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  1. #1
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    Predefinito DiPietro interrogato a Napoli

    Napoli - Quattro ore d’interrogatorio. E non passa la paura. Quando Di Pietro esce dagli uffici della procura di Napoli, regala ai cronisti inzuppati di pioggia sorrisi e battute. Sembra sereno, soddisfatto. Ma così non è. E non solo perché svicola di fronte alle domande più impertinenti dei giornalisti («le hanno chiesto della fuga di notizie? Come faceva a sapere delle indagini? È imbarazzato per quel che sta accadendo? In che posizione è suo figlio? I suoi rapporti con il provveditore Mautone?») bensì perché ha appena saputo che il rampollo di famiglia, intercettato mentre chiede favori al provveditore di Campania e Molise, è ufficialmente iscritto nel registro degli indagati. Lo sa, ma dice di non saperlo: «Non ho la minima idea». E poi con la stampa gioca subito d’anticipo, come se fosse lui a chiedere agli ex colleghi di indagare su Cristiano: «Ma a prescindere, dico che bisogna indagare. Si faccia un’indagine a tutela. C’è il riserbo istruttorio, non posso dire niente. E comunque ho chiesto alla procura di indagare, e la procura doverosamente dovrà indagare, senza alcun riguardo per nessuno. Non vogliamo che ci sia alcuna riserva nei confronti di parenti, figli compresi, ed esponenti di partito». E poco dopo: «Nei confronti di mio figlio non c’è niente di più di quanto riguarda tutti gli altri. Da ex magistrato e da persona che conosce come vanno i fatti, so che ogni notizia di reato per definizione deve avere un accertamento. Loro lo faranno, ma io ho chiesto che si faccia, perché abbiamo interesse che ci sia un’indagine anche sulle telefonate per differenziare i comportamenti corretti da quelli scorretti».

    Microfoni, flash e telecamere lo costringono a parlare sempre più a ridosso del muro. Sorride sempre meno, Tonino. La prende alla larga, parte coi ringraziamenti alla categoria: «Nel rispetto del segreto istruttorio posso dire che i magistrati ci mettono tutta la buona volontà e con una realtà fattuale che è conseguenza di Mani pulite. Ai nostri tempi era più facile scoprire reati che erano più eclatanti, oggi si usano mezzi leciti per fini illeciti. Ai pm di Napoli va il massimo sostegno e la massima serenità nel loro lavoro, perché quando ho visto quegli uffici pieni di faldoni per terra e le stanze strapiene dove non si può nemmeno passare, io penso che in un Paese normale bisognerebbe citare a giudizio il ministero della Giustizia con riferimento a sicurezza e serenità del lavoro». Sì, certo. Ma i suoi rapporti con Mautone? La storia del trasferimento, l’episodio dell’estate del 2007. Di Pietro sorride ancora, si fa scuro per qualche secondo solo quando sente riecheggiare la parola «talpa», dopodiché torna sereno fissando la telecamera più vicina: «Voi insistete a parlare di Mautone ma non è solo di Mautone che bisogna parlare. Carte e documenti alla mano, ho messo in condizione la procura di ricostruire i fatti, perché io, responsabilmente e doverosamente, nell’estate del 2007 ho trasferito non solo Mautone, ma decine di decine in altre sedi o provveditorati perché evidentemente si erano verificati fatti e circostanze per cui al ministero, non solo io, c’era interesse a effettuare tutto ciò. Chiedete a loro. I fatti che riguardano i trasferimenti e che ho documentato hanno trovato formidabile riscontro nella lettura incrociata dei documenti con le intercettazioni. Chi come me ha messo in piedi attività per contrastare la corruzione, se c’è una telefonata poco chiara che riguarda un familiare ancora di più chiede che si indaghi. E ho avuto riscontro di una magistratura serena».
    L’incalzare delle domande porta Tonino a cambiare registro. Sorride meno quando volge lo sguardo e l’eloquio «a chi fa giornalismo per fare altra attività». Immaginando che «non siano presenti certi giornalisti (chissà a chi si riferisce, ndr)» ricorda che «l’indagine di Napoli non riguarda l’indagine su mio figlio ma ben altre e grossissime vicende. Vi prego di non trasformare stuzzicadenti in trave e la trave in pagliuzza». Sì, va bene. Ma l’Idv, da questa storia, avrà danni d'immagine? Di Pietro si volta di scatto, un ghigno benevolo anticipa la risposta: «I danni della politica derivano dal fatto che si criminalizza prima di accertare i fatti. In questo caso non me la prendo con l’informazione che racconta correttamente i fatti e con i magistrati che indagano». Il tempo di finire la frase e parte la domanda successiva. Scusi, Di Pietro, ma lei ha chiesto a suo figlio di interrompere i contatti con Mautone? Sbuffa, Tonino. «Guardi, i fatti che hanno portato... sono stati tutti riferiti all’autorità giudiziaria». Non trova tempo per dire altro, se non che «invece di criminalizzare i magistrati lasciamo che facciano un’indagine ad ampio raggio». Arduo capire a chi si riferisce. «Adesso basta, grazie arrivederci». Slalom tra i cronisti alla ricerca dell’Alfa Romeo che lo riporterà a Roma. La macchina è nel parcheggio ma non si trova. Dentro c’è Silvana Mura, la tesoriera del partito. Sembra avere l’espressione preoccupata. Lui continua a sorridere.

