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  1. #21
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    Predefinito Re: Seconda guerra mondiale e paesi neutrali : I parte la Svizzera

    Citazione Originariamente Scritto da Candido Visualizza Messaggio
    tra il 1939 e il 1945 dove hanno trovato tutte quelle armi e quelle centinaia di aerei? Dalla Germania non credo, dall'Italia forse, probabile dalla Francia di Vichy, o sono stati consegnati via aerea dagli angloamericani? Comunque è interessante come uno stato neutrale in piena guerra e attorniato da nemici riesca cosi' bene a riarmarsi, quando ci sono i soldi...si riescono a fare miracoli
    Si trattò per la quasi totalità di produzione interna, non di acquisti.
    In effetti le uniche armi che ricordo siano state acquistate dall'esterno furono 15 Bf-109-G. Pessimo affare, dato che erano stati prodotti col ... beh, s'è capito. Pieni di guasti e problemi meccanici, dovettero essere rimotorizzati, ebbero un sacco di incidenti e furono i primi Bf-109 svizzeri a venir radiati.
    La maggior parte degli aerei supplementari furono i già citati MS-409, costruiti su licenza e migliorati (D-3800).
    Oppure i C-36, di produzione nazionale:


    Per quanto riguarda i carri armati, si provò anche qui ad avviare una produzione interna, ma il prototipo più interessante, il cacciacarro NK-2, arrivò nel 1945, ormai troppo tardi.


    Carri armati della seconda guerra mondiale

    E... beh, la Svizzera andò incontro ad enormi difficoltà economiche durante la guerra, dunque dire "quando ci sono i soldi" è un po' eccessivo. Più che altro i miracoli si fanno quando non si ha altra alternativa.
    Citazione Originariamente Scritto da Bagarospo Visualizza Messaggio
    OK ma le forze corazzate terrestri erano inesistenti. Solo 24 carri armati. Forse pensavano di non poter reggere in pianura e di assestarsi saldamente sulle montagne.
    Dopo la caduta della Francia l'idea era quella, poiché fare fronte alla Germania in pianura (lo si è visto bene durante la guerra) era un suicidio. Prima, invece, si pensava di bloccare i tedeschi sulla Limmat in attesa dei rinforzi francesi. Il problema fu che i soldati francesi arrivarono, certo... ma per farsi internare e sfuggire ai tedeschi...

    In effetti nel programma di riarmo prebellico (1933-1939) i carri armati furono un po' lasciati da parte. Poco dopo l'acquisto dei primi 24 carri dalla Cecoslovacchia, questa venne invasa dai nazisti.
    Ultima modifica di Halberdier; 08-01-14 alle 21:56

  2. #22
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    Predefinito Re: Seconda guerra mondiale e paesi neutrali : I parte la Svizzera

    Citazione Originariamente Scritto da Halberdier Visualizza Messaggio
    Questa mi era sfuggita.
    La gustloff e' una delle leggende nere del.mare

  3. #23
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    Predefinito Re: Seconda guerra mondiale e paesi neutrali : I parte la Svizzera

    Citazione Originariamente Scritto da atvar51 Visualizza Messaggio
    La gustloff e' una delle leggende nere del.mare
    Non si può proprio dire che il nome fosse fortunato...

    - - -

    La strategia difensiva:



    La linea puntinata rappresenta le posizioni di frontiera, le uniche che abbiano mantenuto la loro posizione (anche se ad effettivi ridotti) nel corso del conflitto.
    La linea blu era la già citata linea della Limmat, o "Linea Winkelried", tenuta con il grosso dell'esercito fino all'estate del '40. Già il nome era tutto un programma, dato che Arnold von Winkelried era un eroe svizzero immolatosi per permettere la vittoria dei compagni...
    In effetti si prevedeva di usare il Reno e la Limmat per rallentare lo slancio tedesco, in attesa dei rinforzi francesi. Prima della guerra, un ufficiale dello SM aveva detto che « Il nostro intero problema strategico si riduce a questo: possiamo tenere le linee per dieci giorni? In questo tempo, i francesi avanzeranno e chiuderanno la falla. Se non riusciamo a resistere così a lungo, è finita. »
    Non lo si dovette verificare, per fortuna, anche perché i francesi non si dimostrarono di grande aiuto.

