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    Alitalia, dopo il danno la tragica beffa


    Gianni Pagliarini*, 28 gennaio 2009, 18:18

    L'emergenza 6.000 cassintegrati della vecchia Alitalia non hanno percepito, a gennaio, nemmeno un euro, a causa della mancata comunicazione all'Inps dei nominativi degli aventi diritto e degli importi a loro destinati. La Regione Lazio si sta occupando del fattaccio: anticiperà (a partire dalla fine di febbraio) i soldi finché non provvederà finalmente l'Inps. Ma la vicenda getta un'ombra pesantissima di discredito sul governo, su chi dovrebbe garantire il godimento di elementari tutele


    Non è affatto detto che la telenovela-Alitalia avrà un lieto fine, contrariamente a quanto accade nei romanzi rosa televisivi. Perché l'intera vicenda, da quando ha avuto inizio, è stata gestita nel peggiore dei modi; inoltre la "nuova compagnia" non è un'entità stabile, con una credibilità accertata al cospetto del mercato.

    Ma prima di addentrarsi sull'accidentato terreno politico-economico, è bene fermare il pensiero sulla novità degli ultimissimi giorni, che potremmo definire l'ultima puntata di una farsa se non fosse che il tema in questione ha più a che fare con la tragedia. Ebbene: 6.000 cassintegrati della vecchia Alitalia non hanno percepito, a gennaio, nemmeno un euro, a causa della mancata comunicazione all'Inps dei nominativi degli aventi diritto e degli importi a loro destinati.
    Come definire un fatto del genere? Indegno? Vergognoso? Intollerabile? Cominciamo col dire che un simile "intoppo" - che si ripercuote impietosamente sulla vita delle persone, sui redditi dei lavoratori e delle famiglie - è innanzitutto grottesco.
    La Regione Lazio si sta occupando del fattaccio: a quanto pare, essa stessa anticiperà (a partire dalla fine di febbraio) i soldi finché non provvederà finalmente l'Inps. Ma la vicenda, in tutta evidenza, getta un'ombra pesantissima di discredito sul governo, su chi dovrebbe garantire il godimento di elementari tutele.

    Resta poi un fatto incontrovertibile, e qui torniamo alla questione politico-finanziaria: dopo il danno della svendita della compagnia (i cui effetti sono ancora là da venire) per avviarne una nuova di incertissimo futuro, si registra la beffa della mancata erogazione di un diritto. Una beffa che sembra rappresentare la degna conclusione di una trattativa che calzava a pennello per una "cordata patriottica" nata per rimettere in piedi la compagnia con i soldi dei contribuenti dopo aver addebitato i costi della perdurante malagestione sulle spalle dei lavoratori. Il tutto condito da una sapiente campagna di stampa denigratoria nei confronti di "privilegiati" e "fannulloni".

    Uno dei pochissimi mezzi di informazione che ha cercato di raccontare un'altra verità - si tratta di un giornale on line, inviatospeciale.com - ha snocciolato nel corso dei mesi alcune cifre che vale la pena ricordare: al 31 dicembre del 2006 Alitalia aveva 18.589 dipendenti, 186 aerei e trasportava oltre 24 milioni di passeggeri. I lavoratori impegnati per ciascun aeromobile erano 99 e si occupavano di 1.295 viaggiatori. Numeri che potrebbero anche "spaventare", se presi da soli. Fanno un altro effetto se comparati all'equazione in atto in altre compagnie: Air France, con 76mila dipendenti e 282 aerei, trasportava oltre 49 milioni di persone ed aveva 263 dipendenti per aereo. Ognuno di loro si occupava di 662 passeggeri. Lufthansa, con 94.510 dipendenti e 407 aerei, trasportava 51 milioni di persone, avendo 232 persone impegnate per aeromobile, ciascuna delle quali movimentava 541 passeggeri.



    Insomma, la produttività dei lavoratori Alitalia risultava doppia rispetto a quella dei concorrenti più grandi. Sarebbe dunque risultato complicato, riletta la "storia" in questi termini, legare il pesante passivo di bilancio al numero dei dipendenti ed al loro impiego. Il costo del lavoro in Alitalia, infatti, impegnava solamente il 16,7% del bilancio, mentre a Lufthansa rappresenta il 24,5%, in Air France il 29,1%, in British Airways il 24,7%.


    Viene spontaneo chiedersi, di conseguenza: la famosa "cordata patriottica" avrebbe incontrato nel Paese lo stesso consenso se ai cittadini fosse stata raccontata la verità?
    Domanda oziosa, arrivati a questo punto. Ora si tratta di valutare quale nicchia di mercato saprà ricavarsi la nuova Alitalia. Pretendendo, nel contempo, la tutela dei diritti dei lavoratori e costruendo di pari passo una capacità di ricomposizione all'interno del mondo sindacale nel rispetto delle specificità professionali. Chiamate tutte insieme a ridare vigore alla compagnia di bandiera che ha rappresentato l'Italia nel mondo e come tale vissuta da sempre dai cittadini di questo Paese.

    *Responsabile Dipartimento Lavoro Pdci



    http://www.aprileonline.info/notizia.php?id=10755

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