IN MERITO ALLA CENTRALE DI PORTO TOLLE di Davide Balestri

In un ottica di politica energetica, non si può che guardare con favore alla riconversione della centrale della centrale di Porto Tolle da olio combustibile a carbone.
In primo luogo non ci si può permettere di fare ragionamenti del tipo “NO al carbone” “SI' al nucleare” e simili, perché quando si parla di tecnologia entrano in gioco diverse variabili(tempi di applicazione industriale, formazione di personale con competenze tecniche specifiche, reperibilità dei materiali ecc.), che non dovrebbero mai essere trascurate.
Ma adesso mi limito ad elencare i motivi per cui è giusto riconvertire la centrale da olio combustibile a carbone:
-Il carbone ha un prezzo relativamente basso, buon potere calorifico(se il carbone è di buona qualità confrontabile o superiore a quello dell'olio combustibile),e un'applicazione che è quasi esclusivamente quella della produzione energetica(salvo casi di liquefazione o gassificazione, utili ad ottenere carburanti, industrialmente poco applicati). E' anche molto presente, molto di più di petrolio e gas, e questo rende il tutto un investimento conveniente. Si stima che le riserve dureranno circa 300 anni e quindi al giorno d'oggi non da motivo di preoccupazione.
Può essere importato da un grande numero di paesi fornitori e se ne possono creare riserve strategiche(cosa che con il gas naturale non si può fare).
-L'alta potenza nominale che la centrale è in grado di erogare, cioè 1990MW, è una buona fetta del consumo medio in Italia, considerando che la potenza media presente sulla linea dev'essere di 40GW = 40.000MW. Inoltre una centrale termoelettrica convenzionale è in grado di adeguare la potenza generata a seconda della richiesta istantanea, cioè la combustione può essere rallentata od accelerata. Da aggiungersi al fatto che al giorno d'oggi non sono ancora pronte le competenze, il personale, e un apparato industriale adeguato per la ripresa di un programma nucleare.
-L'affidabilità della fonte di energia del carbone, rende questo investimento di gran lunga preferibile rispetto ad altri sulle cosiddette “fonti alternative” quali l'eolico o il solare fotovoltaico e termodinamico, proprio per l'aleatorietà di sole e vento. E' la potenza, cioè l'energia erogata al secondo(la velocità del flusso di energia sulla rete se vogliamo), che è fondamentale in queste questioni, poiché un suo calo improvviso, di fronte ad una richiesta costante causa un black out.
-Una centrale ad olio combustibile,(cioè che brucia la frazione più altobollente del petrolio, costituita da anelli aromatici policondensati, i quali sono estremamente nocivi alla salute), può essere riconvertita in maniera poco dispendiosa solo in una centrale a carbone(o a gas: però ci sono sistemi più moderni e più convenienti per la combustione del gas), in quanto i combustori in uso per i due combustibili sono analoghi(a letto trascinato). E' richiesto solo un intervento di sostituzione dei “bruciatori”, ovvero il sistema di apporto del combustibile, che in un combustore a letto trascinato sparano il carbone finemente triturato tra due getti d'aria che tendono a portarlo verso l'alto e qualche altra modifica per abbattere gli inquinanti.
-Quanto ad inquinamento, sebbene, anche dopo le frequenti piogge acide della metà del secolo scorso, la collettività sia rimasta fortemente impressionata negativamente, i moderni sistemi di trattamento del combustibile prima, e dei fumi di combustione dopo, rendono il rilascio di agenti inquinanti certamente minore di quanto non si verificasse una volta. I sistemi di “reburning”, che frazionano l'introduzione del combustibile nei combustori, permettono, attraverso l'utilizzo di un un altro combustibile(15% sulla somma totale) a bassa formazione di incombusti(quale può essere il gas naturale), di abbattere le emissioni degli ossidi di azoto(generata da tutti i sistemi di combustione a causa del fatto che l'aria per l'alimentazione è composta per il 79% da azoto), del 60%, cioè ben oltre i parametri stabiliti dalla legislazione. Questo potrebbe essere un miglior impiego del gas di estrazione o ottenuto addirittura da processi di gassificazione di combustibili di scarsa qualità(come ad esempio determinati tipi di carbone come le torbe).
