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    Predefinito Napolitano non è il mio presidente. Non parla per me

    Al Quirinale - L’incontro con le associazioni alla giornata mondiale contro l’omofobia

    La Carfagna si scusa con il mondo gay: grazie alla Concia ho superato diffidenze

    Il ministro: ho capito la vostra ricchezza. La deputata pd: gesto raro


    ROMA — Paola Concia ha tirato fuori qualche lacrima: «Il Quirinale. Il presidente della Repubblica, questo presidente: Giorgio Napolitano. Sì, alla fine questa giornata così istituzionale mi ha proprio emozionato». Mara Carfagna è rimasta algida, ministeriale l’accento con il quale ha letto il suo discorso davanti al capo dello Stato. Ma alla fine è stata lei, il ministro delle Pari opportunità, ad emozionare gli animi. A scaldare il clima. I cuori.

    Già, nella Giornata contro l’omofobia celebrata ieri con grande cerimonia al Quirinale, il ministro Carfagna ha fatto mea culpa per quanto aveva detto contro gli omosessuali, un paio di anni fa. «Ha chiesto scusa. Ha ammesso di essere stata guidata da un pregiudizio », ha raccontato, raggiante, Imma Battaglia, storica leader delle associazioni omosessuali. Paola Concia si era già asciugata le lacrime.

    Erano in tante le rappresentanti delle associazioni omosessuali ieri, per la prima volta raccolte tutte insieme al Quirinale: Arcigay, Arcilesbica, Circolo Mario Mieli, Di gay project, Mit, Agedo, Famiglie Arcobaleno, I-kan, Rete Lenford, Gaylib. Non era mai successo.

    Il ministro Carfagna ha tirato fuori il suo discorso e si è messa a leggere, seria seria. È stato quasi all’inizio del suo intervento che, senza esitare, ha detto: «Consentitemi un pensiero particolare all’onorevole Anna Paola Concia alla quale sono grata per l’impegno e la delicatezza che ha speso per farmi conoscere la ricchezza del mondo associativo qui presente, con tutte le sue sfumature...». Appena insediata, un paio di anni fa, il ministro Carfagna si era scagliata con molta decisione contro le associazioni omosessuali: le avevano chiesto il patrocinio per il Gay Pride, il corteo tradizionale e annuale di tutti gli omosessuali d’Italia. E lei lo aveva rifiutato, con sdegno.

    Acqua passata. Decisamente. Perché, sempre rivolta a Paola Concia, unica omosessuale dichiarata rimasta nel Parlamento italiano, Mara Carfagna ha usato parole di ringraziamento. Con grande enfasi, «per avermi aiutata a sfondare il muro della diffidenza della quale penso di essere stata allo stesso tempo vittima e inconsapevole responsabile, in un passato remoto, ormai ampiamente superato ».

    Paola Concia ha raccolto scuse e ringraziamenti, con gioia. «Non è usuale che un ministro si scusi, nel nostro Paese», ha detto l’onorevole del Pd, lei che aveva fortemente voluto questa giornata celebrata al Quirinale. E ha poi aggiunto: «Effettivamente ben altri ministri in Italia avrebbero motivo di scusarsi con gli italiani. Mara Carfagna lo ha fatto, usando queste belle parole». Sono molti mesi che Paola Concia e Mara Carfagna hanno modo di lavorare insieme. «Lei mi ha sempre ascoltato», confessa con orgoglio Concia, aggiungendo: «Le ho spiegato come andavano le cose nel nostro mondo e lei mi ha seguito».

    Una coppia decisamente strana quella di Mara Carfagna e Paola Concia. Ma che al lavoro funziona, garantisce ancora lei, la deputata omosessuale. «In più occasioni la nostra collaborazione ha portato buoni frutti. Della campagna contro l’omofobia, ad esempio, abbiamo parlato tanto e poi l’ha fatta. Sulla legge contro l’omofobia, della quale sono relatrice, il ministro Carfagna si sta impegnando a lavorare con me. Quando si riesce a lavorare insieme è sempre un bene per tutti. Adesso aspettiamo di ottenere risultati concreti».

