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    Predefinito "La paga dei padroni", un libro sugli stipendi d'oro in Italia

    "La paga dei padroni", un libro sugli stipendi d'oro in Italia

    Manager come cavallette,
    guadagnano 500 volte
    più dei comuni lavoratori



    Maria R. Calderoni
    «All'alba del 6 maggio 2004 l'ingegner Giancarlo Cimoli ricevette una telefonata destinata a cambiare la sua vita professionale e il suo conto in banca. A chiamare era Gianni Letta, sottosegretario a Palazzo Chigi nel governo Berlusconi, che gli chiedeva la disponibilità a prendersi cura dell'Alitalia. La compagnia aerea pubblica stava precipitando».
    La stranezza della mattiniera telefonata stava in questo: che il medesimo Giancarlo Cimoli, ingegnere chimico di Fivizzano (Massa Carrara), dal 1996 alla guida delle Fs, lasciava un'azienda coi conti disastrosamente in rosso e, nonostante ciò, gli veniva affidato il compito di rimettere in sesto la compagnia di bandiera, anch'essa con paurosi buchi di bilancio. Una stranezza davvero.
    Infatti, come volevasi dimostrare, si sa come è andata a finire. L'Alitalia è colata a picco, ma a lui è andata benissimo, balzando al primo posto nella lista dei manager più pagati d'Europa: uno stipendio in media di oltre due milioni e mezzo di euro per ciascuno dei tre anni di incarico (praticamente il doppio di quanto percepito dell'amministratore delegato della Lufthansa, compagnia, peraltro, in utile per 453 milioni).
    Il caso Cimoli è noto, sbattuto in prima pagina e anche finito all'attenzione della Corte dei Conti per via della strabiliante liquidazione - 7 milioni di euro - graziosamente elargitagli dalle Fs, ancorché uscite assai malconcie dalle sue cure. Ma, oltre a lui, lo strapagato sfascia-aziende Cimoli soprannominato Diesel?
    Mica è un'eccezione, proprio no. Cavallette chiamate manager succhiano stipendi non cinquanta, non cento, ma cinquecento volte maggiori di quelli dei comuni lavoratori dipendenti (tutti noi).
    E' un diluvio di milioni e stramilioni, ti escono dalle orecchie, questo urticante libro di due giornalisti - Gianni Dragoni e Giorgio Meletti - che ha per titolo "La paga dei padroni" e per sottotitolo "Banchieri, manager, imprenditori. Come e quanto guadagnano i protagonisti del capitalismo all'italiana" (Chiarelettere, pag. 268, Eur 14,60); arrivato alla fine ti ritrovi piuttosto arrabbiato, c'è qualcosa di storto, nel mondo.
    Niente commenti, comunque; mai come in questo caso bastano le cifre. Famiglie vampire. Al top della classifica dei manager più pagati d'Italia, uno su quattro appartiene ai «cognomi blasonati» delle Dinasty familiari: «Tronchetti Provera, Pesenti, Caltagirone, Ligresti, Moratti, Romiti, Colaninno, Benetton, De Benedetti».
    Scendiamo in qualche "dettaglio". Il Marco Tronchetti Provera, in cinque anni (2001-2006) da presidente di Telecom Italia e Pirelli ha percepito 34 milioni di euro, cioè 13 miliardi di lire all'anno, sic. Il Gian Luigi Gabetti, gran manager di casa Agnelli, presidente di Ifi e Ifil, nel solo 2005, a ottantun anni, ha intascato 22 milioni di euro.
    Il Cesare Romiti, classe 1923, anche lui supermanager Fiat dal 1974 al 1998, si è portato a casa la somma più alta mai pagata in Italia sottoforma di liquidazione: 101,5 milioni di euro, insomma 200 miliardi!!! (e tu lavora e suda, popolo bue...).
