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Discussione: Voglia di impunità

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    Predefinito Voglia di impunità

    Quelli che gli anni di piombo sono passati

    Nel Paese del «nessuno tocchi Caino» ieri è nato un nuovo partito, quello del «nessuno tocchi Cesare Battisti», e la cosa sarebbe già di per sé sorprendente perché questo impunito terrorista - che ha cercato di riciclarsi in Francia come Simenon dei poveri - è francamente uno dei più indifendibili, e non solo per i reati commessi, ma anche per l’arroganza, la spocchia, la faccia da schiaffi.
    Ma la sorpresa è ancora più grande se si considera che a difendere l’indegno omonimo è un’organizzazione non di quell’estrema sinistra alla quale egli appartiene, ma di estrema destra.
    «Bisogna considerare gli anni difficilissimi in cui si protrasse la sua militanza politica. Sono pertanto felice che il Brasile non abbia concesso l’estradizione, lo status di rifugiato politico è più che opportuno»,
    ha detto Paolo Caratossidis, coordinatore nazionale di Forza Nuova, il quale ha aggiunto che Battisti e i suoi pari (rossi o neri che fossero) erano «giovani che per un ideale andavano a morire o si rovinavano l’esistenza intera».

    In realtà c’è poco da essere sorpresi.
    La panzana degli «anni difficilissimi», della «militanza politica» e degli «ideali» è molto più diffusa di quanto si possa credere.
    È innanzitutto il miserabile alibi con il quale gran parte dei terroristi, sia di destra sia di sinistra, cerca di alleviare, anzi di annullare le proprie colpe.
    E subito dopo è la falsificazione storica sulla quale si basa un ampio e trasversale fronte del colpo di spugna.
    Sono in molti a voler chiudere i conti, e soprattutto le pendenze giudiziarie, con la mitica «soluzione politica».

    Ieri ad esempio è stato il verde Paolo Cento a dire che si deve trovare «la forza di individuare una soluzione politico giudiziaria come l’amnistia».
    Il lettore obietterà che a un Caratossidis e a un Cento non si dovrebbe dar peso. È vero.
    Ma magari, si trattasse solo di un Caratossidis e di un Cento.
    Purtroppo l’idea malata che in quegli anni si fronteggiarono due avversari con simil dignità, e che i terroristi vanno comunque distinti dai criminali perché erano mossi da un ideale, è filtrata in gran parte delle nostre coscienze, e c’è da scommettere che parecchi dei politici che ieri hanno condannato la mancata estradizione di Battisti si direbbero più che disponibili, anche oggi stesso, ad «aprire un tavolo» (per usare il loro demenziale linguaggio).

    Curioso Paese, il nostro.
    Per certi reati la prescrizione è uno scandalo e ci si accapiglia ancora su Resistenza e Salò: perfino un monsignore, due anni fa in un cimitero, disse che «i morti non si possono mettere sullo stesso piano».
    Anche le foibe, le leggi razziali, il colonialismo, il Risorgimento e l’invasione napoleonica sono ancora ferite aperte.
    Ma gli anni Settanta godono di una sorta di franchigia, sono qualcosa da inserire in una sanatoria, da chiudere magari con una stretta di mano, un bel convegno, qualche killer in cattedra alla Sapienza.

    Michele Brambilla www.ilgiornale.it 15 01 09

    saluti

  2. #2
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    Predefinito Il Brasile nega l'estradizione!

    Rio de Janeiro - Il Brasile ha concesso lo status di rifugiato politico a Cesare Battisti, l'ex militante dei Proletari Armati per il Comunismo condannato all'ergastolo in Italia per quattro omicidi tra il 1977 e il 1979, la cui estradizione era stata chiesta tempo fa dall'Italia a Brasilia.
    Battisti, 52 anni, si trova agli arresti in un carcere della capitale brasiliana dal marzo dell'anno scorso.

    L'estradizione negata
    "E' tradizione del Brasile considerare di concedere lo status di rifugiato politico ogni volta che riteniamo che esiste un fondato timore di persecuzione politica contro un cittadino", ha spiegato Pedro Abromovay, segretario agli affari legislativi del ministero della giustizia.
    L'annuncio è arrivato tramite un comunicato diffuso nella notte dal ministro della Giustizia, Tarso Genro, che si è così pronunciato in modo opposto a quanto deciso dal Conare (Comitato Nazionale per i Rifugiati), che nel novembre scorso aveva respinto per tre voti contro due la richiesta di asilo politico formulata da Battisti.
    La nota ricorda che la decisione riguardante "lo scrittore italiano Cesare Battisti" è stata presa sulla base "dello statuto dei rifugiati del 1951 e della legge 9.474 del 1997", che prevedono quali ragioni valide per la concessione dello status di rifugiato "il fondato timore di persecuzione per motivi di razza o di opinione politica".
    La nota segnala tra l'altro che Battisti è stato condannato solo dopo la sua fuga in Francia nel 1981, sulla base di accuse non fondate su prove certe, ma della testimonianza del pentito Pietro Mutti.

