Di Pietro contro il Colle Bufera sul leader Idv
«Troppi silenzi, non è arbitro». Poi: è solo critica politica Rimosso uno striscione anti Napolitano alla manifestazione dell' Idv. Il leader lancia accuse dal palco
ROMA - Piazza Farnese è tagliata da un venticello freddo. Ma si riscalda subito ascoltando Antonio Di Pietro. «Adesso vi racconto una cosa che è successa...».
È successo che pochi minuti prima la polizia ha tolto uno striscione che recitava: «Napolitano dorme, l' Italia insorge».
E il leader dell' Italia dei Valori, ne approfitta per alzare la voce: «Vogliono farci ancora una volta lo scherzetto di piazza Navona. Ma in una civile piazza c' è il diritto a manifestare. Presidente Napolitano, possiamo permetterci di accogliere in questa piazza chi non è d' accordo con alcuni suoi silenzi?».
Ed è un crescendo, accompagnato dagli applausi della folla: «A lei che dovrebbe essere arbitro, possiamo dire che a volte il suo giudizio ci appare poco da arbitro e poco da terzo?».
L' attacco è duro. L' ex pm se ne rende conto e precisa che si tratta di una critica «rispettosa».
Ma, al di là del tono, la sostanza si conferma pesante: «Il silenzio uccide, il silenzio è un comportamento mafioso».
Perché di mafia si sta parlando in una manifestazione organizzata dall' Associazione nazionale familiari delle vittime delle varie cosche. E si parla ovviamente anche di giustizia e legalità, con la partecipazione tra gli altri di Grillo e Travaglio.
Insomma, una sorta di piazza Navona 2, con un migliaio di persone presenti che si scaldano ad ogni critica contro le istituzioni.
Come quella che fa ad un certo punto, urlando, Beppe Grillo: «Hanno arrestato Riina e Provenzano, ma i mandanti stanno nel Palazzo...».
Il comico, scatenato, definisce il governo «abusivo, anticostituzionale e illegale» e Veltroni, tout court, «uno scemo».
Il Presidente? «Preferisco non nominarlo, altrimenti...».
Invece lo nomina Marco Travaglio in un intervento meno veemente, ma altrettanto severo nei confronti di un Presidente che non reagirebbe come si deve di fronte alle «palesi ingiustizie» commesse.
Legge il suo invito a ricomporre la guerra delle procure nel Sud Italia, ne fa quasi un' esegesi, per dimostrare che le sue parole erano sbagliate. Si continua così fino a Pancho Pardi che forse si era accorto che le critiche cominciavano già ad arrivare: «Di Pietro ha solo rivolto una preghiera al Presidente».
Troppo tardi per fermare la marea di affondi contro l' ex pm.
Tanto che oltre a maggioranza e opposizione, in questo caso quasi unanimi nella condanna, interviene anche il Quirinale.
Tonino si difende. Ma al tempo stesso contrattacca: «Mi amareggia molto la nota del Colle per l' oggettiva disinformazione che contiene e perché mi mette in bocca ciò che non ho detto: ho detto e ribadisco che, a mio avviso, è stato ingiusto e ingiustificato non permettere di tenere esposto uno striscione non offensivo, ma di critica politica. Non ho mai offeso, né inteso offendere, il Capo dello Stato. Quando ho ricordato pubblicamente che il silenzio uccide come la mafia non è a lui che mi riferivo, ma a chi vuole mettere la museruola ai magistrati che indagano sui potenti di Stato».
Ma la bufera sul leader dell' Idv continua fino a tarda sera.
Zuccolini Roberto
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