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    Predefinito medio oriente, israele, palestina, stati uniti: raccolta materiali

    Sull'aggressione sionista a Gaza. Intervista ad Enrico Galoppini :::: 20 Gennaio 2009 :::: 8:18 T.U. :::: Interviste :::: Michaela De Marco Sull'aggressione sionista a Gaza. Intervista ad Enrico Galoppini
    di Michaela De Marco*



    1) Come considera l'atteggiamento della comunità internazionale (in particolare EU e USA) riguardo la guerra a Gaza?

    Cominciamo col dire che è lo stesso concetto di “comunità internazionale” ad essere equivoco. A cosa si riduce l’Onu, che dovrebbe esserne la massima espressione? A ratificare tutte le violazioni angloamericane e sioniste del “diritto internazionale” di cui la stessa Onu dovrebbe esigere il rispetto, con qualche rituale protesta del suo segretario che, di regola, viene bellamente ignorata e rientra nel breve giro di qualche ora!
    Sempre per abitudine, si ripete che la “comunità internazionale” è in lotta contro il “terrorismo” (islamico). Invece, è più corretto affermare che la vera “rete del terrore” sono l’Anglomerica e il suo cane da guardia sionista nella regione all’incrocio tra Europa, Asia e Africa, creato per evitare che il cosiddetto “Vecchio mondo” trovi la sua naturale integrazione secondo quanto andiamo descrivendo, dal 2004, nella rivista di studi geopolitici “Eurasia” (www.eurasia-rivista.org), di cui sono redattore. L’America - si noti - sta tenendo un profilo estremamente basso in questi giorni, e vi sono varie ragioni per questo comportamento, tra cui – a livello d’immagine – l’esigenza di non compromettersi con qualcosa d’impresentabile mentre sta rifacendosi il trucco con l’“operazione Obama”.
    Poi abbiamo la Russia, che da sempre – per le centrali della massoneria mondialista - è il problema principale della talassocrazia angloamericana, la quale ha lanciato il programma teorico-operativo dello “scontro di civiltà” al fine di creare conflitti civilizzazionali di cui quello tra Ortodossia e Islam lo abbiamo già visto attizzato nella ex Jugoslavia, quindi ben prima del ‘fatidico’ 11 settembre 2001 da cui tutto avrebbe inizio. Bisogna anche considerare che al di fuori del cosiddetto “Occidente” (altro termine equivoco perché diluisce l’Europa nell’Angloamerica sradicandola dal “Vecchio mondo”) si è messa in moto un’inesorabile logica d’integrazione grande-continentale di fronte alla quale i tentativi d’innescare nuove guerre come quella all’Iraq sono destinati ad infrangersi, poiché – tanto per fare due esempi –le manovre per mettere contro India e Pakistan sono fallite e l’Iran (come la Siria, del resto) è praticamente inattaccabile, grazie agli appoggi e alle coperture di cui gode. In poche parole l’Iran non è l’Iraq dopo dodici anni d’embargo, e la Russia non è più quella dell’ubriacone Eltsin.
    L’Unione Europea in pratica non esiste, politicamente, poiché così è stato deciso sin dall’inizio, tuttavia è bene stabilire che a livello europeo vi è una cointeressenza nel Sionismo, che funziona come una sorta di “società a quote”: chi più mette soldi più conta, e per questo è bene ricordarsi che la Germania, con le “riparazioni dell’Olocausto”, ha una forte influenza a Tel Aviv.
    La Cina, infine, che con l’Organizzazione della Conferenza di Shangai si è posta come potenza leader del processo d’integrazione eurasiatica, è fortemente impegnata a comprarsi letteralmente l’Africa, teatro che vede l’America in forte difficoltà (da qui gli strali sul Darfur ecc.).
    Tutto ciò premesso, a Gaza – sebbene a forza di vedere gente massacrata potrebbe sembrare il contrario - sta andando in scena l’atto finale dell’epoca del Sionismo, perché una “potenza regionale” che non riesce a sottomettere neppure un fazzoletto di terra dovrà fare i conti con le conseguenze di un altro fallimento militare dopo quello in Libano. Adesso, l’unico errore che non dev’essere commesso da parte della resistenza sarebbe quello di cadere nelle provocazioni che l’Entità Sionista metterà in atto ai suoi confini per coinvolgere Hezbollah, la Siria e, alla fine, l’Iran in una guerra più ampia, che ridarebbe fiato all’agonizzante economia degli Usa, basata com’è – come insegna il politologo A.B. Mariantoni - su una combinazione integrata di settore petrolifero, industria delle armi, ricerca tecnologica e speculazione finanziaria.

