Venerdì sera il nostro Gianluigi Paragone, vicedirettore di Libero, ha brillantemente esordito su Raidue col programma d’attualità politica “Malpensa, Italia”.
I dati di ascolto sono stati buoni e questo è un ottimo incoraggiamento. Finalmente un conduttore bravo e preparato e senza peccati originali: non è mai stato fascista né comunista.

Dicevano che i giornalisti capaci sono soltanto quelli di sinistra, ma anche questo luogo comune è stato smontato.

Esaurito l’elogio meritato a Paragone, e a Libero che si avvale della sua penna, veniamo a una questione sollevata durante la trasmissione.
Berlusconi (in una intervista registrata e mandata in onda a spizzichi e bocconi) ha fatto una osservazione giusta: le istituzioni italiane sono ingessate da regole antiquate; il premier non ha poteri eccetto quello di stilare l’ordine del giorno del Consiglio dei ministri; l’iter di approvazione delle leggi è interminabile; le decisioni del governo vengono attuate seguendo procedure troppo lunghe; qui o si cambia in fretta o si rimane paralizzati.

Nessuno in studio ha avuto da obiettare tranne D’Alem
Il quale, con l’immancabile sorrisetto ironico, ha detto: Berlusconi ha ragione di lamentarsi, forse però non rammenta che quando eravamo insieme alla Bicamerale, il problema venne risolto con mia e specialmente sua soddisfazione.
Il Cavaliere nel discorso col quale motivava il suo voto favorevole al lavoro della commissione da me presieduta non fu avaro di elogi.

Discorso - ha aggiunto il leader del Pd - che conservo ancora.

Di lì a poco però nel momento in cui la riforma istituzionale venne sottoposta al giudizio del Parlamento, l’onorevole Berlusconi si rimangiò tutto.
Con una rivolta fenomenale trasformò il suo sì di prima in un solenne no accompagnato da feroci critiche.

Non ricordo l’episodio e non sono quindi in grado di confermarlo né di smentirlo.
Ed è probabile che anche gli ospiti di Paragone siano smemorati quanto me; infatti nessuno di essi ha espresso commenti.
Silenzio tombale.
Ecco il perché delle presenti note:
sollecitare Berlusconi a fornirci un chiarimento. Sono fondate le affermazioni di D’Alema o c’è qualcosa da rettificare? Un interrogativo così importante non può essere lasciato in sospeso.

Se il Cavaliere volesse rispondere e sciogliere i dubbi gliene saremmo grati. Altrimenti ci vedremo costretti a compiere una ricerca in archivio e a pubblicare ogni documento.

In attesa di capire cosa in effetti sia successo nella Bicamerale e in Parlamento, ci auguriamo per Silvio abbia torto D’Alema.

V.F. www.libero-news.it di ieri

saluti