Rutelli è «arrabbiato con Linda», «Rutelli preciserà», i pontieri tra il segretario e il presidente del Copasir sempre all'opera in momenti come questo ripetono questa litanìa per tutto il giorno. Ma forse Rutelli è molto più arrabbiato con Veltroni. Come conferma un ex margheritino che lo conosce molto bene: «Walter in questi ultimi tempi ha difeso, per diverse ragioni, Massimo D'Alema e Piero Fassino, ma quando Francesco è stato coinvolto nella vicenda di Napoli lui non ha fatto neanche un gesto di solidarietà». Sì, i rapporti tra i due che già prima vacillavano (dopo la sconfitta alle Amministrative di Roma per mesi Rutelli si è rifiutato di parlare direttamente con il segretario usando degli intermediari), ora sono ridotti ai minimi termini. Da una parte ci sono Veltroni e i suoi che hanno nutrito più di un sospetto per il Rutelli che correva a Napoli a parlare con i magistrati senza avvertire prima nessuno dei vertici del partito, e che dopo l'uscita di Lanzillotta su Villari sono diventati ancora più diffidenti e si pongono sempre lo stesso interrogativo: ma dove vuole andare a parare Francesco? Dall'altra parte c'è l'ex leader della Margherita che ha avuto l'impressione di essere stato lasciato solo nella vicenda napoletana. Il presidente del Copasir si sente sempre più a disagio nel Pd. E fatica a nasconderlo: «Questo partito sa molto di Pci», è il ritornello che Rutelli attacca spesso e volentieri quando si lascia andare a degli sfoghi. E ancora: «Se non ci fosse stata la Margherita che riequilibrava il peso dei diessini il Partito democratico non sarebbe mai nato».
A disagio Rutelli e a disagio una fetta abbondante dei suoi fedelissimi. Ieri su un divanetto di Montecitorio Paola Binetti, Luigi Bobba, Donato Mosella e altri parlamentari in odor di rutellismo hanno discusso a lungo sul problema del testamento biologico perché l'ala laica del Pd vuole riprendere questo tema e loro invece non ne hanno alcuna intenzione. «Non sarebbe male mettere una bombetta sotto quel divano», diceva ridendo la veltroniana Paola Concia. Uno scherzo, è ovvio, che però la dice lunga su come una parte del Pd viva con sempre maggiore insofferenza le prese di posizione dei rutelliani che appena possono prendono le distanze dalla linea ufficiale del partito. Del resto, non è stato proprio il presidente del Copasir a imporre uno dei tormentoni del Pd che tanto ha fatto discutere e litigare gli uomini di Largo del Nazareno? Cioè quello della collocazione europea del partito che ha aperto un dibattito durato decine di giorni e, peraltro, non ancora conclusosi.
Ora come ora, comunque, Rutelli smentisce a tutti, e anche con una certa fermezza, la notizia — pure circolata — secondo la quale lui starebbe preparando le valigie per andare con Pier Ferdinando Casini dopo le elezioni europee in caso di un tracollo del Partito democratico e di separazione consensuale tra ex diesse ed ex margheritini. Però non si sente a casa propria in quel Pd che «sa molto di Pci».
E che comunque uno strappo con il partito nel futuro non sia proprio da escludere sembra testimoniarlo anche il fatto che alcuni rutelliani convinti del progetto del Pd, man mano, abbiano preso le distanze dall'ex leader della Margherita e si siano andati avvicinando a Veltroni. E non si tratta nemmeno di rutelliani di seconda o terza fila. Si chiamano Paolo Gentiloni ed Ermete Realacci.
http://www.corriere.it/politica/09_g...4f02aabc.shtml