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    Nuova Destra Sociale Ferrara
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    Exclamation Intervista a Nicola Bizzi (N.D.S.) su "Almanacco del Bivacco"

    Pubblichiamo il testo dell'intervista a Nicola Bizzi, Vice Segretario Nazionale di Nuova Destra Sociale e candidato Sindaco di Firenze, uscita oggi sull'Almanacco del Bivacco (www.almanacco.altervista.org).


    Egregio Nicola Bizzi,
    Voi siete il segretario di un partito nato recentemente, Nuova Destra Sociale, che si è distinto per alcune battaglie come quella contro la Tramvia a Firenze. Desideriamo porgere alcune domande riguardo alla sua attività politica, che saranno pubblicate sul sito www.almanacco.altervista.org.


    Com’è nata la vostra passione per la politica?

    Una piccola premessa: il Segretario Nazionale di Nuova Destra Sociale è Luca Monti. Io di NDS sono stato uno dei fondatori e attualmente rivesto le cariche di Vice Segretario Nazionale e di Segretario Regionale per la Toscana. Nuova Destra Sociale nasce nel Giugno 2007 e si costituisce come partito politico nel Settembre dello stesso anno. Riceve subito l’adesione di numerose comunità militanti dell’area della Destra Radicale e di singoli iscritti e militanti provenienti prevalentemente da Alleanza Nazionale, da Forza Nuova e dalla Lega Nord, ma soprattutto riceve l’adesione di molti Cittadini che prima di conoscerci non avevano mai fatto politica attiva.
    La creazione di Nuova Destra Sociale non ha voluto rappresentare una scissione da altre forze politiche, ma la nascita di un soggetto del tutto nuovo, e la volontà di coniugare l’esperienza storica, ideale e morale del Fascismo e, in particolare, della Repubblica Sociale Italiana, con un nuovo modo di fare politica, che parta dal basso, dal lavoro e dall’impegno delle comunità militanti di base, e molto vicino alla società civile e alle reti dei comitati dei Cittadini.
    Nuova Destra Sociale, come viene affermato nell’atto costitutivo del Partito, intende portare avanti un programma nel quale trovino piena cittadinanza la centralità della persona, la difesa della famiglia, la tutela della vita e la solidarietà, in accordo con le tradizioni latine e cristiane che hanno permeato, da secoli, la società italiana ed europea nei campi del diritto e della religione.
    Nuova Destra Sociale, si propone di dare voce alle istanze di coloro i quali, scontenti della politica operata dai partiti tradizionali, cercano attraverso uno spontaneismo dal basso, di riaffermare le lotte sociali troppo spesso trascurate dal centro-destra, che ormai appare l'ombra di sé stesso, sempre più simile alla coalizione opposta, e che dimostra di non saper difendere e tutelare l'Identità Nazionale, le nostre radici e le nostre tradizioni.
    Lo scopo di Nuova Destra Sociale non è quindi quello di sovrapporsi ai partiti tradizionali, quanto quello di sostituirsi ad essi come volano di una nuova politica, al passo con i tempi, fondata sulla difesa e sulla valorizzazione della vita, della famiglia, della dignità umana e dei valori e delle tradizioni nazionali. Tale politica non è ottenibile con l'attuale classe dirigente nella sua totalità, che non lascia spazio alcuno alle nuove generazioni, quindi abituata a schemi politici obsoleti di derivazione postbellica, ancora legati ad un mondo che non esiste più, specialmente dopo il crollo del muro di Berlino e la disgregazione del blocco est europeo.
    La passione per la politica è una cosa che ti porti dentro, forse una cosa con cui nasci. Soprattutto se vivi questa passione senza finalizzarla alla carriera e agli affari, come fanno fin troppe persone. Si ha la passione per la politica – quella vera e genuina – quando si ha veramente la voglia e la volontà di cambiare il mondo e, soprattutto, quando si disposti a tutto pur di difendere le proprie idee.


    Il vostro rapporto con la religiosità: quanto incide con le vostre decisioni politiche?

    Nuova Destra Sociale ha una visione fortemente laica dello Stato, ma è al contempo a favore della piena libertà religiosa dei Cittadini. Riteniamo che la religione e la fede siano espressioni inalienabili dell’essere umano, ma che esse però debbano appartenere in primo luogo alla sfera privata e che soprattutto non debbano condizionare le scelte politiche. La nostra linea politica si incentra sulla difesa dell’Identità e della Tradizione, ma non scordiamoci che le radici dell’Europa non solo soltanto cristiane. Parlare soltanto di “radici cristiane” è assolutamente riduttivo e si corre il rischio di dimenticare millenni di cultura e di tradizioni precedenti al Cristianesimo; tradizioni filosofiche e religiose che sono state la vera culla della civiltà europea.
    Nel nostro movimento raramente parliamo di religione, forse anche perchè abbiamo fra di noi esponenti di credi diversi. Anche se la maggior parte dei nostri militanti sono Cristiani Cattolici, in NDS c’è anche una forte corrente, della quale io mi faccio garante, che si rifà alle antiche tradizioni dell’Europa pre-cristiana.


    Il personaggio religioso che attualmente più stima?

    Personalmente, direi Papa Ratzinger, Benedetto XVI. Pur essendo distante anni luce dal suo pensiero e non condividendo buona parte dei suoi principi, nutro verso di lui una profonda ammirazione, soprattutto per la sua preparazione culturale e per il suo rigore. E’ un vero intellettuale, un uomo culturalmente “completo” con il quale mi piacerebbe intrattenermi in conversazione.


    Qual è il vostro giudizio sul Movimento Sociale Italiano?

    Il Movimento Sociale Italiano ha avuto un ruolo fondamentale nella politica italiana del dopoguerra proprio per la sua funzione ed il suo ruolo di garante di una “continuità” ideale fra l’esperienza storica del Fascismo e della Repubblica Sociale Italiana e il fare politica in un’Italia sconfitta, umilitata, tradita e occupata.
    Dalla fine degli anni ’40, tutto un mondo, tutta la parte sana degli Italiani, iniziò a riconoscersi nelle insegne del M.S.I. e tanti Camerati hanno dato la propria vita per difendere quelle insegne. Questa è una cosa che non va mai dimenticata. Ma l’esperienza storica del Movimento Sociale Italiano ha avuto i suoi pro e i suoi contro. Se da un lato ha garantito per tanti anni una certa unità dell’ambiente, ha di fatto soffocato ogni dissenso che fosse in chiave rivoluzionaria, imbrigliando le energie della base militante nelle logiche del parlamentarismo del cosiddetto “Stato democratico” nato dalla Resistenza.
    Giorgio Almirante è stato senza alcun dubbio una figura carismatica e un Camerata di tutto rispetto, ma ha compiuto secondo me il più grande degli errori facendo dell’Atlantismo una delle bandiere del M.S.I. Molti tendono oggi a difendere e a giustificare certe sue scelte tenendo conto giustamente della difficile realtà politica degli anni ’60 e ’70 e della logica degli schieramenti contrapposti. Ma non è accettabile l’aver incanalato le forze anti-comuniste sotto l’ala “protettrice” dell’Americanismo e dell’Atlantismo. Forze dinamiche e vitali come Ordine Nuovo e Terza Posizione denunciarono apertamente e nettamente la logica atlantista del M.S.I., rifiutando l’equazione forzata “anti-comunismo – atlantismo” e la contrapposizione ideologica dei due schieramenti. Ma slogan come “Ne fronte rosso ne reazione, lotta armata per la Terza Posizione” furono duramente e prontamente repressi dal sistema, a dimostrazione di quanto fossero rivoluzionari e capaci di scardinare l’ordine di questo Stato borghese e pseudo-democratico. Oggi, col senno di poi e con gli sviluppi della situazione internazionale, in particolare dopo la caduta del Muro di Berlino, possiamo comprendere quanto avesse ragione Terza Posizione e come i veri nemici da combattere non siano i “comunisti”, ma in primis gli Stati Uniti d’America, Israele, il Sionismo, i grandi gruppi finanziari, le multinazionali e tutti quei poteri forti che sorreggono i pilastri del Nuovo Ordine Mondiale, opprimendo e soffocando i popoli e reprimendo ogni valore identitario e nazionale.


    Riguardo all’attuale situazione in Palestina, qual è la sua proposta?