    http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=321204&START=1&2col=

  2. #2
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    Predefinito I due Di Pietro Il giorno più lungo

    16/1/2009 (7:14) - L'INCHIESTA SU MAUTONE I due Di Pietro Il giorno più lungo




    Indagato il rampollo del leader dell’Idv. Il padre va dai pm: ho chiarito le cose



    http://www.lastampa.it/redazione/cms...0087girata.asp



    È indagato, Cristiano Di Pietro. La Procura di Napoli lo ha iscritto per corruzione, turbativa d’asta e abuso d’ufficio nell’ambito della inchiesta «madre» (il cui esito è allo stato imprevedibile) che riguarda il malaffare gestito dall’ex provveditore alle opere pubbliche della Campania e del Molise, Mario Mautone. E’ indagato da tempo il figlio di Tonino, l’ex pm oggi leader di Italia dei Valori, che proprio ieri è stato interrogato per tre ore dal procuratore aggiunto Franco Roberti e dai sostituti D’Onofrio, Falcone e Filippelli. Ai giornalisti, il leader di IdV ha assicurato che nulla sa (o ha chiesto) della posizione del figlio, dichiarandosi «orgoglioso», come cittadino, politico, leader di IdV, di aver dato il suo contributo per «individuare le responsabilità», portando «fatti e circostanze» utili alla lotta «alla corruzione». E’ vero, anche per la procura le dichiarazioni di Di Pietro senior sono state utili a dissipare i dubbi sulla «fuga di notizia» pilotata che lo portò, da ministro per le Infrastrutture (è il luglio del 2007) alla sostituzione di Mautone, richiamato a Roma.

    Antonio Di Pietro ha spiegato che quando si insediò al ministero istituì una commissione amministrativa che produsse una istruttoria che si concluse con una serie di cambi di poltrone interne. E, dunque, che Mautone finì in quella «lista nera» sulla base della sua inchiesta. Di Pietro ha convinto la Procura che lui non si è fatto ricattare e che, se solo avesse avuto sentore di questo ricatto, avrebbe fatto arrestare i suoi protagonisti. Resta il fatto che Cristiano Di Pietro è indagato, come lo sono altri esponenti politici dell’IdV e di altri partiti, come il senatore di An Gennaro Coronella, nell’ambito della inchiesta «madre» della Procura di Napoli. I reati ipotizzati vanno dalla corruzione all’abuso d’ufficio e alla turbativa d’asta. E’ indagato anche il senatore IdV Nello Di Nardo, che quando Di Pietro era ministro faceva parte della sua segreteria politica. Nel rapporto della Dia, depositato nell’ambito del filone «Global Service», quello di Alfredo Romeo, vi sono accenni a decine di intercettazioni telefoniche e ambientali. Non tutte quelle agli atti dell’inchiesta, naturalmente. Di Nardo parla con Mautone e sponsorizza l’affidamento di incarichi a due architetti: «Mi raccomando, sono due amici di Cristiano ai quali non bisogna far prendere collera...». E già, le raccomandazioni. E non solo.

