LA POLITICA, LA PASTA E IL SOCIALE (20/01/2009)
Dai GAS ai GAP: L’involuzione politica del PRC
L’Italia è il primo produttore di pasta nel mondo con 2.900.000 Tonnellate/anno, anche prima degli Stati Uniti che ne producono 1.600.000 T/anno. Esportiamo 1.393.403 T/anno pari al 48% della produzione nazionale. Siamo un paese di pastasciuttari, con un consumo pro-capite di 28 Kg/anno, primato mondiale, seguiti dal Venezuela 12,7 kg/annuo. La produzione avviene in 185 pastifici sparsi in tutto il territorio nazionale.La materia prima principale, per produrre la pasta, è la semola di grano duro. In Italia, nel 2009 l'Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare attesta a 5,79 milioni di tonnellate la produzione di frumento duro, in crescita del 44,7% rispetto allo scorso anno.Il settore cerealicolo vive una situazione economica molto delicata, con il grano che viene pagato sui 20 euro al quintale, cioè meno di quanto costava negli anni “80, con l’aggravante dell’aumento dei costi di produzione (+ 61% in un anno solo per i concimi).Se al momento della raccolta dovesse permanere questo prezzo, per una produzione media che si aggira intorno ai 61 Quintali/ha, un agricoltore riceverebbe circa 1.220,00 Euro. Tolte le spese di produzione, ne resterebbero sui 155,00 euro/anno per ogni ettaro coltivato. Una miseria considerando la dimensione aziendale Italiana, che nella cerealicoltura si aggira intorno ai 10 ha.
La perdita impressionante di reddito nella produzione di cereali genera un alto abbandono della coltivazione con conseguente migrazione e desertificazione territoriale.Già nel 2002, secondo l’ISTAT, gli ettari coltivati a frumento, 4.051.961,93, avevano avuto una diminuzione del -9,4% rispetta al 1990, con una perdita di 771.888 aziende cerealicole, cioè un meno 31,3%! Quella della coltivazione del frumento è una situazione che può essere spiegata solo se si analizza l’evoluzione della Politica Agricola Comunitaria. Proprio con la nascita della PAC, inizia la politica di protezione dei prodotti europei, che tende a garantire prezzi certi agli agricoltori evitando la concorrenza Extra-CEE. Per il frumento si inserì, nel 1962, la preferenza comunitaria (tassa all’importazione corrispondente alla differenza tra prezzo europeo e prezzo internazionale). Quindi se un imprenditore voleva acquistare un quintale di grano in Australia o in Romania (allora fuori dall’Europa) non avrebbe ottenuto nessun risparmio di prezzo, perché la PAC l’avrebbe tassato fino a portarlo al Prezzo Comunitario prestabilito. L'agricoltore aveva la certezza di vendere tutto il suo prodotto ad un prezzo garantito dalla Comunità Europea ed a un Pastificio conveniva acquistare solo le migliori farine locali. Quando la PAC, su pressioni del WTO, sposa il liberismo e il prezzo del frumento torna ad essere stabilito dal"mercato", l’agricoltura europea subisce una costante perdita di redditività. Il costo delle farine passa così, da un costo politico certo, alle oscillazioni dei "futures" alimentari, cioè i prodotti finanziari che scommettono sui prezzi futuri scambiati alla Borsa di Chicago. Nel nuovo assetto economico un pastificio non ha più convenienza ad acquistare un prodotto locale, ma va in cerca dei costi più bassi.La produzione di un ettaro di frumento, mediamente 60 quintali, serve ad un pastificio per produrre circa 80 quintali di pasta. Considerando che l’Osservatorio sui prezzi al Consumo, indica in 2 Euro/KG il prezzo medio della Pasta secca, possiamo dire che da un ettaro coltivato a grano la Grande Distribuzione Organizzata e i Pastifici si spartiscono circa 17.400,00 Euro, dandone all’agricoltore 1.220,00 euro, con un rincaro del 1.400%!Tale margine può aumentare, acquistando grani esteri a minor costo.In questo contesto i Gruppi d’Acquisto Popolare scelgono di distribuire pasta a basso costo (saltando la distribuzione) prodotta con grani esteri. Di questa tipologia sono, infatti, le paste utilizzate dai GAP, come “La Fabianelli” “La Spiga di Puglia” o la “Rummo”, che nel suo sito dichiara di: "[...] valuta(re) le migliori coltivazioni di grano duro al mondo e ne seleziona soltanto le annate più favorevoli."Bisognerebbe capire cosa intende per “migliori coltivazioni” o per “annate favorevoli”, un pastificio con 52 milioni di Euro di fatturato annuo, una sede a Benevento, due in America e una in Inghilterra.Forse la qualità del prodotto? Il rispetto delle norme ambientali? Perché non la situazione economica degli agricoltori? O più plausibilmente, gli interessa il minor prezzo per avere un maggior profitto!Per guadagnare di più non c’è momento migliore, con il prezzo mondiale del grano che, in sei mesi, è crollato del 60% sul mercato internazionale con perdite di oltre 120 miliardi di euro per i contadini dei diversi continenti che saranno costretti ad abbandonare una coltivazione dalla quale dipende la sopravvivenza di miliardi di persone.Eppure esperienze virtuose in Italia ci sono, come la Pasta "Valle del Grano" prodotta dall'omonimo consorzio di cerealicoltori che utilizzano solo il loro frumento, e che viene venduta nei Gruppi d'Acquisto Solidali del Nord. Se solo il partito sociale si fermasse a riflettere su questo modello di produzione/consumo troverebbe, proprio in quei speculatori che oggi utilizza per fare la sua carità, le cause degli aumenti del costo della pasta e il crollo del prezzo del grano!Si sono inventati i GAP, trascurando completamente l'esperienza dei Gruppi d’Acquisto Solidali che sono, da anni, una realtà in molte zone d’Italia.Una scelta politica, frutto delle devianze populiste e dell'arroganza di questo "nuovo" gruppo dirigente, sulla quale non possiamo che nutrire un profondo dissenso.
Sentinelli Patrizia, Barcaioli Fabio, Lombardi Mirko, Mancini Walter, Musacchio Roberto
http://www.robertomusacchio.eu/index...catid=1:ultime