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  1. #21
    Toh Cazzo in Culo alla DC
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    Articolo tratto da "Il Manifesto" di ieri 30/01/2009

    STRANA COPPIA Il leader di Cpi Iannone: «Gli diamo asilo politico. E lui annuncerà la fine dell'antifascismo». Morucci sceglie Casa Pound per presentare il suo libro.

    A entrambi è stato negato di parlare nelle università. E così si sono ritrovati, o meglio si ritroveranno il prossimo 6 febbraio (alle 21) a Casa Pound, il centro sociale capitolino d'estrema destra che sorge nel multiculturale quartiere Esquilino. Lì Valerio Morucci, l'ex brigatista che sequestrò Aldo Moro, presenterà il suo libro «Patrie galere. Cronache dall'oltrelegge», un frutto delle esperienze detentive dell'autore nei maggiori supercarceri d'Italia a cavallo tra gli anni Settanta e l'inizio degli Ottanta.
    «A lui è stato impedito di parlare alla Sapienza (dopo una feroce polemica), proprio come è accaduto al Blocco Studentesco (i giovani dell'organizzazione, ndr) che si è visto revocare l'autorizzazione a incontri già organizzati in due diversi atenei, nonostante avesse tutte le carte in regola e avesse seguito alla lettera le procedure previste», dichiara il leader di Cp Gianluca Iannone spiegando così nella rivendicazione «della libertà di parola» uno dei motivi dell'iniziativa. Mai prima d'ora un noto esponente della sinistra anni '70, e con passato brigatista come Morucci, ha varcato tale soglia. E di certo la sua visita farà clamore.
    «Nessuna legittimazione ai terroristi» tiene però a precisare Iannone «ma il nostro è uno spazio di libertà, perciò chiunque abbia qualcosa da dire e non possa dirlo altrove da noi troverà sempre asilo politico». Ma c'è anche dell'altro: un elemento spinge i neofascisti ad aprire le porte della propria base ad un ex-brigatista. «Morucci ci ha annunciato un appello importante - afferma Iannone - l'invito a mettere fine al meccanismo diabolico dell'antifascismo, un meccanismo che lui ha detto esplicitamente di condannare».
    Insomma per una vera riconciliazione nazionale, il superamento dell'antifascismo è un passaggio più che obbligato. Tema di discussione che verrà analizzato, durante la presentazione del libro che sarà anche trasmessa in diretta su Radio Bandiera Nera (l'emittente di Casa Pound), con il giornalista ex Lotta Continua Giampiero Mughini , il giovane intellettuale di destra Angelo Mellone, il vicecapogruppo del Pdl in Campidoglio Luca Gramazio (sponda politica di Casa Pound nella giunta alemanniana), il responsabile di «Occidentale» Carlomanno Adinolfi e Ugo Maria Tassinari, uomo di sinistra ed esperto dei fenomeni neofascisti. «Sono andato più volte a Casa Pound e non ho problemi a tornarci» dichiara perché il «confronto» non si nega a nessuno. Inoltre, per lui, bisogna ripensare «il dogma antifascista, categoria a oggi inadeguata». Il fascismo, contemporaneamente moderno e futurista di Casa Pound apre una discussione che forse, a questo punto verrebbe da dire, interroga la stessa sinistra.

  2. #22
    Toh Cazzo in Culo alla DC
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    (AGI) - EX BR MORUCCI PRESENTA SUO LIBRO A CASA POUND

    Roma, 30 gen. - Il prossimo 6 febbraio nella sala conferenze di Casapound a Roma, verra' presentato il libro "Patrie Galere. Cronache dall'oltrelegge", di Valerio Morucci. Inteverranno, oltre all'autore, i giornalisti Giampiero Mughini e Angelo Mellone, il prof. Ugo Maria Tassinari, il consigliere comunale Luca Gramazio, il responsabile di 'Occidentale' Carlomanno Adinolfi e Patrizio Gonnella, presidente dell'associazione Antigone. "Il libro di Valerio Morucci, ex Potere Operaio e BR, e' frutto delle esperienze detentive dell'autore stesso nei maggiori supercarceri d'Italia a cavallo tra gli anni settanta e l'inizio degli Ottanta, culminando nel racconto inedito della rivolta di Badu'e Carros - si legge nella nota di Casa Pound. - Un libro che presenta una severa riflessione sul sistema detentivo, sulle sue leggi non scritte e il suo essere totalmente estraneo al mondo esterno dal quale trae esclusivamente delle versioni grottesche e distorte dei meccanismi di potere che lo dominano. La presentazione sara' occasione di dibattitto sulla liberta' di parola, dopo le recenti polemiche che hanno visto chiudere le porte delle universita' all'autore, nella medesima maniera in cui nel mese di dicembre il Blocco studentesco si e' visto negare il diritto a tenere conferenze nei maggiori atenei romani". L'appuntamento e' per venerdi' 6 febbraio alle ore 21 presso Casapound in via Napoleone III numero 8 a Roma.