    Per esempio l’allora capogruppo al Senato di IdV, Nello Formisano - Mautone ad altri confida: «Il senatore è amico mio» - anche dopo che Di Pietro lo ha fatto fuori, il 3 novembre del 2007 parla con l’ex provveditore di Napoli. Mautone gli ricorda «di non dimenticarsi della situazione di Russo (un dirigente del Provveditorato di Napoli da promuovere, ndr)». Non sono solo le «raccomandazioni» a mettere in difficoltà Cristiano Di Pietro perché, secondo il rapporto degli investigatori, «vi sono suoi interessi anche in alcuni appalti e su alcune forniture». Quando Mautone gli dice che per i lavori per la Chiesa «è arrivata la richiesta dell’impresa “Gentile"», Cristiano commenta: «Perfetto!». Di Pietro junior, il senatore Di Nardo. E poi il sindaco di Recale, Caserta, parlamentare di IdV, Americo Porfidia. Che si scopre essere indagato per camorra. Sembra una maledizione, quella che si è abbattuta sul partito campano di Di Pietro.

    Molto effervescente e dilaniato da guerre intestine. Che, per esempio, il parlamentare Franco Barbato ha denunciato pubblicamente, chiamando in causa due consiglieri regionali di IdV in odore di contiguità con la camorra. Colpisce, nella lettura delle «carte» della Procura anche l’utilizzazione di Mautone in chiave politica interna. C’è un consigliere regionale della Campania, Francesco Manzi, che scalpita, forse vuole uscire dal gruppo parlamentare regionale. Il cugino del senatore Nello Formisano spiega al provveditore Mautone che proprio il senatore «vuole dare un segnale a quello scemo di Manzi», e dunque che Mautone deve promuovere un sopralluogo nei cantieri per due chiese «i cui lavori stanno a cuore di Manzi».

  3. #3
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    Citazione Originariamente Scritto da pacatamente Visualizza Messaggio
    Napoli - Quattro ore d’interrogatorio. E non passa la paura. Quando Di Pietro esce dagli uffici della procura di Napoli, regala ai cronisti inzuppati di pioggia sorrisi e battute. Sembra sereno, soddisfatto. Ma così non è. E non solo perché svicola di fronte alle domande più impertinenti dei giornalisti («le hanno chiesto della fuga di notizie? Come faceva a sapere delle indagini? È imbarazzato per quel che sta accadendo? In che posizione è suo figlio? I suoi rapporti con il provveditore Mautone?») bensì perché ha appena saputo che il rampollo di famiglia, intercettato mentre chiede favori al provveditore di Campania e Molise, è ufficialmente iscritto nel registro degli indagati. Lo sa, ma dice di non saperlo: «Non ho la minima idea». E poi con la stampa gioca subito d’anticipo, come se fosse lui a chiedere agli ex colleghi di indagare su Cristiano: «Ma a prescindere, dico che bisogna indagare. Si faccia un’indagine a tutela. C’è il riserbo istruttorio, non posso dire niente. E comunque ho chiesto alla procura di indagare, e la procura doverosamente dovrà indagare, senza alcun riguardo per nessuno. Non vogliamo che ci sia alcuna riserva nei confronti di parenti, figli compresi, ed esponenti di partito». E poco dopo: «Nei confronti di mio figlio non c’è niente di più di quanto riguarda tutti gli altri. Da ex magistrato e da persona che conosce come vanno i fatti, so che ogni notizia di reato per definizione deve avere un accertamento. Loro lo faranno, ma io ho chiesto che si faccia, perché abbiamo interesse che ci sia un’indagine anche sulle telefonate per differenziare i comportamenti corretti da quelli scorretti».