    2) Come considera il comportamento di Fatah e Hamas in questo frangente?

    Fath (da noi noto come al-Fatah), di fronte al popolo palestinese non esiste più. L’ANP è un ologramma e Abu Mazen è il classico “indiano buono” da mostrare alla “comunità internazionale”. Il vero governo della Palestina, e non solo di Gaza, è quello di Hamas, che non solo ha saputo guadagnarsi il consenso sulla base dell’opera svolta tra la popolazione mentre l’ANP sprofondava nella corruzione, ma ha saputo incrementarlo proprio nel momento più difficile, quello dell’aggressione sionista. Hamas è, in un certo senso, il punto d’arrivo della resistenza arabo-islamica al Sionismo dopo l’equivoco della “resistenza laica”. Non dimentichiamoci che esistono anche altri gruppi della resistenza, come il “laico” FPLP, o il Jihad Islamico, ma è Hamas il cuore della resistenza.
    Il Sionismo non potrà mai avere la meglio su Hamas perché dietro quest’organizzazione esiste una rete molto sofisticata che non può essere intaccata da seppur ‘spettacolari’ bombardamenti, che hanno anche lo scopo di mostrare ai palestinesi della Cisgiordania qualche sorte potrebbe toccare loro se osassero ribellarsi ad Abu Mazen e soci.

    3) Come considera l'atteggiamento del governo italiano? Perché quest'approccio?

    Il governo italiano non va preso sul serio. Davvero, l’Italia non è una cosa “seria”, se per serietà s’intendono una visione geopolitica consona ai propri interessi ed una consequenziale posizione. Si pensi che abbiamo un Presidente della Repubblica che va nell’Entità Sionista a vantarsi del fatto che l’Italia ha drasticamente diminuito il volume d’affari con l’Iran! E questi personaggi sono poi gli stessi che parlano di “interesse nazionale” a ogni piè sospinto.
    Questo Paese, comunque, per la sua stessa posizione geografica deve tenere sempre una posizione ambivalente, e prova ne sono le sperticate dichiarazioni di “amicizia per Israele” di tutta – e sottolineo tutta – la sua classe politica, che agli occhi degli italiani, oramai disillusi da decenni di malaffare, vale davvero poco. E quando tutti sono “d’accordo” su qualcosa c’è di che insospettirsi.
    La classe politica italiana è completamente scollegata dai bisogni della popolazione, che tuttavia ha il torto di darle ancora un residuo credito, probabilmente perché la “crisi” che attanaglia l’intero “Occidente” non è ancora tanto grave.
    La verità è che tutta la classe dirigente, politica e non, ‘sta alla finestra’, per vedere che fine fa l'America. Se l'America va male, addio Sion, quindi addio giudeofilia ostentata oltre ogni decenza e senso del ridicolo. Del resto, salvo lodevoli eccezioni tra le quali si annoverano Mussolini, Andreotti, Mattei, Craxi e pochi altri, gli italiani hanno sempre fatto così: saltano sul “carro del vincitore” mentre ancora elevano lodi al “potente” di turno.
    Due parole anche sul campo “filo-palestinese”. La sinistra è completamente allo sbando, senza idee-forza né presa sulla gente, e per quanto riguarda la “sinistra estrema” trattasi di ambienti che elaborano un’analisi della “questione” completamente superata dagli eventi: il fatto stesso che l’iniziativa della protesta in Italia sia stata presa dagli arabi stessi – che prescindono dalle ‘dicotomie’ che per sessant’anni hanno ingessato l’azione politica in Italia - la dice lunga su come costoro o si ‘aggiornano’ o sono destinati all’estinzione, senza nemmeno quelle briciole di consenso che certe tardive prese di posizione mirerebbero a raccogliere.

    4) Come considera l'atteggiamento dei media italiani (televisione, agenzie di stampa, giornali e portali on-line)?