    Oggi più che mai è fondamentale arrivare alla costituzione di una stato palestinese indipendente e sovrano. Sui giornali e alla televisione assistiamo da anni soltanto all’ipocrisia degli Stati Uniti d’America, che hanno sempre posto il veto ad ogni risoluzione ONU di condanna verso Israele, l’unico vero “stato canaglia” del Medio Oriente; uno Stato fondato sulle logiche aberranti e razziste del Sionismo, che detiene un micidiale arsenale di armi di distruzione di massa. Sarebbe ingenuo e puerile sperare che Israele abbia la volontà di concedere ai Palestinesi un loro Stato. Tutti i leader politici che si sono succeduti ai vertici dell’Entità Sionista hanno sempre condotto la politica del “dividi et impera”, al solo scopo di mantenere il più totale stallo su ogni trattativa. L’O.N.U. è ormai una struttura svuotata da ogni competenza, un burattino nelle mani dei detentori del Nuovo Ordine Mondiale, e la Lega Araba è anch’essa un cadavere che cammina, un’organizzazione attanagliata da insormontabili discordie interne e assolutamente incapace di intraprendere una politica unitaria di ferma condanna di Israele.
    Riteniamo che soltanto una grande mobilitazione di massa internazionale possa portare a questo punto alla creazione di uno Stato Palestinese. Purtroppo non c’è, in tutto il Medio Oriente, un nuovo Nasser. Saddam Hussein non è stato purtroppo all’altezza di questo ruolo, anche se riteniamo che il Baathismo possa essere l’unica via per la libertà e per l’emancipazione dei popoli arabi, Palestinesi compresi. L’alternativa al Baathismo è purtroppo quella del fondamentalismo islamico e se ne vedono i risultati.
    La posizione di Nuova Destra Sociale è di netta condanna verso la politica dello stato di Israele, politica che si inserisce nelle logiche aberranti del Nuovo Ordine Mondiale. Siamo ovviamente a favore della creazione di uno stato palestinese, ma difficilmente essa potrà avvenire attraverso presunti e inconcludenti colloqui “di pace” orchestrati ad arte da organizzazioni come la Trilaterale, il gruppo Bilderberg, il Council of Foreign Relations ed altri poteri occulti. La nascita di uno stato palestinese, come del resto l’emancipazione di tutti i popoli arabi, potrà essere conquistata soltanto con la presa di coscienza e con la lotta di popolo.


    L’eterno “limite” quasi sempre attribuito alla Destra Sociale o Radicale italiana è quello di essere spesso ideologica su certe posizioni e poco realista. Siete d’accordo? E, se si, ci sono possibilità di cambiamento?

    La frammentazione che ha sempre caratterizzato l’area della Destra Radicale in Italia, oltre ad essere una inevitabile conseguenza di alcune scelte scellerate del Movimento Sociale Italiano, è derivata dalla pochezza intellettuale di molti leader partitici, dal loro trincerarsi esclusivamente nella fortezza ideologica, senza guardare in faccia la realtà. Una realtà che ha sempre visto, dal 1945 ad oggi, la sinistra marxista detenere il primato della cultura e della formazione intellettuale ed il primato nelle organizzazioni sindacali dei lavoratori. Certo – molti potranno dire – il P.C.I. aveva ingenti finanziamenti da Mosca e ha avuto le spalle coperte per poter plasmare per decenni le coscienze e le menti dei lavoratori. Ma non furono solo i miliardi di rubli dei loro fondi neri a permettere tutto ciò. Fu soprattutto l’abilità dei loro quadri dirigenti, che seppero far propria l’idea di Togliatti in base alla quale, se in un Paese controlli la cultura e i sindacati, hai di fatto in mano le redini del potere. Se l’Italia negli anni ’50, ’60 e ’70 non è diventata una dittatura del proletariato sul modello dei paesi del Patto di Varsavia è soltanto perchè gli Stati Uniti d’America non hanno permesso che ciò accadesse, in quanto sono di fatto loro i veri padroni di casa.
    La Destra Radicale italiana ha assoluto bisogno di quadri politici capaci. Il vecchio M.S.I. ha sempre trascurato la formazione culturale dei quadri di partito e dei militanti. E, soprattutto, la Destra Radicale ha sempre sottovalutato l’importanza dei due elementi chiave: la cultura e il sindacalismo. La cosiddetta “cultura di Destra” in Italia è sempre stata ghettizzata, o meglio si è spesso auto-ghettizzata, e non ha avuto modo di uscire da certi ristretti ambiti. Occorre, oggi più che mai, diffondere la “nostra” cultura con ogni mezzo a disposizione, principalmente tramite Internet.E soprattutto, occorre tornare nelle piazze, dialogare con la gente, con il popolo, con i lavoratori. E’ finalmente nato un importante sindacato di area, la Confederazione Sindacati Nazionali Italiani dei Lavoratori (COSNIL), non omologato con le scelte liberiste governative. Sta a tutti noi farlo comprenderne l’importanza e farlo crescere. Il sindacalismo rappresenta un’arma vincente e dobbiamo impugnarla.
    Oggi si sono aperti nuovi importanti scenari e nuove enormi possibilità, fino a pochi anni fa inimmaginabili. Troviamo al Governo del Paese una forza politica che incarna la peggiore evoluzione (o involuzione) del vecchio M.S.I.; un’Alleanza Nazionale ormai totalmente appiattita sulle logiche del Liberismo, dell’Atlantismo e che addirittura va a braccetto con il Sionismo e che per giunta si sta di fatto annullando, confluendo in un contenitore vuoto come il cosiddetto “Popolo delle Libertà”. Le logiche “veltrusconiano” del voto utile, che hanno di fatto ingannato il popolo italiano alle scorse elezioni politiche, estromettendo dal Parlamento sia la Destra che la Sinistra, iniziano a vacillare, sotto il peso di un PD ormai allo sbando e in piena crisi di identità (se mai ne ha avuta una) e di un “Popolo delle Libertà” ormai ubriacato dal potere governativo.
    Occorrono a questo punto un grande sforzo ed un segno di maturità politica. E soprattutto occorre coerenza. La nostra “Area” deve dichiarare da quale parte sta, o con il Liberismo berlusconiano, benedetto dai poteri forti, dai grandi gruppi finanziari, da Washinghton e da Gerusalemme, o con il Popolo Italiano, quel Popolo consapevole del proprio ruolo, della propria identità, delle proprie irrinunciabili tradizioni, quel Popolo che vuole e che può risorgere. E si badi bene, non esistono vie di mezzo. O si sta da una parte della barricata, o si sta dall’altra. Chi strizza l’occhio al PdL o cede alle lusinghe berlusconiana è pregato di togliersi dai coglioni una volta per tutte e di salire definitivamente sulla giostra del Cavaliere di Arcore. Noi su quella giostra non ci saliremo.
    Stanno maturando oggi più che mai le condizioni per una reale e duratura unità dell’Area, di quell’area sociale e nazional-popolare senza la quale è impensabile ogni progetto di rinascita nazionale. Nuova Destra Sociale ha fin dalla propria nascita già scelto da quale parte della barricata schierarsi. Noi staremo con chiunque sceglierà di schierarsi al nostro fianco da questa parte della barricata e daremo con tutte le nostre forze e le nostre energie tutto il nostro contributo a qualsiasi progetto unitario che parta da solide basi.


    Il federalismo, secondo voi, potrebbe dare una spinta in più all’Italia?

