Originariamente Scritto da
Muntzer
OMNIA SUNT COMMUNIA
Il governo prepara un nuovo attacco alle pensioni
"Sui coefficienti per il calcolo delle pensioni andremo dritti, senza la solita melina sindacale". È questa la linea indicata dal governo sulla destrutturazione della previdenza pubblica. Avanti, senza negoziati estenuanti, per far scattare automaticamente dal primo gennaio del 2010 i nuovi parametri per definire la pensione in base alle aspettative di vita. Il taglio dell'assegno pensionistico, a seconda dei casi, varierà dal 6 all'8 per cento. Una riduzione che si potrà contenere solo lavorando più a lungo come già definito dalla riforma Dini del '95 e poi dalla Damiano. D'altra parte la strategia del governo era stata già delineata nel Libro Verde del ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, ma, quando era stata scritta, guardava a uno scenario non recessivo e lungo almeno quanto l'intera legislatura. Quella sulle pensioni è dunque una operazione complessa e strutturale - come, appunto, ha detto Tremonti a Davos- ma che difficilmente potrà realizzarsi in piena recessione globale perché un intervento sulle pensioni (a parte quello sui coefficienti) potrebbe trasformarsi in un boomerang. Il governo infatti potrebbe ritrovarsi con un'arma in meno per fronteggiare la crisi che sta travolgendo il sistema industriale e che presto potrebbe far esplodere il numero dei lavoratori in esubero. Quelli da licenziare o, appunto, da pensionare quando si può. Eppure al ministero del Lavoro e a quello dell'Economia, i tecnici, Dietro le quinte, hanno ripreso a fare i conti, stimando che da un dimezzamento delle "finestre" (da quattro a due) si potrebbero ricavare intorno ai due miliardi l'anno. Cento, centodiecimila lavoratori ogni anno verrebbero trattenuti al lavoro ancora per sei mesi. Un meccanismo per innalzare di fatto l'età di uscita, ma non la riforma strutturale che invece aveva proposto il presidente della Confindustria,
Emma Marcegaglia.
PER LA COMUNITA' UMANA