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    Predefinito 88 anni fa nasceva il ``Partito comunista``

    OMNIA SUNT COMMUNIA

    88 anni fa nasceva il ``Partito comunista`` sezione italiana della Terza Internazionale comunista



    (Liberazione, mercoledì, 21 gennaio 2009)
    Nicola Tranfaglia

    Era la mattina del 21 gennaio 1921 nasceva a Livorno, scindendosi dal partito socialista, il "Partito comunista" sezione italiana della Terza Internazionale comunista.
    Da quel giorno sono passati ormai 88 anni, ma questo anniversario ha luogo - è bene ricordarlo - a quasi vent'anni dalla fine dell'Unione Sovietica e dalla presenza ormai residuale di partiti e regimi comunisti, se si esclude il caso della Cina in cui convivono da trent'anni un capitalismo più o meno di Stato e il partito comunista.
    Dal punto di vista storico, che è quello che interessa in questa ricorrenza, vecchie e nuove generazioni, il partito comunista nasce in Italia quando la crisi postbellica ha già segnato fasi decisive dell'ascesa del movimento fascista fondato due anni prima da Benito Mussolini a Milano ed è ormai presente con migliaia di iscritti nel centro-nord della penisola con alcune minori presenze anche nel Mezzogiorno e nelle isole.
    La molla per la fondazione è stata, senza alcun dubbio, la rivoluzione bolscevica in Russia che sta per vincere la guerra civile contro i bianchi e ha fondato nel 1919 una Federazione Internazionale dei partiti comunisti, cui aderirono nei mesi successivi 64 partiti in cinquanta paesi. Ma il partito socialista italiano, all'interno del quale erano stati i comunisti, vede nel 1922 uscire anche la componente riformista di Filippo Turati e Claudio Treves che costituisce il Partito Socialista Unitario mentre resta alla sua guida Serrati, leader dei massimalisti, che rappresenta una strategia diversa da quella delle frazioni comuniste di Antonio Gramsci a Torino e di Amedeo Bordiga, leader indiscusso del primo Pdci, a Napoli.
    C'è da parte del nuovo partito, e in particolare di Bordiga, una indubbia sottovalutazione del pericolo fascista che, un anno dopo la fondazione del Pdci, raggiunge il potere e mette fuori legge partiti, sindacati e giornali a cominciare proprio dai comunisti italiani. Gramsci diventa segretario nel giugno-luglio 1924 di fronte alla persistente contrarietà di Bordiga e dei suoi seguaci al "fronte unico" deciso dalla Terza Internazionale e riesce a portare nel partito una parte dei massimalisti (i cosiddetti "terzini") espulsi dal Partito socialista.
    Gramsci fonda, il 12 febbraio 1924, il quotidiano L'Unità che resterà, nella storia del partito, l'organo giornalistico ufficiale che si propone di dialogare con le masse vicine alla nuova formazione politica. Nell'aprile 1924, in un clima di aperta violenza alimentato dai fascisti a cui i socialisti non reagiscono, il Pdci ottiene 268 mila voti e 19 deputati tra i quali Gramsci, eletto nel Veneto. Nella crisi scoppiata per il rapimento e l'uccisione del deputato socialista Giacomo Matteotti nel giugno 1924 i comunisti si uniscono all'Aventino proclamato dal liberale Giovanni Amendola ma in ottobre ritornano in parlamento dopo che lo stesso Gramsci ha definito l'Aventino come "un semifascismo che vuole addolcire, riformandola, la dittatura fascista." I comunisti non si rendono conto, come i partiti aventiniani, della grande forza che ha Mussolini, sostenuto dal re, dal Vaticano e dagli industriali, e parlano in astratto di coinvolgere le masse popolari ma si dedicano di fatto soprattutto al dibattito interno nel partito, che resta assai acceso e assistono, senza poter far molto, al discorso del 3 gennaio 1925 e, ancora di più, alla realizzazione della dittatura vera e propria con le leggi eccezionali dell'autunno-inverno 1926.
    Nel terzo congresso a Lione, nel gennaio 1926, si completa la conquista del partito da parte di Gramsci e del gruppo torinese e l'emarginazione dei bordighiani, in rotta con la Terza Internazionale e ha inizio quasi un ventennio di lotta clandestina in Italia e in Europa, fruendo dell'appoggio indispensabile del Partito comunista sovietico. Ma Gramsci, già alla fine del 1926, viene arrestato e condannato, come Terracini a venti anni di carcere, dal Tribunale Speciale e passa il resto della sua esistenza prima nel carcere di Turi poi in una clinica a Gaeta, cessando di vivere improvvisamente nell'aprile 1937. Lascia le sue Lettere dal carcere e soprattutto i Quaderni del carcere , un patrimonio di grande importanza per la storia del partito comunista, anche se sarà decisiva la mediazione del suo successore Palmiro Togliatti divenuto, dopo la sua morte, il segretario del Pdci in esilio e poi in Italia alla liberazione dal fascismo.
    Nell'ottobre 1926, prima di essere arrestato, Gramsci invia una lettera all'Ufficio politico del partito comunista russo mostrando di essere angosciato dalle divisioni che caratterizzano la vita del partito fratello e temendo che quelle divisioni possano portare alla fine del ruolo dirigente nel proletariato internazionale. Due anni dopo, nel 1928, l'Internazionale Comunista modifica radicalmente la strategia del fronte unico ed elabora quella della "classe contro classe" invitando gli altri partiti comunisti a muovere contro la socialdemocrazia considerata strenuo baluardo del capitalismo.
    Ma l'accettazione della parola d'ordine porta all'espulsione di Tasca che nel 1929 si era pronunciato con durezza contro le posizioni dell'Internazionale Comunista.
    Gli anni successivi sono anni difficili per il partito clandestino che ha alcuni centri nel Nord ma è quasi assente nel Mezzogiorno e nelle isole di fronte a un attacco molto duro della polizia segreta fascista, l'Ovra e del Tribunale Speciale. I comunisti saranno i maggiori oppositori del regime, quelli che pagheranno il prezzo più alto: su 4671 condannati dal Tribunale Speciale per la Difesa dello Stato, istituito nel 1926, 4030 furono i comunisti condannati a complessivi 23.000 anni di carcere (insomma, su 5600 imputati del Tribunale Speciale l'80 per cento era composto da comunisti).
    In carcere Gramsci abbozzava le proprie intuizioni sulla funzione degli intellettuali e sull'importanza che, per la rottura del blocco agrario e la realizzazione dell'alleanza tra operai del Nord e contadini del Sud si determinasse al loro interno una "tendenza di sinistra, nel significato moderno della parola, cioè orientata verso il proletariato rivoluzionario."
    Soltanto nel 1934-35, dopo le conseguenze terribili per operai e contadini in tutta l'Europa, e particolarmente in Italia, della grande crisi del 1929 e l'avvento di Hitler al potere, l'Internazionale Comunista mutò ancora orientamento e si orientò verso una politica delle alleanze che sarebbe sfociata in Francia e in Spagna nella politica dei fronti popolari.
    Ma intanto la guerra premeva e nel 1939 i fascismi, guidati dalla Germania nazionalsocialista di Adolf Hitler, avrebbero scatenato il nuovo conflitto mondiale.