    I timori di Battisti
    Qualche giorno fa, in un'intervista al settimanale brasiliano Epoca, Battisti aveva detto di essere sicuro di "finire morto" nel caso di un rientro in Italia, dichiarandosi "certo che se tornassi, finirei vittima di una vendetta.
    Nel 2004 ho sofferto in Brasile - aveva precisato - un tentativo di sequestro da parte dei servizi segreti paralleli italiani".
    In dichiarazioni apparse ieri sul quotidiano Estado de S.Paulo, Genro aveva ricordato che stava "cercando informazioni sul tipo di punizione che hanno sofferto gli apparati illegali di repressione che agirono in Italia in quel periodo, e che erano legati alla mafia e alla Cia. Devo conoscere questo perché, se questi apparati sono ancora intatti, c'é un rischio per Battisti".
    Genro aveva subito dopo aggiunto che nel caso di un sospetto fondato che una persona possa soffrire qualsiasi tipo di persecuzione in patria in relazione a fatti collegati alla propria azione politica, "questa persona deve essere considerata rifugiata".

    L'archiviazione della richiesta
    Il ministro ha informato della sua decisione nella tarda serata di ieri il presidente Luis Inacio Lula da Silva, hanno ricordato gli on line brasiliani subito dopo la pubblicazione della nota, precisando che "la concessione di tale status non passa dalla Presidenza della Repubblica", ed è pertanto "responsabilità del ministero della Giustizia".
    Ora, ricordano i media, il Tribunale supremo federale del Brasile (Stf) dovrà archiviare la richiesta di estradizione avanzata da Roma.

    L'imminente scarcerazione
    Secondo una portavoce del ministero della Giustizia brasiliano Battisti sarà scarcerato non appena il presidente o il vicepresidente della Corte Suprema del Brasile firmeranno l’ordine di scarcerazione, ha detto la portavoce.
    La decisione ultima sull’estradizione spetta alla Corte, ma il tribunale supremo, ha detto la portavoce, non ha il potere di revocare lo status di rifugiato politico concesso dal ministero.
    Battisti non potrà comunque essere scarcerato fino alla firma della Corte.
    Il comunicato del ministero della Giustizia uscito questa notte cita lo Statuto dei Rifugiati che prevede come motivo di concessione dell’asilo il "fondato timore di persecuzioni per motivi di razza o di opinioni politiche".
    Secondo il ministro Tarso, la sentenza italiana riconosce questa connotazione politica poiché cita il reato di associazione sovversiva "con la finalità di sovvertire il sistema economico e sociale del paese".

    Lo sdegno del governo
    Forte il rammarico della Farnesina che, in una nota, esprime "viva sorpresa" per la decisione.
    "Siamo assolutamente dispiaciuti e delusi dalla decisione del governo brasiliano di concedere lo status di rifugiato politico a Cesare Battisti",
    ha detto il ministro della Giustizia Angelino Alfano facendo sapere che conta di "parlare già oggi con il collega Frattini per valutare nuove iniziative".
    Alfano telefonerà nelle prossime ore al ministro della Giustizia brasiliano Tarso Genro per la concessione dello status di rifugiato politico a Battisti.
    Lo rende noto il ministro degli Esteri Frattini che ha a sua volta parlato con Alfano. È stato proprio Genro a ribaltare, in senso favorevole a Battisti, la precedente decisione del comitato nazionale per i profughi del Brasile.

    La mossa della Farnesina
    Su istruzione del ministro Frattini il segretario generale della Farnesina, Giampiero Massolo, ha convocato questo pomeriggio l’ambasciatore del Brasile a Roma, Adhemar Gabriel Bahadian.
    Secondo quanto si legge in una nota della Farnesina, nel corso del colloquio Massolo ha sottolineato, a nome del governo italiano, "la sorpresa e il rammarico" per la decisione del ministro della Giustizia brasiliano di accogliere il ricorso di Battisti contro la decisione a suo tempo presa dal comitato nazionale per i rifugiati.
    Il segretario generale ha in particolare evidenziato "lo sdegno unanime di tutte le forze politiche parlamentari nonché dell’opinione pubblica e dei familiari delle vittime, esprimendo forti perplessità sulle motivazioni alla base del provvedimento.
    Massolo ha quindi ribadito il fermo appello alle autorità brasiliane affinché, nel rispetto delle procedure interne, la decisione possa essere riconsiderata.

