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  1. #1
    Per l'unità dei comunisti.
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    Predefinito Rivista medica Lancet: l'addio al comunismo provocò un milione di morti

    Le conclusioni dello studio aprono un dibattito ideologico
    «L'addio al comunismo?
    Costato un milione di morti»
    La rivista Lancet: nell'Est la mortalità è aumentata del 13% per le privatizzazioni

    Il crollo del muro di Berlino
    Quanti morti può fare una privatizzazione? O meglio — se un conto si può fare — quante vite è costato il passaggio dal comunismo al capitalismo? E ancora: si può conteggiare l'effetto delle ricette economiche che quella transizione l'hanno dettata negli eltsiniani (e clintoniani) anni Novanta? Il conto è stato fatto. Pubblicato su una delle più prestigiose riviste di medicina internazionali, l'inglese Lancet, 4 anni di lavoro, modelli matematici complessi, basandosi sui dati del'Unicef dal 1989 al 2002. La conclusione: le politiche della privatizzazione di massa nei Paesi dell'ex Unione Sovietica e nell'Europa dell'Est hanno aumentato la mortalità del 12,8%. Ovvero, hanno causato la morte prematura di 1 milione di persone.

    Non che, finora, qualche stima non fosse stata fatta. L'agenzia Onu per lo sviluppo, l'Undp, nel '99 aveva contato in 10 milioni le persone scomparse nel tellurico cambio di regime, e la stessa Unicef aveva parlato dei 3 milioni di vittime. Lo studio di Lancet (firmato da David Stuckler, sociologo dell'Oxford University, da Lawrence King, della Cambridge University e da Martin McKee, della London School of Hygiene and Tropical Medicine) invece parte da una domanda diversa: si potevano evitare tante vittime, e sono da addebitare a precise strategie economiche? La risposta è sì. Ed è la «velocità » della privatizzazione che — secondo Lancet — spiega il differente tasso di mortalità tra i diversi Paesi. Si moriva di più dove veniva adottata la «shock therapy»: in Russia tra il '91 e il '94 l'aspettativa di vita si è accorciata di 5 anni. Nei Paesi più «lenti », invece, come Slovenia, Croazia, Polonia, si è allungata di quasi un anno.

    Grazie, signor Jeffrey Sachs. Perché se gli operai inglesi negli anni '80, come nel film di Ken Loach, «ringraziavano» la signora Thatcher, gli operai delle fabbriche chiuse dell'Est devono (in parte) la loro sorte al geniale economista americano, consigliere allora di molti governi dell'Est. E infatti il signor Sachs ha risposto piccato, con una lettera al Financial Times. Ma quel «milione di morti» ha ormai accesso il dibattito ai due lati dell'Oceano, sulle pagine del New York Times e nei blog economici. «S'è scatenata — risponde da Oxford David Stuckler — una rissa ideologica, ma noi non volevamo infilarci in un dibattito politico. Volevamo puntare l'attenzione sui rischi sociali. E poi, il nostro non è un attacco alla shock therapy, tant'è che analizziamo solo le privatizzazione, non le liberalizzazioni o le politiche di stabilizzazione ».

    E il signor Sachs? Contesta i numeri. Dice, all'Ft, che «dove sono stato consigliere, come in Polonia, non c'è stato nessun incremento della mortalità». E il caso russo, dove sono state «vendute 112mila imprese di Stato» dal '91 al '94 contro le 640 della Bielorussia, e i tassi di mortalità sono 4 volte maggiori? Colpa delle diete russe, dice Sachs, ma più ancora del crollo dell'impero, «degli aiuti negati dagli occidentali a Mosca», «tanto che nel '94 mi sono dimesso» da consigliere del Cremlino. Non rinuncia all'occasione di seppellire Sachs il suo vecchio nemico, il Nobel Joseph Stiglitz. «Lancet ha ragione, la Polonia è stata un caso di politiche graduali. Quanto alla shock therapy, guardando indietro, è stata disastrosa. Pura ideologia, che ha distorto delle buone analisi economiche».

