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    Predefinito La crisi del gas. Geopolitica energetica e sovranità

    Gas: Ue, situazione molto seria, Russia e Ucraina non rispettano impegni -3- 13/01 - 17:00

    Gestione rete ucraina Germania-Francia-Italia-Russia idea circolata recentemente (Il Sole 24 Ore Radiocor) - Strasburgo, 13 gen - La Commissione europea oggi ha discusso anche di eventuali misure da prendere se la crisi dovesse continuare, ma il portavoce non ha voluto indicare neppure teoricamente quali potrebbero essere. Anche questo un altro segnale di prudenza se non di attesa. Ha solo confermato che sul piano legale la questione e' nelle mani delle singole societa' che hanno firmato i contratti con Gazprom. L'esecutivo europeo oggi ha confermato che recentemente era circolata l'idea di un accordo Russia, Francia, Italia e Germania per gestire la rete di trasporto del gas in Ucraina. "A quanto ci risulta si tratta di una delle tante ipotesi circolate in questo periodo", ha genericamente indicato il portavoce. Aggiungendo che non e' stato oggetto di discussione tra i commissari. La cosa certa e' che proprio oggi Putin ha dichiarato che Mosca e Kiev devono dialogare per decidere che fare poiche'e' "forse il problema deriva dal sistema di trasporto del gas ucraino che forse non e' nelle condizioni tecniche di assicurarne il transito". L'Ucraina, invece, ritiene il blocco di oggi dipenda dalla debolezza della pressione del gas e dall'invio in un gasdotto non collegato ai gasdotti di esportazione verso l'Europa. Aps-y-



    www.ilsole24ore.com-europanotizie

  2. #2
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    2009-01-14 10:44GAS: GUERRA MOSCA-KIEV; BARROSO, FORNITURA O VIE LEGALI Se l'accordo fra Russia e Ucraina per la ripresa delle forniture di gas non verrà messo in pratica "con urgenza" la Commissione Ue dirà alle società Ue di adire alle vie legali e di fare un'azione concertata. Lo ha indicato il presidente della Commissione José Manuel Durao Barroso, intervenendo in aula al Parlamento europeo durante la presentazione del programma della presidenza ceca.

    La Gazprom ha ribadito oggi che Kiev impedisce il transito del gas russo destinato all'Europa attraverso l'Ucraina.


    (di Claudio Salvalaggio)

    E' riesplosa, tra accuse incrociate che tirano in ballo anche gli Usa, la guerra del gas tra Mosca e Kiev dopo la fragile tregua assicurata dalla mediazione di un' Europa sempre più infuriata ma impotente e a corto di gas. Alle 10.00 in punto di questa mattina, come promesso, Gazprom ha infatti cominciato a pompare i primi 76,6 milioni di metri cubi di metano destinato all'Occidente, ma Kiev ha bloccato le forniture per questioni tecniche: la prima è legata alla rotta scelta da Mosca, la seconda alla quantità extra di gas necessaria a tenere in pressione i gasdotti ucraini. La Commissione Ue ha subito definito "inaccettabile" la situazione e il suo presidente José Manuel Barroso ha telefonato al premier russo Vladimir Putin per manifestargli "la delusione della Ue" per gli ulteriori ritardi nelle forniture di gas russo e per il mancato accesso degli osservatori europei nelle sale operative delle centrali di smistamento di Gazprom e Naftogaz, poi risolto in serata. Solo il premier Silvio Berlusconi si è sbilanciato a favore di uno dei due contendenti: "non credo - ha detto - che ci siano preoccupazioni, però devo dire che andando dentro le cose non posso che capire le ragioni di Gazprom".

    Per tutto il giorno Mosca ha continuato a scaricare su Kiev ogni responsabilità del blocco del transito e il numero due di Gazprom, Aleksander Medvedev, ha addirittura insinuato che dietro le azioni ucraine ci sia lo zampino americano. "Si ha l'impressione che tutto questo musical attualmente in corso in Ucraina sia diretto da un altro Paese", ha osservato, ricordando l'accordo strategico firmato in dicembre tra Kiev e Washington, nel quale è previsto l'aiuto Usa per lo sviluppo delle infrastruture energetiche del Paese. L'Ucraina ha giustificato il suo rifiuto di far passare il metano russo sostenendo che Mosca ha scelto un gasdotto non legato alla rete dell'export ma al consumo interno e che il suo ri-orientamento lascerebbe quattro regioni orientali del Paese senza gas. Spiegazione respinta da Gazprom. Kiev inoltre chiede che sia il colosso russo a fornire i 21 milioni di metri cubi quotidiani di metano per mettere in pressione i gasdotti di transito. Per questo il presidente ucraino Viktor Iushenko ha proposto al suo collega russo Dmitri Medvedev di firmare un documento tecnico che fissi rotte, quantità, qualità e pressione del metano. Ma ad una settimana dalla chiusura dei rubinetti russi decretata da Putin - con una decisione che l'Urss non aveva mai preso neppure nei momenti peggiori della guerra fredda - non si intravede ancora una via rapida d'uscita dal tunnel, nonostante le telefonate roventi sull'asse Bruxelles-Mosca-Kiev e le numerose azioni legali già annunciate da più parti.