    Alessandra Arachi

    Fonte: Corriere della sera, 18.5.2010

  2. #2
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    Predefinito Rif: Napolitano non è il mio presidente. Non parla per me

    In piazza nel mondo contro l'omofobia

    Napolitano: "I loro diritti sono i diritti di tutti"

    Il 17 maggio del 1990 l'Oms cancellava l'omosessualità dalla lista delle malattie mentali. Dopo 20 anni le comunità Lgbtq del mondo tornano nelle strade per spezzare "il velo di omertà". A Roma l'incontro tra il presidente della Repubblica e le associazioni. Ma l'Italia è il primo Paese europeo per violenze e omicidi delle persone transessuali


    di GIULIA CERINO

    ROMA - Era il 17 maggio del 1990 quando l'Oms, Organizzazione mondiale della sanità, cancellò l'omosessualità dalla lista delle malattie mentali. Quella che seguì fu una giornata felice per tanti. Da ricordare. Tant'è vero che nel 2005 Louis-Georges Tin, curatore del Dictionnaire de l'homophobie, decise di imprimerla nella storia inaugurando la prima Giornata internazionale contro l'omofobia. Una festa. L'orchestra suonava pacifica ma la musica faceva rumore per "rompere il silenzio" sul tema. Oggi, a distanza di vent'anni, le comunità Lgbtq del mondo ricordano quella data. E tornano nelle piazze come ogni anno, dal 2007, per "spezzare, ancora una volta, il velo di omertà che non è mai scivolato via". Facendo, come avvenne nel 2005, un gran baccano.

    In Italia, gli occhi sono tutti puntati su Roma perché, anche se il Parlamento non ha riconosciuto ufficialmente la data, a mezzogiorno si è tenuto al Quirinale un incontro tra Giorgio Napolitano e Paola Concia, la parlamentare del Pd che, insieme ad alcune associazioni nazionali, ha organizzato l'evento nella capitale. Con lei anche il ministro delle Pari opportunità Mara Carfagna che davanti al presidente della Repubblica ha chiesto scusa per essere stata inizialmente guidata da un pregiudizio nei confronti delle istanze del mondo omosessuale. Non solo. Per l'occasione, l'Associazione Radicale Certi Diritti ha personalmente consegnato al capo dello Stato le oltre dodicimila firme raccolte attraverso il portale Gay.it mentre per il Pdl ha preso la parola il presidente del Senato Renato Schifani: "Non dovrebbe esserci necessità di un giorno speciale per ricordare tutto questo. Mi auguro che presto non sarà più necessario alzare la voce in difesa dei diritti dei discriminati, per qualsiasi ragione, e che non avrà mai più alcuna comprensione ogni comportamento che vada contro le libertà fondamentali di ciascuno".

    La giornata capitolina si chiude alle 19 in piazza Montecitorio dove sono state chiamate a convergere molte associazioni guidate dal coordinamento "We Have a Dream", con la lettura di una sintesi della Risoluzione europea contro l'omofobia, "per conoscere ciò che succede attorno a noi e ciò che ancora non succede in Italia", e di articoli o brevi scritti portati dai manifestanti "per rendere pubbliche le dichiarazioni omofobe, esplicite o velate, di personaggi, politici e prelati che hanno contribuito a diffondere questo clima di odio sociale".

    Incontri e manifestazioni a tema continuano per tutta la settimana in oltre cinquanta città d'Italia e nelle capitali europee: Parigi, Amsterdam, Madrid, Lisbona. Lo scopo, chiedere ai leader religiosi di dichiarare pubblicamente la loro opinione sulla violenza contro lesbiche, gay, bisessuali e transgender e sensibilizzare l'opinione pubblica sul tema della parità dei diritti. Fra le iniziative ne spuntano alcune particolarmente stravaganti. Come la campagna di affissione partita a Perugia e a Napoli. Sui manifesti sono stampati gli slogan "I tuoi lo sanno che sei etero?" o "Adotta un finocchio". A queste iniziative-provocazioni si associa anche la campagna "L'amore vince sempre sull'odio" organizzata da alcune associazioni nazionali. Sui manifesti l'immagine di due persone anziane (ne esiste una versione al maschile ed una al femminile) che da anni convivono "con amore contro l'odio e le difficoltà".

