questo è un punto importante : dittature militari nazionaliste ed autoritarie possono aver avuto aspetti interessanti ma non furono regimi fascisti.
    Naturalmente le differenze più importanti fra i movimenti fascisti, destre radicali e destre autoritarie riguardavano l’aspetto sociale.
    Si può dire che essendo pur sempre destre mirassero a mantenere lo status quo mentre "..i Fascisti erano, in genere più interessati a cambiare i rapporti di classe e condizione sociale all’interno della società ed a raggiungere nuove forme più radicali di autoritarismo per raggiungere lo scopo.." in sostanza sia la destra autoritaria che quella radicale rifiutavano "…la mobilitazione interclassista e di massa e l’implicito cambiamento economico e culturale richiesto dal Fascismo…" (pag.25-26).
    NOTE
    1. a proposito di Führerprinzip o di Ducismo scrive Enzo Erra (op. cit. pag. 168) "…nell’edificio che andava sorgendo a carattere gerarchico e aristocratico nulla prevedeva o richiedeva un potere illimitato e permanente al vertice dello stato. La fase dittatoriale era strettamente legata non solo nei fatti ma nell’animo di ogni fascista alla persona di Mussolini." E nel citato libro dell’Eatwell possiamo leggere a pagina 92 "..il punto di vista gerarchico è perfettamente compatibile con l’idea di una leadership collettiva"
    2. per chi scrive gli aspetti più interessanti dei movimenti fascisti furono nel sentirsi protagonisti di una rivolta contro un processo di decadenza che si avvertiva minacciare le nazioni europee ed il tentativo di porre valori "guerrieri" al centro della vita politica e sociale. Già Drieu La Rochelle ebbe a scrivere "io sono fascista perché ho misurato i progressi della decadenza in Europa"( cfr. Tarmo Kunnas <LA TENTAZIONE FASCISTA, Akropolis Napoli 1981 pag.77 ) infatti " le Rivoluzioni Nazionali- se si preferisce i Fascismi- nascevano …da un sussulto spontaneo di difesa della vecchia Europa contro l’anti Europa da un atto di fede di quanti si riconoscevano nella tradizione europea contro chi tale tradizione voleva distruggere, da un moto drastico di reazione contro la decomposizione morale civile e politica del continente"(Michele Rallo L’EPOCA DELLE RIVOLUZIONI NAZIONALI IN EUROPA 1919-1945 Vol. 1 pag. 9, Il Settimo Sigillo Roma 1987) Nel suo aureo saggio <L’Essenza DEL FASCISMO> ed. del Tridente La Spezia 1981 Giorgio Locchi scriveva " essenziale per ogni movimento fascista è l’analisi che esso fa della causa prima dell’origine del processo di decadenza e disgregazione delle nazioni europee".
    3. Per quanto riguarda codeste nuove destre possiamo rimandare al libro di F. Carsten LA GENESI DEL FASCISMO, (Baldini e Castoldi, Milano 1970) che vi include la Lega dei Patrioti e l’AF in Francia, i Nazionalisti, i Pangermanisti e gli antisemiti di Germania ed Austria e le cosiddette Centurie Nere della Russia zarista. Di tali movimenti egli scrive (pag.12) "…furono violentemente nazionalisti…in molti casi decisamente antisemiti…infine si appellarono non soltanto alla borghesia ed ala piccola borghesia ma anche ai ceti più bassi, nel tentativo di sottrarli agli ideali del Socialismo e dell’Internazionalismo di fornire una base popolare ai nuovi movimenti"


