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  1. #101
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    Spunta l'intermediario svizzero


    Quello che non vi diranno mai sulla guerra del gas tra Russia e Ucraina


    Le grandi celebrazioni del Natale ortodosso appaiono molto dimesse quest’anno in Russia. Quelle del 2008 avevano rappresentato l’apogeo del “putinismo”, con l’allora presidente pronto a passare il testimone a Medvedev e a continuare a governare la Russia e il suo inarrestabile successo economico.
    Ora la coppia al potere lotta disperatamente per tenere la nave a galla, causa, come è noto, il drastico declino dei prezzi delle materie prime, petrolio in testa, che ha interrotto il boom economico russo degli ultimi anni (spacciato, dall’attuale dirigenza politica, come merito proprio, quando era il solo costo elevato degli idrocarburi ad alimentare la crescita dell’economia) .
    La macchina ufficiale della propaganda continua a ripetere che tutto va bene, che non c’è da preoccuparsi, che la Russia uscirà dalla crisi più forte di prima e gli altri invece con le ossa rotte. Ma le borse russe sono crollate come poche altre al mondo e, tra le 20 più importanti, il calo è il peggiore in assoluto. Il crollo degli indici di borsa (RTS e MICEX) ha provocato a sua volta la crisi di tante società che avevano ottenuto prestiti dando in garanzia le loro stesse azioni, o quelle di società partecipate,ridotte ormai quasi a carta straccia.
    Un caso “subprime” in salsa russa insomma. Al disastro lo stato ha risposto usando le riserve accumulate negli anni di vacche grasse con le tasse petrolifere. Ma basterà? La produzione del settore manifatturiero è crollata a novembre e ancora di più a dicembre, lasciando stupiti gli stessi economisti, visto che il crollo è peggiore di quello avuto durante la dura recessione del 1992-94 (dovuta al dissolvimento dell’Unione Sovietica) e del periodo di “default” del 1998. La disoccupazione dovrebbe raggiungere in breve tempo i 2,2 milioni dagli attuali 1,45 milioni.
    E così si arriva alla guerra del gas di questi giorni.
    Se nel 2006 il conflitto era scoppiato per l’arroganza moscovita, in questo caso la molla è una confusa disperazione che ormai alberga dalle parti del Cremlino.
    In autunno GAZPROM stava incamerando profitti giganteschi sulle esportazioni di gas verso l’Europa, grazie al fatto che il prezzo del gas segue quello del petrolio con circa 6/9 mesi di ritardo temporale.
    Tuttavia, questi incrementi di prezzo tenderanno a scomparire nel 2009 e così GAZPROM, con il costo del gas in forte ribasso, vuole fissare agli attuali prezzi europei le forniture destinate all’Ucraina, cosa che Kiev dal suo punto di vista considera eccessiva.
    Come si è visto, la disperazione è tale da aver portato il Cremlino al blocco delle forniture all’Europa, senza la minima considerazione degli effetti a lungo termine di una simile mossa, pur di ottenere una “vittoria” nell’immediato. Gli europei, infatti, saranno indotti a incrementare maggiormente gli sforzi per diversificare gli approvvigionamenti.
    Se la lite sul prezzo è nota, non lo è altrettanto quella sull’esistenza di un intermediario, con sede in Svizzera, di cui il primo ministro ucraino vorrebbe fare a meno, pagando GAZPROM direttamente. RosUkrEnergo , questo è il nome dell’intermediario “svizzero”, ci ricorda molto bene come funzioni il potere in Russia e la gestione dei colossi economici statali e dei loro proventi.
    Le forniture dei giganti statali russi dell’energia non vengono infatti pagate alle società stesse. Esistono tutta una serie di società intermediarie, più che altro con sede nel cantone svizzero di Zug, paradiso fiscale, con annesso segreto bancario elvetico (che non guasta mai). Queste incamerano somme gigantesche, che remunerano la propria attività di “intermediazione”, senza fare naturalmente nulla.
    Inutilmente cercherete di capire chi possiede veramente queste società, tra le più teoricamente redditizie al mondo, con incassi superiori al PIL di certi paesi in via di sviluppo e spese di funzionamento poco superiori allo zero.
    Come è evidente, solo chi comanda le aziende statali, ossia le alte sfere del potere politico russo, ha potuto architettare un simile sistema di mangeria e attuarlo. Tuttavia, se pensate che questi “intermediari svizzeri” chiudano i bilanci con utili megagalattici vi sbagliate. Il sistema è più intelligente e complesso.
    Le società di intermediazione spendono quasi tutti i loro introiti in “consulenze”, chiudendo quindi con utili risicati. Dietro ogni società di “consulenza” c’è un pezzo grosso del potere russo, ossia un appartenente ai due clan che controllano il paese.
    Se un nuovo personaggio entra tra le gente che conta, apre la sua bella società di consulenza e comincia a incassare. Se, al contrario, un tizio cade in disgrazia dalle parti del Cremlino, la società che possiede cessa improvvisamente di ricevere richieste di “consulenza”.
    Ecco spiegato il motivo della ristatalizzazione del settore energetico russo, accompagnata dalla distruzione, se necessario, di colossi privati come YUKOS.
    Gli effetti sulla produzione di petrolio e gas sono stati disastrosi. Il 2008 ha visto il primo calo della produzione petrolifera russa dopo molti anni. Mosca importa già ora una parte consistente del gas, che poi vende in Europa, dall’Asia centrale e dal Caucaso. La crescita dell’estrazione del gas è più bassa della crescita della domanda europea e, fra poco, ci sarà addirittura una diminuzione.
    L’inefficienza spaventosa mostrata dalle grandi aziende russe GAZPROM e ROSFNET nello sviluppo di nuovi giacimenti, i loro sperperi, mangerie, nepotismi, trascuratezza verso le necessità di investimenti in nuovi gasdotti, oleodotti e nella manutenzione di quelli esistenti, sta portando a una catastrofe.
    A titolo di curiosità segnalo che GAZPROM ha chiesto all’Azerbaijan di vendergli tutto il proprio gas al prezzo a cui GAZPROM stessa lo vende all’Europa: in pratica, per i russi sarebbe stato un affare in perdita, per gli azeri l’affare della vita. Ma il governo di Baku ha rifiutato la generosissima offerta capendo bene la ragione di tanta bontà. Ha quindi venduto parte del suo gas alla confinante e amica Georgia a prezzi molto bassi. La Georgia pertanto sopravvivrà tranquillamente all’inverno anche se i russi dovessero tagliarle ogni fornitura. Eppure, malgrado una tale situazione di agonia, la Russia continua a pensare a come distruggere la Georgia anche costo di gravi perdite economiche.
    Come avrebbe detto Mao, “ grande è la confusione sotto il cielo per cui tutto è stupendo” . Quanto questa “confusione” segnerà il destino della Russia, in mancanza di una decisa risalita dei prezzi petroliferi, (i “futures” per le consegne a un anno poco sotto i 60 dollari fanno dubitare) lo vedremo presto.