    La giornata di oggi si inserisce in un percorso inaugurato nel 2003 da due direttive europee: quella contro le discriminazioni per motivi di età, handicap, orientamento sessuale, religione o credo, e quella sull'uguaglianza razziale che vieta la discriminazione in molti ambiti della vita quotidiana. La campagna europea mira a veicolare il messaggio che la diversità è un valore aggiunto e che una vita libera da discriminazioni è un diritto fondamentale. Perché - per dirla con Napolitano - riconoscere agli omosessuali pari diritti significa riconoscerli a tutti gli esseri e categorie umane.

    Il 17 maggio non punta quindi solo a ribadire il libero accesso degli omosessuali ai diritti già riconosciuti agli eterosessuali come il matrimonio, l'adozione o l'ottenimento dell'eredità coniugale. Piuttosto, mette l'accento sul diritto delle comunità Lgbtq ad esistere tout court. Su questo versante, i dati italiani sono preoccupanti: "L'Italia, anche quest'anno, è il primo paese in Europa per violenze e omicidi delle persone transessuali". Una situazione "invariata rispetto allo scorso anno" e denunciata da Porpora Marcasciano, vicepresidente del Mit, il Movimento identità transessuale. Un quadro eloquente e grave che verrà presto confermato dai numeri pubblicati nel rapporto che uscirà fra qualche mese.

    Nel nostro paese quindi la situazione degli omosessuali è tra le più difficili d'Europa. Ma in alcune zone, il mondo riserva a questa categoria di persone un destino peggiore. E' lungo l'elenco dei luoghi in cui essere omosessuali equivale ad andare incontro alla morte. A definirne il quadro è il quotidiano Liberation che, aderendo alla Giornata, ha pubblicato sulla sua edizione online un documento tratto da una ricerca a cura del giornalista Philippe Castetbon che, iscrivendosi a siti internet dedicati agli incontri tra omosessuali, ha raccolto testimonianze provenienti dai 78 paesi in cui l'omosessualità è fuorilegge. Sono circa 80 i Paesi dove gay, lesbiche e transessuali devono vivere nascosti, come Yemen, Uganda, e isola Maurice. E come in Francia, in Italia e in Spagna, oggi anche in queste zone le comunità manifestano per i loro diritti. Ma, al contrario di molte altre, sono costrette a farlo di nascosto alle autorità.

    Fonte: Repubblica, 17.5.2010

  3. #3
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    Predefinito Rif: Napolitano non è il mio presidente. Non parla per me

    E' una vergogna per l'Italia e per la maggior parte degli italiani che si voglia far passare da Napolitano che la "lotta" (si fa per dire) degli omosessuali sia una "lotta" di tutti. Io non la sento mia, come ogni cattolico non la deve sentire propria.
    Ergo, Napolitano non ha parlato a nome degli italiani, ma a suo nome personale. Certamente non mio.
    Qiuesto - è bene chiarirlo - non vuol dire sottoporre gli omosessuali a violenze e persecuzioni, ma certamente il loro vizio non va esaltato e minimizzato come un fatto "naturale". Bisogna avere il coraggio di affermare l'intrinseca malizia di questo vizio, che non è legata alla "natura" (intendendo con questa espressione come tutto ciò che è degno dell'uomo secondo la retta ragione). hefico:

  4. #4
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    Predefinito Rif: Napolitano non è il mio presidente. Non parla per me