    Con la sconfitta della Francia, la strategia cambiò radicalmente. Le truppe di frontiera, come detto, conservarono le posizioni. La linea della Limmat venne prolungata verso ovest (linea tratteggiata) ed usata come "linea di contenimento" a ranghi ridotti. Il grosso dell'esercito sarebbe invece ripiegato verso le Alpi, a formare il "Ridotto nazionale" (linea "continua"). Si vennero così a creare tre fronti concentrici, i primi due da impiegare per rallentare lo slancio nazista e permettere la mobilitazione di tutte le truppe. Queste posizioni vennero completate nel 1941 ed ampliate negli anni successivi, e sarebbero state abbandonate solo nell'autunno del '44, per riportare le truppe alla frontiera ed evitare che gli Alleati ed i tedeschi entrassero nel territorio elvetico durante i combattimenti.

  4. #24
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    Predefinito Re: Seconda guerra mondiale e paesi neutrali : I parte la Svizzera

    Nel 1939, l'esercito svizzero (o meglio, i 300'000 uomini non ancora richiamati) impiegò due soli giorni a mobilitarsi ed a mettersi in posizione. L'anno successivo, all'inizio della campagna di Francia, sarebbero bastate poche ore per completare lo schieramento difensivo. Per un Paese dal territorio ridotto, attraversabile in mezz'ora con un aereo (all'epoca), era vitale poter sapere con largo anticipo (o quantomeno non al cadere delle prime bombe) quando il nemico avrebbe colpito.

    « XI - LO SPIONAGGIO (da "La Svizzera in guerra", Werner Rings)

    Negli ambienti specializzati, il servizio segreto e di controspionaggio svizzeri durante la seconda guerra mondiale sono tenuti in altissima considerazione. La svizzera godeva fama di essere riuscita a conquistarsi un posto di prima fila in questo campo di misteriore attività. In realtà, il suo servizio segreto disponeva di una rete di informatori estremamente capillare, che aveva le sue antenne fino nei più alti centri di comando di quello Stato vicino che poteva diventare nemico potenziale.
    Le "linee" di trasmissione segreta di notizie raggiungevano anche il Ministero della guerra del Reich, ossia le immediate vicinanze del comandante supremo, Adolf Hitler. Per quanto ci è dato sapere, le informazioni più importanti pervenivano da amici e da elementi di fiducia della riserva dell'esercito, del Comando Supremo dell'aviazione , del Ministero degli Esteri, del Comando Supremo della Wehrmacht e del servizio armi e munizionamento dell'esercito.
    Come ha rivelato il Colonnello di Stato Maggiore Hans Rudolf Kurz, nel suo documentatissimo "Nachrichtenzentrum Schweiz" (La Svizzera centro di informazioni) un corriere tedesco trasmetteva al servizio informazioni svizzero dati importanti tolti dai documenti segreti che portava. Così il comando elvetico veniva a conoscenza di ordini tedeschi ancor prima dei comandi della Wehrmacht a cui erano destinati.
    Una prova dell'efficienza del servizio segreto elvetico si ha anche dal fatto che non gli sfuggì nemmeno il trasferimento del quartier generale del Führer, effettuato nel massimo segreto, poco prima dell'inizio dell'offensiva in Occidente. E un altro esempio è dato dal fatto che, in certi periodi, il Comando Supremo elvetico era perfettamente a conoscenza delle concentrazioni e del dislocamento delle 200 divisioni tedesche sul piede di guerra. Eppure qualche volta il servizio segreto ha fatto fiasco, come abbiamo ricordato nel capitolo VI.
    Per quanto concerne la lotta contro i servizi segreti stranieri, questa "lotta nell'ombra" particolarmente difficile, l'autore può valersi di dati ufficiali.
    Nella sua relazione sil servizio attivo dal 1939 al 1945, il capo di stato maggiore dell'esercito svizzero valutava a un migliaio circa gli agenti tedeschi in territorio elvetico. Lungo un tratto di frontiera di appena 150 chilometri fra Basilea ed il lago di Costanza, la Germania aveva annidato 206 agenti. E lungo un tratto più corto, ben 97 spie. In questo solo settore erano stati arrestati 41 agenti tedeschi, che vennero processati e condannati ancora durante il conflitto. In tutta la Svizzera, 865 persone complessivamente sono state arrestate e condannate per spionaggio: 33 di esse sono state condannate a morte e 17 sono state fucilate.
    Cosa significassero queste cifre, lo ha detto un dirigente dello spionaggio tedesco: "Dopo un certo periodo iniziale, il controspionaggio elvetico venne ritenuto il più pericoloso, e la percentuale delle perdite tra i nostri agenti fu la più elevata in Svizzera. Col successo dell'intervento del controspionaggio svizzero, le nostre reti costruite con tanta fatica venivano continuamente disorganizzate. A un certo punto il mio intero gruppo di agenti venne scoperto o compromesso a tal punto da impedirmi di utilizzarlo".