    http://www.agi.it/politica/notizie/2...11392-art.html

  3. #23
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    Il Giornale

    Morucci a Casapound «Seppelliamo l’odio»

    «Se deve essere riconosciuto il mio diritto di parola, senza che in questo conti altro che il mio essere cittadino in un regime di uomini liberi, allora lo stesso diritto non può essere negato a chi si dichiara fascista. Se non è così si rimane nel gioco delle parti che assai poco ha a che fare con i diritti». Così l’ex Br Valerio Morucci in una lettera sul gruppo di Facebook «Libertà di parola» per spiegare l’invito di Casapound, il centro sociale di destra. Nello stabile occupato di via Napoleone III, uno dei carcerieri di Aldo Moro presenterà il 6 febbraio il suo libro «Patrie Galere». Con lui intellettuali di destra e di sinistra: l’ex Lotta continua Giampiero Mughini, l’ex Potere operaio Ugo Maria Tassinari, il giornalista Angelo Mellone, Luca Gramazio (Pdl) e il presidente di Antigone, Patrizio Gonnella. «Animato da questa prossimità con i vinti cui vuole negarsi la parola - spiega l’ex brigatista - andrò a presentare un mio libro in un palazzo che è stato occupato da militanti della destra radicale per ospitare famiglie senza casa e per averne una sede. Non sarà forse una passeggiata, perché ancora è forte l’animosità per i troppi giovani restati sul selciato negli anni ’70. E io nei primi anni di quel decennio di sangue sono stato, seppure non a tempo pieno, un cacciatore di fascisti. Sono però convinto che quell’animosità dipenda di più dal residuo mai sciolto dell’idea cristallizzata, ideologizzata, stereotipata che ci si era reciprocamente fatti del “nemico”. E questo residuo bisogna provare a sciogliere. Per porre tutti quei ragazzi morti dentro un’unica pietà, anche se nella particolarità delle memorie, o nella diversità delle commemorazioni. E finalmente seppellirli. Senza più lasciarli inumati a metà». E porre fine a quello che per Gianluca Iannone, leader di Casapound, è «il meccanismo diabolico dell’antifascismo».

    http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=325023

  4. #24
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    Morucci è meglio di Battisti??
    Addio Tomàs
    siamo fatti della stessa materia di cui sono fatti i 5 stelle

  5. #25
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    Citazione Originariamente Scritto da agaragar Visualizza Messaggio
    Morucci è meglio di Battisti??
    i migliori sono Mario Moretti, Barbara Balzerani ed Antonio Negri.

    Vorrei una Rai con ex brigatisti come conduttori chiedo troppo?

    Perchè devo pagare 110 euro peer ascoltare programmi spazzatura

    con giornalisti zerbini della casta e un pubblico ridotto a burattini

    che applaudono ridono o contestano a comando dei gerarchi Pd e Pdl?

    W IL PRESIDENTE LULA! bassolino e napolitano iatevenne!

