Considerazioni sulla vicenda del vescovo Richard Williamson

[Chandra Bose]

Considerazioni sulla vicenda del vescovo Richard Williamson

Ieri era il 27 gennaio, la giornata mondiale in cui si ricorda il presunto olocausto ai danni del popolo ebraico nella seconda guerra mondiale. Come succede ogni anno in corrispondenza del 27 gennaio, film, documentari, servizi speciali sui TG dedicati alla “shoah”, le dichiarazioni di dolore e vergogna dei politici nostrani, persino del segretario generale dell’ONU. Tutti insieme appassionatamente a ribadire in stile pappagallo la versione ufficiale sull’olocausto in toni angosciosi e ossessivi, col fine di ottenere nelle masse stati psichici come senso di colpa e sudditanza psicologica verso il “popolo ebraico”, da concepirsi nell’immaginario comune come “eletto” e innocente vittima di persecuzioni fondate sulla brutale cattiveria razzistica. Nelle scuole lezioni, film, documentari, gite, sul tema dell’olocausto, poiché è da lì che parte la formazione delle future generazioni. Però, guai a esporre una versione anche poco poco diversa da quella ufficiale, guai ad analizzare senza paraocchi le reali cause per cui il popolo tedesco (e non solo) sviluppò una forte antipatia verso le comunità ebraiche, guai a far notare alcune lampanti incongruenze riguardo quello che ci viene raccontato a livello istituzionale sull’argomento, guai a dire che nel corso della storia non pochi ebrei, assieme ad altri non ebrei, furono e sono responsabili di fenomeni negativi e di genocidi quale ad esempio lo schiavismo dei neri africani deportati nelle americhe. Si rischia seriamente la prigione e l’esproprio dei propri beni; proprio così, nelle sì dette mature democrazie evolute fare del revisionismo o anche solo criticare episodi negativi riguardanti il popolo ebraico comporta penalmente ricevere punizioni maggiori rispetto a quelle comminate per stupro.
Riguardo tanti genocidi che nella storia ci sono stati, è possibile negare, giustificare, gioire, che quasi nessuno si scandalizza, ma ciò non è permesso con la “shoah”.
Le ragioni di ciò, se su internet (potete seguire anche i link indicati nella sezione “le opinioni altrui” del nostro sito) leggete materiale sul mondialismo e la cospirazione, le capirete facilmente.
In questi giorni, il problema della versione ufficiale dell’olocausto è fonte di un contenzioso aspro tra Chiesa Cattolica e mondo ebraico. Una settimana fa il papato ha deciso la riammissione nella Chiesa di 4 vescovi che erano stati scomunicati nel 1988 da Papa Giovanni Paolo II perché erano stati ordinati dal vescovo ribelle Marcel Lefebvre fondatore dell’ordine di Pio X nato in seno alla Chiesa Cattolica come opposizione alla politica intrapresa dai papi massoni Giovanni XXIII e Paolo VI e dal Concilio Vaticano Secondo. I Lefebvriani sono fautori di una linea ultra-ortodossa fedele alla antica tradizione della Chiesa. Comunque, uno di questi 4 vescovi riammessi, Richard Williamson, in una intervista, con un’analisi seria e rigorosa, citando studi fatti, ha detto che le camere a gas nei lager costruiti dal Reich Germanico non c’erano, che sono morti 200.000-300.000 ebrei e non 6 milioni, che quelle morti non furono frutto di una volontà sterminatrice di Adolf Hitler. Ha denunciato anche il mantenimento del popolo tedesco sotto il senso di colpa (dopo la paura, la bassa autostima è uno stato d’animo ampiamente sfruttato dalla confraternita globale per la manipolazione mentale). Apriti cielo! Contro Richard Williamson, come prevedibile, si è scagliato un prepotente assalto mediatico da parte del mondo ebraico e di Israele, e dal mondo politico in generale, chiedendone la