    Spataro: "E' una farsa"
    "È una decisione che sa di farsa quella del ministero della Giustizia brasiliano". Lo afferma il procuratore aggiunto di Milano, Armando Spataro, secondo il quale "ipotizzare che Battisti possa essere oggetto di una persecuzione da parte della giustizia e dello Stato italiano è offensivo per il nostro sistema e per le persone che Battisti ha ucciso e fatto uccidere".

    Alemanno scrive a Lula
    Il sindaco di Roma, Gianni Alemanno ha scritto una lettera al presidente del Brasile, Luiz Inacio Lula da Silva.
    Nella missiva al presidente del Brasile, Alemanno ricorda la ferita ancora aperta non solo per gli italiani ma soprattutto per coloro che "hanno perso i loro familiari durante quelli che in Italia abbiamo imparato a chiamare gli anni di piombo, in cui si è assistito ad una assurda violenza criminale travestita da lotta politica".

    la redazione del www.ilgiornale.it 15 01 09

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    Predefinito Il Governo Lula si spacca

    Roma«Matar è bonito?», uccidere va bene, è consentito?
    Il popolo non approva, la maggioranza si divide.
    In Brasile l’asilo concesso a Cesare Battisti sta diventando un caso politico. Molti brasiliani si sono indignati sui principali siti d’informazione, la maggioranza del presidente Luiz Inacio Lula da Silva sembra dividersi.
    La critica più dura è arrivata dal presidente del Senato dal nome altisonante, Garibaldi Alves Filho:
    «Una sentenza affrettata. E anche arrischiata in considerazione delle possibile conseguenze», ha tuonato.
    Garibaldi, come lo chiamano i media brasiliani, è un centrista del Movimento democratico brasiliano.
    Ed è proprio con gli alleati moderati che Lula dovrà fare i conti dopo la scelta del suo Guardasigilli Tarso Genro.
    Partito come presidente lustrascarpe, presidente operaio, speranza della sinistra terzomondista, Lula ha ormai spostato il suo baricentro verso il centrosinistra (il corteggiamento al Pmdb è il timbro della nuova identità), tanto che la sua viene definita ormai una moderna socialdemocrazia, lontana dal socialismo populista del vicino Chavez in Venezuela.
    Ma sui diritti civili il suo partito ha sempre mantenuto il punto: dopo la cattura di Battisti diversi deputati del Pt (il partito dei Lavoratori fondato dallo stesso Lula) parteciparono a petizioni e iniziative.
    Il presidente della commissione diritti umani della Camera, Luiz Couto, si è sempre esposto.
    Mentre insomma Lula garantiva già nel 2007 all’allora presidente del consiglio italiano Prodi di lavorare per l’estradizione di Battisti, il suo partito si impegnava per la liberazione.
    Un particolare che svela quantomeno una simpatia culturale: uno dei legali di Battisti, Luiz Eduardo Greenhalgh, è un ex deputato del Pt.

    Valter Pomar, responsabile delle relazioni internazionali del Partito dos Trabalhadores, si è affrettato ieri a precisare che la scelta di Genro non risponde alla linea ufficiale del PT.
    Ma poi ha commentato: «Sono d’accordo con la decisione. Fa parte della tradizione del governo brasiliano».
    E Genro ha fatto sapere di aver informato Lula prima della firma del provvedimento, e che il presidente «non è entrato nel merito».
    Uno smascheramento bell’e buono per Lula.
    Il Guardasigilli del resto è un fedelissimo, riconfermato per tre volte ministro in due mandati governativi, già presidente nazionale del partito nel 2005. Esiliato in Uruguay durante la dittatura militare, già portavoce del partito rivoluzionario comunista e sindaco di Puerto Alegre, ha titolato un recente editoriale sul suo sito «D’Alema parla», intendendo con questa citazione morettiana la necessità di uno scatto per una sinistra troppo zitta, in Italia e nel mondo.

    Nella «sentenza» che dà l’asilo a Battisti, smontando il parere del comitato per i rifugiati brasiliano (Conare), Genro ha citato più volte Norberto Bobbio. «Sono convinto che abbiamo preso la decisione corretta - ha chiarito ieri -. Il mio passato politico non ha pesato nella mia scelta. E comunque qualsiasi atto può essere contestato dal potere giudiziario».
    «Il peggior ministro della Giustizia che abbiamo mai avuto», commentava ieri un lettore dell’agenzia Estadao. «Dobbiamo chiedere scusa agli italiani e ai parenti delle vittime», ha aggiunto un altro.
    Ma sarà Lula in persona, non Genro, a dover rispondere a Garibaldi.

