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Discussione: O Gigli O Tricolori

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    Predefinito O Gigli O Tricolori

    venerdì 9 gennaio 2009

    O GIGLI O TRICOLORI







    Avremmo voluto evitare l’argomento. Con tutto il cuore.

    Soprattutto avremmo voluto evitare di mettere allo scoperto uno dei nervi più sensibili che affiorano nella grossa ed infetta piaga da decubito del comatoso corpo meridionalistico. Purtroppo, però, essendo anche noi organi di quel corpo immobile e subendo e provando anche noi lo stesso muto dolore, l’identica inesprimibile passione e la uguale forzata paralisi, contro la quale possiamo poco pur volendo fare tanto, l’unico mezzo che ci resta per sperare di vedere quel corpo quanto meno scuotersi è “l’alta tensione”.

    Da applicare per gradi, come per l’elettroshock una volta molto usato per i malati di schizofrenia.

    In effetti molti tra noi, quanto meno tra i più innamorati della propria terra e del proprio Meridione, si chiedono come mai sino ad oggi, nonostante diverse decine e decine di incontri grandi e piccoli, “blasonati” o di piccolo cabotaggio, non riesca a prendere vita uno straccio di movimento politico meridionalista UNICO ed UNITARIO.

    Si faccia attenzione: non un PARTITO meridionalista (sarebbe chiedere troppo a coloro che abbiamo avuto l’ardire di definire “accidiosi convegnisti”) ma “semplicemente” un MOVIMENTO.

    Sarebbe a dire un contenitore socio-culturale nel quale mettere a germogliare il seme di una forte coscienza e di una passione inalterabile per tutto ciò che concettualmente definiamo, in sintesi, la TERRA NOSTRA.

    Movimento, evidentemente, che non deve temere di confrontarsi e di cimentarsi con le armi che, purtroppo, oggi sono prerogativa della cosiddetta “democrazia” : le elezioni. Questo perché, come ognuno comprende benissimo, pur essendo stati al Sud mortalmente feriti e completamente derubati anche sulla base di un voto-farsa (il famigerato plebiscito post-annessorio del 1860) non abbiamo al momento altra possibilità di accesso a qualsivoglia forma di atto deliberativo e sostanziale (dalle circoscrizioni locali al parlamento statale) se non con teste pensanti e parlanti.

    Meglio se amplificate da mezzi di comunicazione possibilmente visivi.

    Senza questo supporto di stampo orrendamente giacobino tutto quello che viene testardamente e fideisticamente realizzato non può che esaurirsi nella conclusiva cena consolatoria senz’altro assimilabile ai noti convivi post-esequiali. Evidentemente da qualche parte, a livello subconscio o, più praticamente, per l’azione efficace di addestrati infiltrati, un blocco del “sistema” esiste.

    E, alla stregua dei computer, questi “virus”, al momento, riescono ad ostacolare qualsiasi tentativo di far “partire” il programma operativo.

    In termini informatici il Meridione e tutti noi siamo da tempo in “crash” o, se si preferisce evitare riferimenti anglofoni, siamo, come per i pesci, in “fermo biologico” (perché i “pesci”, giustamente, devono aumentare di numero e dimensioni per poter fare sempre più ricchi i “ fratelli pescatori” ).

    La domanda però (come si dice) sorge spontanea: chi ci guadagna da un Sud “bloccato” ?

    Lasciamo stare l’alta finanza e le banche perché anche i sassi lunari hanno capito che queste “fratellanze filantropiche” del nord, dopo essere accorse disinteressatamente in aiuto del Sud (in quanto avevano scambiato l’antica allegria meridionale per grida di dolore), dallo stesso Sud, un “caffè” per il “fastidio” avevano anche diritto a prenderselo.

    Valutiamo, invece, insieme, se sono i pinocchietti della politica di destra e/o di sinistra (pari sono), attaccati ai fili che partono dalle mani di quei fratelli, a bloccare il sud e, alla fine, a consentire ancora lauti guadagni ai rispettivi burattinai. Ed è qui che qualcuno dei nostri amici proverà dolore.

    Se, però, siamo veramente stregati dalla nostra Terra e vogliamo che il Sud torni ad essere un “corpo” sano ed affascinante è il momento di stringere i denti. Perché se facciamo finta di non vedere e continuiamo a tollerare e, addirittura, ad essere i sostenitori dei nostri “dolci” e furbi aguzzini, è inutile e schizofrenico riempirsi la bocca di Due Sicilie, di Sud, della prima ferrovia, delle battaglie che avremmo potuto vincere, dei Briganti e via discorrendo.

    Si sta solo facendo FINTA di essere Meridionali.

    In tal caso si va trattati come la gente che pur essendo nata e vissuta al Sud in cuor suo disprezza o per lo meno è in effetti disinteressata della propria lingua, della propria terra, della propria cultura e finanche della complessiva economia meridionale.