  6. #26
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    Citazione Originariamente Scritto da agaragar Visualizza Messaggio
    Morucci è meglio di Battisti??
    Caso Battisti: perché ad avere più torto è proprio l'Italia

    Sarà perché ho conosciuto troppi innocenti che hanno passato una vita in galera, o perché venticinque anni fa ci condannarono per “pericolo di pericolo” (che, tradotto in italiano, significa che le nostre idee erano “potenzialmente” in grado di produrre violenza e anche se non lo fecero non conta...), sarà per la sentenza schock emessa contro Ciavardini o per le assoluzioni eccellenti di uomini coperti, ma francamente non posso dirmi certo della colpevolezza di Battisti. Sarà perché ho visto come si costruivano i processi speciali nella democraticissima Italia uscita dalla Resistenza e dominata dai partigiani, sarà perché mi sono sempre vergognato di una rivoluzione giuridica improntata sull'ottosettembrismo che, negando alla radice la filosofia dell'etico codice Rocco, ha premiato il pentitismo e il mercimonio. Sarà perché ho direttamente constatato l'inattendibilità di molti pentiti. Sarà perché la Magistratura democraticissima ha usato ed abusato delle compiacenti versioni di personaggi come il pluriomicida stupratore Angelo Izzo. Sarà perché del Diritto si è fatta tanta retorica ma poco uso, sarà perché quello Romano è stato letteralmente stravolto e sostituito da un obbrobrio, ma a me la sentenza brasiliana di rifiuto di estradizione garba. E visto che s'inserisce in una fila di no pronunciati da Francia, Inghilterra, Svizzera, Austria, mi par puerile e improprio al tempo stesso parlare di congiura anti-italiana. Meglio si farebbe a fare autocritica invece di atteggiarsi a vittime indignate, di aggrapparsi a frammenti di un mosaico e di ululare rabbiosamente alla luna ignorando candidamente l'insieme.

    Responsabilità e leggi speciali

    Non voglio tornare qui sulle eccellenti responsabilità, di cui tanto spesso ho parlato, degli anni di sangue e sul fatto che i mestatori, i tragicatori, i sobillatori, i profittatori, non solo mai pagarono alcunché ma ancora adesso si ritrovano (quelli che la morte - per vecchiaia! - ha risparmiato) nei posti chiave di questa nazione maciullata. Non voglio neppure soffermarmi su quanto a lungo si lasciò giocare con le armi e con i detonatori prima di decidere d'intervenire e ciò affinché ci fossero trame da tessere e su cui giocare. Non voglio ripetermi sui coinvolgimenti di mangiafuoco internazionali e di mangiafuochini nostrani. Faingiamo che tutto sia accaduto così come gli allegri smemorati omnipartisan ce lo rappresentano: una follia generazionale scatenata da pochi pazzi sanguinari e facciamo come se credessimo che la legislazione d'emergenza e la violenza di Stato, con tanto di esecuzioni sommarie, di torture (ci furono e furono persino rivendicate pubblicamente!), di abolizione delle garanzie giuridiche, di azioni repressive alla “andocojocojo” fossero indispensabili a riportare la pace. Mettiamo che il terzo della pena in più comminato per i reati politici definiti “terroristici” (tanto per rendere l'idea anche il possesso di un documento contraffatto venne considerato “terroristico”) avesse un'efficacia reale oltre a quella di premiare i delinquenti comuni. Il che, per capirci, significò che uccidere per rapina era meno grave e molto meno pesantemente punito che non l'averlo fatto in uno scontro a fuoco nel pieno della guerra civile strisciante e che rapine, truffe o stupri comportavano pene inferiori ai reati ideologici. Fingiamo pure che tutto ciò fosse realmente indispensabile. Fatto sta che l'Italia, in spregio a tutti gli accordi giuridici internazionali, istituì delle “leggi speciali” e calpestò tutte le garanzie giuridiche.
    Con che risultati? Una sfilza invereconda di sperequazioni che andava dai diversi pesi e diverse misure a seconda delle organizzazioni di appartenenza fino alla suddivisione dei detenuti in ben sette categorie diverse, con sette trattamenti di severità differenti, determinati non dai reati contestati ma dal livello di dialettica e dalle conoscenze nelle Istituzioni.

