Un vertice per sciogliere gli ultimi nodi e, alla fine, intesa raggiunta nella maggioranza sul ddl intercettazioni. Nonostante l'assenza di Silvio Berlusconi. In ogni caso, la stretta sulle intercettazioni ci sarà, ma riguarderà solo la durata: 45 giorni prorogabili di 15, con la sola eccezione dei reati per mafia e terrorismo.
LA RIUNIONE - In mattinata il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, ha riunito i capigruppo di Pdl e Lega a palazzo Grazioli: era atteso anche il presidente del Consiglio che ha però dovuto dare forfait a causa di un "raffreddore".
Proprio il premier era tornato in pressing nelle ultime ore perché si arrivasse a un'intesa. L'accordo sarà adesso messo nero su bianco dal Guardasigilli sotto forma di emendamento da presentare al ddl intercettazioni, attualmente all’esame della Camera. Non si interverrà dunque sulla tipologia dei reati intercettabili, punto questo sul quale gli alleati avevano a più riprese insistito.
DURATA E COLPEVOLEZZA - Si potranno insomma intercettare tutti i reati con pene superiori ai cinque anni, come prevede la legge attuale, ma la durata dell'ascolto non potrà superare i 45 giorni, prorogabili per altri 15. Per i magistrati responsabili di aver violato il segreto istruttorio, inoltre, scatterà la responsabilità disciplinare e potranno essere trasferiti. Non solo. I magistrati, per chiedere di poter fare delle intercettazioni, non dovranno più avere tra le mani solo «gravi indizi di reato», come prevedeva il testo Alfano, ma dovranno basarsi su «gravi indizi di colpevolezza». Su questo punto, spiega il responsabile Giustizia della Lega Matteo Brigandì, uno dei protagonisti della trattativa, l'accordo «è stato praticamente unanime». «Se la legge attuale sulle intercettazioni infatti fosse stata rispettata e applicata alla lettera - sottolinea il deputato leghista - non ci sarebbe stato alcun bisogno di modificare la normativa. E invece siccome non siamo in una situazione fisiologica, ma patologica, la riforma si è dovuta fare. Perché vogliamo fare del tutto per evitare che continuino gli abusi«. Nel corso della riunione alla quale hanno preso parte, tra gli altri, il deputato del Pdl e legale del premier Niccolò Ghedini, il presidente della commissione Giustizia della Camera Giulia Bongiorno, il ministro della Difesa Ignazio La Russa e il capogruppo del Pdl in commissione Enrico Costa, si è deciso anche di accogliere il principio contenuto nell'emendamento presentato da Francesco Paolo Sisto (Pdl) secondo il quale non si potrà in alcun modo pubblicare il nome del magistrato titolare dell'indagine. Poi si è stabilito di fissare un tetto al budget di spesa visto che il Guardasigilli, nella sua relazione sulla Giustizia alla Camera, ha ricordato che i costi delle intercettazioni sono ormai fuori controllo. E su questo fronte è stato accolto un emendamento dell'Udc che prevede la possibilità per ogni Procura di avere un suo budget: finito quello, finisce ogni possibilità di 'ascoltare' gli accusati.
http://www.corriere.it/politica/09_g...4f02aabc.shtml