I trattamenti pre e post combustione rendono possibile l'abbattimento delle emissioni di anidridi solforiche e solforose, le quali legate con l'acqua atmosferica danno acido solforico, e quindi piogge acide.
La maggior parte delle polemiche riguarda il fatto che la combustione del carbone libera più CO2 rispetto agli altri combustibili fossili, perché il componente principalmente ossidato nella reazione di combustione è il carbonio, e non l'idrogeno, come nel gas naturale. Tuttavia, nonostante il clamore mediatico, ci sono moltissimi dubbi riguardo alla fondatezza della teoria dell'AGW (Antropogenic Global Warming), la quale si prospetta come un vero e proprio falso scientifico.
-E' sbagliato utilizzare olio combustibile per produrre energia, in quanto, gli anelli aromatici, quali nafteni e benzeni, sono impiegati in grande quantità nelle produzioni petrolchimiche.
-La liberalizzazione del mercato dell'energia ha portato al moltiplicarsi degli investimenti sia dell'ENEL che di molti imprenditori affacciatisi sul mercato, nei sistemi a ciclo combinato, in quanto sono più convenienti nel breve termine. Essendo la loro efficienza energetica molto alta, la loro diffusione ha avuto negli ultimi anni un'impennata notevole, per quanto riguarda la produzione di energia elettrica.
Pur avendo rendimenti alti, bruciano una sostanza politicamente poco affidabile, in quanto essa proviene dall'estero ed è di difficile trasporto e stoccaggio. Infatti può essere trasportata solo in due modi: o con gasdotti, oppure con trasporti via nave. Ma avendo il gas naturale temperatura critica inferiore a quella ambiente(ossia la temperatura oltre la quale non è più possibile liquefarlo aumentando la pressione), occorre far avvenire la liquefazione per via criogenica, cioè utilizzando energia per raffreddare il gas e portarlo allo stato liquido.
Per lo stesso motivo è di difficile stoccaggio, e quindi diventa difficile creare una riserva strategica.
-Se sostituissimo l'intera produzione di energia elettrica ottenuta dal gas col carbone(supposto completamente a letto trascinato con tecnologia di “reburning”, quindi che brucia gas naturale per il 15 % della somma totale del combustibile introdotto), potremmo portare ad un quarto l'importazione di gas naturale proveniente dall'estero: se considerassimo la potenza media nazionale consumata(40GW) e ne ricavassimo il 66,3%(pari alla percentuale dell'energia fornita dal gas naturale), avremmo la potenza totale media prodotta da gas pari a 26,52GW.
Se questi fossero coperti completamente con la suddetta tecnologia a carbone, otterremmo una potenza generata da gas naturale a livello nazionale pari a 3,98GW.
Supponendo che i 26,52GW siano prodotti sfruttando solo e unicamente gruppi a ciclo combinato, i quali hanno un rendimento termodinamico pari a 0,6, mentre i 3,98GW siano prodotti da cicli termodinamici a vapore con rendimento pari a 0,35, otteniamo un rapporto delle masse di combustibile bruciate di (44,2/11,4). La massa di gas naturale che bruciamo ora è circa 4 volte più grande di quella che bruceremmo se usassimo solo combustori a carbone con sistemi di “reburning”, il che ridurrebbe la nostra dipendenza dall'estero notevolmente sugli approvvigionamenti del gas naturale(del 75%).
In conclusione la riconversione della centrale da olio combustibile a carbone sarebbe un vantaggio per tutta la comunità in quanto il carbone è più economico, più presente del gas naturale, nonché più gestibile da un punto di vista geopolitico. E' inoltre un investimento importante perché si tratta di una centrale che è in grado di coprire una buona percentuale del fabbisogno medio di potenza italiano(2GW su 40), con un impatto ambientale abbastanza contenuto. Il carbone è la strada giusta sulla quale investire nella fascia di anni in cui si appronteranno competenze e tecnologie per ricominciare con un programma nucleare.

Gioventù Nazionale – Gruppo Tecnico Scientifico