    Inizio difficile

    Questi successi non sono il risultato di una organizzazione particolarmente raffinata, di un "apparato" tecnicamente perfetto, e men che meno il frutto di un generoso impiego di fondi. Dopo la guerra, il Generale Guisan ha narrato con grande franchezza come il servizio segreto ed il controspionaggio fossero insufficientemente preparati al difficile compito che dovevano svolgere durante la seconda guerra mondiale. Negli anni dal 1930 al 1935, questo servizio, scrisse il Generale, comprendeva due persone: il capo e il segretario, chiamato "capo della Cancelleria". Di tanto in tanto apparivano un paio di collaboratori volontari.
    [...]
    Per il servizio informazioni e il controspionaggio, dal 1934 al 1937, c'erano a disposizione, complessivamente, 2'500 franchi al mese! Poi, un anno prima dello scoppio del conflitto, vennero concessi cinque collaboratori e 4'000 franchi al mese. Quattro settimane prima dello scoppio della seconda guerra mondiale c'erano a disposizione dieci ufficiali - il solo controspionaggio tedesco ne impiegava tremila - e il bilancio mensile era passato a 27'000 franchi. Soltanto nel corso del quarto anno di guera vennero stanziate somme più considerevoli.
    [...]

    Agenti e traditori

    Quella che all'inizio sembrana una vergognosa debolezza si trasformò in seguito in un vantaggio. Le disponibilità di denaro erano minime ed i collaboratori erano scarsi; per questo tutto l'apparato del servizo segreto svizzero rimase relativamente modesto, poco complicato, ma controllabile. E questo era utile: informazioni importanti non potevano andare perdute, non si potevano temere giri a vuoto, e non si perdeva d'occhio il panorama generale. La struttura dell'apparato poteva dunque essere semplice.
    Per l'essenziale, il servizio informazioni dell'esercito era costituito da tre uffici: il "Büro D" per la Germania, il "Büro F" per la Francia ed il "Büro I" per l'Italia. Tutti e tre si trovavano presso il comando.
    Per procurarsi le informazioni dal Terzo Reich
    [...] si poteva disporre inoltre del centro di raccolta di Lucerna (nominativo "Rigi"), cui erano collegate sei centrali esterne che fingevano contemporaneamente da "terminali di linea": [...]
    Per le informazioni provenienti dalle zone occupate in Occidente, il servizio disponeva anche di posti dislocati nelle zone di confine (ve ne erano 25 lungo il confine francese). Erano anch'essi "teste di linea" e centrali di chiamata per 1'800 confidenti e agenti della zona di confine francese.
    Questi informatori e agenti, in numero sorprendentemente elevato, operavano in una zona che giungeva anche a 300 chilometri di profondità lungo le frontiere settentrionale ed occidentale. Avevano il compito di segnalare concentramenti di truppe tedesche, spostamenti di unità della Wehrmacht che potessero essere interpretati come diretti contro la Svizzera.
    [...] »