    Microfoni, flash e telecamere lo costringono a parlare sempre più a ridosso del muro. Sorride sempre meno, Tonino. La prende alla larga, parte coi ringraziamenti alla categoria: «Nel rispetto del segreto istruttorio posso dire che i magistrati ci mettono tutta la buona volontà e con una realtà fattuale che è conseguenza di Mani pulite. Ai nostri tempi era più facile scoprire reati che erano più eclatanti, oggi si usano mezzi leciti per fini illeciti. Ai pm di Napoli va il massimo sostegno e la massima serenità nel loro lavoro, perché quando ho visto quegli uffici pieni di faldoni per terra e le stanze strapiene dove non si può nemmeno passare, io penso che in un Paese normale bisognerebbe citare a giudizio il ministero della Giustizia con riferimento a sicurezza e serenità del lavoro». Sì, certo. Ma i suoi rapporti con Mautone? La storia del trasferimento, l’episodio dell’estate del 2007. Di Pietro sorride ancora, si fa scuro per qualche secondo solo quando sente riecheggiare la parola «talpa», dopodiché torna sereno fissando la telecamera più vicina: «Voi insistete a parlare di Mautone ma non è solo di Mautone che bisogna parlare. Carte e documenti alla mano, ho messo in condizione la procura di ricostruire i fatti, perché io, responsabilmente e doverosamente, nell’estate del 2007 ho trasferito non solo Mautone, ma decine di decine in altre sedi o provveditorati perché evidentemente si erano verificati fatti e circostanze per cui al ministero, non solo io, c’era interesse a effettuare tutto ciò. Chiedete a loro. I fatti che riguardano i trasferimenti e che ho documentato hanno trovato formidabile riscontro nella lettura incrociata dei documenti con le intercettazioni. Chi come me ha messo in piedi attività per contrastare la corruzione, se c’è una telefonata poco chiara che riguarda un familiare ancora di più chiede che si indaghi. E ho avuto riscontro di una magistratura serena».
    L’incalzare delle domande porta Tonino a cambiare registro. Sorride meno quando volge lo sguardo e l’eloquio «a chi fa giornalismo per fare altra attività». Immaginando che «non siano presenti certi giornalisti (chissà a chi si riferisce, ndr)» ricorda che «l’indagine di Napoli non riguarda l’indagine su mio figlio ma ben altre e grossissime vicende. Vi prego di non trasformare stuzzicadenti in trave e la trave in pagliuzza». Sì, va bene. Ma l’Idv, da questa storia, avrà danni d'immagine? Di Pietro si volta di scatto, un ghigno benevolo anticipa la risposta: «I danni della politica derivano dal fatto che si criminalizza prima di accertare i fatti. In questo caso non me la prendo con l’informazione che racconta correttamente i fatti e con i magistrati che indagano». Il tempo di finire la frase e parte la domanda successiva. Scusi, Di Pietro, ma lei ha chiesto a suo figlio di interrompere i contatti con Mautone? Sbuffa, Tonino. «Guardi, i fatti che hanno portato... sono stati tutti riferiti all’autorità giudiziaria». Non trova tempo per dire altro, se non che «invece di criminalizzare i magistrati lasciamo che facciano un’indagine ad ampio raggio». Arduo capire a chi si riferisce. «Adesso basta, grazie arrivederci». Slalom tra i cronisti alla ricerca dell’Alfa Romeo che lo riporterà a Roma. La macchina è nel parcheggio ma non si trova. Dentro c’è Silvana Mura, la tesoriera del partito. Sembra avere l’espressione preoccupata. Lui continua a sorridere.

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    Citazione Originariamente Scritto da revolver ocelot Visualizza Messaggio
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  7. #7
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    L'ex magistrato ai pm: avanti senza riguardi per i parenti

    Napoli, Di Pietro junior indagato
    Il padre in Procura: si faccia luce

    Gli inquirenti: atto dovuto. Il leader Idv sentito anche sul trasferimento di Mautone