    PER LA COMUNITA' UMANA

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    OMNIA SUNT COMMUNIA

    PCI: voci della nostra storia



    http://www.youtube.com/watch?v=CaC6B....blogspot.com/

    PER LA COMUNITA' UMANA

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    Citazione Originariamente Scritto da Muntzer Visualizza Messaggio
    OMNIA SUNT COMMUNIA

    88 anni fa nasceva il ``Partito comunista`` sezione italiana della Terza Internazionale comunista




    (Liberazione, mercoledì, 21 gennaio 2009)

    Nicola Tranfaglia

    Era la mattina del 21 gennaio 1921 nasceva a Livorno, scindendosi dal partito socialista, il "Partito comunista" sezione italiana della Terza Internazionale comunista.
    Da quel giorno sono passati ormai 88 anni, ma questo anniversario ha luogo - è bene ricordarlo - a quasi vent'anni dalla fine dell'Unione Sovietica e dalla presenza ormai residuale di partiti e regimi comunisti, se si esclude il caso della Cina in cui convivono da trent'anni un capitalismo più o meno di Stato e il partito comunista.
    Dal punto di vista storico, che è quello che interessa in questa ricorrenza, vecchie e nuove generazioni, il partito comunista nasce in Italia quando la crisi postbellica ha già segnato fasi decisive dell'ascesa del movimento fascista fondato due anni prima da Benito Mussolini a Milano ed è ormai presente con migliaia di iscritti nel centro-nord della penisola con alcune minori presenze anche nel Mezzogiorno e nelle isole.
    La molla per la fondazione è stata, senza alcun dubbio, la rivoluzione bolscevica in Russia che sta per vincere la guerra civile contro i bianchi e ha fondato nel 1919 una Federazione Internazionale dei partiti comunisti, cui aderirono nei mesi successivi 64 partiti in cinquanta paesi. Ma il partito socialista italiano, all'interno del quale erano stati i comunisti, vede nel 1922 uscire anche la componente riformista di Filippo Turati e Claudio Treves che costituisce il Partito Socialista Unitario mentre resta alla sua guida Serrati, leader dei massimalisti, che rappresenta una strategia diversa da quella delle frazioni comuniste di Antonio Gramsci a Torino e di Amedeo Bordiga, leader indiscusso del primo Pdci, a Napoli.
    C'è da parte del nuovo partito, e in particolare di Bordiga, una indubbia sottovalutazione del pericolo fascista che, un anno dopo la fondazione del Pdci, raggiunge il potere e mette fuori legge partiti, sindacati e giornali a cominciare proprio dai comunisti italiani. Gramsci diventa segretario nel giugno-luglio 1924 di fronte alla persistente contrarietà di Bordiga e dei suoi seguaci al "fronte unico" deciso dalla Terza Internazionale e riesce a portare nel partito una parte dei massimalisti (i cosiddetti "terzini") espulsi dal Partito socialista.
    Gramsci fonda, il 12 febbraio 1924, il quotidiano L'Unità che resterà, nella storia del partito, l'organo giornalistico ufficiale che si propone di dialogare con le masse vicine alla nuova formazione politica. Nell'aprile 1924, in un clima di aperta violenza alimentato dai fascisti a cui i socialisti non reagiscono, il Pdci ottiene 268 mila voti e 19 deputati tra i quali Gramsci, eletto nel Veneto. Nella crisi scoppiata per il rapimento e l'uccisione del deputato socialista Giacomo Matteotti nel giugno 1924 i comunisti si uniscono all'Aventino proclamato dal liberale Giovanni Amendola ma in ottobre ritornano in parlamento dopo che lo stesso Gramsci ha definito l'Aventino come "un semifascismo che vuole addolcire, riformandola, la dittatura fascista." I comunisti non si rendono conto, come i partiti aventiniani, della grande forza che ha Mussolini, sostenuto dal re, dal Vaticano e dagli industriali, e parlano in astratto di coinvolgere le masse popolari ma si dedicano di fatto soprattutto al dibattito interno nel partito, che resta assai acceso e assistono, senza poter far molto, al discorso del 3 gennaio 1925 e, ancora di più, alla realizzazione della dittatura vera e propria con le leggi eccezionali dell'autunno-inverno 1926.
