La rivendicazione degli arabo-palestinesi NON considera che il numero degli ebrei espulsi dai Paesi arabi del Maghreb dopo la fine della II Guerra Mondiale e in specie dopo il 1948 , SUPERA quello dei rifugiati palestinesi

In massima parte i rifugiati ebrei espulsi (parliamo di comunità vecchie di centinaia e centinaia di anni - mica venuti l'altro ieri...) hanno trovato asilo in Israele , integrandosi nel neo-Stato ebraico.

Ora , la domanda è : perchè i rifugiati palestinesi NON hanno trovato asilo in quegli stessi Paesi Arabi che hanno espulso gli ebrei ?

In altri termini : giusto o sbagliato che fosse , è indubbio che la Storia ha cmq conosciuto uno SCAMBIO DI POPOLAZIONE - peraltro con una prevalenza di ebrei scacciati dalle loro case rispetto ai palestinesi , pure essi scacciati dalle loro case (anche se in modo meno "cogente" tanto è vero che in Israele sussistono decine di migliaia di CITTADINI di etnia araba e passaporto israeliano - compresi parecchi parlamentari della Knesset) .

Ebbene , la cosa non poteva essere aggiustata in questo modo ?

Cerco solo di capire - non coltivo nessuna vena polemica - prego i nazo-islamici di astenersi da riposte triviali e/o non-ragionate

Espulsi dal 1956 quasi 350.000 ebrei dal solo Marocco !!!

Quanti erano i Palestinesi ? 200.0000 ? E da più di cinquant’anni il mondo è in bilico per loro ... stragi e terrorismo !

Corriere del 14-9-2003

Due vittime in tre giorni Gli ebrei del Marocco obiettivo degli estremisti

L’ultimo agguato ieri mattina a Maknès. Giovedì uomini incappucciati avevano colpito a Casablanca

La seconda vittima è stata colpita sull’uscio di casa. Era un pensionato di Meknés, 75 anni. Aveva appena chiuso la porta della sua abitazione, ieri mattina, quando è stato avvicinato da qualcuno che ha estratto un coltello e l’ha ferito: è morto qualche ora dopo in ospedale. Di più non si sa, la polizia marocchina non ha fornito dettagli. Ma la fede religiosa dell’uomo indica già una pista: il pensionato di Meknés era ebreo. Così come il commerciante di Casablanca ucciso giovedì sera a colpi di pistola da due uomini incappucciati davanti al suo negozio di legname.«Attraverso di noi attaccano tutto il Marocco - dice Serge Berdugo, segretario generale della Comunità ebraica del Paese -, a essere colpito è un modello di convivenza e tolleranza». Un sistema collaudato nei secoli - i fedeli delle grandi religioni monoteiste hanno una lunga tradizione di coabitazione nel Maghreb -, che nei tempi recenti, però, sembra essersi inceppato.

Dei 350 mila ebrei che vivevano in Marocco nel 1956, anno dell’indipendenza, non ne restano ormai che poco più di tremila.

E tra di loro, molti stanno pensando di lasciare il Paese. «Non ci si può chiedere di essere degli eroi», dice Paul Abergel, direttore della Scuola Internazionale di Casablanca.

La paura nella comunità marocchina è cresciuta dopo gli attentati kamikaze dello scorso 16 maggio: obiettivi, un circolo culturale ebraico, il cimitero con le stelle di David, il ristorante «Positano» di proprietà di un ebreo. Tutti a Casablanca, tutti opera di cellule radicali islamiche ritenute affiliate ad Al Qaeda.

Il Marocco ha mostrato di non essere immune dall’ondata di estremismo che sta attraversando il mondo musulmano. Lo scorso 30 luglio il re Mohammed VI ha pronunciato un discorso alla nazione molto duro, riaffermando la propria autorità religiosa ed esortando i deputati ad adottare rapidamente una legge che metta al bando i movimenti politici che si rifanno impropriamente all’Islam. Il giovane monarca ha attaccato «coloro che brandiscono degli slogan vuoti e senza senso» e che infervorano i ragazzi delle periferie. Il segno che la preoccupazione della comunità ebraica è condivisa ai massimi livelli del regno.

«Questi crimini ci hanno scioccati - ha detto a un giornalista di Le Monde un ragazzo di Casablanca che partecipava ai funerali del commerciante -. Chi ha assassinato Albert non si fermerà. Il terrorismo è un’idra. Anche se la polizia marocchina lavora molto bene, non riuscirà a bloccare tutti gli estremisti».