    C'è un altro dato che emerge nella ricerca. Il legame disoccupazione- mortalità nell'ex Unione sovietica. «Il perché è evidente: erano le fabbriche che spesso garantivano screening medici», dice Stuckler. Con la loro chiusura nell'ex Urss è crollato anche il sistema sociale. Numeri impressionanti di morti per alcol, di suicidi. «Mentre dove c'era una forte rete sociale — come nella Repubblica ceca in cui il 48% delle persone faceva parte o di un sindacato o va in Chiesa — l'impatto è stato quasi nullo».
    Il sociologo Grigory Meseznikov, uno dei più apprezzati politologi dell'Europa dell'Est, risponde al telefono al Corriere che «sì, sui ceti inferiori l'impatto è stato forte. Ma poi, accanto ai danni immediati, bisogna valutare i benefici e l'impatto positivo a lungo termine». A Lubiana, il sociologo Vlado Miheljak, invece, ricorda che «tra i motivi del successo sloveno, a parte la maggiore integrazione con l'Ovest, c'è stata soprattutto la lentezza. Allora tutto il mondo ci criticava perché non privatizzavano come i cechi, come gli ungheresi. Invece probabilmente, è stata la nostra salvezza».


    Mara Gergolet
    23 gennaio 2009

    http://www.corriere.it/esteri/09_gen...4f02aabc.shtml
    Emanuele

  2. #2
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    Ma che ci fai qui?


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  3. #3
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    Be', ne fece molti di più la Grande Depressione negli USA: 6 milioni di morti.

  4. #4
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    Citazione Originariamente Scritto da canapone 59 Visualizza Messaggio
    Be', ne fece molti di più la Grande Depressione negli USA: 6 milioni di morti.


    furono 85000000

    ( che mona)


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  5. #5
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    Citazione Originariamente Scritto da LeleRm Visualizza Messaggio
    Le conclusioni dello studio aprono un dibattito ideologico
    «L'addio al comunismo?
    Costato un milione di morti»
    La rivista Lancet: nell'Est la mortalità è aumentata del 13% per le privatizzazioni

    Il crollo del muro di Berlino
    Quanti morti può fare una privatizzazione? O meglio — se un conto si può fare — quante vite è costato il passaggio dal comunismo al capitalismo? E ancora: si può conteggiare l'effetto delle ricette economiche che quella transizione l'hanno dettata negli eltsiniani (e clintoniani) anni Novanta? Il conto è stato fatto. Pubblicato su una delle più prestigiose riviste di medicina internazionali, l'inglese Lancet, 4 anni di lavoro, modelli matematici complessi, basandosi sui dati del'Unicef dal 1989 al 2002. La conclusione: le politiche della privatizzazione di massa nei Paesi dell'ex Unione Sovietica e nell'Europa dell'Est hanno aumentato la mortalità del 12,8%. Ovvero, hanno causato la morte prematura di 1 milione di persone.

    Non che, finora, qualche stima non fosse stata fatta. L'agenzia Onu per lo sviluppo, l'Undp, nel '99 aveva contato in 10 milioni le persone scomparse nel tellurico cambio di regime, e la stessa Unicef aveva parlato dei 3 milioni di vittime. Lo studio di Lancet (firmato da David Stuckler, sociologo dell'Oxford University, da Lawrence King, della Cambridge University e da Martin McKee, della London School of Hygiene and Tropical Medicine) invece parte da una domanda diversa: si potevano evitare tante vittime, e sono da addebitare a precise strategie economiche? La risposta è sì. Ed è la «velocità » della privatizzazione che — secondo Lancet — spiega il differente tasso di mortalità tra i diversi Paesi. Si moriva di più dove veniva adottata la «shock therapy»: in Russia tra il '91 e il '94 l'aspettativa di vita si è accorciata di 5 anni. Nei Paesi più «lenti », invece, come Slovenia, Croazia, Polonia, si è allungata di quasi un anno.