    Nel terzo congresso a Lione, nel gennaio 1926, si completa la conquista del partito da parte di Gramsci e del gruppo torinese e l'emarginazione dei bordighiani, in rotta con la Terza Internazionale e ha inizio quasi un ventennio di lotta clandestina in Italia e in Europa, fruendo dell'appoggio indispensabile del Partito comunista sovietico. Ma Gramsci, già alla fine del 1926, viene arrestato e condannato, come Terracini a venti anni di carcere, dal Tribunale Speciale e passa il resto della sua esistenza prima nel carcere di Turi poi in una clinica a Gaeta, cessando di vivere improvvisamente nell'aprile 1937. Lascia le sue Lettere dal carcere e soprattutto i Quaderni del carcere , un patrimonio di grande importanza per la storia del partito comunista, anche se sarà decisiva la mediazione del suo successore Palmiro Togliatti divenuto, dopo la sua morte, il segretario del Pdci in esilio e poi in Italia alla liberazione dal fascismo.
    Nell'ottobre 1926, prima di essere arrestato, Gramsci invia una lettera all'Ufficio politico del partito comunista russo mostrando di essere angosciato dalle divisioni che caratterizzano la vita del partito fratello e temendo che quelle divisioni possano portare alla fine del ruolo dirigente nel proletariato internazionale. Due anni dopo, nel 1928, l'Internazionale Comunista modifica radicalmente la strategia del fronte unico ed elabora quella della "classe contro classe" invitando gli altri partiti comunisti a muovere contro la socialdemocrazia considerata strenuo baluardo del capitalismo.
    Ma l'accettazione della parola d'ordine porta all'espulsione di Tasca che nel 1929 si era pronunciato con durezza contro le posizioni dell'Internazionale Comunista.
    Gli anni successivi sono anni difficili per il partito clandestino che ha alcuni centri nel Nord ma è quasi assente nel Mezzogiorno e nelle isole di fronte a un attacco molto duro della polizia segreta fascista, l'Ovra e del Tribunale Speciale. I comunisti saranno i maggiori oppositori del regime, quelli che pagheranno il prezzo più alto: su 4671 condannati dal Tribunale Speciale per la Difesa dello Stato, istituito nel 1926, 4030 furono i comunisti condannati a complessivi 23.000 anni di carcere (insomma, su 5600 imputati del Tribunale Speciale l'80 per cento era composto da comunisti).
    In carcere Gramsci abbozzava le proprie intuizioni sulla funzione degli intellettuali e sull'importanza che, per la rottura del blocco agrario e la realizzazione dell'alleanza tra operai del Nord e contadini del Sud si determinasse al loro interno una "tendenza di sinistra, nel significato moderno della parola, cioè orientata verso il proletariato rivoluzionario."
    Soltanto nel 1934-35, dopo le conseguenze terribili per operai e contadini in tutta l'Europa, e particolarmente in Italia, della grande crisi del 1929 e l'avvento di Hitler al potere, l'Internazionale Comunista mutò ancora orientamento e si orientò verso una politica delle alleanze che sarebbe sfociata in Francia e in Spagna nella politica dei fronti popolari.
    Ma intanto la guerra premeva e nel 1939 i fascismi, guidati dalla Germania nazionalsocialista di Adolf Hitler, avrebbero scatenato il nuovo conflitto mondiale.