    Un'Italia vigliacca

    Sono passati una trentina di anni, mica qualche mese. In tutto questo tempo l'Italia mai ha avuto il coraggio né la dignità di comportarsi come qualsiasi altra nazione che aveva proclamato uno stato di emergenza. Risolto il problema, ogni Stato che si rispetti, fa sempre la scelta tra la vendetta e l'amnistia. Se decide di compiere vendetta è normale che chiunque non finisca nella sua rete cerchi rifugio altrove e che qualunque Stato glielo garantisca. Se concede l'amnistia, invece ammette l'eccezionalità del momento e la rimuove a problema risolto, tornando alla normalità, all'equità (che è il vero problema italiano, altro che la “certezza della pena” di cui si ciancia a torto visto che, al contrario di quanto sostiene il luogo comune, il nostro è uno dei Paesi occidentali ove le pene si scontano più a lungo), insomma fa un gesto dimostrandosi così uno Stato forte. L'Italia no: niente amnistia ma solo perdonismo personalizzato, che significa che se sei pluriomicida ma conosci dei politici esci e che se invece sei dentro per reati ideologici e hai un po' di dignità trascorri mezza vita tra le sbarre. Non ha avuto neppure il coraggio, l'Italia, di abolire quel “terzo della pena in più”. Non ha avuto coraggio, dignità, equità, equilibrio, onestà, ma si lamenta. E intanto, forse perchè dominata da cinici e da burattinai, da apprendisti stregoni e da partigiani di vecchia o nuova data, questa nostra Penisola non ha fatto nulla per le vittime, per le famiglie, per le memorie, non ha saputo neppure celebrare la tragedia. Si limita, l'Italia, a tirarle demagogicamente in ballo per esaltate sarabande episodiche con invocazioni di linciaggio e di giustizia sommaria evitando, come sempre, di guardare negli occhi il problema che puntualmente rimuove.

    Partigianerie e no

    Comprendo chi, osservando il tutto da un solo angolo, con vista cieca, trova degli argomenti contro il Brasile o contro l'odioso Battisti, che simpatico davvero non è. Ma quest'ottica frammentata è assurda, è sbagliata. Non ci si dovrebbe scandalizzare per la quinta sentenza brasiliana consecutiva di non estradizione di un “terrorista” (che si somma alle centinaia francesi, alle decine inglesi, a quelle austriache o svizzere) ma dell'immagine contorta che si è riuscito a dare un'altra volta al mondo dove tutti sono generalmente abituati a parlare un linguaggio lineare e chiaro: o le leggi sono speciali (e allora la persecuzione politica c'è) o non sono speciali (e allora vanno rimosse). In ambo i casi l'estradizione di Battisti, o di chiunque altro sia stato oggetto di questa legislazione d'emergenza, è un atto iniquo, distorto, inaccettabile. Certamente basta viziare il tutto con il particolarismo partigiano per capovolgerlo. C'è sempre un motivo specifico di “eccezionalità” perché tizio o caio “meriti” l'ingiustizia. Ma io sono di tempra fascista, ovvero credo nella sintesi e nell'unione delle verghe, cioè nell'equità, e non sono affatto partigiano, ovvero non sono parziale, di parte, per l'eccezionalità. Rifiuto, per indole, per cultura e per scelta, di essere garantista con i miei e forcaiolo con gli altri. Non mi lascio offuscare da simpatie o antipatie, non penso minimamente che chi sta da un lato dello spartiacque meriti indulgenza e impunità e chi sta dall'altro debba essere perseguitato. E se non c'è reciprocità, ovvero se altrove (dove c'è cultura partigiana) si è commessa spesso quest'ingiustizia, non per questo io intendo ripercorrere gli stessi schemi. Se poi i postfascisti-neoantifascistimoderati hanno tentazioni partigiane, di forcaiolismo partigiano, è affar loro. Né dimentico, sia detto en passant, la cultura di amnistie, di pacificazioni, di superamenti che contrassegnò Mussolini anche nei momenti più sanguinosi, quando l'odio era davvero giustificato.

    Battisti sì e Lollo no?

