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  1. #31
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    Predefinito Re: Seconda guerra mondiale e paesi neutrali : I parte la Svizzera

    « Il Comandante in capo
    Quartier generale dell’Esercito, 12 luglio 1940


    1.
    […]
    il dispositivo applicato durante la prima fase della guerra prevedeva di difendere la maggior parte del territorio nazionale. Comprendeva due livelli:
    • Le truppe di frontiera, appoggiate a fortificazioni fisse e da campagna, che resistono sul posto.
    • Le posizioni dell’Esercito, su cui si sarebbero concentrati gli sforzi difensivi, tenute, senza ordini di ripiegamento, dal grosso delle nostre forze.
    Il tracciato di questa posizione è composto grosso modo da Sargans – Wallensee – Canale della Linth – Lago di Zurigo – Limmat – Giura argoviese, basilese, bernese e di Neuchâtel – Lago di Neuchâtel – Mentue – Lago Lemano.
    In caso di aggressione da parte di uno dei belligeranti, si poteva scommettere che un aiuto sarebbe giunto, automaticamente, dal suo avversario, e che la nostra capacità di resistenza si sarebbe dunque rafforzata e prolungata.

    2.
    Questa situazione è mutata progressivamente in seguito all’affievolirsi della resistenza francese, oltre all’entrata in guerra dell’Italia a fianco della Germania. Dunque non è più su due fronti che rischiamo di essere attaccati, ma su tutta la frontiera, e questo proprio quando la stagione permette operazioni in alta montagna.
    Infine, non possiamo più contare sull’aiuto di un eventuale alleato. […]

    3.
    La firma dell’armistizio ha modificato, una volta di più, la situazione esterna. Questo mi ispira il seguente pensiero:
    - Se da una parte la Germania e l’Italia non sono interessate a scatenare una nuova guerra finché non piegheranno la resistenza inglese, d’altro canto le vie di comunicazione dirette che attraversano le Alpi rappresentano, sicuramente per la prima di queste potenze, di indiscutibile interesse.
    Questa potrebbe essere spinta ad esercitare sulla Svizzera pressioni di tipo economico e militare, per ottenere l’utilizzo di queste vie.
    Le esigenze tedesche potrebbero, presto o tardi, divenire tali da non essere più compatibili con la nostra indipendenza e il nostro onore nazionale. La Svizzera sfuggirà alla minaccia di un attacco diretto se l’Alto Comando Tedesco, nei suoi calcoli, capirà che una guerra contro di noi sarà lunga e costosa e che rianimerà inutilmente o pericolosamente un focolaio di combattimenti al centro dell’Europa.
    Alla fine, l’obiettivo e il principio della nostra difesa nazionale sono dimostrare ai nostri vicini che questa guerra sarà un’impresa lunga e costosa. Se dobbiamo essere trascinati in battaglia, venderemo la pelle il più caro possibile.

    4.
    In questa nuova situazione, come parte di una missione invariata corrispondono a nuove decisioni.
    Una smobilitazione parziale è stata effettuata il 7 luglio. Stimo che misure di smobilitazione più complete non possono essere considerate in questo momento, tranne che per una parte delle truppe leggere, i cui cavalli deve tornare all'agricoltura al momento del raccolto.
    L'articolazione del nostro sistema di difesa in due fasi - truppe di frontiera e la posizione dell'esercito - è ancora giustificata?
    Le truppe di frontiera senza dubbio, il loro valore è aumentato durante i mesi di servizio attivo, allo stesso tempo il loro lavoro di fortificazione è stato sviluppato.
    Posizione dell’esercito; offre due vantaggi principali:
    - copre una parte essenziale del territorio nazionale , con le risorse che vi si trovano;
    - Comprende una forte organizzazione, ormai quasi completata, e per il quale sono state sostenute spese sostanziali.
    Tuttavia, per come è stato progettato e impiegato finora, questa posizione ha svantaggi e rischi. La necessità di rispondere a un attacco su tutti i fronti mi impone una ridistribuzione delle risorse , il che implica una diminuzione della densità delle truppe.
    Inoltre, in presenza di moderni metodi di combattimento e veicoli blindati in particolare, la nostra posizione dell’esercito rischia di essere aggirata; sia concentrando la maggior parte delle nostre risorse, sia con una densità inferiore, la sua azione potrebbe essere compromessa dall'effetto di una minaccia di irruzione sui fianchi o alle spalle.