  5. #25
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    Predefinito Re: Seconda guerra mondiale e paesi neutrali : I parte la Svizzera

    ecco la storia della wilhelm gustloff



    MV Wilhelm Gustloff - Wikipedia, the free encyclopedia

  6. #26
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    Predefinito Re: Seconda guerra mondiale e paesi neutrali : I parte la Svizzera

    « Forze Aeree Svizzere - La Seconda Guerra Mondiale

    Le truppe d’aviazione e di difesa contraerea furono mobilitate il 28 agosto 1939, tre giorni prima dello scoppio della guerra. Esse disponevano di 86 aerei da caccia e di 121 velivoli per l’osservazione e il combattimento al suolo. Delle 21 unità d’aviazione, solo tre potevano essere definite idonee al combattimento, mentre cinque di loro non possedevano nemmeno un aereo. Successivamente si supplì comunque alla lacuna acquistando altri velivoli Messerschmitt e aerei da caccia Morane-D-3800, costruiti su licenza. Nel 1943, la Fabbrica federale di aeroplani di Emmen diede inizio alla propria attività.
    In brevissimo tempo, le truppe d’aviazione si ritirarono nel Ridotto. Nacquero impianti d’aerodromo protetti come ad Alpnach, Meiringen e Turtmann. Negli anni 1942 e 1943, fu messa in esercizio la piazza di tiro d’aviazione di Ebenfluh/Axalp. La Squadra di vigilanza, costituita nel 1941 poté intervenire attivamente a partire dal 1943. Nel 1944, in via sperimentale, si creò una squadra notturna, che fu sciolta già alla fine del 1950.
    Durante il servizio attivo, le truppe d’aviazione si schierarono al fianco della difesa contraerea, che si trovava in una fase di ristrutturazione. Nei primi mesi di guerra, le truppe d’aviazione e di difesa contraerea furono impiegate solo sporadicamente. Soltanto il 10 maggio 1940, quando fu lanciata l’offensiva tedesca verso occidente e si decretò la seconda mobilitazione generale dell’esercito, si moltiplicarono le violazioni della frontiera da parte di velivoli tedeschi.
    La determinazione degli equipaggi svizzeri, che in particolare all’inizio di giugno del 1940 adempirono i loro compiti di difesa, diventò l’impressionante simbolo della volontà di resistenza. Le truppe d’aviazione abbatterono nei combattimenti aerei diversi velivoli della Luftwaffe di Göring, lamentando tuttavia anche tre vittime. Il 20 giugno (fino alla fine d’ottobre del 1943), il generale Guisan proibì i combattimenti aerei sopra il territorio nazionale svizzero per motivi politici. Nel settembre del 1944, fu nuovamente abbattuto un velivolo svizzero con conseguenze mortali, ad opera di un equipaggio statunitense.
    La protezione della neutralità fu affidata alla difesa contraerea, che comunque nei primi anni di guerra fu impiegata solo raramente, dato che il maggior numero di violazioni della frontiera si verificò lungo i confini nazionali. In seguito, l'impiego, soprattutto quello della difesa contraerea pesante, divenne particolarmente frequente per cui quasi tutte le batterie furono impiegate nel tiro. La sua presenza e la sua costante prontezza all'impiego ebbero un notevolo effetto dissuasivo.
    Il servizio di avvistamento e di segnalazione antiaereo acquistò in quegli anni particolare importanza dal momento che per le Forze aeree rappresentava l'unica fonte non soltanto di notizie, bensì anche di bollettini meteorologici e di osservazioni geofisiche.
    Durante il servizio attivo, si contarono 6501 violazioni delle frontiere, 244 velivoli atterrarono, precipitarono o furono abbattuti sopra il territorio elvetico; 1620 membri d’equipaggio furono internati.
    Il compito delle truppe d’aviazione e di difesa contraerea registrò un’evoluzione nel corso della guerra. Suscettibili di miglioramenti erano tra l’altro la collaborazione con le truppe di terra e l’organizzazione poco dinamica.
    »
    La seconda guerra mondiale