    Il federalismo, da solo, non è certamente la cura di tutti i mali. Non bisogna credere al “canto delle sirene” leghista, anche e soprattutto per i concreti rischi di una disgregazione dell’unità nazionale che esso può comportare. Molti nostri dirigenti, fra cui lo stesso Segretario Nazionale Luca Monti, provengono dall’esperienza politica della Lega Nord, per cui parliamo con ragione di causa.
    Nuova Destra Sociale si pone a favore dell’abolizione delle provincie e siamo per l’attribuzione ai sindaci di poteri prefettizi. L’unica alternativa percorribile all’abolizione delle provincie sarebbe una radicale trasformazione dell’attuale sistema delle regioni che preveda la creazione di sette o otto macro-regioni, con una radicale revisione degli statuti speciali attualmente in vigore.
    Prima di parlare di federalismo, nel senso più compiuto del termine, si dovrebbero rafforzare i concetti di Nazione e di identità nazionale.
    Il federalismo fiscale può essere una misura concretamente percorribile e necessaria, soprattutto per il rilancio dell’economia, come è giusto dare più potere decisionale alle amministrazioni locali, ma questo – si badi bene – per competenze specificatamente locali. Non ha senso permettere alle regioni la creazione di sistemi sanitari o scolastici autonomi. La sanità e l’istruzione, secondo Nuova Destra Sociale, dovrebbero essere rigorosamente centralizzate. Questo proprio per non creare disparità di cure mediche e di organizzazione delle strutture sanitarie fra una regione e l’altra. Identico discorso per il sistema scolastico.
    A nostro avviso un certo grado di federalismo lo si potrà conquistare soltanto nel quadro di ben precise riforme costituzionali.
    Nuova Destra Sociale si esprime a favore di una riduzione del numero dei Parlamentari e della sostituzione del Senato con una Camera delle Regioni, destinata ad occuparsi principalmente di questioni locali e territoriali.Siamo inoltre a favore dell’eleggibilità, sia alla Camera dei Deputati che alla Camera delle Regioni, di tutti i Cittadini che abbiano compiuto il 18° anno di età.
    Proponiamo una riforma elettorale fondata sul sistema proporzionale puro, con sbarramento del 2%, che preveda il voto di preferenza per i singoli candidati. Si tratta a nostro avviso dell’unica formula che possa garantire una reale democraticità nella competizione elettorale ed una reale rappresentanza delle forze politiche che si presentino alle elezioni.
    Nuova Destra Sociale propone poi che il numero dei Ministri sia definitivamente fissato e stabilito da una apposita legge dello Stato. Riteniamo infatti inammissibile che ogni Governo che si succeda alla guida della Nazione possa stravolgere di volta in volta a proprio piacimento il numero dei ministeri, ampliandolo o riducendolo a seconda della propria convenienza politica.Siamo inoltre a favore dell’abolizione della carica di Vice Ministro e di una ferrea regolamentazione del fenomeno delle consulenze esterne.
    Proponiamo poi di abolire le consultazioni referendarie nazionali, mantenendo ed ampliando, invece, le funzioni di quelle locali, in chiave sia propositiva che abrogativa. Tale scelta può apparire a prima vista antidemocratica, mentre, invece, risponde ad una logica ben precisa. Oltre a rappresentare una spesa che spesso non dà risultati vista la sempre maggiore defezione alle urne, i referendum rappresentano, oggigiorno una solenne presa di giro verso i Cittadini, per almeno due motivi: qualsiasi sia il risultato della consultazione referendaria, esso viene poi emendato in Parlamento e modificato secondo la convenienza della classe politica, come spesso è accaduto. Che senso ha quindi spacciarlo come uno strumento democratico, se, di fatto, la stessa propaganda per il sì od il no ai vari quesiti è lasciata in mano ai Partiti e non veramente ai Cittadini?
    Il secondo motivo poi è assolutamente paradossale: abbiamo uno dei Parlamenti più numerosi e costosi del mondo, e non è in grado nemmeno di legiferare su determinate questioni? Se non sono in grado di legiferare, si dimettano in massa, ma non pretendano che un comune Cittadino che lavora otto o più ore al giorno possa farlo per loro, specialmente su materie sempre più complesse come quelle proposteci dai referendum e delle quali spesso non sa nulla.
    Diverso, è invece il referendum locale, poiché i Cittadini sicuramente conoscono le problematiche del proprio territorio ed hanno il diritto-dovere di esprimersi su scelte che riguardano la loro vita quotidiana, soprattutto in funzione abrogativa di norme e decisioni delle amministrazioni che risultino impopolari e non condivise dalla maggioranza dei Cittadini residenti in un determinato comune o in un determinato territorio.
    Un elemento, infine che caratterizza il nostro Partito e che ci differenzia da altre formazioni politiche è la nostra particolare proposta di elezione diretta non soltanto del Capo dello Stato, ma dell’intero Esecutivo.
    Riteniamo che per legge dello Stato debba essere stabilito che il leader della coalizione politica che risulti vincitrice delle elezioni venga automaticamente investito della carica di Presidente del Consiglio dei Ministri. Egli non avrà però il potere di nominare i Ministri, in quanto essi saranno eletti di rettamente dal Popolo. Proponiamo, infatti, una elezione diretta dell’Esecutivo, da realizzarsi mediante liste di candidati ai Ministeri avanzate e proposte dalle coalizioni politiche o dai partiti in campo in sede di consultazione elettorale. Tali liste saranno aperte a intellettuali, economisti, magistrati, docenti universitari, scienziati e a personaggi autorevoli della società civile, della cultura, dell’imprenditoria e del mondo del lavoro, che si candideranno, in base alle proprie competenze e capacità, nell’ambito della coalizione politica o del partito di appartenenza. Nell’ambito della coalizione di forze politiche che risulti vincitrice, saranno eletti alle cariche di Ministro, Sottosegretario e Direttore Generale dei relativi ministeri per i quali si sono candidati, coloro che hanno ottenuto più voti.
    Si avrà così un Governo formato non più per scelte di convenienza politica e logiche di partito, bensì sulla base delle reali competenze tecniche dei candidati a ciascun ministero, i quali saranno suffragati nel loro incarico dal voto popolare.
    Questa riforma potrà a nostro avviso garantire un Governo forte, pragmatico, in ogni caso espressione della coalizione politica vincente, della quale si impegna a portare avanti il programma politico, ma al tempo stesso maggiormente in grado di affrontare e risolvere i problemi con maggiore competenza e velocità.
    Basta, infatti, con Ministri che passano da un dicastero all’altro, senza spesso avere nessuna competenza delle materie che rientrano nelle loro responsabilità.


    La vostra idea di Europa

    Nuova Destra Sociale si pone a favore di un’Europa dei Popoli e delle Nazioni, che sia forte, libera, indipendente, sovrana e armata, svincolata dalle logiche monetarie vessatorie di Bruxelles. Una libera Unione di Popoli e Nazioni che non debba più ospitare sul proprio territorio basi militari di potenze non europee e che abbia un ruolo privilegiato nei rapporti e negli scambi con l’Africa e il Bacino Mediterraneo. Una libera unione di Popoli e Nazioni che possa estendersi anche alla Russia, naturale estensione geografica e culturale dell’identità europea.
    Avanziamo la proposta di un’uscita dell’Italia dal Trattato di Schengen e del ripristino dei controlli doganali alle frontiere. Riteniamo questa misura assolutamente indispensabile per fronteggiare il fenomeno dell’immigrazione clandestina e per contrastare l’ingresso nel nostro Paese di sostanze stupefacenti e di prodotti e beni di consumo contraffatti o non conformi con le nostre norme sanitarie.
    Siamo inoltre fermamente contrari all’ingresso della Turchia nell’Unione Europea, e di qualsiasi altra entità territoriale la cui natura non sia affine con le radici latino-greco-cristiane del Continente e che non si conformi con le tradizioni, gli usi e i costumi dell’Europa.


    La vostra opinione su: Riforma dell'Università, Riforma scolastica, Riforma della giustizia

    Il nostro giudizio sulle riforme berlusconiana di Università, Istruzione e Giustizia è di assoluta condanna, senza appelli.
    Siamo perfettamente consapevoli del fatto che il sistema universitario italiano è carente ed è da riformare. Siamo favorevoli ai tagli soltanto dove questi sono realmente necessari (come nel caso della chiusura di corsi universitari inutili, improduttivi o con pochissimi iscritti), ma non si può riformare l’Università partendo proprio dai tagli. Il sistema universitario rappresenta una preziosa risorsa per la nostra Nazione e deve pertanto essere potenziato con risorse economiche e umane adeguate. Da un sistema universitario efficiente dipende il futuro stesso dell’Italia. Occorrono ingenti investimenti nella cultura e nella ricerca e soprattutto occorre spezzare drasticamente, nell’ambito delle facoltà universitarie, il sistema clientelare dei “baroni”, che spesso fanno delle università dei piccoli feudi personali dove dettare legge. La meritocrazia deve divenire un valore universale, applicato sia ai docenti che agli studenti. I fondi per lo sviluppo e la ricerca ci sarebbero, se reindirizzati ed impiegati nei settori giusti e sarebbe possibile anche un abbassamento delle tasse universitarie, accompagnato da una radicale revisione dei criteri di suddivisione delle fasce di reddito.
    Per quanto riguarda la riforma Gelmini, salviamo poco o niente, a parte la reintroduzione dei grembiulini. In Italia la scuola elementare è assolutamente inadeguata da un punto di vista formativo. I nostri ragazzi arrivano alle medie inferiori e poi alle superiori senza una vera formazione culturale. E questo non è più tollerabile. Negli ultimi tren’anni si è notevolmente abbassato il livello culturale degli Italiani e gran parte delle responsabilità è senz’altro degli insegnanti, ma anche e soprattutto di un’inadeguatezza dei programmi. Condanniamo senza messe misure soprattutto l’inadeguato insegnamento delle materie umanistiche: Lingua e Letteratura italiana, Storia, Geografia.
    Per quanto riguarda la nostra opinione sulla riforma della Giustizia è anch’essa pessima e rimandiamo la risposta al quesito successivo, dove esporremo le nostre proposte in merito.