    Non ci spenderei su troppe parole. Si tratta di pappagalli ammaestrati. In un Paese in cui non esistono indipendenza, libertà, autodeterminazione e sovranità né politica (si pensi all’assoluta fedeltà atlantica di entrambi gli schieramenti-fotocopia, di centro-destra e di centro-sinistra), né economica (si pensi alla svendita, dagli anni Novanta, dell’intero “patrimonio dello Stato”), né culturale (si pensi alla valanga di “cultura americana” che ci sommerge), né militare (si pensi alle “missioni all’estero”), i direttori e i capiredattori sono selezionati accuratamente all’interno di un meccanismo che non consente eccezioni, considerando che anche per certi “contestatori” è previsto un ruolo, purché non prendano posizione contro il Sionismo, per la Palestina e, soprattutto, per Hamas. La questione della Palestina e del Sionismo è il banco di prova perfetto per saggiare “l’anticonformismo” di tutti quanti…

    5) Quali sono secondo lei i veri obbiettivi del governo israeliano e dell'operazione “Piombo Fuso”?

    Innanzitutto allungare il brodo dell’esistenza del cosiddetto “Stato d’Israele”, aumentando la carica d’odio presso le popolazioni arabo-musulmane. L’Entità Sionista ha in realtà un esercito demotivato, anche perché i soldi scarseggiano, coi ‘temibili’ “riservisti” che al confronto con un combattente della resistenza palestinese (o libanese) fanno letteralmente ridere. In buona sostanza possono solo tirare delle bombe sulla popolazione di Gaza, nella quale è ozioso distinguere tra “civili” e non, poiché o la resistenza è di popolo o non è. Per questo, bisogna affermare con forza che non è corretto piangere i bambini trucidati dalle bombe sioniste e non riconoscere il valore e la statura morale degli uomini della resistenza.
    Come ho già detto, a causa di condizioni oggettive che vanno realizzandosi a partire dalla fine dell’Urss, si va verso una situazione disperata per l’Angloamerica e il Sionismo, perché non potranno più attaccare nessuno con la speranza di farla franca. Inoltre, nella società sionista lo spirito non è affatto quello degli “eroici kibbutzim”, ma è fiacco, perché quella società s’è completamente occidentalizzata e appiattita su valori consumistici ed edonistici.
    L’unico “valore” di quella società è il mito della “forza d’Israele”, in un delirio suprematista che porta a compiere passi falsi. È poi recente la notizia secondo cui dalle imminenti elezioni israeliane sarà escluso il partito palestinese (è errato chiamarlo “arabo”) Balad: il problema è, infatti, demografico, quindi l’Entità Sionista sparirà effettivamente dalla faccia della terrà perché verrà sommersa demograficamente e, in un modo o nell’altro, terminerà così la sua funzione strategica.

    6) Come si potrebbe concludere secondo lei questa vicenda?

    In un primo momento con un “nulla di fatto”, con qualche tentativo di riprendere la storia infinita dei “negoziati”, sebbene Fath non sarà più spendibile come “negoziatore” perché completamente discreditato di fronte ai palestinesi e agli arabo-musulmani in genere. Può anche darsi che vi sia l’intenzione di costringere Hamas a “riconoscere” l’Entità Sionista (quello del “riconoscimento” è un punto essenziale, sul quale è necessaria una ferrea intransigenza), ma questo non avverrà perché Hamas si rafforzerà come si è rafforzato Hezbollah. Ciò non è naturalmente un “problema”, come paventano i ‘nostri’ politici e il circo di pagliacci mediatici. E se anche dovesse verificarsi quest’ipotesi, dal seno del popolo palestinese, dell’arabismo e dell’Islam, a causa della natura stessa discriminatoria dello “Stato ebraico” e del ruolo che deve svolgere per conto dell’Occidente, sorgerebbe subito una nuova forza con le credenziali giuste per condurre la resistenza.
    Ma il punto essenziale del “dopo” sarà vedere che piega prende l’America: proseguirà a provocare la Russia (“scudo stellare”, Georgia ecc.) oppure riconsidererà il proprio ruolo nel mondo? E il bello è che anche se cambia politica, imboccando con Obama la strada dell’“approccio soft”, si può dire che per l’America è “finita” lo stesso perché s’è oramai messo in moto un processo inesorabile che vedrà aumentare l’influenza della Russia e della Cina a scapito di quella dell’America, che nella migliore (per lei) delle ipotesi si ridurrà a “potenza regionale” (l’America Indiolatina non è più il “Cortile di casa”), nella peggiore imploderà dando libero sfogo a tutte le nazionalità compresse sotto l’ideocrazia dell’americanismo a guida Wasp.


