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    Predefinito "Disegniamo l'Europa" di G. Adinolfi

    Disegniamo l'Europa



    Scritto da Gabriele Adinolfi
    Martedì 24 Dicembre 2013 01:18

    Partiamo da uno stralcio di un documento di due anni fa

    "Aggiornamenti" che non sembra tanto invecchiato, tranne che per la questione South Stream - Nabucco che, grazie all'impulso russo, ha visto una ripresa positiva. Va notato che la sua stesura precede il blitz contro Strauss-Kahn e le manovre più accese del 2013 che ne han confermato l'impianto logico.

    Europa – Euro

    Un paio di rondini non han fatto primavera.
    Si è trattato però di rondini consistenti. L'Euro ipotizzato come valuta di scambio da una serie di governi (Argentina, Libia, Iraq) e le piazze finanziarie europee individuate come alternative possibili alle americane (Arabia Saudita) hanno costretto gli Usa a scatenare una serie di guerre.
    Nell'estate del 2008 la crisi georgiana ha poi visto un'Europa compatta sostenere di fatto la Russia.
    A partire dalla crisi finanziaria del 2009 quell'apparente potenza però è sembrata sgretolarsi.
    Le pressioni della finanza americana da un lato, e dall'altro la ridefinizione della cartina geostrategica sotto le pressioni dell'ascesa cinese e della strategia di rinnovato controllo energetico da parte statunitense, hanno prodotto una serie di avvenimenti a catena, in gran parte decisi a tavolino dalle agenzie di rating, che han determinato non solo la crisi dell'Eurozona ma una guerra di tutti contro tutti.

    A rendere possibile il disfacimento almeno momentaneo dell'edificio di Kohl e Mitterrand sono intervenute più cause. Tra queste la politica monetaria con i suoi dogmi, lo sganciamento della Bce dal potere politico, il cambio di orizzonti della Francia sarkoziana che, attratta nella sfera angloamericana, ha trasformato il polo carolingio Berlino-Parigi in una coppia separata in casa.

    Chiusa tra il rischio d'implosione e la necessità di ripresa, la Ue si trova ad un bivio dal quale uscirà forse addirittura rinforzata se sarà in grado d'imporre e mantenere una politica dirigista dagli altissimi costi sociali.
    Comunque vada l'Europa mediterranea pagherà carissimo e la stessa Europa centro-orientale avrà enormi difficoltà.
    La tentazione immediata è quella di richiedere a gran voce la fuoriuscita dall'Euro e il tramonto della Ue. Ma si tratta di una suggestione di retroguardia, condannata quasi certamente alla cessazione di qualunque ruolo storico e di potenza.

    Più sensato e più potente appare un orientamento diverso e ben articolato che miri ai seguenti obiettivi:

    a Sovranità politica popolare sull'Euro.

    b Revisione dei trattati dell'Unione.

    c Articolazione dell'Unione in diverse zone ad omogeneità culturale, commerciale e sociale.

    c1 Politiche finanziarie e fiscali differenziate e concordate, dettate da questi presupposti.



    a Sovranità politica popolare sull'Euro


    Come sostiene Alberto Micalizzi si può proporre l'elezione della maggioranza dei membri del direttorio della banca centrale da parte del Parlamento europeo (o, pro-quota, dai parlamenti nazionali), il che farebbe cessare la farsa dell'indipendenza della banca centrale, che altro non è se non la dipendenza dai soliti club finanziari. Ricordiamo che la banca centrale della seconda più grande economia del mondo, la banca centrale cinese, è totalmente a nomina "politica". (In un successivo documento abbiamo proposto il controllo pro-quota per aree confederate con direttivi espressi da logiche croporative).
    Ed è opportuno spingere altresì affinché l'obiettivo di fondo della banca centrale si sposti dalla "stabilità finanziaria ed il controllo dell'inflazione" alla "crescita del Pil" ed includa anche "l'equità sociale". In realtà l'equazione dovrebbe essere tridimensionale: crescita economica, stabilità finanziaria ed equità sociale. Il peso dei coefficienti dovrebbero essere in ragione di 50:30:20 (badare che oggi questa equazione è abnorme e mostruosa ed è: 0:100:0) .
    Va proposto infine che la banca centrale garantisca tutte le emissioni in valuta.


