ATTO II: Dal Regno d’Italia all’Impero Italiano.
Il fragile equilibrio su cui si regge l’Europa viene meno con le dimissioni di Bismark da cancelliere dell’Impero Tedesco e con l’avvento di Guglielmo II nel ruolo di Kaiser. Bismark, fautore dell’unità tedesca, aveva in quegli anni svolto un ruolo di abile mediatore impedendo che le frizioni e le rivalità tra le varie potenze europee sfociassero in una guerra. Al pragmatismo di Bismark si sostituiscono ora gli ideali imperialisti del nuovo imperatore tedesco, che da quel momento assumerà un ruolo preminente nella vita politica della nazione, relegando i vari cancellieri a poco più che marionette.
Di fronte a questo scenario di instabilità Crispi decide di agire tempestivamente e il 29 maggio del 1890 le truppe italiane lanciano un attacco a sorpresa contro l’Impero Austroungarico spingendosi fino a Trento e Trieste. Il comando delle truppe italiane viene affidato al generale Augusto Lanfranchi, un eroe della guerra in Africa. L’Austria invia cospicui rinforzi al comando del generale Radezki. Nei due mesi successivi si hanno violenti scontri tra i due eserciti nei pressi di Vittorio Veneto, Gorizia e Udine con perdite complessive di circa 100'000 uomini. Le altre nazioni d’Europa in un primo tempo restano a guardare. La Francia e l’Impero Britannico considerano quegli scontri una questione esclusivamente tra Italia ed Austria, e guardano con simpatia alla prima per via della secolare ostilità verso la seconda. A luglio però sono i tedeschi a fare la loro mossa determinando un’estensione del conflitto. Guglielmo II ha tra le sue ambizioni anche quella di creare una grande nazione pan germanica, e l’esistenza stessa dell’Impero Austroungarico è vista ormai come un ostacolo alle sue mire.
Grossi contingenti tedeschi muovono dalla Baviera verso sud conquistando in breve tempo Innsbruck e Salisburgo.
Di concerto con quelle tedesche le truppe al comando di Lanfranchi avanzano verso nord chiudendo gli austriaci in una morsa: il 12 settembre cade Bolzano, ed il 18 settembre gli eserciti italiano e tedesco si incontrano sul Brennero. Nell’arco di pochi mesi 200'000 soldati austriaci sono completamente annientati, molti mezzi e pezzi di artiglieria catturati. La Regia Marina assalta i porti austriaci dell’Istria e della Dalmazia catturando o affondando la quasi totalità della loro flotta.
In ottobre altri due grossi eserciti tedeschi invadono la Boemia e la Moravia, ed il disorientamento degli austriaci permette agli italiani di catturare Fiume con la totalità dell’Istria e della Dalmazia e di portare a fine novembre l’assedio su Zagabria. I tedeschi sconfiggono il nemico sul campo a più ripetizioni conquistando Praga (8 novembre), Brunn (22 Novembre) e Lienz (4 dicembre). Il freddo inverno porta ad un momentaneo blocco della situazione con i Tedeschi trincerati a nord e ad ovest di Vienna e gli italiani a sud e ad ovest di Zagabria e a sud di Klagenfurt.
In questo contesto di guerra come si comportano le altre potenze? La Francia è estremamente spaventata da un’eccessiva crescita del potere tedesco e desiderosa di rifarsi dalla sconfitta subita dai prussiani anni prima. Tuttavia l’instabilità politica interna, la relativa debolezza dei suoi governi e la coscienza di non poter affrontare una guerra contro Italia e Germania unite (con inoltre il rischio che intervenga anche la Russia) la inducono a restare neutrale.
Stesso dicasi per la Gran Bretagna, le cui truppe sono occupate a completare la colonizzazione dell’Asia e dell’Africa. Sono inoltre in corso trattative con i russi per la spartizione dell’area del Asia Centrale. Gli Stati Uniti appaiono completamente estranei a tutta la faccenda.
I russi, dal canto loro, vedono in questo conflitto la possibilità di riscattarsi dalla sconfitta subita in Crimea a spese dell’Impero Austroungarico in disgregazione. Già nell’estate del 1890 l’esercito zarista inizia i preparativi per un’offensiva terrestre che diverrà effettiva solo molti mesi dopo.
Nell’aprile del 1891, le armate dell’orso varcano il confine orientale dell’Impero Austroungarico annettendosi quasi senza incontrare resistenza l’intero territorio della Galizia, e lo stesso fa la Romania più a sud con parte delle Transilvania. Un'unica armata austriaca inviata in tutta fretta a difendere il nuovo fronte infligge alcune sconfitte sia ai rumeni, che fremano i primi ma non riescono ad intimorire i secondi.
Il 6 di giugno cade Zagabria, mentre Vienna, oramai accerchiata dalle truppe teutoniche, resiste all’assedio tedesco per mesi e mesi.
In agosto a Buda e Pest parte una rivolta del popolo ungherese contro la dominazione austriaca che si estende presto a tutte le campagne. Il 26 settembre viene proclamato lo stato libero di Ungheria, che chiede ed ottiene subito la protezione di Francia e Gran Bretagna. Per evitare il rischio di una guerra su scala mai vista i russi decidono di sospendere le operazioni militari, rinunciando a quelli che erano i loro piani originali di estendere il loro dominio fino ai Balcani e oltre.