    http://www.loccidentale.it/articolo/...craina.0064257


    A parte l'analisi della Georgia tale articolo è davvero interessante....

  2. #102
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    Speriamo che sia l'ora di Putin. E' indispensabile un Asse con la Russia.

  3. #103
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    Citazione Originariamente Scritto da ulver81 Visualizza Messaggio
    Spunta l'intermediario svizzero


    Quello che non vi diranno mai sulla guerra del gas tra Russia e Ucraina


    Le grandi celebrazioni del Natale ortodosso appaiono molto dimesse quest’anno in Russia. Quelle del 2008 avevano rappresentato l’apogeo del “putinismo”, con l’allora presidente pronto a passare il testimone a Medvedev e a continuare a governare la Russia e il suo inarrestabile successo economico.
    Ora la coppia al potere lotta disperatamente per tenere la nave a galla, causa, come è noto, il drastico declino dei prezzi delle materie prime, petrolio in testa, che ha interrotto il boom economico russo degli ultimi anni (spacciato, dall’attuale dirigenza politica, come merito proprio, quando era il solo costo elevato degli idrocarburi ad alimentare la crescita dell’economia) .
    La macchina ufficiale della propaganda continua a ripetere che tutto va bene, che non c’è da preoccuparsi, che la Russia uscirà dalla crisi più forte di prima e gli altri invece con le ossa rotte. Ma le borse russe sono crollate come poche altre al mondo e, tra le 20 più importanti, il calo è il peggiore in assoluto. Il crollo degli indici di borsa (RTS e MICEX) ha provocato a sua volta la crisi di tante società che avevano ottenuto prestiti dando in garanzia le loro stesse azioni, o quelle di società partecipate,ridotte ormai quasi a carta straccia.
    Un caso “subprime” in salsa russa insomma. Al disastro lo stato ha risposto usando le riserve accumulate negli anni di vacche grasse con le tasse petrolifere. Ma basterà? La produzione del settore manifatturiero è crollata a novembre e ancora di più a dicembre, lasciando stupiti gli stessi economisti, visto che il crollo è peggiore di quello avuto durante la dura recessione del 1992-94 (dovuta al dissolvimento dell’Unione Sovietica) e del periodo di “default” del 1998. La disoccupazione dovrebbe raggiungere in breve tempo i 2,2 milioni dagli attuali 1,45 milioni.
    E così si arriva alla guerra del gas di questi giorni.
    Se nel 2006 il conflitto era scoppiato per l’arroganza moscovita, in questo caso la molla è una confusa disperazione che ormai alberga dalle parti del Cremlino.
    In autunno GAZPROM stava incamerando profitti giganteschi sulle esportazioni di gas verso l’Europa, grazie al fatto che il prezzo del gas segue quello del petrolio con circa 6/9 mesi di ritardo temporale.
    Tuttavia, questi incrementi di prezzo tenderanno a scomparire nel 2009 e così GAZPROM, con il costo del gas in forte ribasso, vuole fissare agli attuali prezzi europei le forniture destinate all’Ucraina, cosa che Kiev dal suo punto di vista considera eccessiva.
    Come si è visto, la disperazione è tale da aver portato il Cremlino al blocco delle forniture all’Europa, senza la minima considerazione degli effetti a lungo termine di una simile mossa, pur di ottenere una “vittoria” nell’immediato. Gli europei, infatti, saranno indotti a incrementare maggiormente gli sforzi per diversificare gli approvvigionamenti.
    Se la lite sul prezzo è nota, non lo è altrettanto quella sull’esistenza di un intermediario, con sede in Svizzera, di cui il primo ministro ucraino vorrebbe fare a meno, pagando GAZPROM direttamente. RosUkrEnergo , questo è il nome dell’intermediario “svizzero”, ci ricorda molto bene come funzioni il potere in Russia e la gestione dei colossi economici statali e dei loro proventi.