    b Revisione dei trattati dell'Unione

    Per dirla en passant la logica, più che unionista o federale, dovrebbe essere confederata ma si dovrebbe integrarla su di un asse nazionale centrale (per il quale serve formare una sorta di partito nazionalista europeo alla Thiriart).


    c Articolazione dell'Unione in diverse zone ad omogeneità culturale, commerciale e sociale

    Le zone ad omogeneità culturale e sociale o comunque secondo dinamica commerciale e diplomatica, dovrebbero svilupparsi su tre direttrici:

    1. Parigi-Berlino-Mosca (offrendo alla Russia un partnerariato alla svizzera)

    2. Roma-Berlino-Budapest-Kiev

    3. Madrid-Roma-Atene

    Alle quali va aggiunta una quarta direttrice perimetrale, ma strategica che è anche una diagonale eurasiatica: Roma-Ankara-Mosca



    c1 Politiche finanziarie e fiscali differenziate e concordate

    Ogni area dovrebbe definire le sue politiche fiscali in coordinamento con l'Unione Europea e potrebbe munirsi di valute locali (ad uso interno) per facilitare la propria economia, mantenendo comunque l'Euro come valuta unitaria e come riferimento internazionale.
    Tutto ciò permetterebbe di garantire le autonomie e le particolarità senza far retrocedere l'Europa e il suo peso politico ed economico nei confronti non solo degli Usa ma del BRICS (Brasile, Russia, India, Cina, Sud africa) e di ogni economia emergente, nonché del Giappone e della Corea.

    Per questo si può ripristinare la banda di oscillazione delle monete locali, come quando c'era lo Sme, o ipotizzare l'adozione di EuroA ed EuroB.

    Per EuroB, si tratta di stabilire un rapporto di cambio con EuroA che pratichi di fatto una svalutazione di circa il 15-20% rispetto alle quotazioni di oggi. Ciò darebbe ossigeno a tutto l'anello sud-occidentale dell'attuale Euro (dalla Grecia all'Irlanda passando per Italia, Spagna e Portogallo) e potrebbe essere il punto di approdo all'Euro per economie importanti come la Turchia. Alla fine ciascuno dei due Euro sarebbe supportato da un blocco economico il cui Pil è assimilabile a quello della Cina...

    Ecco che allora avremmo un Euro A sull'asse Parigi-Berlino, che gestirebbe il partenariato finanziario con Mosca. L'euro B sull'asse Roma-Madrid. Di fatto Mosca dovrebbe ancorare il Rublo a Euro A (forse questo potrebbe essere Euro 3.....) e tenere insieme le altre valute dell'area centro-asiatica creando una vasta area di stabilità finanziaria. E' evidente che ciascun Euro debba avere la sua banca centrale e che le banche centrali debbano impegnarsi a sostenere le parità pre-stabilite.

    Questo progetto, benché arduo, è tecnicamente fattibile. Evidentemente non solo non corrisponde alla fine dell'Ue ma anzi è coerente con un rafforzamento delle strutture politiche centrali.
    Solo adattando le valute alle esigenze di sotto-aree più omogenee dal punto di vista strutturale le economie dell'area europea possono sperare di riprendere un percorso di crescita economica, una crescita del 3-5% all'anno che ormai da oltre un decennio sembra un miraggio. Questo è il punto.