    PER LA COMUNITA' UMANA
    La classica ricostruzione piccista della storia del PCd'I che si ritrova nella storia di Spriano e che ha formato generazioni di militanti piccisti. Non a caso si conclude con la favola dei fascismi guidati da Hitler che hanno scatenato il nuovo conflitto mondiale. Altro che analisi di Lenin sull guerra! Questo giustificava la tattica del fronte popolare antifascista che metteva insieme tutti dentro (dai monarchici e via)... ma questa è altra storia.

    In ogni caso onore a quella generazione di giovani che diedero vita nel 1921 alla formazione del partito comunista d'Italia sezione della Terza Internazionale. Ebbero coraggio e volontà e soprattutto seppero rompere con la casa madre socialista comunque composta da tanta gente che "credeva". Quelli che oggi si dichiarano comunisti (parlo dei residui "extra" parlamentari") non sono neanche l'ombra non dell'allora nascente pcd'I ma neanche del pur glorioso partito socialista.

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    OMNIA SUNT COMMUNIA

    Amadeo Bordiga 1° segretario del PCD'I



    PER LA COMUNITA' UMANA

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    E' un elemento altamente simbolico che dell'edificio dove nacque il PCdI oggi rimane in piedi e viene curata solo la facciata.
    Onore a pugno chiuso al PCdI che è parte fondamentale della nostra storia comunista italiana pur con tutti gli errori che commise durante l'ascesa del fascismo (tra cui quella di non appoggiare ed aiutare gli Arditi del Popolo) e onore a Carlo Farini, membro fondatore del PCdI, fondatore degli Arditi del Popolo a Terni e mio concittadino.

  6. #6
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    L'88 non e' propriamente il numero migliore da festeggiare per i comunisti.


    בראשית

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    A me sembra un bell'articolo. Tra l'altro en passant si cita anche la lettera di Gramsci del 1926, passaggio che nella monumentale opera di Spriano è pressocchè ignorato.
    Poi che dirti, di fronte al nazifascismo l'alternativa possibile era o la resistenza o le posizioni attendiste alla Bordiga.
    Francamente io sto con Bulow.


    quote=Epifanio;9302668]La classica ricostruzione piccista della storia del PCd'I che si ritrova nella storia di Spriano e che ha formato generazioni di militanti piccisti. Non a caso si conclude con la favola dei fascismi guidati da Hitler che hanno scatenato il nuovo conflitto mondiale. Altro che analisi di Lenin sull guerra! Questo giustificava la tattica del fronte popolare antifascista che metteva insieme tutti dentro (dai monarchici e via)... ma questa è altra storia.

