Comunicato stampa, 30 dicembre 2008
da apg23.org

"Abolire l’ergastolo". A sostenere la proposta è la Comunità Papa Giovanni XXIII, secondo cui ogni detenuto dovrebbe avere il fine pena certo. In una nota, scrive l’Ansa, la papa Giovanni definisce l’ergastolo incostituzionale, "perché l’art. 27 della Costituzione recita che le pene devono tendere alla rieducazione del condannato".
L’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII si unisce al card. Tettamanzi: "L’ergastolo toglie la speranza". La Comunità Papa Giovanni XXIII condivide le parole dell’arcivescovo di Milano, Dionigi Tettamanzi, al termine della messa di Natale nel carcere di Opera. "È proprio vero ha detto il cardinale che l’ergastolo toglie la speranza".
La Comunità Papa Giovanni XXIII sostiene l’abolizione dell’ergastolo perché ogni detenuto abbia il fine pena certo: un tempo di recupero della persona con un progetto educativo che gli dà la libertà di cambiare.
L’ergastolo è incostituzionale perché l’art. 27 della nostra Costituzione recita così: "le pene devono tendere alla rieducazione del condannato". La rieducazione contiene in sé il principio di reinserimento sociale della persona. Senza reinserimento non c’è rieducazione.
Inoltre, la Legge n. 354 dell’Ordinamento Penitenziario afferma che: "nei confronti dei condannati e degli internati deve essere attuato un trattamento rieducativo che tenda, anche attraverso i contatti con l’ambiente esterno, al reinserimento sociale degli stessi"; quale reinserimento è possibile senza speranza di uscire?
Le persone condannate all’ergastolo con la motivazione di avere agevolato l’attività dell’associazione criminosa (Divieto di concessione di benefici: art. 4 bis L. n. 354 del 1975) non potranno uscire mai dal carcere e dunque non si può parlare del fine rieducativo della pena.
L’ergastolo in sé non ha senso, ogni detenuto deve avere il fine pena certo. La Comunità Papa Giovanni XXIII da anni opera nel mondo carcerario sia in Italia sia all’estero attualmente ospita nelle sue strutture circa 250 detenuti in misure alternative che svolgono il programma terapeutico perché tossicodipendenti e circa 50 detenuti comuni che svolgono ugualmente un programma preciso e personalizzato all’interno di case famiglia o strutture più appropriate. La ventennale esperienza della nostra Comunità dimostra che solo un tempo di recupero della persona con un progetto educativo fa cambiare la persona interiormente e che il superamento dell’ergastolo è possibile.
La Comunità Papa Giovanni XXIII lotta per l’abolizione dell’ergastolo a fianco dei detenuti con un tempo di preghiera e digiuno e di sensibilizzazione delle realtà diocesane, di volontariato e dei mass-media.
Lo Stato ha il diritto e il dovere di interpellare noi come Comunità Papa Giovanni XXIII e tutto il privato sociale, di sostenerlo in ogni modo affinché dalla certezza della pena come risposta alla paura si possa giungere alla certezza del recupero come risposta adeguata ad una società sempre più violenta che si illude di vincere il male con il male.
La Comunità Papa Giovanni XXIII sta elaborando un progetto alternativo all’attuale sistema carcerario:"comunità educative" per detenuti capaci di sradicare sentimenti, atteggiamenti, azioni criminose e innestare una nuova mentalità in cui prevale la scelta alla vita.
Le oltre 200 case famiglia, le 60 sedi operative di cooperative sociali, le 15 comunità terapeutiche per tossicodipendenti, i 12 pronti soccorso sociali e le varie opere promosse e sostenute dalla Comunità Papa Giovanni XXIII offrono quell’insieme di risposte personalizzate che servono al detenuto per un riscatto vero e definitivo, che si rende concreto secondo il progetto "oltre le Sbarre", già elaborato e verificato con moltissimi detenuti di vari istituti di pena del territorio nazionale.