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Discussione: Obama e i clandestini

  1. #1
    TOLLERANZA ZERO!
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    Obama e i clandestini

    Usa/ Obama allenta regole su immigrazione dopo "scandalo" zia

    In vista riforma regole di Bush contro immigrati clandestini


    New York, 26 gen. (Apcom) - La nuova amministrazione americana guidata da Barack Obama potrebbe presto rivedere le regole sull'immigrazione, fissate da George W. Bush pochi giorni dopo la pubblicazione della notizia che una zia dello stesso Obama viveva illegalmente negli Stati Uniti. La decisione di Bush consente agli agenti federali di arrestare gli immigrati senza permesso ma Obama ritiene che la misura generi "cattiva attenzione" tra i cittadini e i media americani. Nella bozza di riforma sul tavolo del neo presidente non si accenna però a Zeituni Onyango, zia paterna di Obama, che all'epoca del giro di vite anti immigrati viveva in una casa popolare di Boston.
    L'amministrazione Bush, che siglò l'atto 5 giorni prima dell'elezione di Obama, spiegò a fine ottobre che la decisione non era collegata alla zia dell'allora candidato democratico alla presidenza. La Casa Bianca ha fatto sapere ieri che "la regola, come tutte le altre, sarà revocata se non corrisponde al miglior interesse per tutti i cittadini americani".
    Onyango, nata in Kenya, ricevette l'ordine di espulsione dagli Usa 4 anni fa dopo che la sua richiesta di asilo venne rifiutata dai giudici statunitensi. Le ultime notizia riportano che la donna dovrebbe trovarsi attualmente a Cleveland.
    Nonostante l'espulsione Onyango ha partecipato alle cerimonie per l'insediamento del nipote la settimana scorsa. I media americani l'hanno riconosciuta in uno dei balli inaugurali, accompagnata dal suo avvocato.
    Obama ha sempre negato di essere stato a conoscenza che la parente si trovasse illegalmente negli Stati Uniti. Prima delle elezioni Obama ha restituito anche i 260 dollari ricevuti dalla donna per la sua campagna elettorale, come previsto dalla legge americana che vieta ai candidati di accettare offerte da sostenitori stranieri.

    http://notizie.alice.it/notizie/este...,17723580.html

  2. #2
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    Ansa Roma 28 Gen. 01.19. "A seguito delle dichiarazioni del sedicente Orango Obama, in materia di immigrazione nel suo paese , il Presidente del Fronte ArioSionista di Liberazione Patriottica, Carlo Martello, ha proclamato un embargo, sine die, verso banane e noccioline, per manifestare il suo disprezzo contro il Pitecoide Barack. La folla esulta sotto il suo balcone e già è cominciata la caccia all'uomo contro i venditori di arachidi allo stadio".

  3. #3
    TOLLERANZA ZERO!
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    Ecco cosa succede a mandare i negri al governo, riformano le leggi per far entrare i loro parenti!

  4. #4
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    Citazione Originariamente Scritto da Dalvin Visualizza Messaggio
    Ecco cosa succede a mandare i negri al governo, riformano le leggi per far entrare i loro parenti!
    Beh pure la figlia di Dayan è parlamentare.
    Mai più un giudeo al governo, allora.

  5. #5
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    Citazione Originariamente Scritto da Miles Visualizza Messaggio
    Beh pure la figlia di Dayan è parlamentare.
    Mai più un giudeo al governo, allora.
    Come al solito con te non si discute mai del topic.

  6. #6
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    Citazione Originariamente Scritto da Dalvin Visualizza Messaggio
    Come al solito con te non si discute mai del topic.
    Ma che cazzo c'è da discutere, onestamente? Unica risposta: Sti Cazzi.

  7. #7
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    Citazione Originariamente Scritto da Miles Visualizza Messaggio
    Ma che cazzo c'è da discutere, onestamente? Unica risposta: Sti Cazzi.
    Come qui.

    http://www.politicaonline.net/forum/...6&postcount=19

  8. #8
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    Citazione Originariamente Scritto da Dalvin Visualizza Messaggio
    Insomma Bush, 5 giorni prima di lasciare la Casa Bianca ha cercato di fare la legge ad personam contro Obama, ed Obama appena insediato l'ha fatta revocare.