    Il Brasile, insomma, sta comportandosi bene; a prescindere dalla colpevolezza o dall'innocenza di Battisti, la quale innocenza, rispetto all'essenza della questione, è un dettaglio. Il Brasile, come tante altre nazioni prima di esso, difende le nostre stesse garanzie di cittadini. Il problema, semmai, per quanto lo riguarda è un altro: è che diventi un ricettacolo di desperados, visto che più un bandolero che non un combattente sembra essere Battisti e che lì, proprio nel partito di Lula e per giunta con un notevole peso interno, c'è lo stragista di Primavalle, Achille Lollo, una delle persone più abiette della storia di questi trent'anni. Il quale, tanto per la cronaca, non è classificato “terrorista” e non è stato oggetto di una legislazione speciale, tutt'altro, ha goduto di una sentenza invereconda che ne ha sminuito il crimine e non gli ha fatto pagare la più ignobile delle stragi. Ma anche su questo l'Italia delude e c'indigna. Tutti pronti a saltare su per l'estradizione negata a Battisti, con il ministro La Russa che chiede che non si giochi l'amichevole tra le nostre nazionali e la ministro Meloni che propone la si faccia con il lutto al braccio. Ma fino a che il governo brasiliano non aveva dato uno smacco all'Italietta ambigua tutto andava bene? Il rifugio concesso a Lollo non aveva scatenato polemiche così vibranti: ci si limitò a un po' di chiasso tardivo e demagogico quando la tenue condanna comminata al vigliacco cadde in prescrizione e nulla si poteva più fare né reclamare. Allora, in un lungo lasso di tempo fatto di decenni, non oggi, avrebbe avuto un senso e una dignità il serrate di ora. Non ci fu, c'è adesso e non contro l'ineffabile. Normale, come da sei decenni avviene in quest'Italia, giustamente disprezzata internazionalmente, ogni sangue ha un valore diverso e quello di un bambino e di un ragazzo del proletariato fascista conta meno di altro sangue, fa meno convergenza, meno sinergia: è più facile prendersela con Battisti e allora lo si fa; per Lollo, che è protettissimo bastano delle dichiarazioni per salvare la faccia. Questa è l'Italia e proprio perché è questa la sua giustizia non convince nessuno. Tutto sommato preferisco il Brasile. Meglio la samba del balletto in maschera dei nosferatu.


    http://www.noreporter.org/dettaglioA...o.asp?id=12654

  7. #27
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    Caso Battisti: perché ad avere più torto è proprio l'Italia


    Sarà perché ho conosciuto troppi innocenti che hanno passato una vita in galera, o perché venticinque anni fa ci condannarono per “pericolo di pericolo” (che, tradotto in italiano, significa che le nostre idee erano “potenzialmente” in grado di produrre violenza e anche se non lo fecero non conta...), sarà per la sentenza schock emessa contro Ciavardini o per le assoluzioni eccellenti di uomini coperti, ma francamente non posso dirmi certo della colpevolezza di Battisti. Sarà perché ho visto come si costruivano i processi speciali nella democraticissima Italia uscita dalla Resistenza e dominata dai partigiani, sarà perché mi sono sempre vergognato di una rivoluzione giuridica improntata sull'ottosettembrismo che, negando alla radice la filosofia dell'etico codice Rocco, ha premiato il pentitismo e il mercimonio. Sarà perché ho direttamente constatato l'inattendibilità di molti pentiti. Sarà perché la Magistratura democraticissima ha usato ed abusato delle compiacenti versioni di personaggi come il pluriomicida stupratore Angelo Izzo. Sarà perché del Diritto si è fatta tanta retorica ma poco uso, sarà perché quello Romano è stato letteralmente stravolto e sostituito da un obbrobrio, ma a me la sentenza brasiliana di rifiuto di estradizione garba. E visto che s'inserisce in una fila di no pronunciati da Francia, Inghilterra, Svizzera, Austria, mi par puerile e improprio al tempo stesso parlare di congiura anti-italiana. Meglio si farebbe a fare autocritica invece di atteggiarsi a vittime indignate, di aggrapparsi a frammenti di un mosaico e di ululare rabbiosamente alla luna ignorando candidamente l'insieme.