    CAPITOLO III°
    Possiamo iniziare questo capitolo con una citazione del tuttora compianto Adriano Romualdi da IL FASCISMO COME FENOMENO EUROPEO, l’Italiano 1977 pag.69
    "… Pur restando conservatori rispetto ai valori avuti i regimi fascisti sono rivoluzionari per l’apertura alle masse e la volontà di proporre questi valori su base popolare. A differenza dei regimi conservatori di tipo classico. Come quello di Franco, Horthy e Salazar, i regimi fascisti non scadono mai nel semplice paternalismo ma si distinguono per un attivismo sociale e propagandistico" (1).
    E ampliamo ora questi appunti ricorrendo ad altri testi pubblicati negli anni più recenti (2).
    Riportiamoci all’opera citata del Griffin "…il Fascismo è anticonservativo. La centralità nel Fascismo di un mito di rigenerazione nell’ambito di un nuovo ordine implica il rigetto di qualsiasi politica conservatrice illiberale ( ad esempio un sistema assolutista in cui la sovranità è investita in una monarchia ereditaria o in una oligarchia)come di soluzioni liberali, conservatrici, autoritarie alle crisi correnti, implicanti una restaurazione della legge e dell’ordine che non comprendano un rinnovamento sul piano sociale. In altre parole nel contesto fascista RINASCITA significa nuova nascita , un ordine nuovo: si può prendere ispirazione dal passato ma questo non vuol dire rimettere indietro le lancette dell’orologio. Comunque due fattori hanno messo in ombra la spinta rivoluzionaria e rivolta verso il futuro del Fascismo.
    1. Allo scopo di raggiungere il potere nel periodo fra le 2 guerre, il Fascismo fu costretto a colludere con forze conservatrici (forze armate, burocrazia, gerarchie ecclesiastiche, borghesia rivoluzionaria, ecc.) sulla base dei nemici comuni ( Comunismo, Cosmopolitismo) e delle comuni priorità (ristabilire legge ed ordine, difesa della famiglia).
    2. Gli ideologi fascisti spesso davano grande importanza a quelle che erano considerate epoche gloriose per la nazione e gli eroi grazie ai quali esse si erano realizzate. Essi non facevano ciò per mera nostalgia ma per ricordare al popolo la vera natura della nazione ed il suo destino fatale di ritornare alla propria grandezza storica. Analizzando il diciotto brumaio di Luigi Bonaparte Marx espresse un’osservazione sulla prontezza del regime di Napoleone III° di usare miti basati sul passato per assicurarsi l’appoggio popolare, osservazione che si applica ugualmente al Fascismo.
    Egli vide come far risorgere i morti mirasse più a glorificare nuovi conflitti che a parodiare quelli antichi…"Se le destre più o meno conservatrici glorificavano il passato per pura retorica o , peggio, per giustificare la conservazione dello status quo, i Fascisti lo facevano per fondarvi un progetto proiettato nel futuro.
    Come scriveva il Locchi in< L’Essenza del Fascismo>cit. pag.7, parlando del "… tipico ripiego sulle origini- progetto per l’avvenire di tutti i movimenti fascisti….per il fascista la Nazione finisce con l’essere ritrovata nel presente in un lontano mitico passato e perseguita poi nell’avvenire.." ed ancora " i progetti storici dei movimenti fascisti si configurano sempre come un richiamo ed un ripiego su una origine ed un passato più o meno lontani che nello stesso tempo vengono proiettati nel futuro come fine da raggiungere: Romanità nel Fascismo italiano, Germanità precristiana nel Nazionalsocialismo hitleriano…" (3).
    Sempre a proposito di codeste distinzioni riguardanti però gli anni in cui viviamo (4) può essere interessante riportare quanto scritto dall’Eatwell alle pagine 21 e 22 dell’opera citata nei precedenti capitoli " molti movimenti contemporanei si possono meglio definire di Estrema Destra o di Destra Radicale piuttosto che Fascisti. L’Estrema Destra è fortemente nazionalista e contraria alla democrazia ma non mostra il radicalismo sociale tipico del Fascismo. La Destra Radicale è critica rispetto al conservatorismo convenzionale e può mostrare affinità con l’estremismo ma in definitiva non rifiuta la democrazia, sebbene possa volere dei cambiamenti del sistema, ad esempio un uso populista del referendum, un esecutivo più forte. La Nuova Destra combina il sostegno con alcune forme di economia di mercato con molte delle prospettive della Destra Radicale e tende a sottolineare la questione dell’immigrazione …Si noti fra gli accademici europei la tendenza ad usare il termine Estrema Destra mentre negli USA è più comune il termine Destra Radicale…C’è la possibilità di una notevole confusione anche tra la tendenza angloamericana ad usare il termine Nuova Destra in riferimento a fenomeni chiaramente democratici come il Reaganismo od il Thatcherismo degli anni ’80, e la tendenza maggiormente europeo continentale ad usare lo stesso termine in riferimento a gruppi influenzati dal fascismo generico della Nouvelle Droite francese emersa negli anni ‘70"(5).
    Ludovico Incisa di Camerana nei saggi contenuti nell’opera citata riguardo ai movimenti sorti in Europa ed in America Latina fra le due guerre "nei paesi dove la Rivoluzione industriale ha cominciato appena i primi passi e dove la società rurale ha nettamente la supremazia"( pag.239) elabora il concetto di "Fascismo Cospirativo" ideologia di rottura "concepito come qualcosa di mezzo fra l’organizzazione militare e l’ordine religioso" (ricordiamo che per José Antonio il Falangista doveva essere mezzo monaco e mezzo soldato). Tra i movimenti di codesto tipo vi sarebbero la Falange Spagnola, il Nazionalsindacalismo portoghese, la Guardia di Ferro rumena, il Partito Nazionale Polacco, l’Integralismo Brasiliano ed alcuni gruppi nazionalisti boliviani degli anni trenta (6). Leggiamo : "Come formula di rottura il Fascismo Cospirativo non è tanto anti comunista quanto anti oligarchico. In un certo senso surroga il comunismo che esiste appena embrionalmente, più che altro come innocuo vizio delle minoranze intellettuali urbane, crescendo parassitariamente all’ombra delle oligarchie e senza una base di massa. È comprensibile come analizzando i fascismi balcanici , Weber teorizzi il carattere fondamentalmente anti capitalista del Fascismo, lo classifichi fra le ideologie che rispondono alla crisi dei sistemi individualistici di mercato e lo assimili al suo fratello nemico, il Comunismo "per la sua opposizione, totale, rivoluzionaria al vecchio sistema sociale e politico"( cfr. Leo Valiani COME NACQUE IL FASCISMO IN EUROPA, Corriere della Sera 28/8/1970)….I fascismi preindustriali si scontrano con l’establishment di destra e giacché il supporto sociale di cui sono espressione ( studenti, giovani ufficiali, piccoli proprietari, operai nazionalisti) è ancora debole sono da esso contenuti e duramente sconfitti. L’Integralismo brasiliano che nel 1935 ha raggiunto quasi 1 milione di adepti ( il più grande partito fascista dopo quelli italiano e tedesco) è scompaginato e dissolto nel 1937 dopo un fallito colpo di mano e il suo avversario è Getulio Vargas, fondatore dello Stato Corporativo…Le Guardie di Ferro sono due volte decimate prima da Re Carol e poi dal Generale Antonescu (ovvero) dalla monarchia militare prima e dal potere militare poi".
    Continuiamo l’elenco "il leader del movimento nazionalsindacalista portoghese Rolão Preto venne esiliato da Salazar e ed il gruppo praticamente soppresso. La Falange sparisce come forza autonoma nel 1937 con l’arresto del successore di José Antonio, Manuel Hedilla. Le Croci frecciate si definiscono in funzione negativa verso il regime dell’Ammiraglio Horthy…( passando dall’altra parte del mondo pag. 242 )….la prima figura del Fascismo Boliviano, il colonnello German Busch che aveva sottoscritto il patto Anticomintern in nome del suo paese venne costretto al suicidio, il maggiore Villaroel che ne aveva seguito le orme è impiccato ad un lampione dopo un pronunciamiento di destra"
    Diamo un’occhiata al Giappone " il Fascismo giapponese ebbe negli anni ’30 la sua massima espressione in due sette, la KODO HA appoggiata da ufficiali subalterni di origine contadina ed aspirante ad "un socialismo imperiale sotto il governo diretto dell’imperatore" e la TOSEI HA predominante fra gli ufficiali superiori ed incline al capitalismo di stato. Dopo un fallito colpo di stato la KODO viene sterminata ma anche la TOSEI rimane indebolita dalla distruzione della rivale. In piena guerra il Generale Tojo cercherà di mobilitare le masse intorno ad un programma imperialista ed anticapitalista ma ciò non lo salverà dalla caduta."( pag. 246 nota).
    Conclusione (pag. 242) " Non si possono definire fascisti quei regimi paternalisti di destra i quali hanno anzi schiacciato o contenuto i fascismi locali. Non furono fascisti né Pilsudski né Horthy né Carol di Romania né Antonescu e forse neanche Getulio Vargas (pag.319)….le guardie di ferro romene, le croci frecciate ungheresi, i movimenti rivoluzionari boliviani, l’azione integralista brasiliana, il Nazionalsindacalismo Portoghese, la Falange e le JONS spagnole…tutti sono stati bloccati da pseudofascismi che hanno utilizzato talvolta il ritualismo fascista ma non hanno utilizzato l’unità del sistema attraverso una mobilitazione di massa" come invece tesero a fare i fascismi autentici " ciò significa negare qualunque autenticità fascista ai regimi di Re Carol, di Antonescu, Horthy, Salazar, al sistema polacco prebellico, al movimento Lappista finlandese, al Franchismo"( più complesso sarebbe il caso di Getulio Vargas).
    Da parte nostra riteniamo che codesti uomini o regimi, escludendo la squallida figura del monarca rumeno, non mancarono di aspetti interessanti. Ma passiamo ad esaminare più a fondo alcuni casi di Fascismi schiacciati da forze di destra.
    NOTE
    1. Interessante anche se forse un po’ annacquato, quanto scrivevano Daniel Cologne e Georges Gondinet in POUR EN FINIR AVEC LE FASCISME, Paris 1977 Cercle Culture et Liberté, "il socialismo fascista è sproletarizzato, proprio come il nazionalismo fascista è sborghesizzato. Il socialismo è una delle concessioni fasciste alla modernità. Non si tratta di un socialismo egualitario fondato su un reduzionismo economico, sulla lotta di classe. La speranza della dittatura del proletariato, la negazione marxista della cultura. Vi si distingue la lodevole preoccupazione di diffondere i valori tradizionali in tutti gli strati della popolazione. Indispensabile nell’era delle masse tale socialità manca ai regimi di Franco, Salazar, Pétain e ciò impedisce di considerarli fascisti."
    2. Chi scrive ha trovato un buon riassunto dei tentativi di definire il Fascismo nei primi capitoli dell’interessante ed attuale volume di Stephen D.Sheffield RUSSIAN FASCISM- Traditions, Tendances, Mouvements (M. E. Sharpe, NYC 2001). Si può citare a pag. 17 "il Fascismo è un movimento autoritario populista che cerca di preservare o restaurare valori patriarcali premoderni in un Ordine Nuovo basato sulla comunità di nazione, razza o fede." Oppure rifacendosi al Griffin " il Fascismo è un tipo di politica rivoluzionaria moderna che trae la sua coesione interna e la sua forza conduttrice da un mito centrale secondo il quale ciò che è visto come un periodo di decadenza e declino nazionale deve venire superato da uno di rinnovamento e rinascita in un nuovo ordine post- liberale."
    3. Possiamo citare Bardeche CHE COS’È IL FASCISMO pag. 94 "la Mistica del Movimento Fascista prende il nome da questo riecheggiare delle grida di guerra che sonnecchiano in fondo a noi, essa è anche questo istinto oscuro per cui tutto potrebbe essere diverso al lume di altre verità e di altri Dei, Dei dimenticati di tempi lontani, serpenti piumati scolpiti su antichi muri." Queste parole ci ricordano come alcuni esponenti e gruppi più radicali del campo fascista europei o vicini in qualche modo a quest’ultimo (l’Evola di IMPERIALISMO PAGANO, il generale Ludendorff, il gruppo nazionalbolscevico polacco Zadruga ) pensavano che dovesse considerarsi chiusa la parentesi giudaico cristiana della storia europea tentando il recupero di antiche forme spirituali europee. Christian Bouchet BA BA NEOPAGANISME Pardes, Puiseaux 2001.
    4. Per il periodo attuale si veda il n°29 del periodico Trasgressioni (Gennaio- Aprile 2000) dedicato al nuovo populismo in Europa.
    5. Su codesto fenomeno sostanzialmente fallito, soprattutto, almeno a parere di chi scrive, a causa dell’abbandono del radicalismo delle posizioni che aveva sostenuto ai suoi inizi si vedano altre al citato Locchi fra i tanti sull’argomento Pierre Milza FASCISME FRANÇAIS PASSÉ ET PRESENT, Flammarion Paris 1975, Roger Griffin PLUS ÇA CHANGE! THE FASCISM PEDIGREE OF THE NOUVELLE DROITE,in AA.VV. THE DEVELOPMENT OF THE RADICAL RIGHT IN FRANCE MacMillan London 2000 e soprattutto e considerazioni di Guillame Faye sull’indispensabile ARCHEOFUTURISMO ed. Barbarossa, Milano 1999.
    6. Si comprende che così l’autore giudichi ormai concluso il periodo del Fascismo. Ma a pag.290 " da ciò che è ancora riproducibile del fenomeno appare che la forza di attrazione del Fascismo è il suo anti- pluralismo, il suo unanimismo e la sua ossessione dell’unità come terapia di società lacerate o divise. Questa unità è più facile a farsi nel nome della nazione o del popolo che nel nome di una classe.." Ci chiediamo chi può escludere visto che almeno per ora non si è giunti alla cosiddetta fine della storia, che visto come si delineano all’orizzonte le crisi future non si sia spinti a riproporre tale terapia. D’altra parte nella sua presentazione a questo volume dell’Incisa, Alessandro Campi cita il politologo G. Galli ( pag.20) "a giudizio del quale…non è affatto da escludere che regimi totalitari con una precisa cultura autoritaria possano fare la loro comparsa anche in realtà sociali industrialmente avanzate" tanto più che " …il progresso di consolidamento democratico nei paesi industrializzati non solo è lungi dall’essersi concluso ma sembra anche registrare in molte realtà una stasi se non un vero e proprio arretramento…d’altronde…la connessione organica tra società industriale e pluralismo politica è tutt’altro che evidente o scontata..." (pag.21)