    Emanuela Fontana www.ilgiornale.it di oggi

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    Predefinito Il bel mondo di Carla

    Nella vicenda relativa allo squallido caso Battisti, squallido per il soggetto in sé e per l’escamotage con cui si cerca di nobilitarlo (un perseguitato per le sue idee, ma dai...), emerge il velleitarismo di un demi-monde che della vita ignora tutto, perso com’è nell’inseguire il proprio narcisismo.
    Non ci sorprende, però, che dietro la mancata estradizione di un assassino cialtrone ci sia un pressing, come dire, matrimonial-istituzionale transalpino, ovvero la manina della prima signora di Francia, quella Carla Bruni a cui il cambio di nazionalità non ha intellettualmente giovato.
    Per spiegare come Oltralpe si stia correndo a briglia sciolta verso il ridicolo, basterà un aneddoto.
    Ha raccontato il regista inglese dello special televisivo sulla Bruni trasmesso in Francia a Capodanno che, mentre stavano sistemando le luci per le riprese nel salotto di lei al Bois de Boulogne, è entrato lui, ovvero il presidente della Repubblica.
    «Hi, I’m Nick, nice to meet you», ha salutato. Poi si è chinato per baciare sul collo la dolce mogliettina.
    «Puzzi di sigaretta» ha replicato lei, non si sa se in francese, in italiano, o in inglese, poi ha imbracciato la chitarra e ha interpretato L’amoureuse, con il suo solito broncio e la sua vocina da gattina.
    Il consorte è rimasto ad ascoltare appoggiato alla porta-finestra della sala, mani in tasca, sorriso a 58 denti... Dopo mezz’ora, infine, ha tolto il disturbo: «Ho un appuntamento con Barack Obama» ha fatto sapere.

    Raramente in un breve scambio è condensata una così perfetta immagine di imbecillità domestica, fatta di giovanilismo fuori luogo e fuori tempo, punzecchiature da innamorati, piccoli deliri da prime donne, maschili e femminili, va da sé.
    L’idea che i francesi si ritrovino Carla Bruni come presidentessa ci ripaga in fondo della loro spocchia.
    Da noi il suo target sarebbe potuto essere Flavio Briatore, ci vogliamo rovinare, Oliviero Toscani... Da loro è l’Eliseo.
    Si sentono l’ombelico del mondo e sono costretti tutti i giorni a sorbirsi uno con i Ray-Ban da motociclista della Polstrada e i tacchi da tappetto che arranca a fianco di una fasciata nei fuseaux, le sneakers ai piedi, la rucola anche nelle orecchie...
    Erano abituati ai rossori della signora de Gaulle, al mandrillismo elegante di François Mitterrand e sono costretti a sopportare il rampantismo fanatico e volgare del primo cittadino, il rampantismo nudo e fintamente intellettuale della sua consorte.
    Maestri di stile, sono lì ogni due per tre a fare i conti con aerei privati, motoscafi, gite a Eurodisney, gite alle Piramidi, gite sui dromedari, cene da Fouquet’s, dichiarazioni estemporanee di suocere, cognate, generi... Un’apoteosi.

    E che dire poi degli intellos, quella fauna variopinta e mal vestita che «piscia» - ci si perdoni l’espressione - un saggio o un romanzo ogni sei mesi, pontifica su tutto e non sa niente, si innamora di ogni idea che sia vendibile e alla moda?
    Ritrovarsi sorpassati a sinistra dal campione della destra economica, è già imbarazzante.
    Sapere che il tutto è dovuto al birignao e al ronron della sua sposina è ancora più farsesco.
    E del resto il loro mondo è quello lì, l’ex terrorista, il finto scrittore, il vero assassino, l’ex modella, la finta cantante, il gauchiste convertito al liberismo, il liberista con il complesso di inferiorità, il caviale come companatico, il pubblicitario come paraninfo, la ministressa con il fratello mariuolo...
    In tutta la vicenda Battisti non c’è purtroppo un briciolo di umanità, di reale sofferenza, di difesa anche sbagliata dei diritti di una persona.
    C’è, più semplicemente, un mezzocalzettismo ideologico-politico, catafratto e autoreferenziale.
    Ah, la France...

    Stenio Solinas www.ilgiornale.it 16 01 09

    saluti

 

 

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