«Resto convinto che quegli scudetti la Juve li avrebbe vinti lo stesso»
ROMA, 10 gennaio - L’uomo della Sentenza del 25 luglio è ancora in Figc. Fa parte della Corte di Giu*stizia Federale che - un giorno, magari - do*vrà esprimersi su una richiesta di revisione del processo di Calciopoli. Piero Sandulli, insigne giurista e tra i padri nobili del dirit*to sportivo, lo sa che un popolo intero chie*derà la restituzione di quello che proprio lui provvide, applicando il codice, a togliere: cancellare il campionato 2004-2005, conse*gnare all’Inter lo scudetto del 2006. Fu lui a scrivere in sentenza e quindi a far passa*re come principio al quale si sono ispirati i legislatori del nuovo codice di giustizia l’il*lecito associativo, quell’illecito strutturale, quel reato associativo sportivo di cui scris*se Borrelli nella sua relazione d’accusa. Non cerca giustificazioni, Sandulli, separa: codi*ce di giustizia sportivo, da codice penale; reato da illecito. Prova a spiegare perché, secondo lui, potrebbe reggere anche alle in*temperie di una derubricazione del reato di associazione a delinquere nel processo di Calciopoli a Napoli. Sentito, professore: mezza cupola è ca*duta al processo Gea. «Attendo le motivazioni, ma è indubbio che è stato derubricato l’intero impianto d’ac*cusa a Roma». E se accadesse anche a Napoli? «Una cosa è il processo penale, una la giu*stizia sportiva. L’esempio resta quello di sempre: andare in giro senza cravatta non è illecito, ma nel circolo della caccia, se ac*cetti la sua clausola compromissoria e il re*golamento lo vieta, sei sanzionato. Punim*mo la violazione di norme interne, nel 2006. In fondo anche noi, nella nostra sentenza evidenziammo soprattutto cattive abitudi*ni, mica illeciti classici. Si doveva far capire che quello che c’era nelle intercettazioni non si fa. E’ stata una condanna etica. Il proces*so penale valuta altre cose. La sentenza del Tar su Moggi ha detto che lui ha diritto di difendere i suoi interessi, ma dava ragione a noi sulla giustizia della sanzione».
L'ARTICOLO 1 - Mica facile da accettare... «Quei comportamenti stravolgevano il con*cetto decoubertiniano. Eppoi io resto con*vinto che quella Juventus avrebbe vinto i due titoli persi lo stesso, anche senza quei disdicevoli comportamenti». La Juve l’avete quasi azzerata, però. «Nel 2006 abbiamo garantito le regole del calcio e molto attenuato la portata della sen*tenza, ulteriormente alleggerita nell’Arbi*trato. Io, a distanza di due anni, rivedo la Ju*ve lottare per il vertice: sono il patrimonio culturale del calcio italiano e anche più sim*patici ora». Se a Napoli non arriva la condanna? «Non so se è penalmente rilevante quel ti*po di frequentazione di Moggi, ma è viola*zione dell’articolo 1. E l’illecito associativo che non esisteva, era una falla nel sistema giuridico, è stato da noi introdotto. Ai tifosi ripeto che per me la giustizia penale e quel*la sportivo sono cose diverse». Ma chiederanno la revisione dei proces*si in caso di assoluzione o pena lieve. «Vale il discorso precedente, quello della cra*vatta? Quanto ai tifosi, credo che oggi pen*sino che non c’è quel qualcosa sotto di cui si chiacchierava, esacerbandosi, nei bar dai tempi dei centimetri di Turone».
DOMANDE SENZA RISPOSTA - Lei si rifà ad un modello di giustizia sportiva autonoma, ma la Procura fede*rale per indagare aspetta gli atti dai tri*bunali: senza intercettazioni, non si fan*no i processi sportivi. «Le do ragione: senza le nuove tecnologie non avremmo potuto perseguire Preziosi per la valigetta, non avremmo avuto Calcio*poli. Anche se nell’80 e nell’86 squadre come Lazio e Milan finirono in B per un calcio scommesse che non produsse nessuna con*danna penale». Peccato che sul suo tavolo di giudice sportivo arrivino casi spinosi solo se corroborati dalle informative della Po*lizia giudiziaria o dai faldoni. «In effetti. Ma mi faccia dire una cosa. Non ho partecipato al giudizio in cui si decideva la non giudicabilità di Moggi sulla questio*ne delle sim, sulle quali noi non potevamo giudicare nel 2006, visto che la Procura non aveva carte in merito, emerse nel 2007. Ep*pure non capisco le polemiche (e la rabbia federale, ndr): ma mi spiegate che economi*cità aveva a livello giuridico risanzionare un soggetto già squalificato per cinque an*ni, dimesso e ormai impossibilitato a rien*trare nell’ordinamento se poi da quasi tre anni pende su di lui una richiesta di radia*zione (ormai impossibile da perseguire, ndr)? Perché chi poteva non ha dato segui*to alla richiesta di radiazione?». Se non lo sa Sandulli...
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