    CAPITOLO IV°
    SPAGNA
    Possiamo iniziare con le tristi vicende del Falangismo spagnolo. Un buon riassunto è dato dallo scritto di Gianfranco La Vizzera LA VITTORIA DI FRANCO E LA SCONFITTA DEL FASCISMO SPAGNOLO pubblicato su STORIA DEL XX° SECOLO, marzo/aprile 1999.
    Vi leggiamo "la vittoria di Franco e l’affermazione del regime franchista segnarono la sconfitta definitiva del fascismo spagnolo, di quel movimento, la Falange di José Antonio Primo de Rivera, già emarginato da Franco durante la guerra.
    Il capo falangista troverà la morte nel carcere di Alicante , il 20 novembre 1936, per mano dei repubblicani, ma di fatto a causa del mancato intervento di Franco che vedeva in lui un temibile antagonista e non fece nulla per tentare di sottrarlo alla sua sorte. Nel dopoguerra, la propaganda franchista fece assurgere al ruolo di martire il fondatore e capo della Falange, ma il regime franchista disattese le istanze, connotate da un forte contenuto sociale, proposte dai falangisti, tradendo così per l’ennesima volta, l’eredità politica di José Antonio".
    Com’è noto la Falange era stata fondata nel 1933 da José Antonio figlio del generale Miguel Primo de Rivera già a capo un precedente regime dittatoriale di destra; nel 1934 vi confluirono le Giunte di Offensiva Nazionalsindacalista ideate da Ramiro Ledesma Ramos, forse il personaggio più interessante del fronte nazionalrivoluzionario spagnolo dell’epoca (ricordiamo fra l’altro che il Ledesma Ramos si presentava in pubblico con camicia nera e cravatta rossa, tenuta che a noi pare quanto mai simpatica) (1).
    L’unione non durò a lungo ma portò ad un maggiore radicalismo sociale "dal 1935 alla critica del Corporativismo italiano, perché troppo conservatore e capitalistico, piuttosto comune fra gli esponenti più radicali dei fascisti e dei nazisti all’estero, facevano eco alcuni dirigenti della Falange" (Payne op. cit. pag. 267) . La Falange, che per un certo periodo ricevette sussidi dal governo italiano, si trovò coinvolta, senza troppo entusiasmo, nelle lotte di strada contro le sinistre. Allo scoppio dell’insurrezione militare, i suoi maggiori esponenti si trovavano nelle carceri repubblicane, ed i suoi aderenti, per meri motivi di sopravvivenza si unirono ai ribelli(2). Nel 1937 il Caudillo decise l’unificazione sotto il suo comando dei movimenti di destra schieratisi per l’insurrezione; nacque così la Falange Spagnola Tradizionalista delle Giunte di Offensiva Nazionalsindacalista. Si legge a pag. 270 del Payne " quello che Franco elesse a partido unico nell’aprile 1937 non era, comunque, un Falangismo integrale ma una sintesi di Falangisti, Carlisti ed altri gruppi di destra…"( cfr. Franco Cardini LE CAMICIE AZZURRE AL CAUDILLO ANDAVANO STRETTE , il Giornale 20 11 1995)
    Ad opporsi al decreto di unificazione fu soprattutto il successore di José Antonio, Manuel Hedilla Larrey.
    Egli e molti altri quadri e dirigenti del partito vennero arrestati e condannati. Hedilla venne condannato due volte alla pena capitale. " Il generale von Faupel, che su incarico ufficioso del III° Reich aveva perorato la causa dell’inopportunità di queste condanne, si era rivolto a Berlino chiedendo un passo ufficiale su Franco. La risposta del Caudillo non si fece attendere: definendo l’ambasciatore tedesco indesiderabile sotto tutti gli aspetti ottenne il 27 agosto 1937 il suo congedo e la sostituzione con von Stuhrer"
    Cfr. M. Murelli ATMOSFERE NAZIONALCOMUNISTE: ALLE ORIGINI DEL FUTURO in AA.VV: NAZIONALCOMUNISMO SEB Milano 1995.
    Poi Hedilla e gli altri falangisti dissidenti ebbero la pena capitale mutata in condanna detentiva. Ma anche dopo essere stati rimessi in libertà , non poterono più svolgere attività politica. Bisogna rimarcare che i gruppi di destra con cui i falangisti erano stati costretti ad unirsi consideravano rossi i veri seguaci di José Antonio e Ramiro Ledesma Ramos. (Cfr. Payne FALANGE: A HISTORY OF SPANISH FASCISM, Stanford University Press, USA 1961, pag. 128).
    Come è noto gli insorti nazionalisti ebbero l’appoggio dell’Italia fascista , della Germania Nazionalsocialista del Portogallo di Salazar e dei volontari di vari paesi (cfr. José Luis de Meza LOS OTROS INTERNATIONALES Ed. Barbarroja Madrid 1978).
    Scriveva Paolo Franchi in PRESTON : MA FRANCO FU PEGGIORE DI MUSSOLINI nel Corriere della Sera del 1 febbraio del 1999 "seppur forte sin dall’inizio della ribellione del sostegno decisivo di Mussolini e Hitler, seppur intriso nella sua propaganda di simbologia fascista, il movimento franchista è, rispetto al Fascismo, davvero altra cosa." Uno degli alleati di Franco, Adolfo Hitler, " più tardi , non di rado affermò, retrospettivamente, che, se si fosse trattato solo della Spagna , egli avrebbe appoggiato gli spagnoli rossi contro i clericali reazionari che appoggiavano Franco" Ernst Nolte, GLI ANNI DELLA VIOLENZA Rizzoli Milano 1995, pag. 102.
    Nell’opera già citata dell’Incisa di Camerana, si nota come molti fascisti italiani provassero disagio nel combattere a fianco delle destre reazionarie e clericali franchiste. (3) Intanto il regime che il Caudillo andava costruendo doveva ben poco alle tendenze falangiste. Ricordiamo fra l’altro " la repressione del tentativo di Salvador Merino di un Sindacalismo Nazionale più integrale ed autonomo, nel 1940" ( Payne op. cit. 271).
    Già nel 1939 comunque iniziò a formarsi un’opposizione falangista clandestina che costituì un giunta politica a Madrid, sotto la direzione del colonnello Emilio Tarduchy in contatto col Generale Juan Yague. Tra i falangisti delusi vi fu chi giunse a ritenere necessario un’eliminazione fisica o una messa a riposo forzata del Caudillo.
    A pag. 157 dell’opera di Donald Mc Kale THE SWASTIKA OUTSIDE GERMANY Kent State University Press, USA 1977, leggiamo che dopo il rifiuto di Franco di entrare in guerra a fianco dell’Asse, Hans Thomsen, leader del Landsgruppe Spagna della NSDAP, contattò falangisti ed ufficiali scontenti per parlare di un possibile aiuto tedesco ad un tentativo di rovesciare Franco. Nella primavera del 1941 il Thomsen si incontrava col colonnello Antonio Pranda Mata ed un rappresentante del gruppo di Falangisti di Tarduchy ma il complotto fallì anche perché Hitler non volle appoggiarlo fino in fondo ed i principali cospiratori finirono in galera od in esilio. (4)
    Rimandiamo il lettore all’opera di Armando Romero Cuesta OBIETTIVO : UCCIDERE FRANCO. La Falange contro il Caudillo. SEB Milano 1995, nella quale si riferisce della fucilazione nel 1942, dei falangisti anti franchisti Perez de Cabo e Dominguez.
    Dopo la 2ª guerra mondiale il generalissimo Franco approfittò della sconfitta fascista per liberarsi delle influenze residue falangiste a favore di quelle tecnocratiche, militari e clericali, della nefanda congrega dell’Opus Dei, fondata dall’allucinato Escrivà de Balaguer. D’altronde le gerarchie ecclesiastiche benché molti falangisti facessero professione fervente di cattolicesimo erano ostili al movimento. Lo stesso clero non ebbe scrupoli a passare dall’altra parte della barricata, al declinare del regime, benché avesse ricevuto innumerevoli vantaggi dal Franchismo.
    Franco contro il quale ben poco avevano potuto in tanti anni le varie opposizioni, si spense nel suo letto nel 1975, ed il suo regime non gli sopravvisse.
    Scrive ancora il Payne (op. cit. pag. 514) "alcuni esigui gruppuscoli neo falangisti, teoricamente all’opposizione si organizzarono negli ultimi anni ’50 e nei primi ’60. Il loro numero crebbe in modo rapido negli anni ’70, in particolare dopo la morte di Franco. Quelli che parteciparono alle elezioni del 1977 ottennero meno del 2%". In seguito le percentuali diminuirono ulteriormente. Ha scritto A. Joes in FASCISM IN THE CONTEMPORARY WORLD: Ideology, Evolution,Resurgence. Westview Press USA 1978 pag. 84 " L’esperienza falangista dimostra quanto sia pericolosamente semplicistico vedere i termini destra e fascismo come se fossero intercambiabili".
    Potremmo dire che l’abbraccio con le destre sia stato veramente mortale per il Fascismo spagnolo.