    Non capisco l'oggetto del contendere.

    Per le altre tue considerazioni, vedi qui:
    http://www.politicaonline.net/forum/...5&postcount=20

  9. #9
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    negli USA sono TUTTI immigrati tranne i pellerossa, VERI padroni di quelle terre.

    quindi STICAZZI!

    tarlomongolomartello è proprio alla frutta.

  10. #10
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    Riprendo un articolo di qualche anno fà che testimonia gli scenari apocalittici che in Europa già vediamo da tempo.

    In città come Miami, Los Angeles e San Antonio sono ormai la maggioranza tra gli abitanti sotto ai 18 anni. E la loro influenza è dominante

    L' «invasione» degli ispanici Una nuova sfida per l' America

    Gli immigrati «latinos» sono sempre di più, hanno tassi demografici altissimi Gli Stati Uniti si interrogano: «Saremo noi a cambiare o saranno loro a salvarci?»


    DAL NOSTRO CORRISPONDENTE NEW YORK - L' incontro in Texas fra il presidente messicano Vicente Fox e George W. Bush conferma la volontà di quest' ultimo di conquistare l' elettorato ispanico. «Ai vostri compatrioti in arrivo in Usa non prenderemo più le impronte digitali», ha detto Bush che in gennaio promise di regolarizzare la posizione di 10 milioni di clandestini, perlopiù messicani, che lavorano già nel Paese. I democratici non sono da meno. Lo scorso gennaio il governatore di origine messicana del New Messico, Bill Richardson - potenziale candidato alla vice-presidenza - ha avuto l' onore di formulare la replica democratica al discorso di Bush sullo stato dell' Unione, in diretta tv e per la prima volta nella storia in lingua spagnola. «Benvenuti nella nazione ispanica», annuncia il settimanale finanziario Business Week, che dedica la copertina del suo ultimo numero al nuovo, inarrestabile trend: l' ondata verso gli Usa degli ispanici, provenienti soprattutto da Messico e America Latina. Dopo aver sorpassato gli afro-americani nell' ultimo censimento, diventando la più grande minoranza del Paese, i 40 milioni di individui della cosiddetta «Latino Generation» (400 mila nuovi arrivati l' anno) sono diventati ciò che i baby boomers erano fino a ieri: il motore dell' economia, della politica e della cultura americane. «Hanno un tasso di crescita annuo del 3%, contro la media nazionale dello 0,8%», scrive Business Week, secondo cui dei nuovi lavoratori assunti in Usa nell' ultimo decennio, «metà sono ispanici». Nonostante il loro basso reddito - 33 mila dollari annui per famiglia contro la media nazionale di 42 mila - il loro potere d' acquisto è aumentato del 29% dal 2001 (il doppio rispetto al resto della popolazione) superando i 652 miliardi di dollari nel 2003. Da città come Los Angeles, Miami e San Antonio (dove ormai sono la maggioranza tra gli under 18) la loro influenza culturale è dilagata anche nei sobborghi bianchi, un po' come era successo negli Anni 80 con la musica rap, emigrata dai ghetti neri. «I latinos salveranno l' America, sempre più anziana, impedendole di diventare un altro Giappone», predice Henry Cisneros, ministro di Clinton. Ma secondo Samuel Huntington, il politologo di Harvard che nel 1993 profetizzò lo scontro di civiltà tra mondo occidentale e mondo islamico, l' impatto della crescente immigrazione ispanica in Usa sarà devastante. «L' incapacità dei latini di integrarsi con la cultura e le abitudini anglosassoni costituisce una sfida all' ideale americano di melting pot - mette in guardia nel suo nuovo libro - sfida che rischia di spaccare in due il Paese». Gli «assimilazionisti» più convinti profetizzano un futuro, non lontano, in cui il Congresso riconoscerà lo spagnolo «seconda lingua ufficiale», come il francese in Canada. «Il modello separatista alla Quebec verrà esportato in Stati quali il Texas e la California», scrive lo storico Victor Hanson. Ciò che preoccupa tanto gli