    5.
    Ho preso la seguente decisione: la difesa del territorio sarà organizzato secondo un nuovo principio, quello del dispiegamento in profondità.
    A questo scopo, ho istituito tre scaglioni di resistenza principali, completati da un sistema intermedio di punti d’appoggio. I tre scaglioni saranno:
    • Le truppe di frontiera, che manterranno le loro attuali posizioni.
    • Una posizione avanzata, o di copertura, che userà le linee delle attuali posizioni dell’Esercito, tra il Lago di Zurigo e il massiccio di Gempen e che si prolungherà su un fronte ad ovest, limitato in generale nel Giura Bernese e di Neuchâtel, Morat, la Sarine fino alla breccia di Bulle.
    • Una posizione sulle Alpi o Ridotto Nazionale, con i fianchi coperti a est, ovest e sud dalle piazzeforti di Sargans, St. Maurice e S. Gottardo. […]

    6.
    Questo nuovo dispositivo di difesa avrà come conseguenza inevitabile l’abbandono della popolazione civile. Evacuazioni parziali potranno, senza dubbio, essere ordinate dai comandanti locali secondo le circostanze. Ma è fondamentale che la popolazione non fluisca, in alcun caso, nel Ridotto Nazionale, o comprometterebbe il successo delle operazioni; inoltre non disponiamo di approvvigionamenti sufficienti.
    »
    Général H. Guisan - HistAVoire



  2. #32
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    Predefinito Re: Seconda guerra mondiale e paesi neutrali : I parte la Svizzera

    intanto posto la biografia del console svizzero che salvo' circa 60.000 ebrei a Budapest nel 1944 emettendo documenti di protezione e ospitandoli in case protette
    anche questo è un modo di fare la guerra, con i mezzi diplomatici e soprattutto un modo molto concreto per salvare tante migliaia di vite
    Carl Robert Lutz (Walzenhausen, 30 marzo 1895Berna, 12 febbraio 1975) è stato un diplomatico svizzero.

    Il memoriale dei giusti nel cortile della sinagoga di Budapest dove appare anche il nome di Carl Lutz.



    Carl Lutz si recò nel 1935 insieme con sua moglie Gertrud Lutz-Fankhauser (più tardi vicepresidente dell'UNICEF) in Palestina, dove restarono fino al 1941. Qui Lutz lavorò al consolato svizzero e fu testimone dei drammatici tumulti fra i palestinesi e gli ebrei fuggiti della Germania e da altre parti d'Europa (anche dall'Italia).
    Lutz lavorò in seguito nei consolati svizzeri a Washington (D.C.), Filadelfia, St. Louis, Jaffa e Berlino, prima di essere spostato, nel 1942, come viceconsole a Budapest.
    È in Ungheria che egli divenne famoso a causa del suo impegno a favore degli ebrei ungheresi durante la seconda guerra mondiale, grazie al suo aiuto furono salvati dalla morte nei campi di concentramento nazionalsocialisti circa 60'000 uomini, la metà di tutti i sopravvissuti fra gli ebrei ungheresi.
    Lutz raggiunse questo risultato sfruttando la sua posizione come direttore della sezione "interessi stranieri" dell'ambasciata svizzera, con la distribuzione di lettere di protezione a ebrei pronti a emigrare in Palestina. Queste lettere proteggevano gli ebrei, perché le SS di Adolf Eichmann le accettavano grazie al lavoro diplomatico di Lutz in Palestina (1935-1941) a favore dei tedeschi contro gli inglesi.
    Il famoso diplomatico svedese Raoul Wallenberg, che arrivò nel 1944 a Budapest, poté rendersi conto del prezioso operato dello svizzero. Mentre il ruolo di Wallenberg fu dopo la Seconda guerra mondiale reso subito noto, quello di Lutz è stato a lungo trascurato. Addirittura, dopo la guerra, la Svizzera ammonì Lutz per non avere rispettato le proprie competenze. Solo nel 1995 il governo federale si è scusato ufficialmente per averlo dimenticato così a lungo, definendolo “uno dei cittadini eminenti nella storia della nazione”.

    Carl Lutz memorial a Budapest, Ungheria


    Yad Vashem ha onorato Carl Lutz e la sua prima moglie nel 1965 con il titolo di "Gerechter unter den Völkern" (Giusto fra i popoli).
    Lutz è sepolto nel cimitero di Bremgarten a Berna.