    Le forniture dei giganti statali russi dell’energia non vengono infatti pagate alle società stesse. Esistono tutta una serie di società intermediarie, più che altro con sede nel cantone svizzero di Zug, paradiso fiscale, con annesso segreto bancario elvetico (che non guasta mai). Queste incamerano somme gigantesche, che remunerano la propria attività di “intermediazione”, senza fare naturalmente nulla.
    Inutilmente cercherete di capire chi possiede veramente queste società, tra le più teoricamente redditizie al mondo, con incassi superiori al PIL di certi paesi in via di sviluppo e spese di funzionamento poco superiori allo zero.
    Come è evidente, solo chi comanda le aziende statali, ossia le alte sfere del potere politico russo, ha potuto architettare un simile sistema di mangeria e attuarlo. Tuttavia, se pensate che questi “intermediari svizzeri” chiudano i bilanci con utili megagalattici vi sbagliate. Il sistema è più intelligente e complesso.
    Le società di intermediazione spendono quasi tutti i loro introiti in “consulenze”, chiudendo quindi con utili risicati. Dietro ogni società di “consulenza” c’è un pezzo grosso del potere russo, ossia un appartenente ai due clan che controllano il paese.
    Se un nuovo personaggio entra tra le gente che conta, apre la sua bella società di consulenza e comincia a incassare. Se, al contrario, un tizio cade in disgrazia dalle parti del Cremlino, la società che possiede cessa improvvisamente di ricevere richieste di “consulenza”.
    Ecco spiegato il motivo della ristatalizzazione del settore energetico russo, accompagnata dalla distruzione, se necessario, di colossi privati come YUKOS.
    Gli effetti sulla produzione di petrolio e gas sono stati disastrosi. Il 2008 ha visto il primo calo della produzione petrolifera russa dopo molti anni. Mosca importa già ora una parte consistente del gas, che poi vende in Europa, dall’Asia centrale e dal Caucaso. La crescita dell’estrazione del gas è più bassa della crescita della domanda europea e, fra poco, ci sarà addirittura una diminuzione.
    L’inefficienza spaventosa mostrata dalle grandi aziende russe GAZPROM e ROSFNET nello sviluppo di nuovi giacimenti, i loro sperperi, mangerie, nepotismi, trascuratezza verso le necessità di investimenti in nuovi gasdotti, oleodotti e nella manutenzione di quelli esistenti, sta portando a una catastrofe.
    A titolo di curiosità segnalo che GAZPROM ha chiesto all’Azerbaijan di vendergli tutto il proprio gas al prezzo a cui GAZPROM stessa lo vende all’Europa: in pratica, per i russi sarebbe stato un affare in perdita, per gli azeri l’affare della vita. Ma il governo di Baku ha rifiutato la generosissima offerta capendo bene la ragione di tanta bontà. Ha quindi venduto parte del suo gas alla confinante e amica Georgia a prezzi molto bassi. La Georgia pertanto sopravvivrà tranquillamente all’inverno anche se i russi dovessero tagliarle ogni fornitura. Eppure, malgrado una tale situazione di agonia, la Russia continua a pensare a come distruggere la Georgia anche costo di gravi perdite economiche.
    Come avrebbe detto Mao, “ grande è la confusione sotto il cielo per cui tutto è stupendo” . Quanto questa “confusione” segnerà il destino della Russia, in mancanza di una decisa risalita dei prezzi petroliferi, (i “futures” per le consegne a un anno poco sotto i 60 dollari fanno dubitare) lo vedremo presto.


    http://www.loccidentale.it/articolo/...craina.0064257


    A parte l'analisi della Georgia tale articolo è davvero interessante....

    L'analisi sulla Georgia secondo te perchè è errrata?

  4. #104
    Forumista senior
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    Citazione Originariamente Scritto da natoW Visualizza Messaggio
    L'analisi sulla Georgia secondo te perchè è errrata?
    Perchè è stata una trappola vera e propria....

 

 
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