    PORTOGALLO
    L’anno prima della morte di Franco, il 25 aprile ( data fatale!) era caduto un altro regime di destra autoritaria in Europa, quello portoghese, abbattuto da una rivolta di militari stanchi di difendere in Africa le vestigia dell’ultimo impero coloniale europeo. Il regime di Lisbona, d’altra parte , favoriva gli incroci razziali e la distruzione delle culture locali anche con la diffusione della religione cristiana (il che non impediva che spesso i missionari prendessero le parti dei ribelli!).
    La caduta del dominio portoghese fu la premessa a quella del potere bianco in Rhodesia ed in Sud Africa in un processo in cui non furono estranee le influenze occidentali d’oltre atlantico (4).
    L’aver partecipato alla Grande guerra al fianco dell’Intesa, non aveva reso più stabile la vita politica lusitana, finché nel 1925 un colpo di stato instaurò un regime autoritario di destra alla cui testa si pose un economista cattolico, Antonio Oliveira Salazar. Nel 1932 furono poste le basi di quello che venne chiamato il Nuovo Stato, fondato su un corporativismo ancor più conservatore di quello italiano, e che al pari del regime franchista spagnolo, ebbe tuttavia un qualche risultato positivo. Nell’ambito di codesto regime nacque un movimento ispirato al Fascismo che si definì nazionalsindacalista ed i cui membri indossavano la camicia azzurra e cercavano di fascistizzare il sistema, spingendolo su posizioni nazionalpopolari ( cfr. in AA.VV. IL FASCISMO IN EUROPA, il capitolo PORTOGALLO di H. Martins pag. 364-365).
    Scrive Maurizio Murelli a pag. 48 dell’opera citata lo slogan dei nazionalsindacalisti portoghesi era "…né contro la destra né contro la sinistra ! AVANTI !…Il Nazionalsindacalismo riconosce la funzione cardine dell’élite ma è al contempo populista…progetta la creazione di un movimento armato mettendo l’accento sulla necessità sistematica del processo rivoluzionario, opponendosi apertamente alla borghesia ed al capitalismo tentando di mobilitare la classe operaia".
    Citiamo ancora il Martins a pag. 365 "dapprima il nuovo movimento acquistò una forza considerevole e riuscì a vantare 5.000 membri effettivi e circa 18 periodici compreso il quotidiano REVOLUÇAO…aveva l’appoggio di migliaia d’ufficiali dell’esercito e si vantava di reclutare i suoi seguaci fra la classe operaia e gli industriali nonché i liberi professionisti".
    La conclusione era prevedibile : scrive il Payne
    (op.cit.pag.315) "…l’unico movimento fascista portoghese fu schiacciato dalla dittatura stessa come in Austria, in Ungheria ed in Romania" Infatti (ibid. pag. 318) "nel 1933 durante la attuazione del suo ESTADO NOVO Salazar esercitò forti pressioni sulle camicie azzurre, chiudendo i quotidiani, licenziando alcuni dirigenti che occupavano cariche governative e censurandone aspramente le attività. Nel novembre 1933 Salazar permise ai nazionalsindacalisti di tenere un congresso nazionale con l’intento di inglobarli se avessero moderato le loro posizioni ed avessero rinunciato al Fascismo vero e proprio. Dai primi mesi del 1934 era comunque riuscito a dividere il movimento".
    Alcuni nazionalsindacalisti si allinearono al regime ed il 29 giugno del 1934 Salazar sciolse il movimento nazionalsindacalista.
    Ma ( pag.319) " i nazionalsindacalisti continuarono ad operare clandestinamente nonostante l’arresto di numerosi militanti. Preto contribuì ad organizzare una cospirazione molto eterogenea contro il regime guidata dai nazionalsindacalisti e da una piccola cerchia di monarchici ma sostenuta anche da alcuni repubblicani di destra ed addirittura da qualche socialista ed anarchico" .
    La rivolta del 10 settembre 1935, appoggiata solo da un esiguo settore delle forze armate fallì totalmente portando ad un’effettiva repressione dei nazionalsindacalisti, che dal 1935 sopravvissero come esigua setta clandestina. Sostanzialmente Salazar non voleva saperne di un Fascismo portoghese. Come scrive il Martins "la dissoluzione del Nazionalsindacalismo fu un’esperienza profondamente deludente per i suoi membri, in specie i due leader Rolao Preto e Monsaraz che da allora in poi rimasero all’opposizione" (pag.36).
    C’è da dire che , in seguito, specialmente durante la guerra civile spagnola, nella quale Salazar si impegnò in ogni modo a favore dei nazionalisti, il regime adottò alcuni aspetti esteriori dei regimi fascisti, istituendo la LEGIAO PORTUGUEISA, sorta di milizia, e la MOCIDADE PORTUGUEISA una organizzazione giovanile con uniformi e saluto romano. Possiamo ricordare che prima era stata sciolta la Legione dei Fascisti Portoghesi (cfr. Asvero Gravelli VERSO L’INTERNAZIONALE FASCISTA, Nuova Europa Roma 1932 pag. 121)
    In altri paesi europei le cose andarono molto peggio.

    NOTE
    1. " Mentre Franco pensava che la sinistra fosse il male assoluto, José Antonio aspirava ad una simbiosi fra destra e sinistra che favorisse la fusione fra i valori spirituali dell’uomo, il principio di autorità, la difesa delle tradizioni proposti dalla destra ( che spesso però li utilizzava solo per contrabbandare egoismi socioeconomici di classe )e le inquietudini della sinistra per una giustizia sociale che riscattasse le condizioni spesso miserabili di troppi operai e contadini della Spagna degli anni ‘30"( Primo Siena JOSÉ ANTONIO IL PROFETA IN CAMICIA AZZURRA). Nel suo, peraltro brutto!, libro ROMA 28 X 1922:L’EUROPA E LA SFIDA DEI FASCISMI, il Mulino Bologna 2001 pag. 102,Hans Weller scrive "dal carcere José Antonio mise in guardia i suoi seguaci dall’appoggiare in qualche modo il golpe. Per lui infatti i golpisti erano generali reazionari che volevano far trionfare un falso fascismo conservatore…quindi non voleva aver nulla a che fare con forze che considerava addirittura ostili"
    2. Indro Montanelli nel suo ANTISEMITISMO ED ANTIGIUDAISMO, Corriere della Sera 29 settembre 2000, scriveva "… con l’aiuto di Italia e Germania, Franco nelle cui vene scorre un quarto di sangue marrano, conquista il potere e teoricamente si pone al loro fianco, ma si guarda bene dall’adottare le leggi razziali ed accoglie gli ebrei che fuggivano da quei paesi senza neanche chiedere di convertirsi…". Ricordiamo che Franco cominciò la sua crociata utilizzando truppe islamiche del nord Africa anticipando l’uso che i francesi fecero delle truppe marocchine nella campagna d’Italia durante la seconda guerra mondiale.
    3. Sulle vicende della Falange Spagnola si consiglia anche: José Luis Riesco RAMIRO LEDESMA RAMOS RIVOLUZIONARIO MISTICO, Sentinella d’Italia Monfalcone 1984 e sempre del Riesco LA FALANGE PARTITO FASCISTA, Barcellona 1977, di Ledesma Ramos FASCISMO IN SPAGNA ?, VII° Sigillo Roma 2000. Il motto nazionalsindacalista noi perseguiamo fini imperiali insieme a quelli di giustizia sociale può essere adottato come motto da ogni fascista. Inoltre A. Matz JOSÉ ANTONIO ET LA PHALANGE ESPAGNOLE, Albatros Paris 1981, E. Mila FALANGE ESPAÑOLA 1937-1982 LOS AÑOS OSCUROS, Alternativa Barcellona, 1986
    4. Nel 1974 cade anche il regime dei colonnelli greci che pur meritando ancor meno di quello di Metaxas, la qualifica di fascista, , non era privo di aspetti interessanti (cfr. P. Hayes FASCISM ). Ricordiamo che il regime di Metaxas viene definito "fascista" soprattutto per accusare l’Italia di avere aggredito un paese retto da un regime simile al suo. In realtà anche questa dittatura di destra, per certi aspetti, ripetiamo, positiva represse i gruppi più spiccatamente filo nazionalsocialisti (cfr. su questo argomento Jerzy W: Berejsza IL FASCISMO E L’EUROPA ORIENTALE : DALLA PROPAGANDA ALL’AGGRESSIONE, Biblioteca di Cultura Moderna Laterza. Bari 1981