    *L’autrice dell’intervista ha posto le stesse domande ad alcuni “esperti” italiani: dall’insieme delle risposte è stato ricavato un dossier per la rivista degli Emirati Arabi Uniti “Dubai al-Thaqâfiyya”. Quella che qui viene pubblicata è l’intervista integrale.

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    Gli Stati Uniti e Israele progettano di estendere la guerra al Medio Oriente? :::: 19 Gennaio 2009 :::: 20:43 T.U. :::: Analisi - Palestina :::: Michel Chossudovsky Gli Stati Uniti e Israele progettano di estendere la guerra al Medio Oriente?

    Una spedizione di armi, dagli Stati Uniti ad Israele, di un'ampiezza eccezionale

    di Michel Chossudovsky

    Mondialisation.ca, 14 gennaio 2009



    Un enorme carico di armi degli Stati Uniti, per Israele, che composta da 3000 tonnellate “di munizioni”, è in navigazione verso Israele. La dimensione e la natura di questa spedizione è “sconosciuta”. Sotto l'anonimato, un intermediario ha dichiarato: “l’insolita spedizione di 3000 tonnellate di munizioni, in una sola volta, è eccezionale.” “Essa (questo tipo di richiesta) è abbastanza rara e non ne sono state sentite molte sul mercato, in tutti questi anni”, ha aggiunto. A Londra, gli armatori che si erano specializzati, in passato, nel trasporto di armi per gli eserciti statunitense e britannico, hanno detto che questo tipo di noleggio, per Israele, è raro. (Reuters, 10 gennaio 2009).

    Una società della marina mercantile greca è stata incaricata dal Pentagono di consegnare le armi ad Israele: I documenti della fornitura marittima, visti da Reuters, mostrano che gli Stati Uniti hanno cercato di affittare una nave mercantile per spedire centinaia di tonnellate di armi verso Israele, dalla Grecia, alla fine di questo mese.

    Il Military Sealift Command dell’US Navy, ha dichiarato che la nave dovrebbe trasportare, in 325 contenitori standard di 20 piedi, di ciò che è registrato sotto il nome “di munizioni”, in due viaggi distinti dal porto greco di Astakos fino al porto israeliano di Ashdod, per la seconda metà di gennaio. Sul manifesto di carico, l'identificazione “di materiale pericoloso” evoca sostanze esplosive e detonatori, ma nessun altro dettaglio vi appare. (Ibid)

    È da notare che una simile spedizione eccezionalmente importante di munizioni degli Stati Uniti verso Israele era stata programmata ad inizio dicembre: i documenti segnalano che la nave tedesca affittata, ai primi di dicembre, dagli Stati Uniti trasportava anch’essa un enorme carico di armi, per un peso di oltre 2,6 milioni di kg (2600 tonnellate), e che riempiva 989 contenitori standard di 20 piedi, per Ashdod dalla Carolina del Nord. (Press TV, 10 gennaio 2009).



    Queste grandi spedizioni di munizioni riguardano l'invasione di Gaza?

    Secondo Reuters, la domanda del Pentagono per trasportare munizioni su una nave mercantile è stata fatta il 31 dicembre, 4 giorni dopo l'inizio dei bombardamenti aerei su Gaza con i caccia F16. Gli analisti hanno concluso, sbrigativamente e senza prove, che le 2 spedizioni “di munizioni” sono destinate a rifornire le forze armate di Israele per aiutarle nella loro invasione militare di Gaza.

    Un analista militare di Londra, che ha rifiutato di essere nominato, ha segnalato che, a causa del calendario, le spedizioni potrebbero essere “irregolari” e legate all'offensiva contro Gaza. (Reuters, 10 gennaio 2009). Queste relazioni sono esagerate.