    Siete favorevoli alla separazione delle carriere nella Magistratura? Perché?

    Chiediamo una vera ed autentica riforma della Giustizia, che comporti una velocizzazione dei processi e delle cause legali e che stabilisca in modo definitivo la distinzione tra le funzioni del Giudice e del Pubblico Ministero, con una regolamentazione della differenziazione delle carriere. Questo punto è per noi fondamentale se vogliamo contribuire a fare chiarezza nel sistema giudiziario e soprattutto a velocizzare i tempi dei processi.
    Siamo favorevoli all’eliminazione delle correnti all’interno del Consiglio Superiore della Magistratura e riteniamo necessaria una revisione totale ed una semplificazione dei codici Civile e Penale. Chiediamo l’abrogazione di qualsiasi legge liberticida che limiti la libertà di pensiero, di opinione e di espressione dei Cittadini.


    Una soluzione per la crisi economica

    Stiamo affrontando la peggiore crisi economica degli ultimi 70 anni e si tratta indubbiamente di una crisi globale. Se vogliamo esaminare la situazione nei dettagli, possiamo ben vedere come in crisi sia lo stesso sistema capitalistico. I grandi gruppi finanziari ed il sistema bancario hanno nel contesto di questa crisi delle enormi responsabilità. Per troppi anni le banche, fondate sulla logica del signoraggio, si sono prese gioco dei cittadini, mettendo le mani sui loro risparmi. E’ il sistema bancario stesso che è marcio e secondo noi merita di crollare. Invece che cosa fanno i governi? Si prodigano esclusivamente per tenere in vita un mostro tentacolare.
    Nessuno qui ha una bacchetta magica per risolvere in un istante tutti i problemi, ma questo non ci esime da fare alcune considerazioni e dall’avanzare delle proposte costruttive. Un salvataggio della piccola e media impresa, vero motore trainante della nostra economia, non lo si ottiene foraggiando con fondi pubblici un sistema bancario incancrenito. Lasciamo le banche al loro destino e creiamo una Banca d’Italia pubblica che emetta per le imprese e per i Cittadini crediti a tasso zero. Non sarebbe utopia, ma un concreto passo avanti verso una rinascita economica nazionale.
    Noi sosteniamo il ritorno ad un’economia di modello corporativo, quel modello che permise all’Italia Fascista di attraversare indenne la crisi del ’29 e di creare lavoro, sviluppo e prosperità. Ma il modello che noi proponiamo, ovvero un Corporativismo moderno e in linea con la situazione economica e politica del XXI secolo, è la perfetta antitesi del modello liberista di Berlusconi, quello stesso modello che è il principale responsabile dell’attuale crisi economica e dei consumi.
    Occorrerebbe una drastica riduzione della pressione fiscale, una nazionalizzazione di tutti gli istituti bancari non più in grado di reggersi da soli ed un ritorno dello Stato nell’economia con ruolo da protagonista. E soprattutto occorrerebbe varare dei provvedimenti a salvaguardia delle fasce sociali più deboli. Provvedimenti concreti, non le elemosine del Governo mascherate da “social card”. Lo Stato dovrebbe intervenire per regolamentare i prezzi delle materie prime e per imporre un tetto massimo ai prezzi dei generi di consumo di prima necessità, tutti provvedimenti che è impensabile che vengano attuati dall’attuale Esecutivo.


    Un parere sull’attuale operato del Governo Berlusconi

    Il nostro parere su quanto fino ad oggi ha fatto il Governo Berlusconi è piuttosto negativo. Per quanto l’attuale Governo possa contare su una schiacciante maggioranza nelle due camere, si è di fatto rimangiato molte delle sue promesse elettorali. E quel poco che ha fatto lo ha fatto fino ad oggi piuttosto male. Lo testimoniano i vari fallimenti ed i retromarcia sul “pacchetto sicurezza”, la pessima gestione della crisi dell’Alitalia e il tentativo di riformare la giustizia con provvedimenti “ad personam”. Ma soprattutto la scarsa lungimiranza in campo economico. Per quanta stima possiamo avere di ministri come Tremonti, è evidente che non si avrà in tempi brevi alcuna riduzione della pressione fiscale. Si stanno praticando solamente politiche di tagli proprio in settori che necessiterebbero invece di investimenti e ogni tentativo fino ad oggi intrapreso per arginare la crisi economica è stato soltanto a favore delle banche e del sistema finanziario.
    Questo governo secondo noi, nonostante tutte le apparenze, è destinato a non portare a termine la legislatura ed avrà vita breve. Sono molti i segnali che ce lo fanno pensare.


    Come giudicate l’elezione di Obama negli Stati Uniti e di Medvedev in Russia?

    Nuova Destra Sociale segue con estremo interesse gli sviluppi della politica internazionale. Riteniamo che due mandati consecutivi di amministrazione Bush della Casa Bianca abbiano precipitato gli Stati Uniti d’America nel peggiore governo della loro storia. Fermo restando che vediamo negli U.S.A. il principale nemico da combattere, riteniamo sicuramente un fattore positivo l’elezione di Barak Obama. Soprattutto perchè essa può rappresentare una svolta nella politica estera americana, il ritorno ad un protezionismo interno e uno svincolamento militare dagli scenari di guerra degli ultimi anni. Ma è ancora presto per trarre giudizi. Non facciamoci però illusioni: se Barak Obama è potuto arrivare alla Casa Bianca ciò significa che gli è stato permesso e che ha dietro di sè buona parte dei poteri forti che hanno sempre manovrato da dietro le quinte la politica di Washinghton. Di un fattore si può essere però certi: la maggiore superpotenza del pianeta sta attraversando, come del resto la maggior parte dei paesi industrializzati, la più grande crisi economica dopo quella del ’29. Il dollaro è ormai di fatto una moneta fittizia, sul punto di implodere e di svalutarsi pesantemente. Siamo di fronte ad una “tigre di carta” che rischia seriamente di affondare, sia a livello economico che a livello politico e sociale. Occorre essere vigili e seguire con attenzione gli scenari che si presenteranno sia nei prossimi mesi che nei prossimi anni e non farci trovare impreparati a qualsiasi eventualità.
    Il nostro Partito ha sempre guardato con favore al nuovo corso della Russia di Putin. Riteniamo Putin un grande leader e giudichiamo molto positivamente il suo operato. La Russia sta tornando al suo ruolo di superpotenza, sotto la spinta di una economia in crescita e di un ritrovato orgoglio nazionale. E’ fondamentale che Russia ed Europa si riavvicinino ed intraprendano un percorso comune. L’elezione di Medvedev al Cremino rappresenta indubbiamente una continuità della politica putiniana, ma non scordiamoci che Medvedev è stato fino a ieri a capo della Gazprom, il principale gruppo energetico della Russia. Si tratta indubbiamente di un ottimo manager e di un ottimo uomo d’affari, ma il tempo ed i fatti ci diranno se si dimostrerà all’altezza di guidare la Russia.

  2. #2
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  3. #3
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    Complimenti, veramente un'ottima intervista.

  4. #4
    Pasdar
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    Sullo stesso sito c'è la stessa intervista rivolta a Carofiglio!
    «Non ti fidar di me se il cuor ti manca».

    Identità; Comunità; Partecipazione.

  5. #5
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    Certamente, la redazione dell'Almanacco del Bivacco ha rivolto le stesse domande a tutti i leader della Destra Radicale italiana e a esponenti di vari partiti. A quanto pare i primi a rispondere all'intervista sono stati Nicola Bizzi per Nuova Destra Sociale e Carlo Gariglio per il movimento Fascismo e Libertà.
    Ci auguriamo di poter presto leggere anche le risposte di altri.