    In ogni caso onore a quella generazione di giovani che diedero vita nel 1921 alla formazione del partito comunista d'Italia sezione della Terza Internazionale. Ebbero coraggio e volontà e soprattutto seppero rompere con la casa madre socialista comunque composta da tanta gente che "credeva". Quelli che oggi si dichiarano comunisti (parlo dei residui "extra" parlamentari") non sono neanche l'ombra non dell'allora nascente pcd'I ma neanche del pur glorioso partito socialista.[/quote]

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    Citazione Originariamente Scritto da bereshit Visualizza Messaggio
    L'88 non e' propriamente il numero migliore da festeggiare per i comunisti.


    בראשית
    Ahahah... Ma va va...

  9. #9
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    Citazione Originariamente Scritto da saitnt just Visualizza Messaggio
    A me sembra un bell'articolo. Tra l'altro en passant si cita anche la lettera di Gramsci del 1926, passaggio che nella monumentale opera di Spriano è pressocchè ignorato.
    Poi che dirti, di fronte al nazifascismo l'alternativa possibile era o la resistenza o le posizioni attendiste alla Bordiga.
    Francamente io sto con Bulow.
    Qui si apre un discorso serio...piatto ricco, mi ci ficco!

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    Citazione Originariamente Scritto da saitnt just Visualizza Messaggio
    A me sembra un bell'articolo. Tra l'altro en passant si cita anche la lettera di Gramsci del 1926, passaggio che nella monumentale opera di Spriano è pressocchè ignorato.
    Poi che dirti, di fronte al nazifascismo l'alternativa possibile era o la resistenza o le posizioni attendiste alla Bordiga.
    Francamente io sto con Bulow.


    quote=Epifanio;9302668]La classica ricostruzione piccista della storia del PCd'I che si ritrova nella storia di Spriano e che ha formato generazioni di militanti piccisti. Non a caso si conclude con la favola dei fascismi guidati da Hitler che hanno scatenato il nuovo conflitto mondiale. Altro che analisi di Lenin sull guerra! Questo giustificava la tattica del fronte popolare antifascista che metteva insieme tutti dentro (dai monarchici e via)... ma questa è altra storia.

    In ogni caso onore a quella generazione di giovani che diedero vita nel 1921 alla formazione del partito comunista d'Italia sezione della Terza Internazionale. Ebbero coraggio e volontà e soprattutto seppero rompere con la casa madre socialista comunque composta da tanta gente che "credeva". Quelli che oggi si dichiarano comunisti (parlo dei residui "extra" parlamentari") non sono neanche l'ombra non dell'allora nascente pcd'I ma neanche del pur glorioso partito socialista.

    La ricostruzione della storia del PCd'I-PCI è stata fatta sempre alla luce del "gramscismo" togliattiano, naturalmente in chiave auto-celebrativa. Bordiga sbagliò a non impegnare il partito nel movimento degli Arditi del Popolo, e questo sbaglio lo pagò in seguito quando fu estromesso dalla segreteria. Non accetto la dicotomia resistenza/attendismo, ci porterebbe come al solito a reiterare stancamente vecchie polemiche. Ritengo che un "sano" partito comunista avrebbe potuto e dovuto coniugare necessità della resistenza e rifiuto del frontepopolarismo. La tattica del frontepopolare veniva impulsata dalla Russia di Stalin in nome di una logica non di difesa del socialismo ma della - pur legittima - difesa dello stato russo.

    Penso che oggi sia possibile e necessaria una rilettura della storia recente fuori delle trite e ritrite condizioni poste dalla storiografia ufficiale della sinistra. Anche se non ce ne accorgiamo, tanti problemi che noi oggi abbiamo risalgono a questioni d'impostazione passate, e qui parlo in particolare della classica questione dell'antifascismo inteso come espressione di alleanza pure col diavolo contro il "male assoluto". "Che stai dalla parte di Hitler-Milosevic-Saddam-Hamas...........?".

 

 
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