    La consegna di munizioni precede sempre l'attacco in un'operazione militare. La richiesta per le munizioni per l'“Operazione piombo fuso” è stata emanata nel giugno 2008. In seguito alla richiesta di Tel Aviv, nel quadro del programma statunitense d'aiuto militare ad Israele, il Congresso ha approvato, nel settembre 2008, il trasferimento di 1000 Guided Bomb Units 39 (GBU-39), delle bombe anti-bunker, di piccolo diametro, guidate da GPS ad alta precisione. Le bombe GBU-39 prodotte dalla Boeing, sono state consegnate ad Israele a novembre. Sono state utilizzate in occasione delle prime incursioni aeree su Gaza: L'aeronautica militare d’Israele (IAF) ha utilizzato le nuove GBU-39 Small Diameter Bomb, comprate negli Stati Uniti, nei recenti attacchi contro Gaza. Il Jerusalem Post ha citato le nuove armi, ordinate a settembre ed arrivare il mese scorso (novembre), e già impiegate con gli aerei da caccia della IAF.. Queste armi sono state sganciate dai Boeing F-15 della IAF, poiché queste bombe di piccolo diametro possono essere utilizzate soltanto da questo tipo di aereo.

    È assai improbabile che la gran quantità di armamenti inclusa in queste due grandi spedizioni, che deve arrivare in Israele verso la fine di gennaio, sia destinato a servire per l'operazione militare condotta da Israele su Gaza. La GBU-39 è leggera (130 kg). Il peso totale della spedizione delle GBU-39 (1000 unità) sarebbe del modesto ordine di 130 tonnellate.

    In altri termini, le specifiche della GBU-39 non corrispondono alla descrizione della spedizione di armamenti “eccezionalmente grande e pesante.”



    Lo scenario dell'escalation

    La spedizione ordinata il 31 dicembre è dell'ordine delle 3000 tonnellate, un carico “di munizioni” molto grande e pesante, indica un trasferimento di armi pesanti verso Israele. Secondo le dichiarazioni dell'esercito statunitense, le munizioni devono essere depositate per un impiego “per qualsiasi urgenza”, nella possibilità di un conflitto: Questa spedizione, già programmata, è di routine, e non è destinata alla situazione attuale di Gaza. … I soldati statunitensi predispongono stock di sicurezza in alcuni paesi, in caso di bisogno della massima urgenza. (Reuters, 10 gennaio 2009)

    Indipendentemente dalla natura di questi grandi carichi di armi, esse sono destinate a servire nel corso di una futura operazione militare nel Medio Oriente. Dal lancio del Theater Iran Near Term Operation (TIRANT), nel maggio 2003 è stato previsto uno scenario d'escalation, che implica azioni militari contro l'Iran e la Siria. TIRANT è stato seguito da una serie di piani militari riguardanti l'Iran.

    Molte dichiarazioni ufficiali e documenti militari statunitensi indicano l'allargamento della guerra nel Medio Oriente. Queste spedizioni suggeriscono che “lo scenario dell'escalation”, non soltanto esiste, ma è passato ad una tappa più attiva di pianificazione militare israeliano-statunitense. Se queste armi saranno utilizzate, o meno, non è noto. La questione centrale, a questo proposito, è sapere se l'invasione di Gaza fa parte di un'avventura militare più grande contro il Libano, la Siria e l'Iran, in cui armi pesanti degli Stati Uniti, bombe anti-bunker comprese, saranno utilizzate.



    La storia delle spedizioni di armi statunitensi in Israele

    L’immagazzinamento in Israele di bombe anti-bunker ‘made in USA’ è in corso dal 2005: Gli Stati Uniti venderanno ad Israele quasi 5000 bombe intelligenti in occasione di uno dei più grandi affari bellici tra questi due alleati di lunga data. Fra le bombe che l'aeronautica (Israeliana) riceverà, ci sono 500 bombe anti-bunker di una tonnellata, capaci di perforare pareti di calcestruzzo di due metri di spessore, 2500 bombe ordinarie di una tonnellata, 1000 bombe di mezza tonnellata, e 500 bombe di un quarto di tonnellata. Le bombe comprate da Israele includono versioni aeroportate, unità guidate, le istruzioni per l'uso delle bombe e detonatori. Sono guidate da un satellite utilizzato dai militari israeliani.

