ARCHIVIO GENCHI: COSSIGA, CONSULENTE HA RISPETTATO LA LEGGEROMA(ANSA) - (ANSA) - ROMA, 28 GEN - "Dopo aver ascoltato in tv Gioacchino Genchi ed avere letto tutto quanto è stato scritto su di lui e sulla sua attività sia di funzionario della Polizia sia di consulente di numerosissime procure, mi sono convinto che egli ha agito sempre nel rispetto della legge e secondo il mandato conferitogli dai vari magistrati delle procure interessate". Lo afferma il presidente emerito della Repubblica Francesco Cossiga. "Ancorché si accertasse che egli ha avuto, analizzato, confrontato ed inter-relato tabulati di utenze telefoniche, fisse e mobili, intestate o comunque utilizzate da sedi centrali o periferiche dei servizi di informazione e sicurezza nazionali o di agenti di essi - rileva Cossiga - non vedo quali potrebbero essere i profili penali o anche soltanto di scorrettezza addebitabili non solo al perito ma anche al pubblico ministero che ha disposto l'acquisizione di detti tabulati, dato che sia la procura di Milano sia il giudice del dibattimento nel processo per la 'extraordinary rendition' di Abu Omar hanno dichiarato la perfetta legittimità non soltanto dell'acquisizione dei tabulati delle conversazioni telefoniche, ambientali e telematico-informatiche, ma la intercettazione o l' acquisizione del contenuto delle stesse. E' vero che contro questa posizione i governi Prodi e Berlusconi hanno presentato ben quattro ricorsi alla Corte Costituzionale per conflitto di attribuzioni, e che ad essi è stato replicato con altri contro-ricorsi da parte dei Pm e del giudice del dibattimento: ma fino a quando la Consulta non si pronunzierà, ogni giudizio sia in sede giudiziaria, sia in sede di Copasir sia eventualmente in sede di Csm deve essere per lo meno sospeso o risolto a favore degli accusati. La classe politica dovrebbe tenere conto che è ormai convinzione comune che la Corte Costituzionale darà ragione alla procura ed al giudice di Milano, secondo la dotta relazione alla corte dell'attuale presidente di essa Flick, che ha sottilmente argomentato essere l'obbligatorietà dell'azione penale e l'esercizio della giurisdizione garantiti dalla Costituzione e la tutela del segreto e le attività che ne derivano sono garantite soltanto da una legge ordinaria che non può 'non cedere' alla legge costituzionale. Che poi, se una qualche responsabilità vi fosse - conclude - essa sarebbe del magistrato e dovrebbe comunque essere accertata dal giudice".