  7. #27
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    Predefinito Re: Seconda guerra mondiale e paesi neutrali : I parte la Svizzera

    « Resoconto di Fernard Carrel riguardo ai combattimenti aerei del 4-8 giugno 1940 (traduzione mia)

    [...]
    I piloti svizzeri, che assicurano una presenza permanente in questo cielo decisamente ambito, devono usare tutta la loro esperienza per affrontare il rancore dei piloti tedeschi decisi a non lasciarsi espellere senza combattere, cercando al contempo di attirare i piloti svizzeri sul lato sbagliato del confine.
    Siamo ormai lontani dalle intercettazioni isolate che, nelle settimane precedenti, avevano prefigurato questi attacchi ben coordinati e chiaramente premeditati. Su entrambi i lati, i danni diventano più gravi, i tedeschi persero alla fine due Me 110 nel giorno in cui la svizzera subisce il primo morto.
    [...]
    Di tutte le compagnie d'aviazione, è la 15 ad essere la più attiva quel giorno mettendo a disposizione il comando di tutti i suoi aeromobili 13.
    [...]
    Alla fine del 4 giugno 1940, due Me 110 della Luftwaffe sono abbattuti e si sono schiantati in Francia, e molti altri sono danneggiati. La battaglia è stata così confusa che è impossibile attribuire con certezza le vittorie. Sono probabilmente i primi tenenti Kuhn e Rufer così come Benôit, Heiniger, Aschwanden ed Egli, ad esserne gli autori. Sul versante svizzero, un Bf 109 fu abbattuto e una dozzina di macchine sono danneggiati dal fuoco nemico. La perdita del tenente Rickenbacher, la prima vittima della guerra, provoca intensa emozione in tutto il Paese.