    Gay al Colle

    di Tommaso Cerno


    Per la prima volta le associazioni omosessuali sono state ricevute da Napolitano al Quirinale, in occasione della giornata contro l'omofobia. Il ministro Carfagna chiede scusa dei suoi passati pregiudizi. Ma intanto a Padova un consigliere leghista attacca i «culattoni» Per la prima volta il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha invitato al Colle le associazioni omosessuali italiane, in occasione della giornata mondiale contro l'omofobia. «Un momento straordinario», è stato il commento dopo l'incontro al quale hanno preso parte insieme al ministro per le Pari Opportunità Mara Carfagna e alla deputata del Pd Anna Paola Concia. E proprio il ministro, racconta a nome di tutti Imma Battaglia, davanti a Giorgio Napolitano «ha chiesto scusa, ammettendo di essere stata inizialmente guidata da un pregiudizio nei confronti delle istanze del mondo omosessuale». Parole che hanno colpito i rappresentanti di Arcigay, Arcilesbica, Circolo Mario Mieli, Di gay project, Mit, Agedo, Famiglie arcobaleno, I-kan, Rete Lenford, Gaylib. «Il presidente Napolitano si è detto onorato di averci accolto - racconta ancora Battaglia - e ci ha ricordato che è suo compito istituzionale accogliere le istanze importanti della società. Ha anche chiesto l'impegno del Parlamento ad andare avanti nel lavoro sulle leggi contro l'omofobia, senza contrapposizione tra i partiti ma con senso di responsabilita».

    Napolitano il Grande
    E così le associazioni hanno ribatezzato il presidente della Repubblica «Napolitiano, il Grande». Significativa è stata, secondo i rappresentanti di gay e lesbiche, «la sottolineatura fatta dal Presidente su omofobia e transfobia non solo come un problema delle singole persone o prerogativa delle associazioni omosessuali e transessuali, ma come una questione che investe tutta la società e di cui tutti si devono sentire responsabili». Il Presidente ha inoltre evidenziato che gli aspetti su cui intervenire sono due: uno culturale e sociale, l'altro normativo e che su entrambi le istituzioni devono fare la loro parte. «Dopo la sentenza della Corte Costituzionale, che ha sollecitato il Parlamento a legiferare per il riconoscimento delle coppie omosessuali, le parole precise ed equilibrate di Napolitano sono cardini ormai imprescindibili».

    La campagna fiorentina
    La giornata ha avuto però altri momenti di celebrazione, come a Firenze dove il presidente della Provincia di Firenze Andrea Barducci e l'assessore comunale alla mobilità Massimo Mattei si sono fatti fotografare con la scritta "gay" Lo stesso hanno fatto la consigliera comunale Susanna Agostini (Pd) e la senatrice radicale eletta nel Pd Donatella Poretti, ritratta con la figlia Alice, con la scritta "lesbiche"; l'ex assessore regionale Agostino Fragai e il presidente del Quartiere 1 di Firenze Stefano Marmugi con la scritta "bisex"; e infine, i consiglieri provinciali di Firenze Alessandra Fiorentini (Pd) e Massimo Lensi (Pdl) con quella "trans". I manifesti, è stato spiegato, sollevano il dubbio «e se fossi lesbica, gay, bisex, trans?» e invitano a una «campagna di vaccinazione» contro i pregiudizi. «Si tratta di un segnale importantissimo», spiega Francesco Piomboni e Matteo Pegoraro di Arcigay Firenze. «Questo avviene a poca distanza dall'ultima aggressione a Firenze, in Piazza Puccini, contro una ragazza transessuale, rincorsa e presa a calci e pugni da due ragazzi italiani la mattina del 5 aprile scorso».

    La notte dei baci
    Un lungo bacio sulle note di "Somewhere Over The Rainbow" scambiato da coppie gay e etero è stata, invece, l'iniziativa della discoteca Mamamia di Torre del Lago, in Versilia, una delle zone a maggiore turismo gay d'Italia. «Una festa, certamente, ma anche un atto simbolico per denunciare l'omofobia che ancora in Italia è molto presente», ha commentato il presidente di Arcigay Paolo Patanè, ospite all'iniziativa.