  6. #6
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    Su !!!!!!!!!!!!!!!!!

  7. #7
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    Bizzi e Gariglio ospiti da Marzullo! Subito!


  8. #8
    Nuova Destra Sociale Ferrara
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  9. #9
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    Citazione Originariamente Scritto da El Alamein Visualizza Messaggio
    Pubblichiamo il testo dell'intervista a Nicola Bizzi, Vice Segretario Nazionale di Nuova Destra Sociale e candidato Sindaco di Firenze, uscita oggi sull'Almanacco del Bivacco (www.almanacco.altervista.org).


    Egregio Nicola Bizzi,
    Voi siete il segretario di un partito nato recentemente, Nuova Destra Sociale, che si è distinto per alcune battaglie come quella contro la Tramvia a Firenze. Desideriamo porgere alcune domande riguardo alla sua attività politica, che saranno pubblicate sul sito www.almanacco.altervista.org.


    Com’è nata la vostra passione per la politica?

    Una piccola premessa: il Segretario Nazionale di Nuova Destra Sociale è Luca Monti. Io di NDS sono stato uno dei fondatori e attualmente rivesto le cariche di Vice Segretario Nazionale e di Segretario Regionale per la Toscana. Nuova Destra Sociale nasce nel Giugno 2007 e si costituisce come partito politico nel Settembre dello stesso anno. Riceve subito l’adesione di numerose comunità militanti dell’area della Destra Radicale e di singoli iscritti e militanti provenienti prevalentemente da Alleanza Nazionale, da Forza Nuova e dalla Lega Nord, ma soprattutto riceve l’adesione di molti Cittadini che prima di conoscerci non avevano mai fatto politica attiva.
    La creazione di Nuova Destra Sociale non ha voluto rappresentare una scissione da altre forze politiche, ma la nascita di un soggetto del tutto nuovo, e la volontà di coniugare l’esperienza storica, ideale e morale del Fascismo e, in particolare, della Repubblica Sociale Italiana, con un nuovo modo di fare politica, che parta dal basso, dal lavoro e dall’impegno delle comunità militanti di base, e molto vicino alla società civile e alle reti dei comitati dei Cittadini.
    Nuova Destra Sociale, come viene affermato nell’atto costitutivo del Partito, intende portare avanti un programma nel quale trovino piena cittadinanza la centralità della persona, la difesa della famiglia, la tutela della vita e la solidarietà, in accordo con le tradizioni latine e cristiane che hanno permeato, da secoli, la società italiana ed europea nei campi del diritto e della religione.
    Nuova Destra Sociale, si propone di dare voce alle istanze di coloro i quali, scontenti della politica operata dai partiti tradizionali, cercano attraverso uno spontaneismo dal basso, di riaffermare le lotte sociali troppo spesso trascurate dal centro-destra, che ormai appare l'ombra di sé stesso, sempre più simile alla coalizione opposta, e che dimostra di non saper difendere e tutelare l'Identità Nazionale, le nostre radici e le nostre tradizioni.
    Lo scopo di Nuova Destra Sociale non è quindi quello di sovrapporsi ai partiti tradizionali, quanto quello di sostituirsi ad essi come volano di una nuova politica, al passo con i tempi, fondata sulla difesa e sulla valorizzazione della vita, della famiglia, della dignità umana e dei valori e delle tradizioni nazionali. Tale politica non è ottenibile con l'attuale classe dirigente nella sua totalità, che non lascia spazio alcuno alle nuove generazioni, quindi abituata a schemi politici obsoleti di derivazione postbellica, ancora legati ad un mondo che non esiste più, specialmente dopo il crollo del muro di Berlino e la disgregazione del blocco est europeo.
    La passione per la politica è una cosa che ti porti dentro, forse una cosa con cui nasci. Soprattutto se vivi questa passione senza finalizzarla alla carriera e agli affari, come fanno fin troppe persone. Si ha la passione per la politica – quella vera e genuina – quando si ha veramente la voglia e la volontà di cambiare il mondo e, soprattutto, quando si disposti a tutto pur di difendere le proprie idee.


    Il vostro rapporto con la religiosità: quanto incide con le vostre decisioni politiche?

    Nuova Destra Sociale ha una visione fortemente laica dello Stato, ma è al contempo a favore della piena libertà religiosa dei Cittadini. Riteniamo che la religione e la fede siano espressioni inalienabili dell’essere umano, ma che esse però debbano appartenere in primo luogo alla sfera privata e che soprattutto non debbano condizionare le scelte politiche. La nostra linea politica si incentra sulla difesa dell’Identità e della Tradizione, ma non scordiamoci che le radici dell’Europa non solo soltanto cristiane. Parlare soltanto di “radici cristiane” è assolutamente riduttivo e si corre il rischio di dimenticare millenni di cultura e di tradizioni precedenti al Cristianesimo; tradizioni filosofiche e religiose che sono state la vera culla della civiltà europea.
    Nel nostro movimento raramente parliamo di religione, forse anche perchè abbiamo fra di noi esponenti di credi diversi. Anche se la maggior parte dei nostri militanti sono Cristiani Cattolici, in NDS c’è anche una forte corrente, della quale io mi faccio garante, che si rifà alle antiche tradizioni dell’Europa pre-cristiana.


    Il personaggio religioso che attualmente più stima?

    Personalmente, direi Papa Ratzinger, Benedetto XVI. Pur essendo distante anni luce dal suo pensiero e non condividendo buona parte dei suoi principi, nutro verso di lui una profonda ammirazione, soprattutto per la sua preparazione culturale e per il suo rigore. E’ un vero intellettuale, un uomo culturalmente “completo” con il quale mi piacerebbe intrattenermi in conversazione.


    Qual è il vostro giudizio sul Movimento Sociale Italiano?

    Il Movimento Sociale Italiano ha avuto un ruolo fondamentale nella politica italiana del dopoguerra proprio per la sua funzione ed il suo ruolo di garante di una “continuità” ideale fra l’esperienza storica del Fascismo e della Repubblica Sociale Italiana e il fare politica in un’Italia sconfitta, umilitata, tradita e occupata.
    Dalla fine degli anni ’40, tutto un mondo, tutta la parte sana degli Italiani, iniziò a riconoscersi nelle insegne del M.S.I. e tanti Camerati hanno dato la propria vita per difendere quelle insegne. Questa è una cosa che non va mai dimenticata. Ma l’esperienza storica del Movimento Sociale Italiano ha avuto i suoi pro e i suoi contro. Se da un lato ha garantito per tanti anni una certa unità dell’ambiente, ha di fatto soffocato ogni dissenso che fosse in chiave rivoluzionaria, imbrigliando le energie della base militante nelle logiche del parlamentarismo del cosiddetto “Stato democratico” nato dalla Resistenza.
    Giorgio Almirante è stato senza alcun dubbio una figura carismatica e un Camerata di tutto rispetto, ma ha compiuto secondo me il più grande degli errori facendo dell’Atlantismo una delle bandiere del M.S.I. Molti tendono oggi a difendere e a giustificare certe sue scelte tenendo conto giustamente della difficile realtà politica degli anni ’60 e ’70 e della logica degli schieramenti contrapposti. Ma non è accettabile l’aver incanalato le forze anti-comuniste sotto l’ala “protettrice” dell’Americanismo e dell’Atlantismo. Forze dinamiche e vitali come Ordine Nuovo e Terza Posizione denunciarono apertamente e nettamente la logica atlantista del M.S.I., rifiutando l’equazione forzata “anti-comunismo – atlantismo” e la contrapposizione ideologica dei due schieramenti. Ma slogan come “Ne fronte rosso ne reazione, lotta armata per la Terza Posizione” furono duramente e prontamente repressi dal sistema, a dimostrazione di quanto fossero rivoluzionari e capaci di scardinare l’ordine di questo Stato borghese e pseudo-democratico. Oggi, col senno di poi e con gli sviluppi della situazione internazionale, in particolare dopo la caduta del Muro di Berlino, possiamo comprendere quanto avesse ragione Terza Posizione e come i veri nemici da combattere non siano i “comunisti”, ma in primis gli Stati Uniti d’America, Israele, il Sionismo, i grandi gruppi finanziari, le multinazionali e tutti quei poteri forti che sorreggono i pilastri del Nuovo Ordine Mondiale, opprimendo e soffocando i popoli e reprimendo ogni valore identitario e nazionale.