    CAPITOLO V°

    ROMANIA
    Le vicende dei fascismi rumeni e ungheresi sono particolarmente significative per codesti nostri appunti (1). Scriveva Eugen Weber a proposito del movimento di Codreanu (cfr. <GLI UOMINI DELL’ARCANGELO >in <I DIALOGHI DEL XX° SECOLO> n°1 aprile 1967) "… un’opinione largamente diffusa considera il Fascismo l’ideologia di una società borghese in decadenza. Ma in Romania non si sviluppò mai una borghesia paragonabile a quella dell’Europa Centrale ed Occidentale. La Legione del resto non pretese mai di difenderne gli interessi, la attaccò anzi, rilevando e condannando il sistema di corruzione che i legionari mettevano in rapporto con i valori e le istituzioni borghesi. In questo la Legione ricordava altri movimenti fascisti che non si erano presentati come difensori del liberalismo capitalistico ma come i suoi avversari. In tutta l’Europa, nel ventennio 1920-1940, dalla Finlandia alla Spagna i fascisti si vollero rivoluzionari ed è questa l’accusa del resto che mossero loro gli stessi conservatori"(2)
    Le vicende del movimento legionario rumeno dovrebbero essere note ai lettori: esso dovette combattere non contro le sinistre ma contro una democrazia corrotta e corruttrice manipolata da una monarchia marcia e legata ad oscuri interessi. Contro la Guardia di Ferro innumerevoli furono gli atti di repressione e di violenza da parte delle autorità e l’elenco dei martiri legionari attesta quanto la Legione stessa dovette subire da un regime che non aveva nulla di sinistra.
    Riassumendo: dopo aver militato nel movimento nazionalista ed antisemita Lega di Difesa Nazionale Cristiana, Codreanu fondò nel 1927 la Legione dell’Arcangelo Michele, affiancata nel 1930 dal gruppo più militante Guardia di Ferro. Tutto ciò fra arresti e persecuzioni di ogni genere che però non riuscirono ad impedire lo sviluppo del movimento che dopo essersi presentato alle elezioni come lista Tutto per la Patria, assume nel 1938 la denominazione di Movimento Legionario. Nello stesso anno Codreanu venne arrestato per l’ennesima volta ed assassinato per ordine del governo monarchico. (Lo stesso A. Hitler fu particolarmente sdegnato dell’assassinio di Codreanu, cfr. Del Boca e Giovana "I Figli del Sole: mezzo secolo di Nazifascismo nel mondo" Feltrinelli Milano 1965, pag.38)
    L’ostentato cristianesimo dei legionari non impedì,inoltre, che il Patriarca di Romania Miron Cristea fosse uno dei più spietati persecutori della Guardia, nel periodo in cui fu al potere.
    Nel gennaio 1939 abortì una sollevazione guardista, anche per il mancato appoggio dell’esercito che rimase ottusamente fedele al monarca corrotto. Scrive il Payne, op. cit. pag.294 "…Sima ( il successore di Codreanu alla testa del movimento) e centinaia di altri capi ed attivisti fuggirono all’estero, soprattutto in Germania. Ancora una volta un regime autoritario di destra aveva eliminato un movimento popolare fascista, come già in precedenza in Austria ed in quel momento in Ungheria."
    Tratteremo altre le vicende del fascismo magiaro, riguardo all’Austria l’autore allude ovviamente alla lotta contro i nazionalsocialisti locali ( diventati, peraltro, la sezione austriaca della NSDAP) da parte del regime di destra di Dollfuss prima e Schugnigg poi. Questo regime godette l’appoggio della Heimwehr, un movimento che ebbe al suo interno delle componenti autenticamente fasciste.
    Rimandiamo in proposito al volume di F. Carsten FASCISTS MOVEMENTS IN AUSTRIA FROM SCHONERER TO HITLER. Ed. Sage USA 1977, da codesto volume citiamo a proposito del governo autoritario conservatore e cattolico di Dollfuss, a pag. 237, "…ovviamente vi erano forti influssi del Fascismo italiano, ma anche differenze molto marcate…in Austria non vi fu un ampio movimento di massa e nessuna presa di potere da parte di un partito fascista. Dollfuss era il cancelliere costituzionale ed usò gli strumenti di potere a sua disposizione per effettuare un colpo di stato dall’alto ed instaurare una dittatura. Codesta dittatura fu sostenuta dal partito Cristiano Sociale, dalla Chiesa e dalla burocrazia come da settori della borghesia e della nobiltà, in altre parole dai vecchi circoli dirigenti che difendevano le loro posizioni acquisite dalle minacce provenienti da destra e da sinistra. La Heimwehr ed il partito Cristiano Sociale procuravano il sostegno che il regime poteva radunare, ma non giocarono alcun ruolo preminente nella sua edificazione. Il tentativo di creare un Fronte Patriottico, una base di massa più uniforme al modello di un partito fascista fallì. Il regime non superò mai la mancanza di unità e le diversità fra i suoi sostenitori. Nonostante le sue bardature era molto più simile ad una dittatura di destra tradizionale che ad una più moderna di stile fascista. Ne ci fu un qualsiasi sostanziale cambiamento sociale nel senso che, contrariamente a ciò che accadde in Germania ed in Italia, le vecchie élites dirigenti non vennero sostituite dalle nuove…tutti questi fattori rendono molto dubbio che il regime austriaco possa essere considerato come fascista".
    Fallita l’insurrezione la Legione continuò le sue attività clandestine compresa l’eliminazione degli avversari politici e continuò contro di essa la repressione di regime. Ma intanto si giunse al 1940. Crescendo la potenza del Reich, il re Carol era costretto a mutare rotta e a cercare l’alleanza con la Guardia. Il Fronte della Rinascita Nazionale (partito unico istituito dal monarca) veniva trasformato nel Partito Nazionale al quale vennero invitati ad aderire anche i legionari. Ma essendo stati sconfitti rovinosamente i tradizionali protettori francese ed inglese, la Romania era costretta dall’Asse a pesanti sacrifici territoriali a favore di Bulgaria, Ungheria e URSS. L’indignazione popolare portava ad una sollevazione legionaria, il re abdicò a favore del figlio ed assunse il potere come Conducator Ion Antonescu, un militare nazionalista simpatizzante dei guardisti. Veniva proclamato lo stato nazionale legionario alla cui testa era Antonescu suo vice Horia Sima. Ma ancora una volta la coabitazione fra fascisti e nazionalisti si rivelò impossibile nonostante la Legione fosse diventata partito unico ed il paese si fosse allineato all’Asse Roma Berlino. Nel movimento erano entrati in massa elementi dubbi e profittatori che risultarono incontrollabili, tentativi di riforme sociali attuati improvvidamente peggiorarono la situazione economica mentre la propaganda legionaria dichiarava che la borghesia non avrebbe avuto futuro in Romania. ( cfr. P. Hayes < Fascism > cit. pag.399).
    Inoltre i legionari non mancavano di prendersi le loro sanguinose vendette contro i loro antichi persecutori. Tutto ciò irritò Antonescu e la parte moderata del regime e suscitò soprattutto la preoccupazione di Hitler che vedeva nella Romania e nelle sue risorse un indispensabile alleato per la guerra contro l’URSS.
    Agli inizi del ’41 Antonescu si recò a Berlino dove espose al Führer le sue lamentele nei riguardi della Legione e ne ebbe la promessa di sostegno in caso di messa al passo dei guardisti. Scrive ancora il Payne pag.400 " tornato a Bucarest Antonescu, dovette fronteggiare altre pretese dei legionari che a quanto sembra erano stati incoraggiati da altri funzionari nazisti", subito prese misure contro gli ormai troppo ingombranti alleati. Questa situazione spinse il 21 gennaio la Legione ad una vera e propria rivolta. Antonescu confermò i suoi accordi con Hitler, quindi iniziò la controffensiva riprendendo ben presto il controllo della situazione. Di nuovo un movimento fascista era stato represso da un regime autoritario di destra e nel modo più radicale possibile.
    La Guardia fu il primo movimento fascista a crollare in una Europa ancora dominata dalla Germania. Antonescu fece arrestare 9000 legionari , 1842 persone vennero condannate a pene di reclusione e 20 giustiziate. Hitler, a quanto detto dal Payne , avrebbe preferito che la repressione non giungesse a tanto.
    Da parte sua il Nagy Talavera in THE GREEN SHIRTS & THE OTHERS a pag.82 , dice che Hitler pensava che Antonescu avrebbe dovuto eliminare Sima e prendere lui il comando della Legione. Ricordiamo anche che Antonescu espulse dal paese i nazisti tedeschi che avevano avuto contatti con i legionari, (cfr. Mc Kaye THE SWASTIKA OUTSIDE GERMANY pag.174.)e che Mussolini intervenne presso i tedeschi a favore dei guardisti. (M. Rallo L’EPOCA DELLE RIVOLUZIONI NAZIONALI IN EUROPA, vol. 3° Roma 1990 pag. 101, Settimo Sigillo).
    Il regime di Antonescu , appoggiato dagli antisemiti e dai nazionalisti affiancò l’asse nella crociata anti bolscevica e le sue forze armate si batterono con onore. Nel 1944 un colpo di stato monarchico rovesciò Antonescu che fu imprigionato. Nel 1946 venne fucilato, affrontò la morte con grande coraggio. Sima e gli altri legionari riparati in Germania, erano stati internati nei lager ma dopo la caduta di Antonescu, Hitler li utilizzò per costituire un governo in esilio con sede a Vienna e capeggiato da Sima che riuscì ad organizzare dei reparti che continuarono a fianco dei tedeschi. A migliaia in Romania i legionari passarono nel partito comunista rumeno, si trattò forse della più imponente migrazione di fascisti dentro un gruppo comunista nell’Europa orientale. Fenomeni analoghi si ebbero in Ungheria ed in Polonia. Cfr. il ruolo di Piasecki fondatore del gruppo Falanga e dopo la guerra del gruppo cattocomunista PAX. Dopo la caduta del regime nazionalcomunista di Ceausescu si tentò in diversi modi di ricostituire il movimento legionario ma senza successo apparente.
    Da parte nostra dobbiamo dire che il passaggio di ex legionari al comunismo non ci scandalizza più di tanto. Al di là delle questioni di sopravvivenza concordiamo col Payne quando afferma che non vi sia alcun dubbio sull’esistenza di punti in comune fra Fascismo e Comunismo inoltre Piero Melograni scriveva il 4 luglio 1995 sul <Corriere della Sera> in <SOTTO SVASTICA E MARTELLO> che " Comunismo, Fascismo e Nazionalsocialismo si mostrarono in larga misura all’individualismo, al capitalismo, al liberalismo ed al parlamentarismo. Trovarono una radice comune nella paura della modernità, in un ardente bisogno di ordine. Entrarono in urto a causa di una competizione concorrenziale non di una contrapposizione radicale". È un argomento su cui si dovrà tornare in futuro.