    Che l'Euro unico potesse essere non adeguato a certe economie lo si sapeva dall'inizio, ma per qualche anno la spirale debito-consumo originata dall'asse Usa-Cina ha in parte alleviato il problema creando un traino, seppur fittizio, all'economia mondiale di cui anche Paesi come l'Italia hanno beneficiato. Ma il meccanismo si è irreversibilmente inceppato, come sappiamo.



    d. Relazioni Internazionali

    L'Italia si trova alle strette. In Europa è incalzata dalle incessanti pretese tedesche, nel Mediterraneo si è vista scavalcare e in gran parte scalzare dai francesi e dagli inglesi nelle sue storiche zoned'influenza e d'interesse economico. In rotta sul campo del commercio estero e di quello energetico, sta abdicando anche al suo ruolo diplomatico visto che la nuova coalizione governativa impostaci dalla Trilateral e dalla Goldman Sachs pare sempre più spinta ad un asservimento del tutto acritico e incondizionato nei confronti di Londra e di Tel Aviv.

    A ciò si aggiungono lo spacchettamento di Finmeccanica e le frenate sulla via della pipeline South Stream cui ci eravamo giustamente dedicati anima e corpo, con la conseguente accettazione dell'alternativo progetto Nabucco e della relativa promozione delle guerre di religione e dei terrorismi pluriconfessionali che inevitabilmente si svilupperanno, insieme al traffico di droghe, sulla Via della Seta individuata dagli Usa come l'arteria energetica su cui si dovrà appunto sviluppare il Nabucco e che ci dovrebbe dividere dalla Russia.

    Battersi in queste condizioni significa qualificare l'opposizione politica e riempirla di proposte, facendo altresì in maniera di poter sopperire, come think tank e come operatori commerciali, alla diplomazia muta. Ciò che non può non interessare – e difatti interessa – tutti i partners logici dell'Italia e dell'Europa mediterranea.

    Ovvero si tratta di sviluppare, per quel che concerne il di fuori dalla Ue, le seguenti direttrici:

    Euromediterraneo (Turchia, Siria ecc)

    Eurafrica (Egitto ecc)

    Cerniera eurasiatica (SCO)

    Disegniamo l'Europa

    Disegniamo l'Europa 2

    Scritto da noreporter
    Domenica 29 Dicembre 2013 00:46

    Da Polaris primavera 2012

    Gabriele Adinolfi, caporedattore della Rivista, ha riepilogato la posizione di Polaris, che le slides di sottofondo avevano ripetutamente mostrato alla sala. In sintesi la tesi è che la crisi georgiana del 2008, quella dei titoli tossici angloamericani, la forza contrattuale dell'Euro e la proposta di Strauss-Kahn, allora direttore dell'Fmi, d'inserirlo in un paniere congiuntamente al Dollaro e allo Yuan, sarebbero state le cause dell'attuale offensiva nei confronti delle economie europee.

    Al contempo i Trattati che hanno posto l'Europa a metà del guado tra sovranità nazionali e sovranità europea, avrebbero creato un potere terzo e suppletivo, che si manifesterebbe in commissari politici ideologizzati i quali, congiuntamente a poteri forti internazionalisti, starebbero esprimendo una dittatura tecnofinanziaria in un momento di passaggio post-democratico.

    Per il Centro Studi bisogna andare oltre e non fare passi indietro; non serve meno Europa ma più Europa. Ma non un'Europa federalista, bensì confederata; fondata su criteri diversi, anche dal punto di vista economico laddove la stabilità finanziaria – che oltretutto non può essere decisa da osservatori esterni e privati – non può essere l'unico criterio ma si deve assommare con il Pil e l'equità sociale, essendo questa una marca di civiltà e non un capriccio di mantenuti.

    La Bce, inoltre, secondo Polaris dev'essere sottomessa politicamente all'Europa tramite nomine espresse sia dai singoli Stati membri con poteri proporzionali ai tre criteri precedentemente delineati, sia da rappresentanze intermedie delle singole aree economiche, fiscali e culturali relativamente omogenee (il Centro Studi ne intravede tre: una ovest-nord-est, una mitteleuropea ed una mediterranea).