    La vendita aumenterà le forniture di bombe intelligenti israeliane. Il Pentagono ha dichiarato al Congresso che le bombe sono destinate a mantenere il vantaggio qualitativo d'Israele (contro l'Iran), ed a sostenere gli interessi strategici e tattici degli Stati Uniti. (Jewish Virtual Library 21/22 settembre 2004, Haaretz/Jerusalem Post).

    Le attuali spedizioni di bombe antibunker ‘made in USA’, sono state avviate nel 2005. Gli Stati Uniti hanno approvato, nell'aprile 2005, la consegna di circa 5000 “armi intelligenti aerolanciate”, che includono circa 500 bombe antibunker BLU 109. Queste munizioni (rivestite d'uranio) sarebbero più “adeguate a affrontare l'insieme degli obiettivi iraniani, ad eccezione, forse, dell'impianto sotterraneo di Natanz, che potrebbe esigere la anti-bunker BLU-113 (più potente, un'alternativa della GBU 28).“ (Vedasi Michel Chossudovsky, Planned US-Israeli Nuclear Attack si Iran, Global Research, 1° maggio 2005). La BLU-113 è più piccola della GBU 28. “È una testata da 2000 libbre che può essere utilizzata con un kit d'orientamento GPS [...], e che può bucare fino a 15 piedi di cemento armato.” (Vedasi F16.net).

    Secondo il New York Times, nell'agosto 2006, durante la guerra contro il Libano, un importante carico di bombe GBU 28 da 2,2 tonnellate è stato inviato in Israele. La GBU 28 è prodotta dalla Raytheon. Utilizzata contro l'Iraq in occasione della Guerra del Golfo nel 1991, essa ha la capacità di bucare circa 20 piedi di cemento armato. (Haaretz 9 novembre 2008). Contrariamente alle bombe GBU 39 (130 kg) usate contro Gaza, ogni GBU ha un peso di 2,2 tonnellate.

    Secondo la Federation of American Scientists, le “Guided Bomb Unit-28 (GBU-28) è un'arma sviluppata specificamente per perforare i centri comando rinforzati iracheni, disposti in profondità. La GBU è un'arma convenzionale da 5000 libbre ad orientamento laser, che utilizza una testata penetrante da 4400 libbre.” (Per una rappresentazione visiva, vedere Bob Sherman, “How the GBU-28 works” USA Today on line).

    Queste recenti spedizioni di armi verso Israele, dall'importanza eccezionale, finanziate dall'assistenza militare statunitense ad Israele, fanno parte dell'accordo del 2004 tra Washington e Tel Aviv. Come detto sopra, c'è una storia di consegne di bombe antibunker (inclusa la GBU 28) che risale al 2005. Benché la natura e la composizione di questi ultimi carichi di armi siano sconosciute, si sospetta che riguardino la versione anti-bunker pesante, in particolare le bombe GBU-28. Occorre notare a questo proposito che, ultimamente, Israele ha chiesto al Pentagono di fornire bombe anti-bunker GBU-28. Lo scopo dichiarato era di utilizzarli nella possibile operazione militare diretta contro l'Iran.

    Nel settembre 2008, secondo la stampa Statunitense ed Israeliana che citano funzionari del Pentagono, la domanda di Tel Aviv è stata respinta. Secondo queste relazioni, Washington ha rifiutato categoricamente di consegnare il carico di bombe anti-bunker GBU 28 perché sarebbe stata utilizzata per attaccare gli impianti nucleari iraniani. “Invece, Washington ha accettato di consegnare la GBU-39 leggera per utilizzarla contro Gaza”. Gli Stati Uniti “hanno respinto una domanda israeliana per attrezzature militari e l'assistenza che permetterebbe di migliorare la capacità d'Israele nell’attaccare gli impianti nucleari iraniani.”

    Gli statunitensi hanno considerato la domanda (d'Israele), trasmessa al più alto livello (e respinta), come un segnale della fase di preparazione avanzata d'Israele per attaccare l'Iran. Hanno dunque messo in guardia Israele contro qualsiasi attacco, dicendo che questo tipo d'intervento danneggerebbe gli interessi statunitensi. Hanno anche chiesto ad Israele di dare loro un preavviso, nel caso in cui decidessero, alla fine, di attaccare l'Iran. All’inizio di settembre, Haaretz ha segnalato che la domanda riguardava bombe “anti-bunker” GBU-28.

