Prima di andare avanti, sbarazziamoci una volta per tutte della patacca “antisemita”, riflesso condizionato dell’universo vittimista ebraico e annessi corifeim, ma più strumentale del Lodo Alfano
"che garantisce la governabilità". Di antisemita qui c’è soltanto il secolare olocausto degli arabi, unici semiti di questo pianeta insieme alla minoranza araba convertitasi all’ebraismo (sefarditi).
Gli stragisti e usurpatori ashkenazi sono in grandissima maggioranza indoeuropei, discendenti di quei Kazari del Caucaso che si convertirono e poi inondarono l’Occidente (vedi "Kazari" in Google). Di questa vera e propria arma di distrazione-distruzione di massa che è l’anatema “antisemita”va tagliata la mano che la brandisce. Semmai ai fruitori dell’
”Industria dell’olocausto” (così intitola il suo libro Norman Finkelstein, figlio di vittime dei Lager precedenti) e ai terminator dell’antisemitismo va spiegato come, se il popolo ebreo fosse anche semita, nessuno abbia inferto alla sua storia di elevazione politica, culturale e scientifica, e all’etica del suo abusivo Stato, ferite insanabili come coloro che impazzano nel sangue altrui dietro lo schermo dell’ ”antisemitismo”.