    Di Pietro con il figlio Cristiano NAPOLI - Anche Cristiano Di Pietro è tra gli indagati nell'inchiesta sull'imprenditore Alfredo Romeo e su ex esponenti dell'amministrazione comunale di Napoli. La conferma sulla posizione del figlio del leader dell'Italia dei Valori arriva proprio nel giorno in cui suo padre si presenta in Procura e depone per circa tre ore davanti ai magistrati titolari dell'indagine, i pm Falcone, D'Onofrio e Filippelli. L'iscrizione nel registro degli indagati di Di Pietro jr (per il reato di corruzione) è però da considerarsi, secondo gli inquirenti, un atto dovuto, necessario per poter eseguire ulteriori attività investigative. E non coglierà di sorpresa lo stesso Antonio Di Pietro, che ieri, durante la lunga deposizione, ha invitato più volte i pm napoletani a indagare «senza alcun riguardo anche su parenti, figli compresi, e su esponenti del mio partito». All'uscita dalla Procura, Di Pietro ha spiegato ai giornalisti — «nell'assoluto rispetto del segreto istruttorio» — il senso del suo incontro con i magistrati. Ha ripetuto più volte di augurarsi una indagine nei confronti del figlio, perché — dice — «sono un ex magistrato e so bene come funzionano le cose».
    E cioè che «se c'è una notizia di reato bisogna indagare». Di Pietro assicura di non sapere se c'è già un'indagine a carico di suo figlio ma, aggiunge, «io mi auguro che in ogni caso i magistrati napoletani indaghino, perché si tratterebbe di una indagine a tutela». Cristiano Di Pietro compare in alcune telefonate intercettate durante le indagini, in cui chiede favori e raccomandazioni a altre persone finite nel mirino degli investigatori. Quando queste intercettazioni sono venute fuori, Di Pietro jr è uscito dall'Italia dei Valori, dandone l'annuncio con una lettera che il padre ha anche pubblicato sul suo blog, dopo aver in più occasioni criticato il comportamento del figlio che emerge dalle conversazioni intercettate. Ora che ha deposto davanti ai magistrati napoletani e che li ha invitati ripetutamente ad avviare una indagine che nei fatti già c'è, Antonio Di Pietro non rinuncia a prendere le difese di Cristiano. Dice: «L'inchiesta napoletana, sia chiaro, non riguarda mio figlio ma vicende grossissime. Ora per favore non facciamo che uno stuzzicadenti diventi una trave e che la trave diventi una pagliuzza».


    Sembra però una preoccupazione più mediatica che giudiziaria, perché della sua lunga deposizione Di Pietro si ritiene più che soddisfatto. Dice di aver potuto dimostrare, «documenti alla mano», che quando era ministro delle Infrastrutture decise il trasferimento dell'ex provveditore alle opere pubbliche Mario Mautone non sulla base di una fuga di notizie, ma nell'ambito di «un grappolo di trasferimenti che riguardarono anche altre persone». Mautone è ritenuto dall'accusa uno dei personaggi centrali del «sistema Romeo», e la decisione di Di Pietro di trasferirlo quando di quest'inchiesta ancora non si sapeva nulla, ha spinto qualcuno ad avanzare l'ipotesi che l'ex pm di Mani Pulite avesse ricevuto informazioni confidenziali su una indagine in corso. Ma Di Pietro avrebbe invece convinto i pm che non fu così, spiegando che sia Mautone che gli altri raggiunti dai provvedimenti di trasferimento erano persone molto chiacchierate all'interno dei loro uffici, e per questo preferì destinarli a altri incarichi. «E ne sono molto orgoglioso — ha aggiunto — perché ora ho trovato un riscontro formidabile dalla lettura incrociata dei documenti da me presentati e delle intercettazioni telefoniche ».
    Fulvio Bufi
    16 gennaio 2009
    http://www.corriere.it/cronache/09_g...4f02aabc.shtml

  8. #8
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    Citazione Originariamente Scritto da 14Aprile2008 Visualizza Messaggio
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    Ok professorone.

  9. #9
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    ooooopsss....
    che strano!!!! non ci sono compagni a commentare qui.... mah, chissa' perche'....

  10. #10
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    ben gli sta,io come compagno non apprezzo dipietro e le sue furbate mediatiche,si guardi nel suo orticello,che e'meglio,lui grande fustigatore....ma vada a cagare,lui e i suoi fans sfegatati a prescindere,sempre....

 

 
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