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La violenza no, la violenza sì: qualche dato



C'è una emergenza violenza, magari legata alle presenze straniere? Andiamo subito a vedere alcuni dati, poi traiamone alcune conseguenze.
  • A Milano, nel 2007 ci sono state 330 violenze sessuali, mentre nel 2008 325 [DATI DI MILANO; prima immagine]. Possiamo perciò dire che la variazione sia insignificante.
  • Se controlliamo nello specifico i dati milanesi del 2008, notiamo una cosa interessante. Le vittime di violenza sessuale italiane sono 143, mentre le vittime straniere sono 182 [DATI DI MILANO; seconda immagine].
  • Controlliamo ora una mappa su Roma, riguardante gli ultimi stupri e le zone pericolose della capitale. Come si può notare, anche il centro della Capitale non è immune dalle violenze, tanto che ben due zone centrali, compreso l'Esquilino, a forte immigrazione, sono comprese tra quelle pericolose [MAPPA DI ROMA].
  • Se controlliamo i dati del complesso dei delitti a Roma e provincia (non solo gli omicidi, quindi) notiamo che c'è una tendenza a diminuire a partire dall'ottobre-novembre 2007 [DATI DI ROMA - TOTALE DELITTI].
  • Per quanto riguarda i soli furti a Roma, si vede la stessa tendenza, con una diminuzione a partire dall'ottobre-novembre 2007 [DATI DI ROMA - FURTI].
  • Le rapine, sempre a Roma, hanno una diminuzione, meno chiara e netta, a partire dal novembre 2007 [DATI DI ROMA - RAPINE].
Questi pochi dati già ci dicono alcune cose molte interessanti. La prima è che, se il caso milanese dovesse essere esemplificativo di molte altre realtà italiane, allora c'è un luogo comune che va spazzato via, ossia quello relativo alle violenze in famiglia. Si dice "il grosso degli stupri avviene in famiglia, quindi gli italiani sono i maggiori responsabili". Ma se le vittime, come vediamo dai dati, sono più straniere che italiane, possiamo comprendere che anche nelle violenze famigliari potrebbero dominare numericamente gli stranieri. E' un indizio interessante, che evidenzia come spesso la questione della violenza sessuale venga mescolata ad altre questioni che, al contrario, riguardano altri fenomeni.

Per essere chiari, un conto sono gli stupri (dentro le mura domestiche o meno), un conto sono le stragi famigliari, che però, nei commenti che si sentono in certi mezzi di comunicazione, vengono quasi associate ai primi. Parlare di strage famigliare come di problema "maschilista" (capita di sentire anche questo) significa nascondere il vero problema, che è certamente culturale, ma non relativamente all'identità del maschio (italiano), quanto ad una lunga fase socio-economica e culturale, dominata da individualismo e arrivismo. Queste due componenti hanno minato i rapporti sociali, creando vere e proprie bombe umane che scoppiano non per ragioni "sessuali", quanto perché, semplicemente, colpiscono coloro che trovano più vicino (altrimenti non si spiegherebbe come molte stragi finiscano in omicidi-suicidi). Il problema è perciò ben più grave e ampio, che non una identità di genere.

Detto questo, come porsi rispetto agli stupri, casalinghi o no? In questo caso ha senso discutere del tema dell'identità di genere (così come del rapporto che si ha oggi con la sessualità in generale), ma se la presenza straniera è così significativa, forse quell'identità di genere andrebbe anche considerata in una declinazione etno-culturale. Altrimenti si nasconde il vero problema (magari solo per dare addosso, razzisticamente, agli autoctoni italiani). Problema che riguarda le culture da cui provengono gli allogeni (senza dimenticare i colpevoli italiani, ovviamente).

Non è un caso che, se guardiamo alla realtà romana, le violenze avvengono/possono avvenire ovunque. Questa è una banalità, ma va sottolineata, altrimenti si rischia di sottolineare solo il "campo-nomadi" o l'illuminazione stradale. La ragazza italiana stuprata da un ragazzo italiano a Roma a Capodanno non si trovava in una via buia, ma dentro un capannone con migliaia di persone. Il problema non è semplicemente l'illuminazione pubblica, ma un tessuto sociale frammentato, in cui una declinazione violenta della sessualità si somma alla sessualità retrograda di ampie fasce di immigrati, in un panorama sociale e culturale che ha fatto dello sradicamento un valore, invece che non un nemico.

E' chiaro che una migliore illuminazione pubblica, campi-nomadi a norma e maggiori controlli nelle strade e nei quartieri sono sempre auspicabili, ma se si lascia morire il popolo dietro ideologie varie e prassi di vita sempre più polimorfe allora molti fenomeni non spariranno.