studiosi è il fatto che, a differenza di tutti gli altri gruppi di emigranti che prima o poi hanno rinunciato alla loro lingua e cultura in nome del melting pot, gli ispanici si ostinano a vivere in una società parallela. Dove lingua, usanze e cultura sono identici a quelli della madrepatria, che a differenza dei loro precursori europei visitano spessissimo, perché a poche ore d' autostrada dalla loro seconda casa americana. «Gli emigranti ebrei e italiani del secolo scorso non avevano centinaia di stazioni radio, giornali e tv che li incoraggiavano a non integrarsi», li giustifica Business Week, secondo cui anche la Corporate America ha molte responsabilità. «Il colosso Kroger Co ha appena inaugurato una catena di "supermercados" - nota il settimanale - dove insegne, merci e impiegati sono rigorosamente ispanici». Ma a pagare lo scotto più alto per la mancata assimilazione sono proprio gli ispanici. Solo il 55% finisce le superiori, contro l' 88% dei bianchi e l' 80% degli afro-americani. E la stragrande maggioranza dei lavoratori messicani e latino americani senza qualifica e conoscenza dell' inglese è condannata ai lavori più umili e sottopagati, senza mutua e pensione. Dopo secoli di melting pot, molti si chiedono se sarà l' America a cambiare gli ispanici o viceversa. Per correre ai ripari, diciotto Stati hanno varato leggi che vietano l' uso dello spagnolo negli uffici pubblici mentre l' ostilità anti- ispanica riaffiora puntuale a ogni elezione con iniziative inique quali la "Proposition 187", che vuole privare gli immigranti illegali da qualsiasi servizio sociale. Alessandra Farkas BILL RICHARDSON Dal New Mexico alla poltrona di vicepresidente? Possibile candidato vicepresidente dei democratici a novembre, quando il voto ispanico sarà cruciale. Bill Richardson, madre messicana e padre «gringo»: cognome anglosassone, look latino, madrelingua ispanica. Nato nel 47 in California, cresciuto a Città del Messico, ex ambasciatore Usa all' Onu, «primo governatore latino della nazione» (eletto in New Mexico). A perorare la sua nomina accanto a Kerry le potenti lobby ispaniche del «Nuovo Sud» (Nevada, Arizona e New Messico) JORGE RAMOS Il sinonimo televisivo di G. Bush Jorge Ramos conduce il Tg serale in spagnolo di Univision Communications, che in città come Miami, New York, Chicago, Houston e Los Angeles straccia la concorrenza in inglese di Abc, Cbs, Nbc. Nel 2001 il 46enne Ramos, emigrato dal Messico negli anni ' 80, ha inaugurato uno show per promuovere la letteratura latina nel programma «Despierta America». «Vorrei dare voce alle masse mute di emigranti latini». Ama ricordare che il suo nome, tradotto in inglese, suona come George Bush. LUCY PEREDA Una guru cubana della moda Fresca stilista dei grandi magazzini Sears (227 punti vendita). Mossa azzeccata, secondo il Wall Street Journal, visto che «gli ispanici sborsano oltre 4 miliardi di dollari annui in quella catena». Lucy Pereda, cubana di origine, ha insegnato a milioni di donne latine come apparecchiare la tavola, sfornare tacos e burritos, addobbare la casa, vestirsi come Jennifer Lopez. Autrice di bestseller quali «La mia cucina», conduce un popolarissimo show tv su Galavision: «En casa de Lucy» (distribuito in 18 Paesi) RICKY MARTIN Vida Loca e impegno umanitario Il mensile «Latina» lo include nella lista delle «estrellas». Dalla musica all' impegno umanitario: negli ultimi anni il portoricano Ricky Martin con «People for Children», ha raccolto milioni di dollari per dare una casa e un lavoro ai bambini poveri del Centroamerica. Nel 2001 fu criticato per essersi esibito alla festa per l' insediamento di Georg Bush alla Casa Bianca. Il cantore della Vida Loca replicò con queste parole: «L' avrei fatto anche per un candidato democratico»
    Farkas Alessandra

    Pagina 13
    (8 marzo 2004) - Corriere della Sera

 

 
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