    L'Europa continua a restare al gelo, in particolare quella balcanica e centrale, tanto che domani i premier bulgaro e slovacco voleranno d'urgenza a Mosca. A Kiev intanto l'opposizione chiede la testa del premier Iulia Timoshenko e del presidente Viktor Iushenko, che tenta di difendersi giocando in attacco: il vero obiettivo di Putin è mettere le mani sui gasdotti ucraini e accelerare la costruzione del gasdotto Nord Stream, ha accusato. Ma entrambi i Paesi sembrano perdere ogni giorno che passa sempre più credibilità agli occhi di un'Europa temporaneamente ricompatta dal freddo.(claudio.salvalaggio@ansa.it)

  3. #3
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    2009-01-14 097Mezza Europa Est al gelo, opzione nucleare(di Flaminia Bussotti)

    Il braccio di ferro fra Russia e Ucraina sul gas ha preso in ostaggio molti degli ex satelliti di Mosca e lasciato, da una settimana, mezza Europa al gelo in uno degli inverni più freddi degli ultimi anni. Energia razionata e produzione ridotta, danni economici e un pesante bilancio di morti assiderati: a 20 anni dal crollo della cortina di ferro, l'Europa dell'est si sente ancora minacciata e dipendente da Mosca, e per questo ha trovato nuovo impulso, nelle giovani democrazie dell'est, l'idea di accelerare i piani nucleari come strumento per garantirsi maggiore autonomia, almeno energetica. Bulgaria e Slovacchia, fra i paesi più colpiti dalla crisi del gas, stanno considerando di rimettere in funzione reattori nucleari che erano stati costretti a chiudere come condizione per l'adesione all'Ue nel gennaio 2004. La Slovacchia lo sta facendo molto concretamente e solo oggi, dopo intense trattative con Bruxelles, il premier Robert Fico ha annunciato che farà slittare la preannunciata rimessa in funzione di un reattore della centrale di fabbricazione sovietica di Jaslovske Bohunice.

    Reattore che era stato chiuso solo il 31 dicembre scorso come parte degli accordi con Bruxelles sull'adesione. In caso di rimessa in funzione, l'Ue, vendendovi una violazione degli accordi, minaccia l'avvio di una procedura di infrazione contro Bratislava. Minaccia questa che potrebbe avere indotto il premier Fico a ritardare la riattivazione della centrale. Il rilancio di un vecchio reattore è una opzione subito ventilata anche da Sofia. Ma anche le altre capitali esteurope, strette fra gelo e dipendenza energetica, parlano apertamente di accelerazione e potenziamento dei programmi nucleari. In Polonia, che fra tutti è invece fra i paesi che sente meno la crisi perché il gas russo le arriva in parte attraverso un altro gasdotto in Bielorussia, il premier Donald Tusk ha annunciato oggi di voler far costruire "una o due" nuove centrali entro il 2020, e di voler diversificare le fonti di gas e petrolio. I morti per assideramento contati nel Paese da novembre sono comunque più di 80. In Ungheria, che dipende al 100% dal gas russo e dove pure l'apertura di nuove centrali è all'ordine del giorno, è emergenza da otto giorni: si va avanti con le riserve e le forniture sono razionate. Almeno 40 persone sono morte per il freddo questi giorni. In Bulgaria, il premier Serghei Stanishev ha quantificato oggi anche i danni economici per l'industria dal black out del gas: circa 50 milioni di euro in sette giorni (6-13 gennaio). Sia Fico che Stanishev andranno domani a Mosca per discutere l'emergenza gas.

    Meno grave invece il quadro in Romania, che dipende solo al 30% dal gas russo e il cui governo non fa che assicurare di avere la situazione sotto controllo. Tuttavia, con temperature scese a meno 20, il gelo ha fatto finora oltre 40 morti. La Repubblica ceca, presidente di turno dell'Ue, si barcamena in una difficile mediazione ma per ora non sembra avere una emergenza energetica nazionale come la Slovacchia: va avanti con le riserve, la centrale nucleare di Temelin e fonti diversificate di gas (i morti per il freddo sono tre). Niente allarme anche in Austria (il gas russo copre circa il 50% e ha ampie riserve) che si dice invece molto preoccupata da una possibile riapertura della centrale di Bohunice. (ANSA).

