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  1. #11
    Tradizione e Rivoluzione
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    arrivederci Nico....sempre presente nel mio cuore.

  2. #12
    Araldo
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    Mi piace rendere omaggio a Nico "postando" quanto scrisse il camerata Renato Manusardi poco dopo il triste evento. Parole che ho conservato e che ogni tanto rileggo, meritano senza alcun dubbio. Rendono perfettamente il senso di chi fu Nico Azzi e di ciò che ha rappresentato. NICO PRESENTE!
    Sergio


    Nico, più che una figura legata al mio background culturale e al mio humus spirituale, è stato per me un esempio di vita ricco di grande umanità. Oggi è un mese che Lui è mancato al nostro mondo un po' tolkeniano, molto arthuriano e proiettato verso lidi politici e storici oscuri. Lo conobbi quando lavoravo da Lino, in concessionaria a Corsico dove Nico, aveva un mini-alloggio sul retro della stessa. Un appartamento pulito, ordinato, decorato con gusto e pieno di libri, quei libri che l'avevano consolato e motivato nei suoi anni di galera per un "incidente" di gioventù a cui dal suo profondo seppe sempre chiedere di cuore perdono a Dio. Evola, Dieu La Rochelle, Pound e tanta storia europea, di cui egli si sentiva fiero e preparato: questi erano l'orizzonte bibliografico e la weltanschauung spirituale del soldato politico di Nicola Giuseppe Azzi. In quel periodo, primi anni '90, Lui curava anche due cani corsi, Bruno e Vito, noti per la loro affettuosità e i loro quotidiani atti di demenza molossoide: ricordo che una volta Vito, chiuso nella enorme gabbia di rete elettrosaldata del parco macchine insieme a Bruno, infastidito ripetutamente da un grosso tafano che lo punzecchiava, infine lo azzannò nel momento in cui si posava sulla rete stessa, col risultato di perdere un dente! Abbiamo sempre riso di questa cosa, forse perchè ci ricordava il mito del bruto guerriero scandinavo e dell'incontrollabile furor teutonicus. E' in quel periodo di conquistata libertà che nacque il suo amore per Lilly, una ex compagna, bella, piccola, molto aggressiva e bellicosa come molte femministe rosse anni '70, la quale mi confidava che quel fascistone di Nico, di cui lei era innamoratissima e più giovane, era riuscito a riempire la sua vita come nessun altro, tanto che, qualche anno dopo, dal loro amore nacque una bambina. Nico era un acuto osservatore, parlava poco con me, più che altro lo faceva per incoraggiare o per darmi consigli e raccontare quei buoni esempi di vita popolare che appartenevano al mondo rurale mantovano, di cui Lui si sentiva fiero erede. Non sentii mai sulla sua bocca una parola di odio nei confronti della questura, della magistratura, dei rossi e neanche degli pseudo-camerati che l'avevano più volte ostracizzato. Era fiero, ad esempio, del fatto che la provincia di Mantova durante la guerra civile '43-'45 non conobbe l'odio fratricida perchè come diceva lui, col suo accento di uomo della bassa padana: "...da noi comandavano le famiglie. E prima le famiglie dei fascisti nascosero tutti i rossi e, dopo il 25 Aprile, le famiglie comuniste nascosero i camerati e così non si ebbe spargimento di sangue!". L'umanità di Nico si era indubbiamente rafforzata nei decenni trascorsi in galera, ma rimase sempre un duro e puro, disposto a pagare di persona piuttosto che tradire i camerati. Seppe essere collaborante ma mai collaboratore nè tanto meno un "pentito". Pagò tutto di tasca sua e basta, perchè il tradimento era estraneo al suo DNA di guerriero e sarebbe stato per Lui un'onta insopportabile a cui avrebbe preferito la Morte. Di questo suo onore personale sembra essersene accorto, durante la sua eterna peregrinazione da un carcere all'altro, anche un suo compagno di cella camorrista, il quale gli propose di entrare nel suo clan. Nico ovviamente rifiutò dicendo che lui era e voleva essere sempre e solo un fascista, come anche a quei funzionari della questura o a quei gip che volevano estorcergli informazioni alla sua uscita di galera e lo pungolavano spesso con le loro vessazioni inquisitorie, egli rispondeva inequivocabilmente: "I miei debiti con la legge sono stati saldati, quello che dovevo pagare l'ho pagato, non venite più ad infastidirmi e a rompere i c...!". Nico mi scrutava spesso, con un misto di rispetto e di curiosità. Non tanto perchè ero il nipote di un agente dell'OVRA e poi del controspionaggio