    Responsabilità e leggi speciali

    Non voglio tornare qui sulle eccellenti responsabilità, di cui tanto spesso ho parlato, degli anni di sangue e sul fatto che i mestatori, i tragicatori, i sobillatori, i profittatori, non solo mai pagarono alcunché ma ancora adesso si ritrovano (quelli che la morte - per vecchiaia! - ha risparmiato) nei posti chiave di questa nazione maciullata. Non voglio neppure soffermarmi su quanto a lungo si lasciò giocare con le armi e con i detonatori prima di decidere d'intervenire e ciò affinché ci fossero trame da tessere e su cui giocare. Non voglio ripetermi sui coinvolgimenti di mangiafuoco internazionali e di mangiafuochini nostrani. Faingiamo che tutto sia accaduto così come gli allegri smemorati omnipartisan ce lo rappresentano: una follia generazionale scatenata da pochi pazzi sanguinari e facciamo come se credessimo che la legislazione d'emergenza e la violenza di Stato, con tanto di esecuzioni sommarie, di torture (ci furono e furono persino rivendicate pubblicamente!), di abolizione delle garanzie giuridiche, di azioni repressive alla “andocojocojo” fossero indispensabili a riportare la pace. Mettiamo che il terzo della pena in più comminato per i reati politici definiti “terroristici” (tanto per rendere l'idea anche il possesso di un documento contraffatto venne considerato “terroristico”) avesse un'efficacia reale oltre a quella di premiare i delinquenti comuni. Il che, per capirci, significò che uccidere per rapina era meno grave e molto meno pesantemente punito che non l'averlo fatto in uno scontro a fuoco nel pieno della guerra civile strisciante e che rapine, truffe o stupri comportavano pene inferiori ai reati ideologici. Fingiamo pure che tutto ciò fosse realmente indispensabile. Fatto sta che l'Italia, in spregio a tutti gli accordi giuridici internazionali, istituì delle “leggi speciali” e calpestò tutte le garanzie giuridiche.
    Con che risultati? Una sfilza invereconda di sperequazioni che andava dai diversi pesi e diverse misure a seconda delle organizzazioni di appartenenza fino alla suddivisione dei detenuti in ben sette categorie diverse, con sette trattamenti di severità differenti, determinati non dai reati contestati ma dal livello di dialettica e dalle conoscenze nelle Istituzioni.

    Un'Italia vigliacca

    Sono passati una trentina di anni, mica qualche mese. In tutto questo tempo l'Italia mai ha avuto il coraggio né la dignità di comportarsi come qualsiasi altra nazione che aveva proclamato uno stato di emergenza. Risolto il problema, ogni Stato che si rispetti, fa sempre la scelta tra la vendetta e l'amnistia. Se decide di compiere vendetta è normale che chiunque non finisca nella sua rete cerchi rifugio altrove e che qualunque Stato glielo garantisca. Se concede l'amnistia, invece ammette l'eccezionalità del momento e la rimuove a problema risolto, tornando alla normalità, all'equità (che è il vero problema italiano, altro che la “certezza della pena” di cui si ciancia a torto visto che, al contrario di quanto sostiene il luogo comune, il nostro è uno dei Paesi occidentali ove le pene si scontano più a lungo), insomma fa un gesto dimostrandosi così uno Stato forte. L'Italia no: niente amnistia ma solo perdonismo personalizzato, che significa che se sei pluriomicida ma conosci dei politici esci e che se invece sei dentro per reati ideologici e hai un po' di dignità trascorri mezza vita tra le sbarre. Non ha avuto neppure il coraggio, l'Italia, di abolire quel “terzo della pena in più”. Non ha avuto coraggio, dignità, equità, equilibrio, onestà, ma si lamenta. E intanto, forse perchè dominata da cinici e da burattinai, da apprendisti stregoni e da partigiani di vecchia o nuova data, questa nostra Penisola non ha fatto nulla per le vittime, per le famiglie, per le memorie, non ha saputo neppure celebrare la tragedia. Si limita, l'Italia, a tirarle demagogicamente in ballo per esaltate sarabande episodiche con invocazioni di linciaggio e di giustizia sommaria evitando, come sempre, di guardare negli occhi il problema che puntualmente rimuove.

