Neolingua orwelliana (parte VI): il vescovo di Rimini vorrebbe bandire la parola "extracomunitario"
dalla Gazzetta di Modena (dell' 8 gennaio 2009):
Il vescovo di Rimini: extracomunitario è brutto, cambiamo
RIMINI. «Extracomunitario è parola brutta e cattiva, da bandire dal vocabolario ecclesiale, ma anche da quello civile»: lo ha detto il vescovo di Rimini, mons. Francesco Lambiasi [foto sopra, ndr], nell’omelia durante la Messa dei Popoli celebrata il giorno dell’Epifania nel Duomo della città. «Ma è soprattutto da bandire la mentalità che quella brutta parola veicola, - ha spiegato il prelato nella festa dei Re Magi venuti da lontano a onorare il bambino Gesù - e cioè una mentalità discriminatoria, in stridente contraddizione con la fede in un solo battesimo».
Monsignor Lambiasi ha rilevato come «nel gergo comune il termine ‘extracomunitario’ è stato fin da subito usato in modo intercambiabile con ‘africano’ e ‘vu cumprà’. La riprova è che nessuno si sognerebbe di chiamare extracomunitari i cittadini degli Usa o della Svizzera. Ma ciò che è più grave - ha detto ancora il vescovo di Rimini - è che la parola nel suo significato letterale indica chi è posto ‘fuori della comunità’ [se ci aggiungi "europea" magari lo spieghi meglio, ndr] e così, nell’immaginario collettivo, evoca la figura di uno che è escluso dalla cerchia di persone che si conoscono e di cui si ha fiducia» [in verità chi è che opera una distorsione della realtà, e peggio ancora mediante una censura linguistica, è proprio lui dal momento che le parole non corrispondono al vezzo irrazionalistico di chi le usa, ma servono ad esprimere concetti chiari e precisi. Monsignor Lambiasi si metta l'anima in pace: l'extra-comunitario è oggettivamente un individuo al di fuori, non facente parte di una data comunità, ndr].
Quindi extracomunitario è una parola da bandire, perchè «cattive parole trasportano cattivi pensieri e i cattivi pensieri scatenano cattivi sentimenti, orientando modi distorti di concepire la realtà».
Il vescovo di Rimini si è dunque impegnato in una significativa riflessione linguistica. Già tra i giornalisti si sta facendo strada l’appello a evitare la parola ‘clandestino’ e ‘immigrato clandestino’, con il suggerimento a preferire ‘migrante’ (un barcone di migranti) e nel caso si debba specificare che l’interessato è privo del permesso di soggiorno, ‘migrante irregolare’ [ad esempio si veda questo articolo di Affari Italiani del novembre 2008, ndr].
http://espresso.repubblica.it/dettag...mbiamo/2055950