    Si va trattati, cioè, alla stregua di turisti in gita permanente al Sud: con doveroso riguardo, con giustificato sospetto e con comprensibile distacco.

    E (ci sarà consentito di completare onestamente il pensiero) con l’augurio, un giorno, di spedire tutti questi “turisti” nelle regioni da loro apertamente agognate perché, come per il programma di Renzo Arbore: meno siamo meglio stiamo.

    Sperando che il freddo e la nebbia “riempiamo” i loro pneumo-cervelli.

    Vogliamo, però, credere che, dopo aver provato la DC, i Craxi, i Berlusconi ed i Prodi, anche il meridionalista più distratto sia diventato più furbo.

    Nello specifico è a tutti noto ed è indiscutibile che tra gli appassionati che oggi si ritrovano a difendere la vera Storia del Sud ci sono sia cosiddetti partigiani della sinistra che simpatizzanti della destra.

    D’altronde dovrebbe essere naturale che, in assenza di seri riferimenti politici meridionalistici, ognuno possa e debba sentirsi “libero” di esprimere il proprio giacobino consenso verso la “squadra del cuore”.

    Qualcuno, se non facesse così, potrebbe vivere con profondi sensi di colpa verso il “partito” prediletto e sordida rabbia in caso di vittoria dell’avversario.

    Laddove, però, per le bandiere che collegano il loro colore alla ideologia sovietica non esiste un vincolo “educativo” scolastico, lo stesso non si può certamente dire per il tricolore. E’ innegabile che da quando entriamo nella scuola, fino a quando ne lasciamo i banchi, tutti noi siamo stati risorgimentalmente educati (alla bandiera più bella, alle capinere del Garibaldi morente e via discorrendo).

    Ed in effetti una certa “predilezione” per l’italico patriottismo non c’è dubbio che aleggi nel “trainante” sottobosco duosiciliano.

    Si aggiunga che oggi, con il calcio (giocato), che è diventato la cocaina dei popoli (visto che ci hanno addestrato a pensare che la Religione ne era l’oppio), si è completato per bene l’apprendimento della nota marcetta statale che ci ricorda le nostre presunte e sedicenti parentele.

    Ma mentre per i turisti del Sud, considerata la beata incoscienza e la carenza di tensione culturale ed emotiva, è controproducente sottolineare, al momento, il sacrificio, il sangue ed il dolore che i nostri avi meridionali hanno dovuto subire nel momento in cui i savoiardi saccheggiatori conficcavano ad essi, nel cuore, il LORO tricolore sostituendolo al secolare pacifico vessillo gigliato, tutto questo va considerato noto ai “bravi” meridionalisti.

    A parità di simpatie verso i due versanti politici ci sentiamo di escludere, per il “sinistrismo”, un qualsiasi reale condizionamento nel bloccare il movimentismo meridionale. Cosa che non possiamo escludere del tutto, invece, per la componente “destrista”.

    Forse per un comprensibile attaccamento alla gioiosa “giovinezza” o forse per un’alterata percezione del significato della parola NAZIONE.

    Per i consapevoli ed orgogliosi cittadini meridionali, lo ricordiamo innanzitutto a noi stessi, la Nazione comprende le genti che popolano le terre che vanno dagli Abruzzi alla Sicilia. Tutto il resto è…stato.

    Ma allora, se così fosse, ci chiediamo come sia possibile esaltarsi allo stesso tempo per due bandiere dall’opposto valore: il tricolore ed il giglio.
    Delle quali la prima ha soffocato l’altra coprendone una parte con il rosso del sangue di popoli pacifici e un’altra porzione con il verde della povertà cui la stessa gente è stata ridotta a seguito di rapina e violenza.

    E’ una sorta di indigeribile ossìmoro socio-culturale-politico.
    Una specie di cappuccino fatto mescolando il latte con l’aceto.
    Senza parlare della scarsa credibilità che si può avere portando il giglio all’occhiello e... il tricolore sul “taschino”. Per carità!

    Che non si tirino in ballo ancora una volta i poveri contadini meridionali impegnati a combattere sul Carso (per i Savoia), con il Piave che mormorava e Sciaboletta che godeva. E questo non per disprezzare o non voler considerare il valore e l’eroismo di tanta povera ma onesta gente (di ogni dove) che, fino alla fine, ha fatto il dovere che gli era stato imposto, anche lasciando le proprie famiglie sul lastrico.

    Così stando le cose, fortunato chi ha compreso anticipatamente la grandezza della propria Terra soprattutto collegandola ad una Storia non bevuta dai testi scolastici ma ricavata da ricerche e studi di “nicchia”.

    Non lasciandosi ulteriormente abbagliare dalla retorica appresa nel corso degli studi elementari.