    L'insulto leghista
    A Padova, mentre, in Provincia si discuteva la mozione contro l'omofobia, nel suo intervento il leghista Pietro Giovannoni si è lasciato andare, apostrofando i gay con l'epiteto di «culattoni». E la polemica è subito esplosa. «Per minimizzare l'accaduto Giovannoni ha liquidato la faccenda come una goliardata - attacca il Pd -, peccato che il Consiglio provinciale sia un luogo istituzionale, quindi il meno adatto per le goliardate». «Mi pare la classica tempesta in un bicchiere d'acqua - ribatte l'esponente del Carroccio -. All'inizio del mio intervento avevo annunciato che avrei tradotto qualche termine in dialetto. In Veneto omosessuale si traduce proprio così e io non avevo senza nessuna intenzione di offendere chicchessia».

    La polemica in Friuli
    E mentre i vertici del Pdl nazionale auspicano la fine delle discriminazioni verso gay e lesbiche, il Pdl friulano è pronto a coprire i manifesti dell'Arcigay con immagini che ritraggono una coppia di anziani e un bambino. In Friuli, infatti, da giorni infuria la polemica per l'iniziativa patrocinata dai Comuni di Udine e Pordenone: cento manifesti che ritraggono coppie di ragazzi e di ragazze che si scambiano un bacio affettuoso. Il tutto davanti a una tavola imbandita con i prodotti Doc regiornali, dal prosciutto di San Daniele al vino Tocai. Iniziativa che ha scatentato le polemiche anche all'interno del Pdl, con esponenti regionali e cittadini pronti a chiedere l'intervento dei tutore dei minori, mentre blog e movimenti giovanili della stessa area aderivano alla giornata contro l'omofobia. Il sindaco Furio Honsell ha difeso, invece, l'iniziativa: «Sono baci di affetto e sono stupito per le polemiche. Per me è importante che Udine si dimostri una città attenta ai diritti di tutti, che rifiuta qualunque tipo di intolleranza», spiega.

    L'auspicio di Schifani
    Anche il presidente del Senato Renato Schifani, in una nota, ha condannato le discriminazioni: «Desidero esprimere la mia vicinanza a quanti hanno subito e continuano a subire discriminazioni per le loro scelte sessuali. Il ripetersi di episodi di violenza e omofobia nel nostro Paese ci spinge ad affermare ancora una volta e con più forza i principi dell'inviolabilità della persona e del rispetto della dignità umana Voglio anche ricordare che non dovrebbe esserci necessità di un giorno speciale per ricordare tutto questo. Mi auguro che presto non sarà più necessario alzare la voce in difesa dei diritti dei discriminati, per qualsiasi ragione, e che non avrà mai più alcuna comprensione ogni comportamento che vada contro le libertà fondamentali di ciascuno».

    L'appello del Pd
    A chiedere leggi chiare e un deciso intervento del Parlamento, al di là delle dichiarazioni pubbliche, è però il segretario del Pd, Pierluigi Bersani. «Il Pd è impegnato in commissione Giustizia della Camera in una battaglia per l'approvazione di una legge contro l'omofobia che finora e' stata ostacolata in tutti i modi dalla destra». Anche se «per i gay la strada dei diritti é ancora in salita e anche in Italia vivere con serenità il proprio orientamento sessuale rimane un obiettivo lontano», ribatte l'europarlamentare Debora Serracchiani. «Il mondo gay riesce a guadagnare l'attenzione del pubblico soltanto quando subisce violenza o quando è costretto a manifestare vivacemente la propria identità per chiedere ascolto e tutela».