    Grazie, signor Jeffrey Sachs. Perché se gli operai inglesi negli anni '80, come nel film di Ken Loach, «ringraziavano» la signora Thatcher, gli operai delle fabbriche chiuse dell'Est devono (in parte) la loro sorte al geniale economista americano, consigliere allora di molti governi dell'Est. E infatti il signor Sachs ha risposto piccato, con una lettera al Financial Times. Ma quel «milione di morti» ha ormai accesso il dibattito ai due lati dell'Oceano, sulle pagine del New York Times e nei blog economici. «S'è scatenata — risponde da Oxford David Stuckler — una rissa ideologica, ma noi non volevamo infilarci in un dibattito politico. Volevamo puntare l'attenzione sui rischi sociali. E poi, il nostro non è un attacco alla shock therapy, tant'è che analizziamo solo le privatizzazione, non le liberalizzazioni o le politiche di stabilizzazione ».

    E il signor Sachs? Contesta i numeri. Dice, all'Ft, che «dove sono stato consigliere, come in Polonia, non c'è stato nessun incremento della mortalità». E il caso russo, dove sono state «vendute 112mila imprese di Stato» dal '91 al '94 contro le 640 della Bielorussia, e i tassi di mortalità sono 4 volte maggiori? Colpa delle diete russe, dice Sachs, ma più ancora del crollo dell'impero, «degli aiuti negati dagli occidentali a Mosca», «tanto che nel '94 mi sono dimesso» da consigliere del Cremlino. Non rinuncia all'occasione di seppellire Sachs il suo vecchio nemico, il Nobel Joseph Stiglitz. «Lancet ha ragione, la Polonia è stata un caso di politiche graduali. Quanto alla shock therapy, guardando indietro, è stata disastrosa. Pura ideologia, che ha distorto delle buone analisi economiche».

    C'è un altro dato che emerge nella ricerca. Il legame disoccupazione- mortalità nell'ex Unione sovietica. «Il perché è evidente: erano le fabbriche che spesso garantivano screening medici», dice Stuckler. Con la loro chiusura nell'ex Urss è crollato anche il sistema sociale. Numeri impressionanti di morti per alcol, di suicidi. «Mentre dove c'era una forte rete sociale — come nella Repubblica ceca in cui il 48% delle persone faceva parte o di un sindacato o va in Chiesa — l'impatto è stato quasi nullo».
    Il sociologo Grigory Meseznikov, uno dei più apprezzati politologi dell'Europa dell'Est, risponde al telefono al Corriere che «sì, sui ceti inferiori l'impatto è stato forte. Ma poi, accanto ai danni immediati, bisogna valutare i benefici e l'impatto positivo a lungo termine». A Lubiana, il sociologo Vlado Miheljak, invece, ricorda che «tra i motivi del successo sloveno, a parte la maggiore integrazione con l'Ovest, c'è stata soprattutto la lentezza. Allora tutto il mondo ci criticava perché non privatizzavano come i cechi, come gli ungheresi. Invece probabilmente, è stata la nostra salvezza».


    Mara Gergolet
    23 gennaio 2009

    http://www.corriere.it/esteri/09_gen...4f02aabc.shtml
    Quando si è ideologicamente ciechi non si sanno vedere le cause ma le si sminuiscono.
    Intanto si deve sapere che nei paesi dell'est molte donne divorziano dai loro compagni/mariti perchè qundo non li assiste "mamma lo Stato" si abbandonano all'alcool e non si curano della famiglia.
    Questi signori poi si suicidano o muoiono ubriachi o d'inedia perchè ovviamente nessuno se ne cura o li seguono per dare loro un motivo per non cedere alle difficoltà e dare loro indicazioni per un nuovo progetto forte di vita.
    Tutti i trapassi sociali ed epocali fanno delle vittime e bisogna dire che quelli di cui si sta trattando non sono nemmeno da paragonare nel numero rispetto a quelli che altri russi fecero con la Rivoluzione di Lenin .
    La Storiua si nutre di gesta ma soprattutto di vittime.

  6. #6
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    Citazione Originariamente Scritto da nordista Visualizza Messaggio
    Ma che ci fai qui?


    -N-
    no, te che ci fai qui? Visto che non dici nulla di sensato...
    As usual.