    Si tratta, per il Centro Studi, di riscrivere i Trattati, tenendo anche conto degli insegnamenti islandesi e ungheresi, e di passare dalla delega all'autonomia e alla presa in mano dei nostri destini.

    Destini che ci vedono geopoliticamente ed energeticamente protesi verso i Paesi della Sco, così come già da tempo ha capito Berlino.

    Disegniamo l'Europa 2

    Il Mito dell'Europa

    Scritto da Gabriele Adinolfi
    Giovedì 26 Dicembre 2013 01:09

    Torniamo, stringati, sui fondamentali

    Il mio primo libro politico lo scelsi a sedici anni su una bancarella e me lo feci offrire da mio zio Geppino che rimase stupito e perplesso per una scelta che non avrebbe sospettato.
    In copertina c'era la foto della sfilata della Wehrmacht sotto l'Arc de Triomphe di Parigi, il libro era dedicato a Pierre Drieu La Rochelle, lo scrittore francese impegnato nella Collaborazione e suicida nel marzo del 1945 che, il caso a volte è birichino, era nato il 3 gennaio come me.
    Diversi gli autori, tra loro c'era Guido Giannettini.
    Inequivocabile il titolo Il Mito dell'Europa
    Spiegava, il saggio, quale mito mobilitante avesse spinto centinaia di migliaia di giovani di tutta Europa a morire sotto le insegne delle aquile imperiali tedesche.
    Pressoché tutta la pubblicistica di estrema destra allora riprendeva quel leit motiv e ci spiegava che, nel mondo duopolare, per sfuggire noi all'egemonia americana e liberare i fratelli dell'est da quella russa, bisognava rinverdire quel mito e acquisire una dimensione continentale che avrebbe consentito non solo di assicurarci l'indipendenza e un ruolo nel futuro ma anche di salvaguardare le nostre etnie e la nostra civiltà.
    In quell'epoca l'estrema destra era composta dai neofascisti, che erano pragmatici e immediati, dai neonazisti che si rifacevano all'ideale delle SS e dai nazionalrivoluzionari che quell'ideale coltivavano parimenti. I nazionalisti reazionari allora militavano quasi tutti con i monarchici.
    La gioventù missina ed extraparlamentare scoprì così Jean Thiriart.
    Fascismo Europa Rivoluzione divenne la parola d'ordine per tutti.
    Anche per le organizzazioni giovanili missine: la Giovane Italia e il Fuan che non a caso spesso chiamò i suoi circoli Nuova Europa.
    L'anti-imperialismo, la variante internazionale cinese, l'opera di Peron e le iniziative di piccole avanguardie coniugarono poi l'Europeismo con il Tercerismo.

    Mille anni dopo
    Parlo di un millennio fa, in piena farsa di Guerra Fredda e ben prima della cosiddetta Globalizzazione.
    La rimozione della prima e lo slancio della seconda comportarono poi un cambio sociologico completo e l'inadeguatezza storica dei sistemi istituzionali e delle ideologie che ad essi corrispondevano.
    La società si andò corrodendo e disfacendosi per ricomporsi in modo osceno e flaccido come fanno i pupazzi di pongo.
    Aiutata non poco, in questo, dalle azioni e dalle cospirazioni dell'oligarchia dominante, mondialista di taglio trozkista.
    Le tendenze che i nostri formatori di allora avevano auspicato si svilupparono intanto da sole perché erano naturali e perché le classi dominanti accompagnano quanto è naturale, anche per snaturarlo.
    Ci fu così una tendenza alla continentalizzazione e all'unità europea.
    I nostri che cantavano “L'Europa Nazione, Nazione sarà” smisero di farlo.
    Erano disorientati dal fatto che proprio il nemico si stava impegnando nel realizzare a modo suo quanto essi avevano fino ad allora sognato.
    Ma erano disorientati anche per due errori di concezione che hanno pesato molto e quindi hanno spostato sul margine o alla retroguardia la critica nazionale che un tempo era stata rivoluzionaria.