    Fonte: L'espresso, 17.5.2010

  5. #5
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    Predefinito Rif: Napolitano non è il mio presidente. Non parla per me

    Giusto Augustinus, ma diciamoci la verità: in quale capo di stato dal 1945 ad oggi è stato possibile riconoscerci pienamente? In nessuno, a mio sommesso avviso
    L'unica cosa che possiamo dire è che fino ad oggi sparate 'finocchiste' non le aveva fatte nessuno....ma come al solito gli orfani del PCI sanno stupirci :sofico:

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    Predefinito Rif: Napolitano non è il mio presidente. Non parla per me

    brava Carfagna.
    Antifascista, cattolico-democratico, contrario al principio "destro" di "limite e conservazione" e sostenitore del principio di "non appagamento", dunque, di centrosinistra!

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    Predefinito Rif: Napolitano non è il mio presidente. Non parla per me

    Citazione Originariamente Scritto da Giò91 Visualizza Messaggio
    Giusto Augustinus, ma diciamoci la verità: in quale capo di stato dal 1945 ad oggi è stato possibile riconoscerci pienamente? In nessuno, a mio sommesso avviso
    L'unica cosa che possiamo dire è che fino ad oggi sparate 'finocchiste' non le aveva fatte nessuno....ma come al solito gli orfani del PCI sanno stupirci :sofico:
    Beh .... qualche raro esempio - sebbene non in Italia (dove un capo di governo o di Stato autenticamente cattolico manca da tempo immemore) - vi è stato. Vi è stato, ad es., il granduca del Lussemburgo Enrico di Nassau-Weilburg, e qualche anno prima Baldovino I del Belgio, tanto per fare alcuni nomi .... . hefico: Non a caso quest'ultimo ebbe il privilegio di essere insignito dell'onorificenza pontificia quale Cavaliere dell'Ordine Supremo del Cristo.
    Ultima modifica di Augustinus; 18-05-10 alle 14:30

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    Predefinito Rif: Napolitano non è il mio presidente. Non parla per me

    Citazione Originariamente Scritto da Popolare Visualizza Messaggio
    brava Carfagna.
    Brava per cosa? Per il suo abito?
    Devo dire che era elegante! Era un abito D&G?

  9. #9
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    Predefinito Rif: Napolitano non è il mio presidente. Non parla per me

    Citazione Originariamente Scritto da Augustinus Visualizza Messaggio
    Beh .... qualche raro esempio - sebbene non in Italia (dove un capo di governo o di Stato autenticamente cattolico manca da tempo immemore) - vi è stato. Vi è stato, ad es., il granduca del Lussemburgo Enrico di Nassau-Weilburg, e qualche anno prima Baldovino I del Belgio, tanto per fare alcuni nomi .... . hefico: Non a caso quest'ultimo ebbe il privilegio di essere insignito dell'onorificenza pontificia quale Cavaliere dell'Ordine Supremo del Cristo.
    Sicuramente sono due esempi che spiccano per coraggio. Poi, fra l'altro, la Spagna prima del crollo del regime franchista fu retta da governanti cattolici, così come il Portogallo prima della rivoluzione dei garofani.
    Io comunque mi riferivo al "caso italiano".

  10. #10
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    Predefinito Rif: Napolitano non è il mio presidente. Non parla per me

    Citazione Originariamente Scritto da Giò91 Visualizza Messaggio
    Giusto Augustinus, ma diciamoci la verità: in quale capo di stato dal 1945 ad oggi è stato possibile riconoscerci pienamente?


    per non buttare via tutta la storia d'Italia (tralasciando il "pienamente" che è una condizione che non si applica neppure ai più grandi della storia) diciamo:

    DE NICOLA, monarchico, uomo onesto, del tutto alieno da retorica antifascista.

    EINAUDI, liberale, ottimo economista. Padre del nostro miracolo economico.

    SEGNI, democristiano di destra, cercò come potè di ostacolare il centrosinistra.

    COSSIGA, democristiano di Sardegna... ottimo nella lotta al terrorismo, cercò di patrocinare una svolta gollista alla fine del suo mandato.

    Adesso mi sbilancio un pò e dico che Napolitano è comunque meglio di Scalfaro e Ciampi.

 

 
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