Non aiuta, inoltre, l'atteggiamento schierato di alcuni mezzi di comunicazione, i quali tendono a sminuire la gravità della presenza criminale degli stranieri, cosa ormai attestata, ma mai sufficientemente denunciata. Gli immigrazionisti gridano, secondo la loro indole isterica, al razzismo, ogni volta che si punta il dito contro comunità straniere, ma chiediamoci se il non farlo non sia peggio. Ad esempio, ricordate il caso Reggiani, la donna stuprata e uccisa a Roma da uno zingaro? Molti tentarono di sminuire non solo il problema criminale legato agli stranieri, ma anche l'allarme ad esso legato. Con ragione? Se guardiamo ai dati di Roma sui delitti totali e i furti e le rapine (posti ad inizio intervento), vediamo che quel calo citato comincia proprio dall'ottobre-novembre 2007, ossia dal caso Reggiani e dalla tempesta mediatica che investì alcune comunità di stranieri.

Sbagliato, quindi, pensare, come si sta dicendo in questi giorni, che il tutto abbia a che vedere con questo o quel Governo, ma proprio dal fatto che si sia innescato un circolo che, partendo dalla rabbia popolare ha portato a maggiori controlli e, probabilmente, ad una minore "intraprendenza" criminale in certe comunità di stranieri. La voglia di linciaggio, scandalizzatevi quanto vi pare, è un deterrente, ben più che non l'illuminazione pubblica.

Un altro punto da considerare è quello sulla contestazione dell'allarme in quanto tale, limitandosi a citare semplici variazioni di numero. C'è un allarme violenza o no? Oggi si dice che a Roma le violenze sessuali stiano diminuendo (ma l'Espresso del 13 gennaio 2009 diceva che il questore di Roma parlava di aumento di abusi sulle donne. Lo stesso Espresso parla, per il 2009, del pericolo di un aumento di reati predatori e di crisi criminogena). In generale, non solo per Roma o non solo per gli stupri, si contesta che ci sia allarme. Se guardiamo la realtà romana (Roma e provincia), ad esempio, il totale dei delitti era di circa 26.000 nell'ottobre 2006, mentre nell'ottobre 2008 era di 19.000 circa. Un indubbio calo. Ma che significa, concretamente? La provincia di Roma ha una popolazione sui 4.100.000 abitanti. Dividendo abitanti per crimini, abbiamo una media di un delitto ogni 157 abitante per l'ottobre 2006, mentre un delitto ogni 215 abitanti nell'ottobre 2008. Adesso, provate ad immaginare quando state in coda in un supermercato di dimensioni medio-grandi. Quante persone vedete? 50, 100, 200? Immaginate quando accompagnate vostro figlio a scuola. Quanti altri genitori vedete? 50, 100, 200? Immaginate quando prendete la metro in un orario di medio-alta frequentazione. Quanti altri passeggeri vedete nel vostro scomparto? 50, 100, 200? Capite che significa un delitto ogni 200 cittadini? Significa che in ogni momento della giornata forse state incontrando una vittima o un testimone di un delitto, sia esso un piccolo furto, una rapina a mano armata, una truffa, uno stupro o un omicidio. Tutti fatti che hanno o avranno effetti negativi nella vita di qualcuno.

Chi ridimensiona certi fenomeni è solo perché non ha rispetto di ciò che avviene nella quotidianità cittadina.

Terminiamo questo intervento mettendo in rilievo un'ultima cosa. Quanto la criminalità straniera è legata al fenomeno dell'immigrazione irregolare e quanto a quella regolare? Sui mezzi di comunicazione si punta il dito sull'irregolarità, ma, sappiamo, così non è. Il 5 settembre 2007, scrivevamo infatti:
  • ...nel 1988, gli omicidi tentati erano al 90% commessi da irregolari, mentre nel 2006 dal 72%. Nel 1988, le risse erano causate per il 79% da irregolari, mentre nel 2006 per il 61%. Nel 1988, le violenze carnali erano per il 79% commesse da irregolari, percentuale che scende al 62% nel 2006. E così via.

    Come si vede (e come potrete meglio vedere nel rapporto, di cui inseriamo il collegamento) c'è una netta tendenza degli stranieri con documenti regolari a ingrossare le fila della criminalità, sia essa variamente organizzata, sia essa più "episodica". Tutto questo, in un quadro che vede gli stranieri tendenzialmente sempre più autori di crimini sul totale della popolazione italiana. [...]
A fine 2008, in un suo saggio, il sociologo Marzio Barbagli ricordava non solo che la percentuale degli immigrati nei vari delitti (come autori degli stessi) oscilla tra il 24% e il 68%, a seconda dei fenomeni, sul dato nazionale, ma anche che un denunciato su 4 (1 su 4!) è un immigrato regolare. L'idea che sia la clandestinità a produrre crimine è sempre meno vero. E' sempre più falso.

P.S.: a Roma sembra che qualcuno, legato a collettivi autonomi di sinistra, abbia proposto in queste settimane delle ronde... contro i controlli di polizia nei quartieri! Evviva il caos!

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