  4. #4
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    2009-01-14 097Berlusconi: Gazprom ha ragione ROMA - "Non credo che ci siano preoccupazioni, però devo dire che andando dentro le cose non posso che capire le ragioni di Gazprom": lo ha detto Silvio Berlusconi, parlando con i giornalisti durante una passeggiata romana. ansa

  5. #5
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    Ennesima mossa per spingere verso il nucleare...

    Resta il punto fondamentale da sciogliere: la sovranità politica si esercita solo con l'autonomia energetica.

  6. #6
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    L'Ucraina dalla rivoluzione arancione in poi è divenuta uno Stato fantoccio al servizio permanente della strategia americana di destabilizzazione della Russia e allargamento della Nato a est. Kiev ha sottratto senza vergogna, comportandosi da vero paese-truffa smascherato, tonnellate di gas proveniente dalla Russia e destinato all'Europa per scatenare la guerra del gas e incrinare le relazione economiche e politiche Russia-U.E.
    Che poi dietro si innesti anche la volontà di spingere con più convinzione verso il nucleare è possibile.

    Chiaramente senza sovranità energetica non può esserci sovranità politica. Ma concretamente quali potrebbero essere le vie d'uscita dalla strutturale dipendenza italiana in primis ed europea in secondo luogo, dall'estero?

  7. #7
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    Citazione Originariamente Scritto da terraeamore Visualizza Messaggio
    [...]

    Chiaramente senza sovranità energetica non può esserci sovranità politica. Ma concretamente quali potrebbero essere le vie d'uscita dalla strutturale dipendenza italiana in primis ed europea in secondo luogo, dall'estero?
    In una prima fase, immediata:

    1. Relazioni dirette Italia-Russia
    2. Relazioni dirette con i Paesi produttori di gas e petrolio

    In una fase di medio periodo:

    1. Investire i nostri fondi nella ricerca, relativamente alle risorse energetiche rinnovabili
    2. Investire nella costruzione di impianti energetici, sempre rinnovabili e sostenibili
    3. Ridurre gli sprechi (in Italia sono enormi) energetici delle imprese e, successivamente, della comunità tutta
    4. Promuovere il riciclaggio ed il riuso, per abbattere i costi della produzione, nonché quelli dell'energia

    ...etc...potrei scrivere 10 articoli su questo...

  8. #8
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    Citazione Originariamente Scritto da Outis Visualizza Messaggio
    In una prima fase, immediata:

    1. Relazioni dirette Italia-Russia
    2. Relazioni dirette con i Paesi produttori di gas e petrolio

    In una fase di medio periodo:

    1. Investire i nostri fondi nella ricerca, relativamente alle risorse energetiche rinnovabili
    2. Investire nella costruzione di impianti energetici, sempre rinnovabili e sostenibili
    3. Ridurre gli sprechi (in Italia sono enormi) energetici delle imprese e, successivamente, della comunità tutta
    4. Promuovere il riciclaggio ed il riuso, per abbattere i costi della produzione, nonché quelli dell'energia

    ...etc...potrei scrivere 10 articoli su questo...
    Bravo, mi sembra una buona proposta..per il prossimo numero.
    Comunque condivido tutto ciò che hai detto.
    Resto soltanto molto perplesso sul nucleare....
    Chiaramente credo debba prevalere un principio di precauzione e non il principio della prova. Quindi, sembrerebbe che il tuo ragionamento non faccia una piega.

  9. #9
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    Citazione Originariamente Scritto da Outis Visualizza Messaggio
    In una prima fase, immediata:

    1. Relazioni dirette Italia-Russia
    2. Relazioni dirette con i Paesi produttori di gas e petrolio

    In una fase di medio periodo:

    1. Investire i nostri fondi nella ricerca, relativamente alle risorse energetiche rinnovabili
    2. Investire nella costruzione di impianti energetici, sempre rinnovabili e sostenibili
    3. Ridurre gli sprechi (in Italia sono enormi) energetici delle imprese e, successivamente, della comunità tutta
    4. Promuovere il riciclaggio ed il riuso, per abbattere i costi della produzione, nonché quelli dell'energia

    ...etc...potrei scrivere 10 articoli su questo...
    scrivi, scrivi

  10. #10
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    Ci si proverà...

 

 
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