  3. #33
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    Predefinito Re: Seconda guerra mondiale e paesi neutrali : I parte la Svizzera

    intanto posto la biografia del console svizzero che salvo' circa 60.000 ebrei a Budapest nel 1944 emettendo documenti di protezione e ospitandoli in case protette
    anche questo è un modo di fare la guerra, con i mezzi diplomatici e soprattutto un modo molto concreto per salvare tante migliaia di vite
    Carl Robert Lutz (Walzenhausen, 30 marzo 1895Berna, 12 febbraio 1975) è stato un diplomatico svizzero.

    Il memoriale dei giusti nel cortile della sinagoga di Budapest dove appare anche il nome di Carl Lutz.



    Carl Lutz si recò nel 1935 insieme con sua moglie Gertrud Lutz-Fankhauser (più tardi vicepresidente dell'UNICEF) in Palestina, dove restarono fino al 1941. Qui Lutz lavorò al consolato svizzero e fu testimone dei drammatici tumulti fra i palestinesi e gli ebrei fuggiti della Germania e da altre parti d'Europa (anche dall'Italia).
    Lutz lavorò in seguito nei consolati svizzeri a Washington (D.C.), Filadelfia, St. Louis, Jaffa e Berlino, prima di essere spostato, nel 1942, come viceconsole a Budapest.
    È in Ungheria che egli divenne famoso a causa del suo impegno a favore degli ebrei ungheresi durante la seconda guerra mondiale, grazie al suo aiuto furono salvati dalla morte nei campi di concentramento nazionalsocialisti circa 60'000 uomini, la metà di tutti i sopravvissuti fra gli ebrei ungheresi.
    Lutz raggiunse questo risultato sfruttando la sua posizione come direttore della sezione "interessi stranieri" dell'ambasciata svizzera, con la distribuzione di lettere di protezione a ebrei pronti a emigrare in Palestina. Queste lettere proteggevano gli ebrei, perché le SS di Adolf Eichmann le accettavano grazie al lavoro diplomatico di Lutz in Palestina (1935-1941) a favore dei tedeschi contro gli inglesi.
    Il famoso diplomatico svedese Raoul Wallenberg, che arrivò nel 1944 a Budapest, poté rendersi conto del prezioso operato dello svizzero. Mentre il ruolo di Wallenberg fu dopo la Seconda guerra mondiale reso subito noto, quello di Lutz è stato a lungo trascurato. Addirittura, dopo la guerra, la Svizzera ammonì Lutz per non avere rispettato le proprie competenze. Solo nel 1995 il governo federale si è scusato ufficialmente per averlo dimenticato così a lungo, definendolo “uno dei cittadini eminenti nella storia della nazione”.

    Carl Lutz memorial a Budapest, Ungheria


    Yad Vashem ha onorato Carl Lutz e la sua prima moglie nel 1965 con il titolo di "Gerechter unter den Völkern" (Giusto fra i popoli).
    Lutz è sepolto nel cimitero di Bremgarten a Berna.

  4. #34
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    Predefinito Re: Seconda guerra mondiale e paesi neutrali : I parte la Svizzera

    Citazione Originariamente Scritto da Candido Visualizza Messaggio
    intanto posto la biografia del console svizzero che salvo' circa 60.000 ebrei a Budapest nel 1944 emettendo documenti di protezione e ospitandoli in case protette
    anche questo è un modo di fare la guerra, con i mezzi diplomatici e soprattutto un modo molto concreto per salvare tante migliaia di vite
    [...]
    Su Carl Lutz, e più in generale sui rifugiati e sulla politica svizzera in merito, pensavo di parlare una volta finita la "situazione militare". Ma sono arrivato solo alla fine del '40...

    Non che ci sia molto da aggiungere. I successivi piani d'invasione del '41 e del '42 furono perlopiù aggiornamenti dei piani preesistenti, sebbene ad essi si siano aggiunti alcuni chilometri di frontiera con l'occupazione completa della Francia. La vera novità arriva nel 1943, con l'occupazione tedesca dell'Italia e lo sbarco alleato in Sicilia.
    Purtroppo trovo una certa contraddizione nei nomi dalle due fonti da cui ho attinto le informazioni, pur essendo queste le stesse. Infatti viene citato rispettivamente il generale Franz Böhme delle truppe di montagna ed il generale Hermann Böhme delle SS. Per cui mi limiterò al cognome...