    Secondo AP, gli Stati Uniti hanno deciso invece, a metà settembre, di vendere ad Israele 1000 bombe “anti-bunker” GBU-39, che secondo gli esperti militari israeliani “potrebbero costituire una nuova arma potente” contro Gaza. In questo modo, quando Israele ha chiesto agli Stati Uniti armi che questi ultimi pensassero che potessero servire a bombardare l'Iran, hanno detto no, aggiungendo esplicitamente che non desideravano vedere un attacco israeliano contro l'Iran. E non c’è stato l’attacco israeliano contro l'Iran.. (DefenceUpdate.com, dicembre 2008).



    La disinformazione mediatica

    Le dichiarazioni ufficiali ed i comunicati stampa sono falsi. Israele e gli Stati Uniti hanno sempre agito in coordinamento stretto. Washington “non vuole che Israele gli fornisca un preavviso” prima di un'operazione militare: l’articolo di Haaretz suggerisce che l'amministrazione Bush fosse intransigente e non voleva che gli Israeliani attaccassero l'Iran. In realtà, l’articolo lasciava pensare che gli Stati Uniti abbatterebbero ogni aereo israeliano che provasse ad attaccare l'Iran. L’autorizzazione dello spazio aereo: un qualsiasi attacco contro l'Iran potrebbe, apparentemente, esigere l’attraversamento dello spazio aereo iracheno, di conseguenza, sarebbe richiesto un corridoio aereo che gli aerei da combattimento israeliani potrebbero attraversare senza essere presi di mira dagli aerei o dai missili antiaerei statunitensi. Gli statunitensi hanno anche respinto questa domanda.

    Secondo un resoconto, per evitare il problema, gli statunitensi hanno risposto agli Israeliani di chiedere l'autorizzazione al primo ministro iracheno, Nouri al-Maliki, nello stile: “Se volete, accordatevi con lui.” (Haaretz, 9 novembre 2008). Questa relazione israeliana è ingannevole. Israele è l'alleato degli Stati Uniti. Le operazioni militari sono strettamente coordinate. Israele non agisce senza l'approvazione di Washington e gli Stati Uniti non abbattono gli aerei del suo alleato più stretto..



    Natura e composizione delle ultime consegne di armi degli Stati Uniti per Israele

    Queste spedizioni di munizioni, anormalmente grandi, dovrebbero di solito richiedere l'avallo del Congresso. A nostra conoscenza, non esiste un documento pubblico sull'approvazione di queste spedizioni eccezionalmente grandi “di munizioni” verso Israele. La natura e la composizione della spedizione è sconosciuta. La domanda di consegna ad Israele, delle GBU 28 da 2,2 tonnellate, è stata accettata da Washington, passando per il Congresso? Le Bombe GBU 28 che pesano ognuna 2,2 tonnellate, fanno parte delle spedizioni di 3000 tonnellate verso Israele. Mini-bombe nucleari tattiche antibunker, sono incluse nell'arsenale d'Israele?

    Sono precisazioni da chiedere al Congresso degli Stati Uniti. Le due spedizioni “di munizioni”, al più tardi, dovrebbero arrivare in Israele, rispettivamente il 25 e il 31 gennaio. Il segretario Robert Gates, che resta alla testa del Dipartimento della Difesa, garantisce la continuità dell'agenda militare.



    Prepararsi al confronto con l'Iran, rafforzando il sistema di difesa antimissile d’Israele

    All’inizio di gennaio, il Pentagono ha inviato in Israele circa 100 soldati dell’European US Command (EUCOM) per aiutarlo ad installare un nuovo sofisticato sistema radar d'allarme precoce in banda X. Questo progetto fa parte dell'assistenza militare per Israele approvato dal Pentagono nel settembre 2008: Il governo israeliano ha chiesto questo sistema per aiutarlo a difendersi contro un eventuale attacco dei missili dell'Iran. Il segretario alla difesa Robert Gates ha firmato l'ordine di spiegamento a metà settembre. … Secondo i funzionari dell'US Missile Defense Agency, appena sarà interamente operativo, questo sistema potrà seguire ed identificare qualsiasi piccolo oggetto a grande distanza e ad alta altitudine, in particolare nello spazio.