    UNGHERIA
    Le vicende dei fascismi ungheresi furono in parte simili come scriveva A.J.Joes in <FASCISM IN CONTEMPORARY WORLD>, pag.91 "i vari partiti fascisti ungheresi e specialmente i nazionalsocialisti nutrivano sincere aspirazioni verso una riforma e persino verso una rivoluzione sociale. La loro formula era antisemitismo per le classi medie e radicalismo per i lavoratori. Molti in altri paesi sarebbero diventati socialisti o comunisti. Non fecero questa scelta in Ungheria perché identificarono, a causa del loro internazionalismo, questi movimenti con gli ebrei. Per questo si volsero verso il Fascismo".
    A differenza della Romania, l’Ungheria era uscita sconfitta dalla prima guerra mondiale e gravemente menomata nel suo territorio; ad un effimero governo comunista con fortissime influenze ebraiche seguì un a controrivoluzione di destra che portò al potere l’ammiraglio Horthy, che istituì un regime semi autoritario basato sull’esercito, i latifondisti, l’aristocrazia e che non meritò mai la qualifica di fascista ,malgrado i tentativi dei primi ministri Gombos ed Imredy di spingerlo verso direzioni nazionalpopolari. (4)
    Sorsero così movimenti che si definivano nazionalsocialisti, che facevano appello al proletariato ed al sottoproletariato, insistendo soprattutto sulla necessità di una radicale riforma agraria. Fu un pullulare di gruppi che si fondevano, scindevano e rifondevano guidati da aspiranti duci rivali fra loro. Emerse e si impose il maggiore Ferenc Szalasi fondatore del movimento Ungarista. Scrive il Payne op. cit. pag. 278 "in politica economica l’Ungarismo era sinonimo di nazionalsocialismo organizzato su basi governative. Esso si fondava in parte sull’ideale agrario , con l’obiettivo di dividere le grandi proprietà fra i braccianti …per una madrepatria forte c’era bisogno di un forte sviluppo industriale in cui gli operai avrebbero avuto un posto speciale…anche nell’eventualità di nazionalizzare tutto il credito, le assicurazioni, i grandi cartelli, l’industria bellica e la produzione di energia, una economia nazionalsocialista doveva basarsi sulla proprietà privata e sulla classe contadina padrona dei terreni, ed orientarsi verso piccole attività industriali private che Szalasi considerava più creative, efficienti ed umane". Il maggiore F. Szalasi fondò il Partito della Volontà Nazionale , che fu messo fuorilegge nel 1937 dal governo preoccupato per l’attività dell’opposizione nazionalsocialista. L’anno dopo esso si ricostituì come Partito Nazionalsocialista e Szalasi venne arrestato(5).
    Il suo luogotenente K. Hubay ricostituì il partito come Movimento Ungarista, questi nel 1938 viene disciolto e si ricostituì come partito delle Croci Frecciate, dal simbolo del movimento.
    Alle elezioni del maggio 1939 l’opposizione fascista ebbe ufficialmente il 25% dei voti "la situazione era particolarmente favorevole nei quartieri operai cittadini e nelle aree con grande prevalenza di braccianti…." ( Payne op. cit. pag.281) (6) ed in effetti mentre il Partito Socialista Ungherese, tollerato dal governo, si interessava agli operai specializzati, gli operai generici, mediamente i più giovani, i braccianti ed i piccoli agricoltori erano attratti dalle promesse di mutamenti economici rivoluzionari delle Croci Frecciate.
    La guerra a fianco dell’Asse non portò fortuna alle Croci Frecciate i quali erano meno allineati degli altri movimenti fascisti magiari di fronte ai tedeschi. Nonostante la liberazione di Szalasi la tragedia delle scissioni e delle rivalità ricominciò. La situazione mutò col peggiorare delle sorti della guerra; nel 1944, avendo manifestato Horthy la volontà di chiedere la pace agli alleati, i tedeschi favorirono un colpo di stato che portò al potere Szalasi il quale unificò tutti i movimenti fascisti sotto il suo comando. Riguardo ai progetti di governo Szalasi voleva fondare una nuova struttura economica, che doveva chiamarsi Ordine Corporativo della Nazione Lavoratrice, in precedenza Szalasi aveva rifiutato sia il modello italiano, che non ostacolava molto il capitalismo sia quello tedesco che secondo il leader ungherese non era veramente nazionalsocialista, l’industria elettrica ed estrattiva dovevano essere nazionalizzate e controllate dallo stato, Szalasi pensava anche a Consigli di fabbrica in alcune delle fabbriche più grandi. (cfr. Payne, op. cit. pag. 424)
    Purtroppo era troppo tardi. Il nuovo regime non poté che organizzare un’eroica per quanto vana resistenza contro i sovietici, Szalasi venne catturato e dopo un processo farsa venne impiccato. Rimase fino all’ultimo fedele a sé stesso. Gruppi di Croci Frecciate sopravvissero all’ultimo conflitto.

    NOTE
    1. Per le vicende dei movimenti fascisti rumeni ed ungheresi rimangono utili i testi di N.M. Nagy-Talavera < THE GREEN SHIRTS & THE OTHERS. A HISTORY OF FASCISM IN HUNGARY & ROMANIA> Stanford University Press 1970 e P.F.Sugar< NATIVE FASCISM IN SUCCESSOR STATES 1918-1945>, Lio Press 1971. Indispensabile la lettura di< GUARDIA DI FERRO>, dwllo sresso i Codreanu (AR, Padova 1972)mentre purtroppo si è fermata al 1° volume la storia de Movimento Legionario scritta da Horia Sima, edizioni Dacia Brasile 1972. Ricordiamo anche l’opera in tre volumi di Michele Rallo. L’EPOCA DELLE RIVOLUZIONI NAZIONALI IN EUROPA, edite dalla Settimo Sigillo di Roma, e pare che l’autore dopo la trasformazione del MSI in AN, abbia abbandonato codesti studi.
    Sui collaborazionismi europei in genere, si legga POPOLI AL BIVIO di M. Gozzoli ed. Uomo Libero, 1989 Milano ed anche di M. Afiero I VOLONTARI STRANIERI DI HITLER, Ritter Milano 2001. Scriveva S. Woolf in IL FASCISMO IN EUROPA, Laterza Bari 1973, pag. 15-16 "esaltati dalla spada e dal giuramento i fascisti dell’Europa centrale giunsero ad abbandonarsi a cavallereschi spargimenti di sangue e quando il destino fu loro avverso accolsero a morte come autentici, prodi cavalieri medioevali" questo che l’autore forse considera un demerito è per chi scrive un degno elogio.
    2. Hugh Seton Watson <FASCISMO DESTRA E SINISTRA> in <, Dialoghi del XX° Secol>o n° 1 aprile 1967, scrive "in Ungheria ed in Romania aveva largo seguito fra le masse. In entrambi i paesi la maggioranza dei contadini rimase fedele ai partiti democratici ma una notevole minoranza di contadini ungheresi e romeni ….furono guadagnati al Fascismo. Ma il Fascismo ungherese e quello rumeno ebbero molti consensi fra la casse operaia …."
    3. Come è noto il Fascismo rumeno ed in minor misura quello ungherese vennero caratterizzati da un forte sentimento cristiano che caratterizzò la loro azione politica; per i romeni più che di una militanza si può parlare di un misticismo mutato in azione politica, come dei nuovi templari. E questa componente, per quanto affascinante essa sia, è impossibile da riprodurre e riproporre a distanza di tempo e di spazio. (Insomma è una componente caratteristica specificatamente rumena e specificatamente di quegli anni!). Per questo i tentativi politici più o meno ispirati al movimento legionario di questo dopoguerra, come Fuerza Nueva od Alleanza Cattolica. Ciò naturalmente nulla toglie alla nobiltà ed all’eroismo di Codreanu e dei suoi. Peraltro chi scrive fa sue le parole di Zeev Sternhell "I veri fascisti furono sempre anticlericali anche se giunti al potere dovevano scendere a patti con le varie chiese. I fascisti hanno sempre avuto orrore del carattere universalistico della civiltà giudeo-cristiana."(<LA DESTRA ALLA CONQUISTA DELLE COSCIENZE>on su Diorama Letterario, aprile 1989). Vogliamo ricordare anche che, analogamente a ciò che accadde in altri paesi europei, in Ungheria nelle correnti ultranazionaliste, si ebbero fermenti neopagani. Vi fu infatti chi parlò di rinnovare il culto de dio della guerra Hadur. D’altro canto l’intellettuale ungarista Palvago accusava la chiesa cattolica dii propagandare una versione giudaizzata del Criostianesimo ed auspicava una chiesa nazionale ungherese.
    4. Secondo il Carsten <(La GENESI dEL FASCISMO> cit., pag. 246) quello di Horthy non fu un regime fascista ma un governo di destra conservatrice, con l’antica nobiltà trincerata al potere. Si può considerare l’ultimo regime feudale dell’era moderna, un regime con una forte miseria della maggioranza della popolazione contadina in miseria. Le istanze di un profondo e radicale cambiamento venivano dall’estrema destra che era perciò assolutamente inaccettabile per la classe dominante( pag.252); per ciò che riguarda Gombos fu uno dei personaggi più interessanti dell’Ungheria fra le due guerre. Ex ufficiale, capo di un Partito per la Difesa della Razza, fin dagli anni ’20 strinse contatti con i Fascisti Italiani ed il NSDAP. Primo ministro dal 1932, la sua morte prematura nel 1936 impedì che si attuassero i suoi piani di fascistizzazione del paese.
    5. Nel saggio< HUNGARY> deli Deak dal libro THE EUROPEAN RIGHT a cura di H.Rogger e F:Weber, University of California USA 1976, dal 1938 fino al marzo 1944, data dell’occupazione tedesca, le croci frecciate vennero perseguitate, con raduni vietati, leader imprigionati, giornali sospesi e migliaia di militanti internati tali da essere più numerosi dei detenuti comunisti.( pag.391)
    6. In occasione di queste elezioni , che furono le prime a suffragio segreto, i comunisti , in clandestinità, consigliarono ai loro simpatizzanti di votare per le croci frecciate. In seguito i membri di questo movimento celebrarono il patto Ribbentrop- Molotov del 1939 con una rumorosa manifestazione in cui i ritratti di Hitler e Stalin vennero portati fianco a fianco.( cfr. i citati Nagy Talavera pag. 156 e S.G. Woolf pag.159).