    Vendicare i nostri

    Quattro giorni dopo, l'8 giugno 1940, rispondendo all'ordine di sparare su ogni monomotore visibile emanata dal Generale Robert Ritter von Greim, comandante della Fliegerkorps V Zerstörer del II . / ZG 1, si preparano nuove operazioni per attirare i caccia svizzeri in una trappola, sperando questa volta di essere più fortunati rispetto al tentativo precedente. Non meno di 113 violazioni sono riscontrate durante la giornata, in particolare nei settori di Belfort e Sciaffusa. In tarda mattinata, tre Me 110 attraversano il confine e piombano su uno sfortunato C-35 della Compagnia 10 (registrazione C-125), pilotato dal tenente Rodolfo Meuli con il suo osservatore, il tenente Emilio Gürtler. Totalmente sorpreso dalla velocità e brutalità dell'attacco che non lascia alcuna possibilità al biplano svizzero, entrambi gli occupanti vengono uccisi senza ombra di rimorso da parte dei piloti, che completano il loro macabro compito mitragliando il relitto fumante e gli immediati dintorni, dando ai testimoni della scena la sensazione di assistere ad un omicidio premeditato.
    La notizia si diffuse a macchia d'olio tra le unità aeree, causando l'immediata messa in allerta di tutte le compagnie e decollo di 15 aeromobili Me 109 del Cp. Av. 6, Fl Kp 15 e 21, i cui piloti sono determinati a vendicare l'uccisione dei loro compagni.
    Raggiunto il loro obiettivo, i trenta piloti tedeschi della ZG.1 erano in paziente attesa del prevedibile arrivo dei caccia svizzeri, sconfinando sul territorio elvetico quanto basta per giustificare l'intervento di quest'ultimi nella speranza di attirarli dalla parte sbagliata della linea il confine.
    Organizzati in tre cerchi difensivi a quote 2000, 4000 e 6000 metri, i 28 Me 110 sono in agguato, pronti a colpire. Non appena i primi Me 109 arrivano a portata di tiro, vengono attaccati da piloti tedeschi molto aggressivi. A bordo del J-328, il primo tenente Homberger della Compagnia 15 è il primo a cadere nella trappola. Uscendo da una nube, viene colto da un Me 110, che lo insegue in un tuffo vertiginoso che termina rasentando gli alberi. Colpito al polmone ed al bacino, Homberger deve la sua vita alla sua borsa che ferma il terzo proiettile che l'avrebbe probabilmente ucciso. Per quanto riguarda il suo apparecchio, bucato da 34 impatti, compie un atterraggio di fortuna, essendo uscita una sola delle ruote. Mentre inseguiva il Me 109, il pilota tedesco è esso stesso oggetto dell'attenzione del secondo di Homberger, il primo tenente Kuhn, che riesce ad abbatterlo; il mitragliere si paracaduta prima che l'aereo si schianti a Triengen, uccidendo il pilota. Inseguito a sua volta da due Messerschmitt 110, il pilota svizzero sfugge con un volo radente e l'apparecchio leggermente danneggiato. Più in alto, la battaglia infuria nei diversi piani dello spazio rigato da traiettorie micidiali che talvolta trovano un bersaglio a croce a volte bianco, a volte nero.
    Perché ci sono momenti in cui il dramma non ha alcuna preferenza nazionale; il paracadute dell'artigliere di un Me 110 abbattuto dal tenente Streiff (Fl Kp 21) è preso nella deriva del velivolo abbandonato, causandogli una fine che immaginiamo atroce. Un'altro Me 110 è gravemente colpito dai caccia e dall'antiaerea svizzera e compie un atterraggio forzato vicino Oberkirch. Il tentativo della Luftwaffe di infliggere una grave lezione ai caccia svizzeri è non solo fallito, ma gli si è pure ritorto contro!
    »
    Fernand Carrel - Forces aériennes suisses

    Per curiosità:
    Air Aces Homepage - Switzerland
    Ultima modifica di Halberdier; 10-01-14 alle 15:00

  8. #28
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    Predefinito Re: Seconda guerra mondiale e paesi neutrali : I parte la Svizzera

    I piani di invasione del 1940, dopo la caduta della Francia.
    Da: Tannenbaum 1940

    La situazione il 26 giugno 1940:


    Il primo piano di massima è del 26 giugno:

    Stilato da Otto Wilhelm von Menges e previsto per un attacco rapido senza grosse pianificazioni, prevedeva un'avanzata dal territorio francese per catturare rapidamente Berna, Lucerna e Zurigo e prendere alle spalle il grosso dell'esercito svizzero ancora schierato sulla Limmat. Questo allo scopo di impedire alle forze principali di ritirarsi nelle Alpi.Il 9 luglio vengono schierate sulla frontiera svizzera nove divisioni della 12.ma Armata (Von Leeb) ed il Panzergruppe Guderian.

    Il secondo piano è stilato il 12 agosto (dunque dopo l'annuncio del "ridotto"):


    Anche in questo caso, lo scopo è di tagliare fuori l'esercito svizzero dalle Alpi. Viene previsto l'impiego di truppe aviotrasportate e motorizzate, oltre all'intervento da sud di 10-15 divisioni italiane, per prendere i principali snodi viari ed industriali. La spartizione sarebbe poi avvenuta sulla catena mediana alpina. Rimasti al Piano Operativo 10 dell'esercito svizzero, i tedeschi non sono a conoscenza dei piani 11 e 12, che già da luglio prevedono di assegnare al Ridotto 5 (poi 6) delle 10 divisioni dell'esercito attivo. Le altre, assieme alle truppe di frontiera, avrebbero presidiato la linea di confine e la linea di contenimento.
    La 12.ma Armata di Von Leeb era tutt'ora la forza principale dell'attacco.