Il 2 ottobre cade Vienna, e subito dopo l’imperatore austriaco Francesco Giuseppe si consegna ai tedeschi e dichiara sciolto l’Impero Austroungarico.
Come da accordi precedenti, in quello che passerà alla storia come Secondo Congresso di Vienna, alla Germania vanno la Boemia, la Moravia e tutte le terre di lingua tedesca tranne l’Alto Adige che va all’Italia, che oltre alla terre irredente del Trentino, del Friuli, dell’Istria e della Dalmazia ottiene il controllo della Slovenia e della Croazia. La Russia ottiene la Galizia e l’Ungheria diventa un regno indipendente il cui territorio coincide quasi completamente con il proprio popolo.
Gli anni seguenti sono caratterizzati da una pace instabile, nella quale la paura verso una Germania troppo potente, che partecipa con successo anche alla colonizzazione dell’Africa, porta Francia e Gran Bretagna a siglare un trattato di non aggressione nel 1894, con il quale si impegnano a risolvere le controversie in Asia e in Africa e a fare fronte comune in caso di attacco tedesco.
In tale anno il guerrafondaio Crispi, ispirato dal suo ora ministro della guerra Lanfranchi, decide di occupare la Libia con un contingente di 40'000 soldati, che riescono a respingere i turchi ottomani verso l’Egitto. L’Impero Ottomano come risposta invade la Dalmazia ed inizia una serie di rappresaglie lungo il confine balcanico.
L’Italia decide allora di estendere il conflitto dando inizio alla Guerra Italo-Turca o Guerra Balcanica che durerà circa un anno.
Le armate ottomane vengono fermate a Fiume e respinte verso sud, mentre un secondo esercito italiano sbarca in Albania e la Regia Marina da battaglia alla flotta turca in tutto il Peloponneso.
Successivamente scoppiano una rivolte in Bosnia ed in Serbia contro la dominazione turca che l’Italia appoggia. A fianco dell’Italia intervengono anche la Bulgaria e la Grecia mentre l’Egitto si proclama sultanato indipendente ed ottiene da parte dell’Italia la protezione.
Alla fine del conflitto la Serbia, la Bosnia e la Macedonia sono divenute indipendenti, la Bulgaria e la Grecia vedono aumentare il loro territorio, mentre l’Italia ottiene il controllo dell’Albania, della Libia e delle isole del Peloponneso.
[FONT='Times New Roman','serif']Nel 1897, nel suo decimo anno di governo, Crispi annuncia ufficialmente che l’Italia sarà riorganizzata, e nasce così l’Impero Italiano. La vecchia costituzione in vigore, lo Statuto Albertino, viene sostituito con una nuova, in base alla quale il territorio dell’impero è diviso in provincie, ciascuna delle quali elegge da uno a tre rappresentanti nell’unica camera del parlamento, il Senato Imperiale. Al senato spetta poi il compito di eleggere il Primo Consolo dell’impero, carica che sostituisce quella di Presidente del Consiglio ed è dotata di ben più ampi poteri. Umberto I viene proclamato Imperatore agli inizi del 1899, anno in cui la nuova costituzione entra in vigore e Crispi diventa Primo Console. Il suffragio viene allargato a tutta la popolazione maschile adulta e alfabetizzata (diverrà suffragio universale maschile alle successive elezioni del 1904), ma il nuovo sistema elettorale ora in vigore di fatto non lascia spazio ai partiti politici e vede ovunque l’affermazione di candidati indipendenti fedeli all’imperatore o al gruppo nazionalista dominante che ha in Crispi il suo ispiratore. Le monete in circolazione vengono tutte unificate nella Nuova Lira Imperiale, e la facoltà di battere moneta diviene esclusiva della Banca d’Italia che ha sede a Roma. Viene creata anche un’unica borsa valori con sede a Milano. I nomi dei gradi dell’esercito vengono sostituiti con quelli dell’antica Roma, così che i generali diventano tribuni, i corpi d’armata legioni ed i soldati legionari. [/FONT]
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[FONT='Times New Roman','serif']In questo clima euforico per i nazionalisti nel 1900 si tengono le prime elezioni dell'Impero Italiano, chi votate: [/FONT]
[FONT='Times New Roman','serif']Partito Imperialista Monarchico: riunisce sotto di se le forze nazionaliste, fedeli al re ed entusiaste per le vittorie conseguite e la nascita dell'impero, ha in Crispi il suo ispiratore. [/FONT]
[FONT='Times New Roman','serif']Partito Repubblicano Mazziniano: segue le idee di Mazzini ed ha come figura simbolo anche Garibaldi. Sono nazionalisti ma repubblicani ed attenti anche alle questioni sociali. [/FONT]
[FONT='Times New Roman','serif']Partito Liberale Conservatore: liberali in economia, conservatori nei valori e molto vicini alla chiesa, sono gli eredi della destra storica. [/FONT]
[FONT='Times New Roman','serif']Partito Socialista Italiano: pacifisti, contrari all'Impero e favorevoli a liberare le colonie, seguono il pensiero marxista in economia e si battono per i diritti dei lavoratori e per radicali riforme economiche compresa l'abolizione della proprietà privata. [/FONT]