    Altro elemento rilevante è quello che a costoro, per giungere a tale consapevolezza, ci son volute più di 7 generazioni (valutando ogni generazione circa un ventennio).

    Per tanta altra gente invece, anche benestante, non interessata a credere fino in fondo che al Sud i problemi economici e sociali si sono originati (e continuano a trarre linfa) dai signori e dagli eredi (diretti ed indiretti) dei predatori arrivati da noi nel 1860, pensiamo ci vorranno ancora numerose generazioni prima che maturi la coscienza del valore del “suolo natio” che quotidianamente calpestano (e solo calpestano…).

    Fino ad allora questi “piacioni” turisti conterranei nonostante l’affanno e l’impegno a cantare a squarciagola l’inno dei fratelli spocchiosi e a sventolare il vessillo dei fratelli predoni (oltre che tenersi lo sberleffo) saranno valutati e, quel che è peggio, continueranno a considerare sé stessi, quanto uno zero.

    Spaccato.

    Fonte: Da Il Carlino n.15

  2. #2
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    Bell'articolo.
    E bella bandiera...

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    Bell'articolo.
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    quoto

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    uhm uhm,
    non lo so ma questo articolo non mi lascia un gusto in bocca, non mi ha dato sensazioni, non mi ha colpito se non per un sottofondo di bacchettamento tipico di certi "maestrini".
    mi spiego, già "abbacante e jamme buone cariche" con la difficoltà di cercare di riunire le tante anime legittimiste, e sono in tanti a provarci, non so se ad oggi c'era bisogno pure dell'ennesimo catone-censore che bacchetta un po' tutti, sarei curioso di saper chi ha scritto l'articolo e conoscerne il pedigree legittimista, visto che secondo me per criticare bisogna prima esserne all'altezza sennò non ne usciamo più.
    mi informerò un po' ma non credo che tali ergomentazioni, per di più ondivaghe e un pelino populistiche, siano efficaci e salutari per un microcosmo, quello legittimista del sud, che ha già tanti problemi a riuscir ad esistere.
    un esempio per cercare di esser meno dotrinale: molto meglio un articolo su le monde dove si apre uno squarcio su una vecchia ferita quella di gaeta anche a costo di esporsi a critiche feroci, che sto articoletto che getta ombre fangose su tanta gente che almeno ci prova...
    un nome poi...carlino, la moneta di carlo III tanto agognata dal popolo all'epoca e poi ci si becca na lezioncina dottrinal-salottiera, con del sano condimento populista sul come non si sia abbastanza legittimisti, mah questo sì che è un ossimoro!

    un giopizzetto controcorrente hihihihihiiiiii

  5. #5
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    Citazione Originariamente Scritto da Giopizzetto Visualizza Messaggio
    uhm uhm,
    non lo so ma questo articolo non mi lascia un gusto in bocca, non mi ha dato sensazioni, non mi ha colpito se non per un sottofondo di bacchettamento tipico di certi "maestrini".
    mi spiego, già "abbacante e jamme buone cariche" con la difficoltà di cercare di riunire le tante anime legittimiste, e sono in tanti a provarci, non so se ad oggi c'era bisogno pure dell'ennesimo catone-censore che bacchetta un po' tutti, sarei curioso di saper chi ha scritto l'articolo e conoscerne il pedigree legittimista, visto che secondo me per criticare bisogna prima esserne all'altezza sennò non ne usciamo più.
    mi informerò un po' ma non credo che tali ergomentazioni, per di più ondivaghe e un pelino populistiche, siano efficaci e salutari per un microcosmo, quello legittimista del sud, che ha già tanti problemi a riuscir ad esistere.
    un esempio per cercare di esser meno dotrinale: molto meglio un articolo su le monde dove si apre uno squarcio su una vecchia ferita quella di gaeta anche a costo di esporsi a critiche feroci, che sto articoletto che getta ombre fangose su tanta gente che almeno ci prova...
    un nome poi...carlino, la moneta di carlo III tanto agognata dal popolo all'epoca e poi ci si becca na lezioncina dottrinal-salottiera, con del sano condimento populista sul come non si sia abbastanza legittimisti, mah questo sì che è un ossimoro!

    un giopizzetto controcorrente hihihihihiiiiii
    Cmq senza alzare polemiche ,ma se facciamo parte di questo mondo un minimo il tricolore lo schifiamo,io ho una decorazione datami per aver fatto parte della missione onu in LIBANO nel lontano1983,ed io non indosso il nastrino di quella decorazione sulla mia divisa da lavoro in quanto e rappresentato il tricolore,e ti premetto che cmq a quella decorazione ci sono affezzionato mi ricorda un periodo importante della mia vita , ma ci rinuncio per il profondo disprezzo che ho in quei colori che soffocarono la nostra libertà civilta progresso etc etc,facendo appassire" il Giglio dell'onor"

 

 

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