    Il terzo piano (Fall Grün) è stilato il 28 agosto, poi adattato il 6 settembre prendendo il nome "Tannenbaum":

    Il piano si basava sulla difesa totale da parte della Svizzera e prevedeva un intervento italiano per annettere le regioni del sud (da precedere nelle regioni di interesse tedesco). Di nuovo, bisognava impedire all'esercito svizzero di ripiegare nelle Alpi, concludendo il più rapidamente possibile l'attacco. Le montagne ed il Ridotto preoccupavano largamente i pianificatori tedeschi. Questa specie di psicosi si rifletteva nel numero di truppe impiegate per ottenere un rapido successo: ben 24 divisioni.

    Verranno ridotte a 17 dalla successiva pianificazione, che prevedeva però di affrontare il grosso dell'esercito svizzero a nord (mentre invece sarebbe già stato schierato nelle Alpi) ed un ridotto impegno nella regione alpina.

    Il quarto piano è stilato il 4 ottobre:

    Derivato dal Fall Grün (mai consegnato) ma drasticamente ridotto, il 9 ottobre, per numero di truppe (impiega solo 11 divisioni, contro le 21 previste). Si basa inoltre su un'errata identificatione del Ridotto, che viene creduto quella che è a tutti gli effetti la seconda linea di copertura. Questo poiché i tedeschi si basano ancora sul Piano Operativo 10, Si crede la presenta di 5-7 divisioni su 10 nell'Altopiano, mentre in realtà ve ne sono solo 3-4, mentre le altre sei sono già schierate nelle Alpi. Il piano prevedeva un attacco da nord per "bloccare" le truppe sul Reno ed un affondo da ovest. Credendo che il Ridotto sia situato nell'Altopiano, il piano prevede di conquistarlo allo scopo (e non poteva essere altrimenti) di annientare il grosso dell'esercito svizzero prima che potesse ripiegare nelle Alpi, dove si esigeva categoricamente l'assenza di operazioni.
    In realtà un tale attacco avrebbe lasciato intatte nelle posizioni alpine almeno la metà delle forze elvetiche, prolungando la guerra per mesi.

    Le truppe previste nei vari piani d'invasione:


    Il piano di invasione italiano.

    Si prevedeva inizialmente l'impiego di 60 battaglioni, poi aumentati a 112, ovvero 15 divisioni (8 di fanteria, 4 di alpini e 3 motorizzate). A questi si sarebbero aggiunti 2 gruppi alpini e 2 di camicie nere. Il rapporto numerico era valutato di 2 contro 1, ed era ritenuto necessario per assicurare il successo dell'operazione, specialmente in modo sufficientemente rapido per evitare di essere preceduti sugli obiettivi prefissati dai tedeschi.

  9. #29
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    Predefinito Re: Seconda guerra mondiale e paesi neutrali : I parte la Svizzera

    Piani folli, soprattutto quelli italiani

  10. #30
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    Predefinito Re: Seconda guerra mondiale e paesi neutrali : I parte la Svizzera

    « Contatti con Parigi (da "La Svizzera in Guerra", Werner Rings)