  7. #7
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    Citazione Originariamente Scritto da LeleRm Visualizza Messaggio
    Le conclusioni dello studio aprono un dibattito ideologico
    «L'addio al comunismo?
    Costato un milione di morti»
    La rivista Lancet: nell'Est la mortalità è aumentata del 13% per le privatizzazioni

    Il crollo del muro di Berlino
    Quanti morti può fare una privatizzazione? O meglio — se un conto si può fare — quante vite è costato il passaggio dal comunismo al capitalismo? E ancora: si può conteggiare l'effetto delle ricette economiche che quella transizione l'hanno dettata negli eltsiniani (e clintoniani) anni Novanta? Il conto è stato fatto. Pubblicato su una delle più prestigiose riviste di medicina internazionali, l'inglese Lancet, 4 anni di lavoro, modelli matematici complessi, basandosi sui dati del'Unicef dal 1989 al 2002. La conclusione: le politiche della privatizzazione di massa nei Paesi dell'ex Unione Sovietica e nell'Europa dell'Est hanno aumentato la mortalità del 12,8%. Ovvero, hanno causato la morte prematura di 1 milione di persone.

    Non che, finora, qualche stima non fosse stata fatta. L'agenzia Onu per lo sviluppo, l'Undp, nel '99 aveva contato in 10 milioni le persone scomparse nel tellurico cambio di regime, e la stessa Unicef aveva parlato dei 3 milioni di vittime. Lo studio di Lancet (firmato da David Stuckler, sociologo dell'Oxford University, da Lawrence King, della Cambridge University e da Martin McKee, della London School of Hygiene and Tropical Medicine) invece parte da una domanda diversa: si potevano evitare tante vittime, e sono da addebitare a precise strategie economiche? La risposta è sì. Ed è la «velocità » della privatizzazione che — secondo Lancet — spiega il differente tasso di mortalità tra i diversi Paesi. Si moriva di più dove veniva adottata la «shock therapy»: in Russia tra il '91 e il '94 l'aspettativa di vita si è accorciata di 5 anni. Nei Paesi più «lenti », invece, come Slovenia, Croazia, Polonia, si è allungata di quasi un anno.

    Grazie, signor Jeffrey Sachs. Perché se gli operai inglesi negli anni '80, come nel film di Ken Loach, «ringraziavano» la signora Thatcher, gli operai delle fabbriche chiuse dell'Est devono (in parte) la loro sorte al geniale economista americano, consigliere allora di molti governi dell'Est. E infatti il signor Sachs ha risposto piccato, con una lettera al Financial Times. Ma quel «milione di morti» ha ormai accesso il dibattito ai due lati dell'Oceano, sulle pagine del New York Times e nei blog economici. «S'è scatenata — risponde da Oxford David Stuckler — una rissa ideologica, ma noi non volevamo infilarci in un dibattito politico. Volevamo puntare l'attenzione sui rischi sociali. E poi, il nostro non è un attacco alla shock therapy, tant'è che analizziamo solo le privatizzazione, non le liberalizzazioni o le politiche di stabilizzazione ».

    E il signor Sachs? Contesta i numeri. Dice, all'Ft, che «dove sono stato consigliere, come in Polonia, non c'è stato nessun incremento della mortalità». E il caso russo, dove sono state «vendute 112mila imprese di Stato» dal '91 al '94 contro le 640 della Bielorussia, e i tassi di mortalità sono 4 volte maggiori? Colpa delle diete russe, dice Sachs, ma più ancora del crollo dell'impero, «degli aiuti negati dagli occidentali a Mosca», «tanto che nel '94 mi sono dimesso» da consigliere del Cremlino. Non rinuncia all'occasione di seppellire Sachs il suo vecchio nemico, il Nobel Joseph Stiglitz. «Lancet ha ragione, la Polonia è stata un caso di politiche graduali. Quanto alla shock therapy, guardando indietro, è stata disastrosa. Pura ideologia, che ha distorto delle buone analisi economiche».