    L'equivoco cospirazionista
    Il primo errore di concezione lo dobbiamo all'equivoco cospirazionista.
    Parlo di equivoco proprio perché non è un falso ma un qualcosa di centrale che viene appunto equivocato da chi non ha l'abitudine al combattimento.
    Anche quelli che guidarono le Rivoluzioni Nazionali e l'Asse in guerra avevano chiara la visione cospirazionista, così come l'avevano le avanguardie nazionalrivoluzionarie del primo quarto di secolo che aveva fatto seguito alla guerra.
    A differenza dei cospirazionisti non combattenti essi, però, sapevano distinguere i piani e riconoscere le dinamiche anche al di sotto delle formine che ad esse vengono imposte.
    E con esse individuavano pure gli spazi e le occasioni d'intervento.
    Era con quella capacità che fecero, del resto, le loro rivoluzioni.
    Per loro, quindi, la UE non si sarebbe limitata esclusivamente ad un complotto mondialista ma sarebbe stata vista come l'effetto dell'incontro tra le necessità storiche e dei centri geopolitici ed economici diversi che un'élite nemica cercava d'imbrigliare e di condurre nella propria direzione.
    Avrebbero, loro e non quelli di oggi, colto le linee di faglia e i luoghi d'attrito per provare a intervenire sulla dinamica rettificandone la direzione e sconvolgendone le componenti.

    La fossilizzazione
    Il secondo errore di concezione, che spiega il primo perché lo ha prodotto, è a sua volta effetto della disarticolazione e della disorganizzazione della società che ha comportato tra l'altro la fine apparente della politica e la fossilizzazione degli ideali negli integralismi religiosi che, per loro spinta intrinseca, sono antistorici e dettano psicologia reazionaria.
    Si badi bene che parlo della psicologia non dell'ideologia o della cultura che sono tutt'altra cosa e che possono corrispondere a psicologie ben diverse (cosa che nei fascismi avvenne spesso).
    Una psicologia reazionaria è quella con cui in ogni momento e in ogni dove, le fasce sociali minacciate rispondono alle minacce.
    Sta alle avanguardie politiche liberare quella psicologia dal cul de sac in cui, se lasciata a se stessa, inchioda inesorabilmente qualsiasi protesta.
    Ed è qui che, con le dovute e rare eccezioni, casca l'asino.

    La mia provocazione
    Ho intrapreso la mia “provocazione” europeista proprio per queste ragioni.
    Non tornerò qui a spiegare che non si tratta di adesione a Bruxelles, visto e considerato che ho argomentato in lungo e in largo in proposito.
    Proponendo, in varie vesti e sedi:

    a) critiche strutturali al sistema;
    b) proposte di rettifica del sistema;
    c) proposte operative per la resistenza alle imposizioni interne ed estere;
    d) proposte per soluzioni immediate di ripresa in totale autonomia e irritualità.

    Ho voluto soprattutto distinguere le responsabilità che sono innanzitutto angloamericane ben prima che tedesche e, aggiungo, italiane ben prima che tedesche e forse persino più che angloamericane.
    Ma ho inteso soprattutto puntare su due criteri di base

    I criteri di base
    I criteri di base sono quelli che dovrebbero consentire ad una minoranza di uscire dal suo limbo per porsi come avanguardia anche e soprattutto del populismo e della sua psicologia reazionaria.
    Queste sono la Teoria e il Mito.
    Una teoria d'avanguardia è la sola possibile per compiere un'azione che non sia condannata, come lo è ogni reazione, a terminare sfinita accelerando paradossalmente il processo contrario (ogni evento storico lo attesta). Ed una teoria d'avanguardia è tale solo se interviene nel tempo rivolto al futuro offrendone una variante che giochi d'anticipo.
    Non può quindi una teoria d'avanguardia fondarsi su di una marcia indietro ma su una svolta.
    Il secondo elemento è il Mito che è la sola forza che modifica il reale.
    E che è anche quella forza ideale, simbolica, sentimentale, mobilitante, che ci assicura continuità negli anni, nei decenni, nelle generazioni.