    [...]
    Allo scoppio della guerra, Garteisen venne nominato ufficiale di collegamento del Comando Supremo Francese con l'VIII Armata, mentre Barbey, il letterato insospettato, venne incaricato dal Generale
    [Guisan] di portare a termine la missione segreta appena abbozzata. [...] I due ufficiali di collegamento, Garteiser e Barbey, entrarono allora in azione.
    [...]
    "Stiamo al lavoro e stiamo gié cominciando a scrivere. Primo: mettere a punto un sistema di allarme, in base ad un codice semplicissimo, in modo che sia possibiel convocarci a vicenda, a parigi o a Berna, o incontrarci a metà strada, con tre gradi di urgenza. Secondo: esaminare, tuttavia a senso unico evidentemente, quali sarebbero le modalità di intervento a favore della Svizzera."
    [...]
    I primi contatti diedero lugoo ad una collaborazione molto stretta. Nei mesi successive Garteisen venne dieci volte in Svizzera: sei volte si incontrò con Barbey in gran segreto, in punti di contatto convenuti nella regione del Giura.
    Garteisen fece così pervenire al comando svizzero informazioni dettagliate sullo schieramento delle truppe francesi, sulle condizioni dei comandi e anche consigli dell'Alto Comando francese in merito all'impiego di truppe e di artiglieria svizzere.
    Alla fine di novembre e alla fine di marzo Barbey venne ricevuto dai comandi supremi francesi, il generale Gamelin a Vincennes, il generale Georges, suo capo di Stato Maggiore, a La Ferté, il generale Besson a Dole, e Daille a Ornans. Il 3 giugno procurò all'addetto aeronautico francese a Berna, Thiébaud, un collegamento radio con il gruppo di armate Prételat a Nancy.

    La fine dell'accordo segreto

    Barbey ha confermato le svariate indicazioni fornite dal generale tedesco Liss sugli accordi molto avanzati conclusi con il comando francese. Secondo lui, i preparativi erano talmente avanzati, nel mese di marzo, che si poteva già preparare la lista degli ufficiali svizzeri che avrebbero dovuto, allo scoppio delle ostilità, assicurare il collegamento diretto con le forze francesi, al livello più elevato. Questo elenco venne approvato dal Generale Guisan.
    Due settimane dopo, Garteisen, che Barbey incontrò di nuovo nel punto di contatto denominato "Albert" nella zona di confine, gli consegnò una busta contenente tre documenti con l'indicazione "segretissimo" e cioè: "Le ultime istruzioni dei generali Georges e Besson in caso di intervento in Svizzera e alcune pertinenti osservazioni, redatte da Garteisen stesso, sullo spirito e le modalità di cooperazione tra i due eserciti".
    Ai primi di aprile, tre giorni prima dell'aggressione tedesca contro Norvegia e Danimarca, tutto era pronto. Tutto, fino nei minimi particolari, era fissato per iscritto. Protetta dalle forze francesi, la sicurezza della Svizzera sembrava assicurata al meglio.
    Barbey poteva dunque annotare nel suo diario questa osservazione di Garteisen: "Adesso possiamo anche sparire tutti e due".
    Ma la catastrofe che doveva rendere rapidamente e completamente inutile la convenzione stava già stendendo la sua ombra.
    [...]
    Ai primi di giugno Barbey si recò ancora una volta in Francia e venne ricevuto dal successore di Gamelin, il generale Weygand. E quando questi gli chiese se aveva desideri da esprimere, rispose: "Si, che venga mantenuto il segreto".
    Dieci giorni dopo, i documenti segreti cadevano in mano ai tedeschi. Barbey ne venne immediatamente informato. Ma si dichiarò fiducioso. Che cosa poteva cambiare, nella situazione, dopo questa scoperta? Se Hitler avesse voluto attaccare la Svizzera avrebbe sempre potuto trovare un pretesto.
    La fiducia di Barbey sembrava fondata. Berlino reagì con sorprendente riserbo. Il ministri di Germania a Berna ricevette l'ordine di comportarsi come se non ne sapesse nulla.
    I documenti, in seguito, scomparvero. Si suppone che l'ammiraglio Canaris, il capo del servizio tedesco di controspionaggio, li abbia fatti mettere da parte e distruggere. Si dice che abbia voluto impedire a Hitler di prendere una decisione non ponderata. Ma non si è mai potuto verificare l'esattezza di questa supposizione.

    [...]
    Il caso dei documenti di La Charité-sur-Loire continuò ad essere, per anni, un ricatto permanente e silenzioso. »

 

 
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