    Il Paolo Fresco, chiamato dagli Agnelli a sostituire Romiti, lui si becca subito 5 milioni e 220 mila euro come premio d'ingaggio; poi 6 milioni per cinque anni di stipendi (1998-2003); infine un bel pacchetto di "stock option" Fiat, che nel 2007 gli fruttano un guadagno netto di 3 milioni e mezzo di euro (e crepi la social card coi suoi 40 euro mensili).
    Il Gabriele Galateri di Genola, presidente di Mediobanca, nel 2007 ha avuto un compenso di 3 milioni di euro, con una buonuscita di 8 milioni quando ha lasciato, dopo solo quattro anni di "lavoro". Il Vittorio Colao, amministratore delegato della Rcs dal 2004 al 2006, ha avuto nell'ordine: un bonus d'ingresso di 2 milioni di euro; stipendio fisso di un milione all'anno; 4 milioni e 800 mila euro di buonuscita.
    E la signorina Jonella, chi era costei? Jonella Francesca Ligresti, 41 anni, la primogenita di suo padre, il costruttore-finanziere Salvatore Ligresti. Ovvero «la manager donna più pagata d'Italia, oltre 5 milioni di euro l'anno».
    Quanto al fido Fedele Confalonieri, numero uno di Mediaset, nel 2007 ha preso di solo stipendio 3 milioni e 300 mila euro; mentre il Francesco Caltagirone junior (suo padre Francesco Gaetano è uno degli uomini più ricchi d'Italia, un patrimono di 2 miliardi di euro) ha guadagnato, sempre nel 2007, come presidente della Cementir, 5 milioni e 155 mila euro.
    E via elencando. In fondo al libro si può consultare l'accecante elenco dei 100 manager più pagati, li trovate tutti. Matteo Arpe, Capitalia, liquidazione di euro 37.405.285 (31 maggio 2007); Cesare Geronzi Capitalia, liquidazione di euro 24.023.266 (30 settembre 2007); Corrado Passera, Intesa San Paolo, 3.503000 l'anno; Paolo Scaroni, Eni, 2.785.000 l"anno; Giorgio Zappa, Finmeccanica, 2.751.000 l'anno... E così via.
    I soldi non danno la felicità? Sarà, ma come si desume dal benemerito listone, banchieri, manager, imprenditori, finanzieri e simili fanno a gara a chi se ne mette più in tasca. Così freddamente e scandalosamente, poi, da far perdere le staffe anche a Bruxelles, dove, all'ultimo tavolo Ecofin in data 24 maggio 2008, il commissario Almunia ha denunciato (il fenomeno non è solo italiano) il bubbone delle retribuzioni manageriali «completamente irresponsabili». E ci si è arrabbiato pure Tremonti: «Abbiamo difficoltà a tenere bassi i salari avendo al vertice delle aziende e delle banche signori che straguadagnano» (eh sì, ma il ministro dell'Economia è lui...).
    Sapete niente di tal Alessandro Profumo, 52 anni, amministratore delegato di Unicredit? Ebbene, è uno che, nel "solo" 2007, ha guadagnato 9 milioni 426 mila euro, vale a dire «oltre 25mila euro al giorno», sì sì avete capito bene. Tuttavia, per non lasciare dubbi, i due autori chiariscono: «Secondo l'Ires, il centro studi della Cgil, nel 2007 i lavoratori dipendenti italiani hanno percepito in media 24.890 euro lordi. Dunque il numero uno dell'Unicredit ha incassato ogni giorno quanto un lavoratore medio in un anno». Dal che si evince («Ho studiato matematica, signor Galilei») che «un normale operaio o impiegato, per mettere insieme quanto Profumo in dodici mesi, dovrebbe lavorare 365 anni. In altri termini, una dinastia di lavoratori medi impiegherebbe almeno dieci generazioni a pareggiare il conto».
    Incazziamoci.


    28/01/2009

    http://liberazione.it/giornale_artic...rticolo=432880

  2. #2
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