dello Sipo-SD il quale salvò tantissimi ebrei dalla deportazione e nel dopoguerra fu uno dei fondatori del primo ON a Milano con Domingo Monaco, nè tanto meno perchè ero figlio di un allora minorenne repubblichino della Monterosa e poi della BN Ather Capelli di Torino, il quale più di una volta salvò la pelle ai partigiani dopo i rastrellamenti perchè anche loro erano "Italiani!" e che alla morte del padre nel '67 insieme al figlio scrivente, continuò la sua opera di diffusione dell'unico sport da combattimento veramente europeo, la boxe francese-savate, nella mitica palestra Doria di Milano. Nico invece mi rispettava perchè sapeva che io dopo i moti rivoluzionari di estrema destra del '73, del '77 come simpatizzante della Fenice, non scelsi poi la svolta armata dei NAR, ma scelsi la via dello spirito del tradizionalismo cattolico, attraverso una scelta di vita temporanea prima monastica e poi eremitica che durò 7 anni. Ciò che lo attraeva di me era non tanto la mia "conversione" a Cristo Re, che Nico pensava autentica, ma il fatto di avere vissuto di mia spontanea volontà e per anni in realtà di clausura così esteriormente molto simili alla clausura forzata vissuta da lui. Non mi fece mai comunque domande invasive su questi anni, i più belli della mia vita, ma col suo sguardo silenzioso e scrutatore e con il suo autentico cameratismo, mi seppe sostenere anche quando durante una chiacchierata con un camerata importuno, venne a galla la solita battuta che: "nelle comunità religiose si è sempre in numero pari, perchè così non si scatenano gelosie amorose...". Il silenzio e lo sguardo di Nico al pirla risolsero subito il problema. Nico sapeva e riconosceva che ero un "veterano", che anch'io avevo pagato di persona e duramente nobili scelte e stili di vita border line e off limits e che quindi i veterani si devono tutelare e vanno difesi sempre, e Lui questo lo fece con la sua grande umanità, con quel suo cameratismo concreto di uomo di trincea, di soldato di prima linea. Ho altri bei ricordi dell'umanità calda e mantovana del camerata Azzi, degli episodi a volte buffi, a volte drammatici ma sempre "umani", della sua vita quotidiana nelle case circondariali, da lui raccontati con fine pedagogico e scherzoso, ma non mi dilungherò oltre. Vorrei invece lasciarvi col ricordo più caro che nella mia memoria conservo di Nico: la grandissima ammirazione che Lui aveva per la religiosità della madre. Con la sua lapidarietà mi portava alla scena la forte fede cristiana di sua madre che era legata alla recita della corona, il Rosario. In quei momenti che descrivevano la pietà religiosa materna Nico, il quale di solito guardava la gente in faccia, pareva trasecolare. Volgeva lo sguardo in un punto vuoto, al di sopra delle macchine del salone della concessionaria, come assorto, immerso nella visione di sua madre orante e brevemente mi diceva: "Mia madre è una donna di fede, spesse volte l'ho colta con la sua corona in mano. Me la ricordo sempre così ,che pregava, pregava. E lei pregava, pregava...". E queste parole echeggiavano profondamente nei nostri due cuori, rapiti dalle radici cristiane, europee e vitali di una umile popolana mantovana, che seppe sempre seguire con amore costante le disavventure umane di suo figlio, il quale pagava in galera il desiderio di libertà dell'Italia e dell'Europa dai vincoli del comunismo sovietico e dalla spietatezza delle BR e dei gruppi armati similari. Ciao Nico! Ti ricordi quando ai cortei gridavamo: "IL NOSTRO ONORE SI CHIAMA FEDELTA'! ORDINE NUOVO VINCERA'!" ?. Tu hai vinto Nico! Ora, con le schiere luminose di San Michele arcangelo e degli Angeli di Dio, con San Giorgio e tutti i santi guerrieri, sostienici nella lotta contro le potenze del male, per la vittoria della civiltà europea, della terra dei Padri, per la rinascita dell'Europa cristiana!

    Forza e Onore!

    Renato Manusardi

  3. #13
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    Citazione Originariamente Scritto da Missino Visualizza Messaggio
    Due anni fa, improvvisamente, Nico Azzi ci lasciava per tornare al Signore e andare nell’Olimpo dei nostri Eroi. Un camerata, un combattente orgogliosamente coerente, valoroso e leale. Soprattutto un amico. Nico, anche se sei sempre con tutti noi, con chi ha avuto la fortuna di conoscerti, ci manchi, mi manchi, tremendamente.
    Sergio Cingolani
    CAMERATA NICO AZZI: PRESENTE!

 

 
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