    Riguardo all’attuale situazione in Palestina, qual è la sua proposta?

    Oggi più che mai è fondamentale arrivare alla costituzione di una stato palestinese indipendente e sovrano. Sui giornali e alla televisione assistiamo da anni soltanto all’ipocrisia degli Stati Uniti d’America, che hanno sempre posto il veto ad ogni risoluzione ONU di condanna verso Israele, l’unico vero “stato canaglia” del Medio Oriente; uno Stato fondato sulle logiche aberranti e razziste del Sionismo, che detiene un micidiale arsenale di armi di distruzione di massa. Sarebbe ingenuo e puerile sperare che Israele abbia la volontà di concedere ai Palestinesi un loro Stato. Tutti i leader politici che si sono succeduti ai vertici dell’Entità Sionista hanno sempre condotto la politica del “dividi et impera”, al solo scopo di mantenere il più totale stallo su ogni trattativa. L’O.N.U. è ormai una struttura svuotata da ogni competenza, un burattino nelle mani dei detentori del Nuovo Ordine Mondiale, e la Lega Araba è anch’essa un cadavere che cammina, un’organizzazione attanagliata da insormontabili discordie interne e assolutamente incapace di intraprendere una politica unitaria di ferma condanna di Israele.
    Riteniamo che soltanto una grande mobilitazione di massa internazionale possa portare a questo punto alla creazione di uno Stato Palestinese. Purtroppo non c’è, in tutto il Medio Oriente, un nuovo Nasser. Saddam Hussein non è stato purtroppo all’altezza di questo ruolo, anche se riteniamo che il Baathismo possa essere l’unica via per la libertà e per l’emancipazione dei popoli arabi, Palestinesi compresi. L’alternativa al Baathismo è purtroppo quella del fondamentalismo islamico e se ne vedono i risultati.
    La posizione di Nuova Destra Sociale è di netta condanna verso la politica dello stato di Israele, politica che si inserisce nelle logiche aberranti del Nuovo Ordine Mondiale. Siamo ovviamente a favore della creazione di uno stato palestinese, ma difficilmente essa potrà avvenire attraverso presunti e inconcludenti colloqui “di pace” orchestrati ad arte da organizzazioni come la Trilaterale, il gruppo Bilderberg, il Council of Foreign Relations ed altri poteri occulti. La nascita di uno stato palestinese, come del resto l’emancipazione di tutti i popoli arabi, potrà essere conquistata soltanto con la presa di coscienza e con la lotta di popolo.


    L’eterno “limite” quasi sempre attribuito alla Destra Sociale o Radicale italiana è quello di essere spesso ideologica su certe posizioni e poco realista. Siete d’accordo? E, se si, ci sono possibilità di cambiamento?

    La frammentazione che ha sempre caratterizzato l’area della Destra Radicale in Italia, oltre ad essere una inevitabile conseguenza di alcune scelte scellerate del Movimento Sociale Italiano, è derivata dalla pochezza intellettuale di molti leader partitici, dal loro trincerarsi esclusivamente nella fortezza ideologica, senza guardare in faccia la realtà. Una realtà che ha sempre visto, dal 1945 ad oggi, la sinistra marxista detenere il primato della cultura e della formazione intellettuale ed il primato nelle organizzazioni sindacali dei lavoratori. Certo – molti potranno dire – il P.C.I. aveva ingenti finanziamenti da Mosca e ha avuto le spalle coperte per poter plasmare per decenni le coscienze e le menti dei lavoratori. Ma non furono solo i miliardi di rubli dei loro fondi neri a permettere tutto ciò. Fu soprattutto l’abilità dei loro quadri dirigenti, che seppero far propria l’idea di Togliatti in base alla quale, se in un Paese controlli la cultura e i sindacati, hai di fatto in mano le redini del potere. Se l’Italia negli anni ’50, ’60 e ’70 non è diventata una dittatura del proletariato sul modello dei paesi del Patto di Varsavia è soltanto perchè gli Stati Uniti d’America non hanno permesso che ciò accadesse, in quanto sono di fatto loro i veri padroni di casa.
    La Destra Radicale italiana ha assoluto bisogno di quadri politici capaci. Il vecchio M.S.I. ha sempre trascurato la formazione culturale dei quadri di partito e dei militanti. E, soprattutto, la Destra Radicale ha sempre sottovalutato l’importanza dei due elementi chiave: la cultura e il sindacalismo. La cosiddetta “cultura di Destra” in Italia è sempre stata ghettizzata, o meglio si è spesso auto-ghettizzata, e non ha avuto modo di uscire da certi ristretti ambiti. Occorre, oggi più che mai, diffondere la “nostra” cultura con ogni mezzo a disposizione, principalmente tramite Internet.E soprattutto, occorre tornare nelle piazze, dialogare con la gente, con il popolo, con i lavoratori. E’ finalmente nato un importante sindacato di area, la Confederazione Sindacati Nazionali Italiani dei Lavoratori (COSNIL), non omologato con le scelte liberiste governative. Sta a tutti noi farlo comprenderne l’importanza e farlo crescere. Il sindacalismo rappresenta un’arma vincente e dobbiamo impugnarla.
    Oggi si sono aperti nuovi importanti scenari e nuove enormi possibilità, fino a pochi anni fa inimmaginabili. Troviamo al Governo del Paese una forza politica che incarna la peggiore evoluzione (o involuzione) del vecchio M.S.I.; un’Alleanza Nazionale ormai totalmente appiattita sulle logiche del Liberismo, dell’Atlantismo e che addirittura va a braccetto con il Sionismo e che per giunta si sta di fatto annullando, confluendo in un contenitore vuoto come il cosiddetto “Popolo delle Libertà”. Le logiche “veltrusconiano” del voto utile, che hanno di fatto ingannato il popolo italiano alle scorse elezioni politiche, estromettendo dal Parlamento sia la Destra che la Sinistra, iniziano a vacillare, sotto il peso di un PD ormai allo sbando e in piena crisi di identità (se mai ne ha avuta una) e di un “Popolo delle Libertà” ormai ubriacato dal potere governativo.
    Occorrono a questo punto un grande sforzo ed un segno di maturità politica. E soprattutto occorre coerenza. La nostra “Area” deve dichiarare da quale parte sta, o con il Liberismo berlusconiano, benedetto dai poteri forti, dai grandi gruppi finanziari, da Washinghton e da Gerusalemme, o con il Popolo Italiano, quel Popolo consapevole del proprio ruolo, della propria identità, delle proprie irrinunciabili tradizioni, quel Popolo che vuole e che può risorgere. E si badi bene, non esistono vie di mezzo. O si sta da una parte della barricata, o si sta dall’altra. Chi strizza l’occhio al PdL o cede alle lusinghe berlusconiana è pregato di togliersi dai coglioni una volta per tutte e di salire definitivamente sulla giostra del Cavaliere di Arcore. Noi su quella giostra non ci saliremo.
    Stanno maturando oggi più che mai le condizioni per una reale e duratura unità dell’Area, di quell’area sociale e nazional-popolare senza la quale è impensabile ogni progetto di rinascita nazionale. Nuova Destra Sociale ha fin dalla propria nascita già scelto da quale parte della barricata schierarsi. Noi staremo con chiunque sceglierà di schierarsi al nostro fianco da questa parte della barricata e daremo con tutte le nostre forze e le nostre energie tutto il nostro contributo a qualsiasi progetto unitario che parta da solide basi.


    Il federalismo, secondo voi, potrebbe dare una spinta in più all’Italia?