    La difesa antimissile d’Israele s’integrerà anche alla rete mondiale d'intercettazione di missili degli Stati Uniti. “Ciò permetterà agli Israeliani di seguire meglio i missili balistici a media ed a lunga portata, cento volte più di quanto lo permetta il loro radar attuale”, ha dichiarato Morrell.

    “Avrà… una portata più che raddoppiata rispetto a quella del radar della difesa antimissile d'Israele ed aumenterà il suo tempo d'impegno disponibile”. “Ciò, dice, permetterà di migliorare in gran parte la capacità difensiva d'Israele.” “C'è la minaccia crescente dei missili balistici nella regione, in particolare dall'Iran”, ha dichiarato Morrell. “E nessuno nella regione non dovrebbe sentirsi più nervoso degli Israeliani, per questa minaccia. Ed è chiaro che lo sono, ed hanno chiesto il nostro aiuto.” (DefenceTalk.com, 6 gennaio 2009).

    Il nuovo sistema radar in banda X “permette l'intercettazione precoce, fin dal lancio nel territorio ostile invece che nel territorio amico” (Senatore Joseph Azzolina, Protecting Israele from Iran's missili, Bayshore News, 26 dicembre 2008). “Il radar in banda X integrerebbe la difesa antimissile d'Israele nella rete d'intercettazione mondiale degli Stati Uniti, che comprende satelliti, navi dell’Advanced Electronic Guided Interceptor System, nel Mediterraneo, nel Golfo Persico e nel Mare Rosso, come pure i radar e gli intercettori al suolo del sistema Patriot.” (Ibid)

    Ciò significa che è Washington che fa il bello ed il cattivo tempo. Gli Stati Uniti, piuttosto che Israele, potranno controllare il sistema di difesa: “Questo è, e resterà, un sistema radar statunitense”, ha dichiarato il portavoce del Pentagono, Geoff Morrell. “Allora questo non è qualcosa che diamo o vendiamo agli Israeliani, è qualcosa che richiederà del personale degli Stati Uniti, per farlo funzionare.” (Israel National News, 9 gennaio 2009).

    In altri termini: l'esercito statunitense controlla il sistema della difesa aerea d'Israele, che è integrato al sistema mondiale di difesa antimissile degli Stati Uniti. In queste circostanze, Israele non può lanciare guerre contro l'Iran senza l'avallo dell'alto comando egli Stati Uniti.

    Le grandi spedizioni di munizioni degli Stati Uniti, che dovrebbero arrivare in Israele dopo la nomina di Barack Obama alla presidenza degli Stati Uniti, anche come comandante principale, fanno parte del programma più generale di cooperazione militare US-israeliano in relazione con l'Iran. Il rafforzamento della difesa antimissile d'Israele, combinato alle grandi spedizioni di armi statunitensi, fa parte dello scenario d'escalation che sotto l'amministrazione Obama potrebbe trascinare il mondo in una guerra allargata nel Medio Oriente.



    Una nuova guerra fredda?

    Vi è stato il rafforzamento delle capacità militari da entrambe le parti. L'Iran ha risposto all'iniziativa Israeliano-statunitense arricchendo il suo sistema di difesa antimissile con il sostegno della Russia. Secondo le fonti (21 dicembre), “Mosca e Teheran hanno tenuto dei negoziati per la fornitura da parte della Russia di sistemi di difesa aerea a portata media, in particolare dei sistemi di difesa antimissile terra-aria S-300.” (AsiaTimes, 9 gennaio 2009).





    Michel Chossudovsky è direttore del Centro di Ricerca sulla Mondializzazione ed è professore d'economia all'Università di Ottawa.. È autore di Guerre et mondialisation, La vérité derrière le 11 septembre et de la Mondialisation de la pauvreté et nouvel ordre mondial (best-seller internazionale pubblicato in 11 lingue).



    Traduzione di Alessandro Lattanzio
    http://www.aurora03.da.ru/

    http://www.eurasia-rivista.org/cogit...CJGtlXFl.shtml

  3. #3
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    Se questo articolo è vero si evincono due cose: O l'invasione gi gaza era stata preparata mesi prima da israele e quindi i razzi Kassam sono solo una scusa o si preparano ad incendiare il medio oriente con una nuova guerra su più larga scala.

 

 

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