    Disegniamo l'Europa
    Continuerò quindi a dettagliare tutto il “disegniamo l'Europa” e mi auguro di cuore di farlo insieme a voi.
    Non pongo in questo alcun tabù, benché ritenga che la UE vada rivoluzionata senza secedere e che l'Euro vada rivoluzionato mantenendolo in piedi perché in esso vedo non solo orrore ma anche grandi potenzialità e perché come sia stato avversato dai nostri principali nemici mi fa riflettere.
    Tutto questo diventa però secondario rispetto all'attitudine che si ha rispetto all'azione.
    Se ci sono una teoria d'avanguardia e il Mito tutto può essere discusso.
    Ma la teoria d'avanguardia e il Mito dell'Europa sono condiciones sine qua non.
    A livello di chi opera come soggetto politico, ovviamente, non a quello delle folle che ragionano con la pancia e che alle avanguardie chiedono appunto, non di ripetere le loro invettive ma di offrir loro le soluzioni.
    Chi, da soggetto politico, negasse queste condiciones sine qua non, foss'anche per procrastinarle, e lo facesse in nome di una psicologia reazionaria e di parole d'ordine conseguenti, che lo sappia o meno, che se ne renda conto o meno è oggettivamente contro di me e io sono oggettivamente contro di lui.
    Poi, visto il nostro peso specifico, questo non cambierà nulla nella realtà.
    Ma se non altro proviamo ad avere le idee chiare sui fondamentali.
    Io me li procurai, quasi per caso, circa quarantaquattro anni fa su una bancarella di Trastevere.
    Non ho smesso di vivere il Mito. Forse è per questo che sono vivo.

    Il Mito dell'Europa
    Ultima modifica di Giò; 07-01-14 alle 13:28
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    "Maledetto l'uomo che confida nell'uomo" (Ger 17, 5).

  2. #2
    Pasdar
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    Predefinito Re: "Disegniamo l'Europa" di G. Adinolfi

    Assai poco contestabile, se non per il progetto di integrazione monetaria.
    «Non ti fidar di me se il cuor ti manca».

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  3. #3
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    Predefinito Re: "Disegniamo l'Europa" di G. Adinolfi

    Certo come no e Mario Draghi è il nuovo Fuhrer...Il padre dell 'Unione europea è il massone Jean Monnet, gli eurocrati tra cui Monti si riuniscono al circolo Brugel Bruegel (organizzazione) - Wikipedia
    Il nome Brugel è casualmente lo stesso di un simpatico pittore (anzi di una dinastia di pittori)...
    OMAGGIO A PIETER BRUEGEL
    Bazooka!!!

  4. #4
    SMF
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    Predefinito Re: "Disegniamo l'Europa" di G. Adinolfi

    Citazione Originariamente Scritto da Gallarò Visualizza Messaggio
    Certo come no e Mario Draghi è il nuovo Fuhrer...Il padre dell 'Unione europea è il massone Jean Monnet, gli eurocrati tra cui Monti si riuniscono al circolo Brugel Bruegel (organizzazione) - Wikipedia
    Il nome Brugel è casualmente lo stesso di un simpatico pittore (anzi di una dinastia di pittori)...
    OMAGGIO A PIETER BRUEGEL
    Beh oddio per quanto discutibile non mi sembra proprio un elogio a Draghi quello di Adinolfi.
    A me quello che lascia perplesso di Adinolfi è l'insistere sulla moneta unica e sulla Germania, ma l'idea di Europa confederale e non federale è perfettamente in linea con il "sovranismo".
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  5. #5
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    Predefinito Re: "Disegniamo l'Europa" di G. Adinolfi