    Partigianerie e no

    Comprendo chi, osservando il tutto da un solo angolo, con vista cieca, trova degli argomenti contro il Brasile o contro l'odioso Battisti, che simpatico davvero non è. Ma quest'ottica frammentata è assurda, è sbagliata. Non ci si dovrebbe scandalizzare per la quinta sentenza brasiliana consecutiva di non estradizione di un “terrorista” (che si somma alle centinaia francesi, alle decine inglesi, a quelle austriache o svizzere) ma dell'immagine contorta che si è riuscito a dare un'altra volta al mondo dove tutti sono generalmente abituati a parlare un linguaggio lineare e chiaro: o le leggi sono speciali (e allora la persecuzione politica c'è) o non sono speciali (e allora vanno rimosse). In ambo i casi l'estradizione di Battisti, o di chiunque altro sia stato oggetto di questa legislazione d'emergenza, è un atto iniquo, distorto, inaccettabile. Certamente basta viziare il tutto con il particolarismo partigiano per capovolgerlo. C'è sempre un motivo specifico di “eccezionalità” perché tizio o caio “meriti” l'ingiustizia. Ma io sono di tempra fascista, ovvero credo nella sintesi e nell'unione delle verghe, cioè nell'equità, e non sono affatto partigiano, ovvero non sono parziale, di parte, per l'eccezionalità. Rifiuto, per indole, per cultura e per scelta, di essere garantista con i miei e forcaiolo con gli altri. Non mi lascio offuscare da simpatie o antipatie, non penso minimamente che chi sta da un lato dello spartiacque meriti indulgenza e impunità e chi sta dall'altro debba essere perseguitato. E se non c'è reciprocità, ovvero se altrove (dove c'è cultura partigiana) si è commessa spesso quest'ingiustizia, non per questo io intendo ripercorrere gli stessi schemi. Se poi i postfascisti-neoantifascistimoderati hanno tentazioni partigiane, di forcaiolismo partigiano, è affar loro. Né dimentico, sia detto en passant, la cultura di amnistie, di pacificazioni, di superamenti che contrassegnò Mussolini anche nei momenti più sanguinosi, quando l'odio era davvero giustificato.

    Battisti sì e Lollo no?

    Il Brasile, insomma, sta comportandosi bene; a prescindere dalla colpevolezza o dall'innocenza di Battisti, la quale innocenza, rispetto all'essenza della questione, è un dettaglio. Il Brasile, come tante altre nazioni prima di esso, difende le nostre stesse garanzie di cittadini. Il problema, semmai, per quanto lo riguarda è un altro: è che diventi un ricettacolo di desperados, visto che più un bandolero che non un combattente sembra essere Battisti e che lì, proprio nel partito di Lula e per giunta con un notevole peso interno, c'è lo stragista di Primavalle, Achille Lollo, una delle persone più abiette della storia di questi trent'anni. Il quale, tanto per la cronaca, non è classificato “terrorista” e non è stato oggetto di una legislazione speciale, tutt'altro, ha goduto di una sentenza invereconda che ne ha sminuito il crimine e non gli ha fatto pagare la più ignobile delle stragi. Ma anche su questo l'Italia delude e c'indigna. Tutti pronti a saltare su per l'estradizione negata a Battisti, con il ministro La Russa che chiede che non si giochi l'amichevole tra le nostre nazionali e la ministro Meloni che propone la si faccia con il lutto al braccio. Ma fino a che il governo brasiliano non aveva dato uno smacco all'Italietta ambigua tutto andava bene? Il rifugio concesso a Lollo non aveva scatenato polemiche così vibranti: ci si limitò a un po' di chiasso tardivo e demagogico quando la tenue condanna comminata al vigliacco cadde in prescrizione e nulla si poteva più fare né reclamare. Allora, in un lungo lasso di tempo fatto di decenni, non oggi, avrebbe avuto un senso e una dignità il serrate di ora. Non ci fu, c'è adesso e non contro l'ineffabile. Normale, come da sei decenni avviene in quest'Italia, giustamente disprezzata internazionalmente, ogni sangue ha un valore diverso e quello di un bambino e di un ragazzo del proletariato fascista conta meno di altro sangue, fa meno convergenza, meno sinergia: è più facile prendersela con Battisti e allora lo si fa; per Lollo, che è protettissimo bastano delle dichiarazioni per salvare la faccia. Questa è l'Italia e proprio perché è questa la sua giustizia non convince nessuno. Tutto sommato preferisco il Brasile. Meglio la samba del balletto in maschera dei nosferatu.


    http://www.noreporter.org/dettaglioA...o.asp?id=12654
    Occorre un'amnistiaIl Prc avrebbe dovuto imporla quale condizione al sostegno al governo ed all'elezione del presidente della repubblica ma si è dimostrato un partito vergognoso di dirigenti di estrema destra che in piazza dicevano alcune cose e poi facevano in parlamento l'esatto opposto.


    napolitano dimettiti! Vogliamo Lula presidente!

 

 
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