silurazione al Vaticano, che dovrebbe secondo tali piagnoni, revocare quella riammissione. Finora, la Santa Sede non ha mostrato intenzione di buttare via il prelato “ribelle”, specificando di non condividere affatto le sue dichiarazioni definite “aberranti” ma che si tratta di opinioni personali del Williamson che non sono inerenti alle questione dottrinarie e teologiche. La Santa Sede ha in questi stessi giorni condannato pubblicamente il revisionismo e il negazionismo dell’olocausto ebraico, con le consuetudinarie parole di dolore per i “drammi degli ebrei”. Analoghe rettifiche sono giunte anche dalla congregazione lefebvriana. Ma ciò non basta al mondo ebraico e ai suoi amiconi non ebrei piazzati in parlamento, ai ministeri e nelle comode poltrone di giornalisti strapagati per non fare il loro dovere di giornalisti; vogliono proprio l’espulsione di quel vescovo dalla Chiesa, con tanto di scuse e ritrattazioni in pubblico come richiesto dal direttore generale del Rabbinato, sostenendo che in caso contrario significherebbe che la Chiesa Cattolica è “antisemita” e complice dell’olocausto! Il Rabbinato ha annullato un incontro col Vaticano fissato per i giorni 2, 3 e 4 marzo in segno di protesta contro la Chiesa. Questo malgrado tutte le manifestazioni di dialogo e amicizia portate avanti negli ultimi decenni dal papato nei confronti degli ebrei. In questi ultimi anni, comunque, la vicenda del prelato revisionista non è l’ultimo contenzioso tra ebrei e Santa Sede. Infatti anni fa la restaurazione di una preghiera per il venerdì santo denominata “motu propriu” che conteneva un’invocazione affinché il Signore illuminasse e convertisse gli ebrei scatenò un’ondata di polemiche a non finire; nel 2008 destò le lamentele di Israele la rivalutazione di Papa Pio XII accusato dalla storiografia di regime di complicità con lo “sterminio degli ebrei” e con le leggi razziali fasciste.
Sia chiaro, io non sono certo un estimatore della Chiesa ne sono cristiano, tuttavia, se la Chiesa riesce a non cedere ai diktat su cose sue interne, sarà un contegno di sovranità e autonomia degno di ammirazione in questi tempi molli.
Potrebbe darsi che quest’ultimo contenzioso sia poi inserito in una serie di giochi sporchi, tra i poteri che contano, in un momento storico in cui il cattolicesimo romano è finito all’angolo. Ho la sensazione che qualora Richard Williamson non venga rimosso, scatterà un crescendo di battaglie politiche e culturali contro la Chiesa Cattolica, sfruttandone i suoi problemi e i suoi enormi difetti, mosse occultamente dai sionisti, dagli Illuminati etc. Una sorta di ricatto del tipo “o perfezioni il tuo comportamento secondo tutte, ma proprio tutte, le direttive “illuminate” o la finisci disgregato e distrutto”.
Visto che eminenze degli ambiti politico e religioso del mondo ebraico si inseriscono nelle questioni dottrinarie e organizzative delle altre confessioni religiose con una insistenza del tipo “padroni a casa degli altri”, allora questi stessi individui devono dare spiegazioni agli esponenti delle altre confessioni religiose di certe frasi razziste e prescrizioni contro i non ebrei contenute in vari testi sacri del giudaismo, come il Talmud. Così come queste eminenze del mondo ebraico pretendono che altre confessioni religiose tolgano persone, preghiere, prescrizioni, delibere che a loro non sono gradite, allora anche gli esponenti delle altre religioni hanno il diritto di pretendere la correzione o la cancellazione di frasi e precetti nei testi sacri giudaici offensivi per i non ebrei.



Alfredo Ibba

28 gennaio 2009.

www.avanguardia.tv

[Ramiro Ledesma]

Concordo in pieno con il suo intervento!