    CAPITOLO VI°
    Vediamo ora qualche altro esempio di repressione contro gruppi di tipo fascisti da parte di regimi di destra autoritaria riprendendo in mano il libro del Payne.
    A)LITUANIA
    Qui A. Smetona capo del Partito Cristiano Democratico Nazionale divenne presidente, e A. Valdemaras capo del movimento nazionalista Tautininkai, primo ministro. Nel corso degli anni ’20 elementi nazionalisti radicali diedero vita al gruppo protofascista Lupi di Ferro. Costoro insieme ad elementi estremisti del Tautininkai tentarono un Colpo di Stato nel 1934. In seguito a ciò ed ad altre sommosse Smetona instaurò nel 1936 un regime autoritario ostile anche ai Lupi di Ferro. Così la Lituania divenne di fatto un regime a partito unico anche se su posizione di destra radicale piuttosto che fascista.( Payne pag.327)
    ESTONIA
    Nel 1934 il neo presidente , Kostantin Pats assunse i pieni poteri e se ne servì per colpire L’Associazione dei Combattenti per la Libertà dell’Estonia, un’organizzazione di combattenti antibolscevichi che volevano un regime più autoritario e nazionalista che aveva trionfato alle elezioni amministrative del 1934.
    LETTONIA
    K.Ulmanis assunse i poteri nel 1934 al fine di eliminare la Croce Tonante, un movimento protofascista organizzatosi l’anno prima. Da tutto ciò si desume come le forze conservatrici delle Repubbliche baltiche temessero che gruppi di tendenza fascista salissero al potere.(1)
    Come è noto gli stati baltici furono occupati prima dai sovietici, poi dai tedeschi, poi rioccupati dai russi . I gruppi fascisti collaborarono con la Germania fornendo molti valorosi combattenti delle Waffen SS.(2)
    JUGOSLAVIA
    In Jugoslavia stato ora del tutto defunto al pari di 2 altri nemici dell’Asse, URSS e Cecoslovacchia, si instaurò un regime autoritario monarchico. Vi sorsero vari gruppi nazionalisti, l’ala più radicale fu Azione Jugoslava. Creata in principio nel 1930 per sostenere la dittatura di Re Alessandro voleva un sistema corporativo autoritario ed un’economia pianificata. Divenne in seguito più radicale tanto da essere soppressa dal governo nel 1934. Nel 1935 sorse lo Zbor, gruppo di nazionalisti serbi e sloveni, propugnava un regime autoritario e un nazionalismo slavo totale. Venne soppresso dal governo nel 1940, dopo aver stretto contatti con la Germania e provocato disordini. Il suo capo era Dimitrije Ljotis, che durante la guerra avrebbe collaborato con l’Asse. ( cfr. Payne pag.329 e Rallo 1L’ EPOCA DELLE RIVOLUZIONI NAZIONALI IN EUROPA 1919-1945>, 2°volume)
    BULGARIA
    Lo Zar Boris attuò nel 1935 un colpo di stato autoritario che mise fuori legge il movimento RATNITSI, nel 1939 (Payne pag.331)
    BOEMIA MORAVIA
    Durante la guerra il governo collaborazionista usò nel 1939 la forza contro il gruppo fascista VLAJKA. Sia qui che in Slovacchia i tedeschi, dando prova di miopia politica, si appoggiarono ai moderati piuttosto che agli estremisti, interessandosi solo al mantenimento della legge e dell’ordine e della produzione industriale.
    Tale miopia vanificò gli sforzi di molti combattenti per il nuovo ordine europeo.
    Si vorrebbe concludere queste note sui fascismi europei che speriamo possano venire ampliate in ulteriori lavori con le parole di uno dei più grandi intellettuali fascisti europei Pierre Drieu La Rochelle. Costui ricordava nel DIARIO 1939-1945, Il Mulino Bologna 1995, che il capitalismo avesse dapprima controvoglia e marginalmente appoggiato i fascismi e poi li avesse osteggiati contribuendo non poco alla loro caduta. "Durante la guerra il Fascismo venne soffocato da tutti i nemici che aveva lasciato vivere. Non si era mostrato abbastanza rivoluzionario, abbastanza cruento (insomma poco socialista) la sua moderazione lo uccise". In sostanza quando i fascisti non vennero schiacciati dalla destra finirono per allearsi ad essa annacquando così il loro potenziale rivoluzionario e questi alleati non persero mai occasione per tradirli.
    D’altronde come ricordava Paul Serant in <RoMANTICISMO FaSCISTA>, Il Borghese Milano 1971, a pag. 269-270, già nel 1944 Drieu aveva rimproverato al Nazionalsocialismo di non essere stato sufficientemente rivoluzionario; la Germania avrebbe dovuto suscitare vere e proprie rivoluzioni nazionalsocialiste in Italia, in Spagna, in Portogallo, in Ungheria. Invece avevano rispettato a torto le vecchie aristocrazie monarchiche o clericali, i vecchi sacerdoti massonici, che non glie ne furono affatto grati. E così andò perduta quella che fu probabilmente l’ultima occasione dell’Europa.
    (Cfr. anche Tarmo Kunnas LA TENTAZIONE FASCISTA e Daniele Rocca DRIEU LA ROCHELLE: ARISTOCRAZIA, EUROFASCISMO STALINISMO. Stylos Aosta 2000)


    NOTE

    1. Un autore violentemente antifascista come Pierre Milza< LeES FASCISMES>, Imprimerie Nationale Parigi 1985, pag.319 scrive "nei paesi baltici l’ascesa dei partiti fascisti si urta colla resistenza dei poteri forti che incarnano gli interessi della classe dirigente tradizionale" Quindi, anche fui, conservatori contro fascisti.
    2. Per le vicende dei Fascismi baltici cfr. a cura di Maurice Bardeche <I FASCISMI SCONOSCIUTI >Ciarrapico Roma 1981. A pag. 78 leggiamo " il programma della Croce di tuono era chiaramente estremista. Violentemente antisemita….prevedeva una riforma agraria ancor più radicale di quella effettuata dopo la proclamazione dell’indipendenza…approfittando della debolezza dei movimenti di sinistra incapaci di rappresentare…le rivendicazioni delle classi proletarie…i Lupi di Ferro fanno loro queste rivendicazioni e lo esprimono in modo violentissimo".


    CAPITOLO VII°
    Fondamentalmente chi scrive è dell’opinione di Adriano Romualdi ("Il Fascismo come fenomeno europeo" cit. pag.247), secondo il quale è alquanto problematico parlare di Fascismi extraeuropei o comunque al di fuori del Mondo Bianco, tuttavia non si può negare che in molti paesi non europei si ebbero fermenti non privi di qualche somiglianza con i Fascismi e che ebbero talvolta vicende analoghe.
    Abbiamo fatto cenno al Giappone e, a proposito di questo paese ormai definitivamente distaccato dall’eroica tradizione dei samurai, rimandiamo al notevolissimo libro di R. Massi e D. Zanchi < TEN-CHU>, ed. Sanno Kai , Padova 1995. (1)
    In Cina, nell’ambito del Kuo Min Tang si formarono varie organizzazione patriottica, la più importante delle quale fu quella delle Camicie Azzurre, la quale diede vita alla "Associazione della Rinascita Cinese" disciolta da Chiang Kai Shek nel 1938, forse per ragioni di concorrenza (cfr. Payne op. cit. pag.342).
    E passiamo all’America latina a proposito della quale sono stati considerati del tutto immeritatamente come fasciste brutali dittature militari tese soprattutto all’arricchimento personale dei promotori del golpe, dittature che assolvevano alla funzione di cani da guardia delle multinazionali yankees, o sono stati considerati fascisti gruppi di bigotti reazionari, al servizio dei latifondisti quali la famigerata TFP, di Plinio Correa de Oliveira.(2)
    A) CILE
    Il caso del Cile è lievemente diverso da quelli esaminati dal presente opuscolo. Riprendendo l’opera del Payne, a pag. 346, leggiamo "il movimento Nazionalsocialista fondato nel 1932 dal cileno tedesco Jorges Gonzales von Maraes, o Nacismo, si ispirava in gran parte al Nazionalsocialismo tedesco, ma sviluppò caratteristiche proprie. Sotto la tutela del suo ideologo , Carlos Keller, teorizzava una nazionalsocialismo corporativo ma economicamente radicale ed una repubblica presidenziale centralizzata…Mentre organizzavano le paramilitari TROPAS NACISTAS de ASALTO (TNA) i Nacis si dichiaravano difensori della civiltà cristiana ed occidentale e della famiglia. Sebbene definissero il Cile un paese di tipo europeo, con caratteristiche differenti e superiori rispetto al resto dell’America Latina, proclamavano la loro opposizione all’imperialismo ed il loro sostegno per gli interessi internazionali degli altri stati sudamericani. Nel 1937 Gonzales von Maraes criticò pubblicamente Hitler per essere divenuto un tiranno, e dall’anno seguente rifiutò confronti col nazionalsocialismo ed il fascismo dichiarando che il suo era un movimento democratico…"(3)
    Pur essendo fondamentalmente antisemita il Gonzales riconosceva l’insussistenza del problema ebraico nel paese. Alle elezioni politiche il partito ottenne il 3,5% con forti consensi nei quartieri popolari cittadini che nelle amministrative divennero 4,6%.
    Nel 1938 un tentativo di colpo di stato contro il governo di destra di Jorge Alessandri si risolve con un fiasco e 54 militanti Nacis vennero assassinati a sangue freddo più o meno come i loro camerati rumeni della Guardia di Ferro (cfr. Payne op.cit.).
    I Nacis appoggiarono alle presidenziali il candidato della sinistra offrendo quel margine di voti necessari alla vittoria.
    Nel 1941 i nacis si ricostituirono come Avanguardia Socialista Popolare ma non riuscirono a ricreare lo spazio politico e ad offrire un’alternativa ben definita come nel 1938 (cfr. Payne op. cit. pag.346/7).
    Com’è noto nel 1973 il colpo di stato militare del fin troppo noto generale Pinochet, rovesciò l’inefficiente governo Allende fra gli oppositori del quale era il movimento Patria y Libertad, che si disciolse durante il Golpe (interessante è anche il Movimento Rivoluzionario Nazionalsindacalista nella quale erano confluiti ex Nacis).
    Un ex dirigente di Patria y libertad Robert Thieme fondo il Movimento Nazionalista Popolare, che pur essendo nazionalista e populista ed anticomunista, era ostile alla giunta militare che era favorevole all’ingresso dei capitali stranieri nel paese. Nel 1980 il Thieme fu costretto all’esilio in Argentina dopo la scoperta di una congiura contro la giunta. i Suonatori cambiavano ma la Musica era sempre la stessa( cfr. Garan O’ Maolain< THE RADICAL RIGHT A WORLD DIRECTORY> Longman Londra 1987 pag.50).