    Citazione Originariamente Scritto da Giò Visualizza Messaggio
    Beh oddio per quanto discutibile non mi sembra proprio un elogio a Draghi quello di Adinolfi.
    A me quello che lascia perplesso di Adinolfi è l'insistere sulla moneta unica e sulla Germania, ma l'idea di Europa confederale e non federale è perfettamente in linea con il "sovranismo".
    Adinolfi è un romantico rimasto fermo agli schieramenti degli anni '30, inutile girarci intorno...Questo continuo riaffermare che Germania, Euro e UE siano ''buoni'' è un mantra che fortunatamente non convince più nessuno, non è un caso che qualsiasi partito identitario europeo si batte per l'uscita dall'Euro e dall'Unione Socialista Europea. Prima si accorge che sta scrivendo fregnacce, prima ne guadagnerà in credibilità.

  6. #6
    Pasdar
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    Predefinito Re: "Disegniamo l'Europa" di G. Adinolfi

    Citazione Originariamente Scritto da Giò Visualizza Messaggio
    Beh oddio per quanto discutibile non mi sembra proprio un elogio a Draghi quello di Adinolfi.
    A me quello che lascia perplesso di Adinolfi è l'insistere sulla moneta unica e sulla Germania, ma l'idea di Europa confederale e non federale è perfettamente in linea con il "sovranismo".
    Mah, Adinolfi dichiara esplicitamente di voler rafforzare le istituzioni politiche centrali (che poi bisogna vedere quali). Puoi chiamarla "Confederazione", come quella elvetica, ma sembra essere un deciso passo in direzione della statualizzazione dell'UE.
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  7. #7
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    Predefinito Re: "Disegniamo l'Europa" di G. Adinolfi

    Di sicuro questa statualizzazione dell'UE non va a nostro favore, non che con la repubblica democratica andasse troppo diversamente, ma c'era più margine di azione, con il depotenziamento degli stati nazionali il potere diventa sempre più elitario (e purtroppo si parla di élite da fucilare, non di mistiche aristocrazie).

    Sembra che Adinolfi parli di consegnare il cappio in mano ai nostri boia e di chiedergli di non impiccarci.
    Ultima modifica di Orco Bisorco; 08-01-14 alle 16:06

  8. #8
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    Predefinito Re: "Disegniamo l'Europa" di G. Adinolfi

    Citazione Originariamente Scritto da Defender Visualizza Messaggio
    Mah, Adinolfi dichiara esplicitamente di voler rafforzare le istituzioni politiche centrali (che poi bisogna vedere quali). Puoi chiamarla "Confederazione", come quella elvetica, ma sembra essere un deciso passo in direzione della statualizzazione dell'UE.
    Se si parla di confederazione, non si parla di statualizzazione. Inoltre, esclude il modello federale.
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  9. #9
    Cacciaguida
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    Predefinito Re: "Disegniamo l'Europa" di G. Adinolfi

    Solo un primo appunto.
    E'possibile che Adinolfi debba correggersi sulle prospettive della attuale Grande Germania che forse c'è il rischio che sia portatrice capofila di un forte mondialismo europeo ancora peggiore del mondialismo americano.
    Da valutare se si tratti del IV Reich o della Nuova Svezia.

  10. #10
    SMF
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    Predefinito Re: "Disegniamo l'Europa" di G. Adinolfi

    Citazione Originariamente Scritto da amerigodumini Visualizza Messaggio
    Solo un primo appunto.
    E'possibile che Adinolfi debba correggersi sulle prospettive della attuale Grande Germania che forse c'è il rischio che sia portatrice capofila di un forte mondialismo europeo ancora peggiore del mondialismo americano.
    Da valutare se si tratti del IV Reich o della Nuova Svezia.
    E la Merkel non ha voluto metter piede a Sochi.
    Peraltro.
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