    C'è un altro dato che emerge nella ricerca. Il legame disoccupazione- mortalità nell'ex Unione sovietica. «Il perché è evidente: erano le fabbriche che spesso garantivano screening medici», dice Stuckler. Con la loro chiusura nell'ex Urss è crollato anche il sistema sociale. Numeri impressionanti di morti per alcol, di suicidi. «Mentre dove c'era una forte rete sociale — come nella Repubblica ceca in cui il 48% delle persone faceva parte o di un sindacato o va in Chiesa — l'impatto è stato quasi nullo».
    Il sociologo Grigory Meseznikov, uno dei più apprezzati politologi dell'Europa dell'Est, risponde al telefono al Corriere che «sì, sui ceti inferiori l'impatto è stato forte. Ma poi, accanto ai danni immediati, bisogna valutare i benefici e l'impatto positivo a lungo termine». A Lubiana, il sociologo Vlado Miheljak, invece, ricorda che «tra i motivi del successo sloveno, a parte la maggiore integrazione con l'Ovest, c'è stata soprattutto la lentezza. Allora tutto il mondo ci criticava perché non privatizzavano come i cechi, come gli ungheresi. Invece probabilmente, è stata la nostra salvezza».


    Mara Gergolet
    23 gennaio 2009

    http://www.corriere.it/esteri/09_gen...4f02aabc.shtml
    Avevo iniziato una discussione, un paio d'anni fa, presentando le cartine tematiche tratte da Le Scienze, che indicavano come fossero cambiati certi indicatori di 'benessere' nell'Europa Orientale dal 1989 in poi (percentuale della popolazione denutrita, ad es). E che indicavano che la popolazione, come media statistica, stesse, ora, assai peggio che prima.

    Ma subito tutto è stato convertito in 'Stalin era davvero cattivo'.

    Che ci vuoi fare?

  8. #8
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    Citazione Originariamente Scritto da tucidide Visualizza Messaggio
    Quando si è ideologicamente ciechi non si sanno vedere le cause ma le si sminuiscono.
    Intanto si deve sapere che nei paesi dell'est molte donne divorziano dai loro compagni/mariti perchè qundo non li assiste "mamma lo Stato" si abbandonano all'alcool e non si curano della famiglia.
    Questi signori poi si suicidano o muoiono ubriachi o d'inedia perchè ovviamente nessuno se ne cura o li seguono per dare loro un motivo per non cedere alle difficoltà e dare loro indicazioni per un nuovo progetto forte di vita.
    Tutti i trapassi sociali ed epocali fanno delle vittime e bisogna dire che quelli di cui si sta trattando non sono nemmeno da paragonare nel numero rispetto a quelli che altri russi fecero con la Rivoluzione di Lenin .
    La Storiua si nutre di gesta ma soprattutto di vittime.

    non saranno paragonabili con le vittime di lenin , ma sono sempre tanti e ci dimostrano che le vostre idee , invece di portare benssere, hanno portato altri disastri ancora ; in particolare, si è rivelato disastroso ilmdo di cambiare il sistema, la solita drasticità dei soliti balordi capitalisti che avevano fretta di fare grossi guadagni sulla pelle della gente ; come al solito

  9. #9
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    Citazione Originariamente Scritto da greenriver Visualizza Messaggio
    non saranno paragonabili con le vittime di lenin , ma sono sempre tanti e ci dimostrano che le vostre idee , invece di portare benssere, hanno portato altri disastri ancora ; in particolare, si è rivelato disastroso ilmdo di cambiare il sistema, la solita drasticità dei soliti balordi capitalisti che avevano fretta di fare grossi guadagni sulla pelle della gente ; come al solito
    E poi per me il morto di domani vale un po' di più di quello di ieri.
    (Ma è sulo un UP )

  10. #10
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    Citazione Originariamente Scritto da greenriver Visualizza Messaggio
    non saranno paragonabili con le vittime di lenin , ma sono sempre tanti e ci dimostrano che le vostre idee , invece di portare benssere, hanno portato altri disastri ancora ; in particolare, si è rivelato disastroso ilmdo di cambiare il sistema, la solita drasticità dei soliti balordi capitalisti che avevano fretta di fare grossi guadagni sulla pelle della gente ; come al solito
    Se uno assuefatto di droga, gli neghi la solita dose giornaliera stà male e va in crisi d'astinenza. Pertanto dovrei dire che la causa del male è il fatto che non gli si somministri la droga.
    Le vittime del post comunismo sono da imputare al comunismo stesso, oltre ai 80 milioni di morti causati direttamente da questa folle ideologia.

 

 
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