    Il federalismo, da solo, non è certamente la cura di tutti i mali. Non bisogna credere al “canto delle sirene” leghista, anche e soprattutto per i concreti rischi di una disgregazione dell’unità nazionale che esso può comportare. Molti nostri dirigenti, fra cui lo stesso Segretario Nazionale Luca Monti, provengono dall’esperienza politica della Lega Nord, per cui parliamo con ragione di causa.
    Nuova Destra Sociale si pone a favore dell’abolizione delle provincie e siamo per l’attribuzione ai sindaci di poteri prefettizi. L’unica alternativa percorribile all’abolizione delle provincie sarebbe una radicale trasformazione dell’attuale sistema delle regioni che preveda la creazione di sette o otto macro-regioni, con una radicale revisione degli statuti speciali attualmente in vigore.
    Prima di parlare di federalismo, nel senso più compiuto del termine, si dovrebbero rafforzare i concetti di Nazione e di identità nazionale.
    Il federalismo fiscale può essere una misura concretamente percorribile e necessaria, soprattutto per il rilancio dell’economia, come è giusto dare più potere decisionale alle amministrazioni locali, ma questo – si badi bene – per competenze specificatamente locali. Non ha senso permettere alle regioni la creazione di sistemi sanitari o scolastici autonomi. La sanità e l’istruzione, secondo Nuova Destra Sociale, dovrebbero essere rigorosamente centralizzate. Questo proprio per non creare disparità di cure mediche e di organizzazione delle strutture sanitarie fra una regione e l’altra. Identico discorso per il sistema scolastico.
    A nostro avviso un certo grado di federalismo lo si potrà conquistare soltanto nel quadro di ben precise riforme costituzionali.
    Nuova Destra Sociale si esprime a favore di una riduzione del numero dei Parlamentari e della sostituzione del Senato con una Camera delle Regioni, destinata ad occuparsi principalmente di questioni locali e territoriali.Siamo inoltre a favore dell’eleggibilità, sia alla Camera dei Deputati che alla Camera delle Regioni, di tutti i Cittadini che abbiano compiuto il 18° anno di età.
    Proponiamo una riforma elettorale fondata sul sistema proporzionale puro, con sbarramento del 2%, che preveda il voto di preferenza per i singoli candidati. Si tratta a nostro avviso dell’unica formula che possa garantire una reale democraticità nella competizione elettorale ed una reale rappresentanza delle forze politiche che si presentino alle elezioni.
    Nuova Destra Sociale propone poi che il numero dei Ministri sia definitivamente fissato e stabilito da una apposita legge dello Stato. Riteniamo infatti inammissibile che ogni Governo che si succeda alla guida della Nazione possa stravolgere di volta in volta a proprio piacimento il numero dei ministeri, ampliandolo o riducendolo a seconda della propria convenienza politica.Siamo inoltre a favore dell’abolizione della carica di Vice Ministro e di una ferrea regolamentazione del fenomeno delle consulenze esterne.
    Proponiamo poi di abolire le consultazioni referendarie nazionali, mantenendo ed ampliando, invece, le funzioni di quelle locali, in chiave sia propositiva che abrogativa. Tale scelta può apparire a prima vista antidemocratica, mentre, invece, risponde ad una logica ben precisa. Oltre a rappresentare una spesa che spesso non dà risultati vista la sempre maggiore defezione alle urne, i referendum rappresentano, oggigiorno una solenne presa di giro verso i Cittadini, per almeno due motivi: qualsiasi sia il risultato della consultazione referendaria, esso viene poi emendato in Parlamento e modificato secondo la convenienza della classe politica, come spesso è accaduto. Che senso ha quindi spacciarlo come uno strumento democratico, se, di fatto, la stessa propaganda per il sì od il no ai vari quesiti è lasciata in mano ai Partiti e non veramente ai Cittadini?
    Il secondo motivo poi è assolutamente paradossale: abbiamo uno dei Parlamenti più numerosi e costosi del mondo, e non è in grado nemmeno di legiferare su determinate questioni? Se non sono in grado di legiferare, si dimettano in massa, ma non pretendano che un comune Cittadino che lavora otto o più ore al giorno possa farlo per loro, specialmente su materie sempre più complesse come quelle proposteci dai referendum e delle quali spesso non sa nulla.
    Diverso, è invece il referendum locale, poiché i Cittadini sicuramente conoscono le problematiche del proprio territorio ed hanno il diritto-dovere di esprimersi su scelte che riguardano la loro vita quotidiana, soprattutto in funzione abrogativa di norme e decisioni delle amministrazioni che risultino impopolari e non condivise dalla maggioranza dei Cittadini residenti in un determinato comune o in un determinato territorio.
    Un elemento, infine che caratterizza il nostro Partito e che ci differenzia da altre formazioni politiche è la nostra particolare proposta di elezione diretta non soltanto del Capo dello Stato, ma dell’intero Esecutivo.
    Riteniamo che per legge dello Stato debba essere stabilito che il leader della coalizione politica che risulti vincitrice delle elezioni venga automaticamente investito della carica di Presidente del Consiglio dei Ministri. Egli non avrà però il potere di nominare i Ministri, in quanto essi saranno eletti di rettamente dal Popolo. Proponiamo, infatti, una elezione diretta dell’Esecutivo, da realizzarsi mediante liste di candidati ai Ministeri avanzate e proposte dalle coalizioni politiche o dai partiti in campo in sede di consultazione elettorale. Tali liste saranno aperte a intellettuali, economisti, magistrati, docenti universitari, scienziati e a personaggi autorevoli della società civile, della cultura, dell’imprenditoria e del mondo del lavoro, che si candideranno, in base alle proprie competenze e capacità, nell’ambito della coalizione politica o del partito di appartenenza. Nell’ambito della coalizione di forze politiche che risulti vincitrice, saranno eletti alle cariche di Ministro, Sottosegretario e Direttore Generale dei relativi ministeri per i quali si sono candidati, coloro che hanno ottenuto più voti.
    Si avrà così un Governo formato non più per scelte di convenienza politica e logiche di partito, bensì sulla base delle reali competenze tecniche dei candidati a ciascun ministero, i quali saranno suffragati nel loro incarico dal voto popolare.
    Questa riforma potrà a nostro avviso garantire un Governo forte, pragmatico, in ogni caso espressione della coalizione politica vincente, della quale si impegna a portare avanti il programma politico, ma al tempo stesso maggiormente in grado di affrontare e risolvere i problemi con maggiore competenza e velocità.
    Basta, infatti, con Ministri che passano da un dicastero all’altro, senza spesso avere nessuna competenza delle materie che rientrano nelle loro responsabilità.


    La vostra idea di Europa

    Nuova Destra Sociale si pone a favore di un’Europa dei Popoli e delle Nazioni, che sia forte, libera, indipendente, sovrana e armata, svincolata dalle logiche monetarie vessatorie di Bruxelles. Una libera Unione di Popoli e Nazioni che non debba più ospitare sul proprio territorio basi militari di potenze non europee e che abbia un ruolo privilegiato nei rapporti e negli scambi con l’Africa e il Bacino Mediterraneo. Una libera unione di Popoli e Nazioni che possa estendersi anche alla Russia, naturale estensione geografica e culturale dell’identità europea.
    Avanziamo la proposta di un’uscita dell’Italia dal Trattato di Schengen e del ripristino dei controlli doganali alle frontiere. Riteniamo questa misura assolutamente indispensabile per fronteggiare il fenomeno dell’immigrazione clandestina e per contrastare l’ingresso nel nostro Paese di sostanze stupefacenti e di prodotti e beni di consumo contraffatti o non conformi con le nostre norme sanitarie.
    Siamo inoltre fermamente contrari all’ingresso della Turchia nell’Unione Europea, e di qualsiasi altra entità territoriale la cui natura non sia affine con le radici latino-greco-cristiane del Continente e che non si conformi con le tradizioni, gli usi e i costumi dell’Europa.


    La vostra opinione su: Riforma dell'Università, Riforma scolastica, Riforma della giustizia

    Il nostro giudizio sulle riforme berlusconiana di Università, Istruzione e Giustizia è di assoluta condanna, senza appelli.
    Siamo perfettamente consapevoli del fatto che il sistema universitario italiano è carente ed è da riformare. Siamo favorevoli ai tagli soltanto dove questi sono realmente necessari (come nel caso della chiusura di corsi universitari inutili, improduttivi o con pochissimi iscritti), ma non si può riformare l’Università partendo proprio dai tagli. Il sistema universitario rappresenta una preziosa risorsa per la nostra Nazione e deve pertanto essere potenziato con risorse economiche e umane adeguate. Da un sistema universitario efficiente dipende il futuro stesso dell’Italia. Occorrono ingenti investimenti nella cultura e nella ricerca e soprattutto occorre spezzare drasticamente, nell’ambito delle facoltà universitarie, il sistema clientelare dei “baroni”, che spesso fanno delle università dei piccoli feudi personali dove dettare legge. La meritocrazia deve divenire un valore universale, applicato sia ai docenti che agli studenti. I fondi per lo sviluppo e la ricerca ci sarebbero, se reindirizzati ed impiegati nei settori giusti e sarebbe possibile anche un abbassamento delle tasse universitarie, accompagnato da una radicale revisione dei criteri di suddivisione delle fasce di reddito.
    Per quanto riguarda la riforma Gelmini, salviamo poco o niente, a parte la reintroduzione dei grembiulini. In Italia la scuola elementare è assolutamente inadeguata da un punto di vista formativo. I nostri ragazzi arrivano alle medie inferiori e poi alle superiori senza una vera formazione culturale. E questo non è più tollerabile. Negli ultimi tren’anni si è notevolmente abbassato il livello culturale degli Italiani e gran parte delle responsabilità è senz’altro degli insegnanti, ma anche e soprattutto di un’inadeguatezza dei programmi. Condanniamo senza messe misure soprattutto l’inadeguato insegnamento delle materie umanistiche: Lingua e Letteratura italiana, Storia, Geografia.
    Per quanto riguarda la nostra opinione sulla riforma della Giustizia è anch’essa pessima e rimandiamo la risposta al quesito successivo, dove esporremo le nostre proposte in merito.