    B)BRASILE
    Passiamo ora al Brasile "gigante multirazziale meticcio e mulatto del sud America", come lo definisce il Milza a pagina 65 della sua opera<1 Les FASCISMES>, ed anche il solo paese latino americano ad avere avuto un movimento fascista di massa. Qui sorsero vari gruppi Partito Fascista Nazionale, Partito Nazionale Rigeneratore, Partito Nazionale Sindacalista, Partito Fascista Brasiliano, ma, come scrive Payne a pagina 350 dell’opera citata, l’unico a diventare un partito che si avvicinasse al Fascismo Europeo, fu l’Azione Integralista Brasiliana, di Plinio Salgado fondata nel 1932. Come si evince dal nome del partito, oltre ad influssi del Fascismo italiano vi erano anche quelli della dottrina cattolico monarchica dei portoghesi e di Action Française.
    L’aspirazione degli integralisti era quella di raggiungere uno stato corporativo autoritario che fosse in grado di promuovere dalla situazione etnica del Brasile una unità su fondamenti storici o culturali più che su basi razziali. Insomma si tentava di dare un senso ad un processo di imbastardimento culturale, impresa a nostro parere impossibile.
    Gli aderenti indossavano camicie verdi ed accompagnavano il saluto fascista al grido Anauè tipico degli indios brasiliani.
    Il movimento era fortemente caratterizzato in senso cattolico, il che è strano in un paese dove pullulano culti religiosi d’origine africana.
    Comunque, si legga il Payne a pag.351, nel triennio dal 1935 al 1938 la AIB diviene il primo partito di massa della storia brasiliana, ma il regime autoritario di Getulio Vargas si trasforma nel 1937 in ESTADO NOVO su modello portoghese. Gli integralisti vengono disciolti ed il loro tentativo di golpe viene schiacciato nel 1938.(4)
    Vargas, su pressione USA entrò in guerra contro l’Asse, un corpo di spedizione brasiliano sul fronte italiano si batté mediocremente. Vargas alla fine della guerra fu costretto a ritirarsi dalle opposizioni antifasciste nell’ottobre 1945. Nel 1946 fonda il partito dei lavoratori brasiliani e nel 1950 vince le presidenziali. Una volta eletto tentò di attuare il programma sociale del suo partito per un miglioramento dei salari e degli stipendi e di combattere l’inflazione mediante un cauto dirigismo economico ed aperture dei sindacati. Ma venne sempre attaccato dalle destre, dalle campagne di stampa, dai pronunciamenti dei militari e la notte del 24 agosto del 1954 si suicidò.( Cfr. Giordano Bruno Guerri <Vargas Il fascista carioca> in ,< il Giornale> 24 agosto 1994)

    C)ARGENTINA
    Il governo ed il movimento peronista si ispirarono al Fascismo italiano e nel 1955 una coalizione che univa conservatori, chiesa, militari, industriali rovesciava questo regime. Nel dopoguerra, cfr. Martin Lee in <THE BEAST REAWAKENS>, pag. 178/9,la setta paramilitare TACUARA( la lancia) esemplificò la peculiare connessione fra estrema destra e sinistra nell’ambito peronista ma ebbe anche duraturi legami con i servizi segreti argentini. Joe Baxter, un misterioso argentino nato in Jugoslavia prese la testa dell’organizzazione e la pilotò verso sinistra influenzato dal nazionalismo comunista di Castro. Svolta uguale e contemporanea a quella di Thiriart, con cui ebbe in comune anche i contatti con Peron allora esule in Spagna. Dopo un periodo di addestramento a Cuba Baxter iniziò a riorganizzare la TACUARA per trasformarla nella prima organizzazione di guerriglia urbana in Argentina da cui si originarono poi i Montoneros.

    C) BOLIVIA
    Nel 1943 la dichiarazione di guerra all’Asse da parte del governo di destra provoca il golpe da parte dell’esercito al cui comando si pone il maggiore Villaroel, instaurando un governo populista, contrario all’imperialismo USA, dal quale viene accusato di filo nazismo, ed alle lobbies dei latifondisti e del padronato minerario. Nel 1946 i militari abbandonano il regime, ed in un assalto della plebaglia al soldo dei latifondisti al palazzo presidenziale vengono linciati Villaroel ed i suoi aiutanti, ed i loro corpi appesi alle inferriate del palazzo, così come nell’aprile 1945 vennero appesi dal popolaccio di Milano i corpi dell’unico statista che l’Italia del XX° secolo abbia mai avuto e dei suoi fedeli. (cfr. Incisa di Camerana< I CAUDILLOS, BiIOGRAFIA DI UN CONTINENTE.> Corbaccio 1994, pag.239 e MOMENTI DELL’ESPERIENZA POLITICA LATINO AMERICANA a cura di L. Carruccio, il Mulino Bologna 1974).
    Per l’eroico Villaroel ed i suoi predecessori quali German Busch ed il generale Toro, gli studiosi applicarono l’etichetta di Sinistra Fascista.

    D)CUBA
    Dedichiamo anche al leader cubano qualche riga. Secondo Incisa di Camerana Cuba è un tipico paese Nazionalcomunista (< FASCISMO, POPULISMO, MODERNIZZAZIONE< pag 357), e le letture giovanili di Castro sarebbero state le opere di José Antonio ed il Mein Kampf di Hitler. Secondo Hugh Thomas nella sua arringa per il processo per l’assalto alla caserma Moncada Castro cita Hitler dicendo "condannatemi la storia mi assolverà" ( cfr. pure Bardeche< CHE COSA È il Fascismo>cit.).

    NOTE
    1. Cfr. anche H. Kinoshita< MOUVEMENTS D’EXTREME DROITE AU JAPON> in <REVUE D’HISTOIRE DU FASCISME>, n°5 Primavera 1974, e D. Del Moro I NAZIONALRIVOLUZIONARI DEL SOL LEVANTE in RINASCITA 14 gennaio 2001
    2. Anche a questo proposito non si può fare di ogni erba un fascio, il Milza cita a pag.369 dell’opera citata, il colonnello Franco ed il Generale Moronigo in Paraguay che con l’appoggio dell’esercito instaurano una dittatura nazionalista e vagamente socialisteggiante, inoltre si ricorda il Partito fascista argentino, le camicie kaki in Bolivia…
    3. Il nome del partito era Movimiento Nacional Socialista de Chile, tra i suoi obiettivi era anche l’incremento demografico della popolazione bianca, fatto importante in un continente in cui l’imbastardimento razziale sembra la regola,( anche se non sono privi di interesse gruppi di nativi che predicano la riscoperta delle tradizioni religiose e comunitarie precristiane ) .
    4. Fra gli integralisti erano numerosi i brasiliani di origine tedesca , alcuni in contatto con la NSDAP. Gli integralisti brasiliani hanno occupato cariche nel governo militare instaurato nel 1964.


    CONCLUSIONI
    Cerchiamo infine di trarre qualche conclusione da codesto studio che ci auguriamo di potere ampliare ed approfondire in futuro. Le riflessioni riguardano il carattere "sociale" dei movimenti fascisti che li distingue dai movimenti o dai regimi conservatori anche nazionalisti ed autoritari che spesso , come abbiamo visto finirono per ostacolare i movimenti fascisti. Mentre , da parte loro, come ebbe a scrivere George Mosse (<LA GENESI DEL FASCISMO> in <DIALOGHI DEL XX° SECOLO>, n° 1 aprile 1968) " i Fasci, le truppe d’assalto tedesche, la Guardia di Ferro rumena consideravano la società un nemico da distruggere come avrebbero fatto delle truppe d’assalto".
    Oggi le destre autoritarie, che ,specie col loro nazionalismo, avevano degli aspetti positivi, sembrano sparite dall’orizzonte al pari dei movimenti più o meno fascisti. Rimangono informi destre liberal-capitaliste asservite, ancor più di certa sinistra ,ad interessi extra nazionali ed extra europei, consenzienti e complici della decadenza delle varie patrie e dei processi di dissoluzione degli stessi popoli bianchi. Di fronte a codeste forze non possiamo che consigliare a chi, nelle odierne tenebre , voglia rifarsi, nei modi che la bassezza dei tempi renda possibili, a movimenti autenticamente fascisti, di ascoltare le parole di un avversario/concorrente "la Cultura Capitalista comporta la morte di ogni altra cultura; quanto prima quella cultura perirà tanto meglio."( Cfr. Karl Radek al I° congresso dei popoli asiatici a Baku nel 1920).
    Inoltre, come dice Vittorio Strada in <REAZIONE e PROGRESSO del FASCISMO RUSSO>,<Il Corriere della Sera >1/3/1998 "il nemico primo di tutti i fascismi è la democrazia liberale.
    E ossia,mo comclyudere con le parole che possiamo leggere mella prefazione di Edgardo Suklis all’importante antologia <Mussolini contro il mito di Demos> (Sentinella d’Italia,Monfalconem1983) :" ma in quianto più saremo fedeli alla demolizione totale più libero sarà il terreno cove dovrà sorgere la vittà nuova.>

    DUCUNT VOLENTEM FATA NOLENTEM TRAHUNT

  2. #2
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  3. #3
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  4. #4
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    O Hitler a Mosca, o Stalin a Lisbona! Fuori gli yankee!!
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    che rompi coglioni che sei, frustrato.

  6. #6
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    Predefinito Borghese contro caos disordine comunismo


  7. #7
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    Citazione Originariamente Scritto da Sabotaggio Visualizza Messaggio
    che rompi coglioni che sei, frustrato.
    Mettiamo il contorno fotografico e video, dovresti ringraziare.

  8. #8
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    Quante stronzate.

  9. #9
    PaleoCons
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    Quante stronzate.
    .

  10. #10
    beduino italico
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    Molto bello, molto bello. Questo opuscolo me lo ha inviato via e-mail il mio responsabile politico regionale e mi sono già letto la metà. Il fascismo si conferma come la più grande minaccia contro l' ordine globale, per questo è stato diffamato, con l' ausilio di movimenti creati ad arte che fascisti non sono.
    Il fascismo fa paura ai reazionari.

 

 
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