    Siete favorevoli alla separazione delle carriere nella Magistratura? Perché?

    Chiediamo una vera ed autentica riforma della Giustizia, che comporti una velocizzazione dei processi e delle cause legali e che stabilisca in modo definitivo la distinzione tra le funzioni del Giudice e del Pubblico Ministero, con una regolamentazione della differenziazione delle carriere. Questo punto è per noi fondamentale se vogliamo contribuire a fare chiarezza nel sistema giudiziario e soprattutto a velocizzare i tempi dei processi.
    Siamo favorevoli all’eliminazione delle correnti all’interno del Consiglio Superiore della Magistratura e riteniamo necessaria una revisione totale ed una semplificazione dei codici Civile e Penale. Chiediamo l’abrogazione di qualsiasi legge liberticida che limiti la libertà di pensiero, di opinione e di espressione dei Cittadini.


    Una soluzione per la crisi economica

    Stiamo affrontando la peggiore crisi economica degli ultimi 70 anni e si tratta indubbiamente di una crisi globale. Se vogliamo esaminare la situazione nei dettagli, possiamo ben vedere come in crisi sia lo stesso sistema capitalistico. I grandi gruppi finanziari ed il sistema bancario hanno nel contesto di questa crisi delle enormi responsabilità. Per troppi anni le banche, fondate sulla logica del signoraggio, si sono prese gioco dei cittadini, mettendo le mani sui loro risparmi. E’ il sistema bancario stesso che è marcio e secondo noi merita di crollare. Invece che cosa fanno i governi? Si prodigano esclusivamente per tenere in vita un mostro tentacolare.
    Nessuno qui ha una bacchetta magica per risolvere in un istante tutti i problemi, ma questo non ci esime da fare alcune considerazioni e dall’avanzare delle proposte costruttive. Un salvataggio della piccola e media impresa, vero motore trainante della nostra economia, non lo si ottiene foraggiando con fondi pubblici un sistema bancario incancrenito. Lasciamo le banche al loro destino e creiamo una Banca d’Italia pubblica che emetta per le imprese e per i Cittadini crediti a tasso zero. Non sarebbe utopia, ma un concreto passo avanti verso una rinascita economica nazionale.
    Noi sosteniamo il ritorno ad un’economia di modello corporativo, quel modello che permise all’Italia Fascista di attraversare indenne la crisi del ’29 e di creare lavoro, sviluppo e prosperità. Ma il modello che noi proponiamo, ovvero un Corporativismo moderno e in linea con la situazione economica e politica del XXI secolo, è la perfetta antitesi del modello liberista di Berlusconi, quello stesso modello che è il principale responsabile dell’attuale crisi economica e dei consumi.
    Occorrerebbe una drastica riduzione della pressione fiscale, una nazionalizzazione di tutti gli istituti bancari non più in grado di reggersi da soli ed un ritorno dello Stato nell’economia con ruolo da protagonista. E soprattutto occorrerebbe varare dei provvedimenti a salvaguardia delle fasce sociali più deboli. Provvedimenti concreti, non le elemosine del Governo mascherate da “social card”. Lo Stato dovrebbe intervenire per regolamentare i prezzi delle materie prime e per imporre un tetto massimo ai prezzi dei generi di consumo di prima necessità, tutti provvedimenti che è impensabile che vengano attuati dall’attuale Esecutivo.


    Un parere sull’attuale operato del Governo Berlusconi

    Il nostro parere su quanto fino ad oggi ha fatto il Governo Berlusconi è piuttosto negativo. Per quanto l’attuale Governo possa contare su una schiacciante maggioranza nelle due camere, si è di fatto rimangiato molte delle sue promesse elettorali. E quel poco che ha fatto lo ha fatto fino ad oggi piuttosto male. Lo testimoniano i vari fallimenti ed i retromarcia sul “pacchetto sicurezza”, la pessima gestione della crisi dell’Alitalia e il tentativo di riformare la giustizia con provvedimenti “ad personam”. Ma soprattutto la scarsa lungimiranza in campo economico. Per quanta stima possiamo avere di ministri come Tremonti, è evidente che non si avrà in tempi brevi alcuna riduzione della pressione fiscale. Si stanno praticando solamente politiche di tagli proprio in settori che necessiterebbero invece di investimenti e ogni tentativo fino ad oggi intrapreso per arginare la crisi economica è stato soltanto a favore delle banche e del sistema finanziario.
    Questo governo secondo noi, nonostante tutte le apparenze, è destinato a non portare a termine la legislatura ed avrà vita breve. Sono molti i segnali che ce lo fanno pensare.


    Come giudicate l’elezione di Obama negli Stati Uniti e di Medvedev in Russia?

    Nuova Destra Sociale segue con estremo interesse gli sviluppi della politica internazionale. Riteniamo che due mandati consecutivi di amministrazione Bush della Casa Bianca abbiano precipitato gli Stati Uniti d’America nel peggiore governo della loro storia. Fermo restando che vediamo negli U.S.A. il principale nemico da combattere, riteniamo sicuramente un fattore positivo l’elezione di Barak Obama. Soprattutto perchè essa può rappresentare una svolta nella politica estera americana, il ritorno ad un protezionismo interno e uno svincolamento militare dagli scenari di guerra degli ultimi anni. Ma è ancora presto per trarre giudizi. Non facciamoci però illusioni: se Barak Obama è potuto arrivare alla Casa Bianca ciò significa che gli è stato permesso e che ha dietro di sè buona parte dei poteri forti che hanno sempre manovrato da dietro le quinte la politica di Washinghton. Di un fattore si può essere però certi: la maggiore superpotenza del pianeta sta attraversando, come del resto la maggior parte dei paesi industrializzati, la più grande crisi economica dopo quella del ’29. Il dollaro è ormai di fatto una moneta fittizia, sul punto di implodere e di svalutarsi pesantemente. Siamo di fronte ad una “tigre di carta” che rischia seriamente di affondare, sia a livello economico che a livello politico e sociale. Occorre essere vigili e seguire con attenzione gli scenari che si presenteranno sia nei prossimi mesi che nei prossimi anni e non farci trovare impreparati a qualsiasi eventualità.
    Il nostro Partito ha sempre guardato con favore al nuovo corso della Russia di Putin. Riteniamo Putin un grande leader e giudichiamo molto positivamente il suo operato. La Russia sta tornando al suo ruolo di superpotenza, sotto la spinta di una economia in crescita e di un ritrovato orgoglio nazionale. E’ fondamentale che Russia ed Europa si riavvicinino ed intraprendano un percorso comune. L’elezione di Medvedev al Cremino rappresenta indubbiamente una continuità della politica putiniana, ma non scordiamoci che Medvedev è stato fino a ieri a capo della Gazprom, il principale gruppo energetico della Russia. Si tratta indubbiamente di un ottimo manager e di un ottimo uomo d’affari, ma il tempo ed i fatti ci diranno se si dimostrerà all’altezza di guidare la Russia.
    Complimenti Nicola!!!

  10. #10
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    Citazione Originariamente Scritto da Volontà Sociale Visualizza Messaggio
    Complimenti Nicola!!!
    Ma adesso dobbiamo assistere alla sfilata di tutti i simpatizzanti NDS© che cominceranno a ripetere "bravo" "bis" "santo subito" ???

 

 
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