    Chiunque fosse, tale generale redasse l'ultimo piano d'invasione della Svizzera. Invasione da mettere in atto nell'agosto del 1944, con un attacco concentrico (anche dall'Italia occupata) per impadronirsi della linea alpina ed usarla contro gli Alleati. Nel 1943, inoltre, redasse anche un'interessante studio sull'esercito svizzero e sulla situazione svizzera in genere.
    L'invasione progettata da Böhme (di cui purtroppo non trovo cartine sul web...) prevedeva due attacchi simultanei; il primo doveva catturare l'Altipiano, tagliando fuori il maggior numero possibile di truppe dalle Alpi; il secondo sarebbe entrato nel Ridotto con paracadutisti e truppe di montagna, allo scopo di conquistare il più rapidamente possibile l'area alpina ed i suoi passaggi, prima che le restanti truppe elvetiche potessero trincerarsi saldamente. Erano da impiegare una quindicina di divisioni, con perdite valutate al 20%. Ma lo stesso Böhme sembrava non prevedere una rapida operazione:
    « Se la Svizzera riesce a sopportare le prime due settimane critiche, avrà a disposizione numerose truppe abituate alla battaglia. »
    Ed in seguito scriverà:
    « Come può la Svizzera, nella situazione presente, essere rapidamente conquistata da una forza militare? »

    L'invasione rimase comunque in programma fino alla fine della primavera del '44. Fu lo sbarco in Normandia rendere inutile l'operazione. Da allora il pericolo di invasione tedesca cominciò a declinare, fino ad esaurirsi nell'inverno '44-'45, con la distruzione delle ultime forze offensive tedesche nelle Ardenne.
    Al contrario, in quel periodo iniziò paradossalmente il pericolo di un'invasione alleata. Stalin, in particolare (cui la Svizzera non ispirava grande simpatia, per usare un eufemismo), aveva più volte suggerito agli angloamericani di aggirare le linee tedesche attraversando la Svizzera. Fu in reazione ad una di queste proposte che Churchill scrisse a Roosevelt:
    « Scrivo questa lettera affinché ne resti memoria. Tra tutti i paesi neutrali, la Svizzera merita la più alta distinzione. È stata la sola forza internazionale che ha legato le nazioni orrendamente separate da noi. Cosa importa se ha dato a noi i vantaggi commerciali che vogliamo o se ne ha dati troppi ai tedeschi per restare in vita? È stata una nazione democratica, in auto-difesa della libertà tra le sue montagne, e con il pensiero, nonostante la razza, dalla nostra parte. »

  5. #35
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    Predefinito Re: Seconda guerra mondiale e paesi neutrali : I parte la Svizzera

    I rifugiati

    Nel corso della guerra la Svizzera accolse circa 320'000 rifugiati registrati. Moltissimi altri non furono registrati e vennero ospitati da privati, portando probabilmente il numero complessivo vicino ai 400'000. È un numero che, per l'epoca e per la situazione economica, era enorme, corrispondente grossomodo al 10% della popolazione elvetica.
    Parte di essi (come le truppe francesi internate nel '40) rientrarono nel loro Paese o lasciarono la Svizzera per emigrare altrove. Di questi rifugiati, circa 100'000 erano soldati, tra cui i contingenti più numerosi furono i francesi (32'000) e gli italiani (29'000). Circa il 65% erano alleati, tra cui 1'700 aviatori americani, che assieme agli inglesi sono atterrati (o si sono paracadutati) con quasi 200 aerei.
    I civili accolti annoveravano un gran numero di rifugiati politici ed altri rifugiati "legali" (secondo il diritto internazionale di allora) ed altri "illegali". Tra questi, decine di migliaia di civili in fuga dai combattimenti (come i 20'000 abitanti dell'Ossola alla fine del '44), perlopiù accolti per un periodo limitato, e circa 25'000 ebrei.
    Nel 1945 nei centri di accoglienza svizzeri vi erano ancora 115'000 rifugiati.
    Si stima che furono respinti alla frontiera circa 35'000 rifugiati singoli.

  6. #36
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    Predefinito Re: Seconda guerra mondiale e paesi neutrali : I parte la Svizzera

    Scusa sai, ma la questione della neutralita' svizzera e svedese, a mio avviso e se non vuoib bederlandal punto di vista puramente locale, va vista in maniera piu' complessiva, e soprattutto rconomica

  7. #37
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    Predefinito Re: Seconda guerra mondiale e paesi neutrali : I parte la Svizzera

    Citazione Originariamente Scritto da atvar51 Visualizza Messaggio
    Scusa sai, ma la questione della neutralita' svizzera e svedese, a mio avviso e se non vuoib bederlandal punto di vista puramente locale, va vista in maniera piu' complessiva, e soprattutto rconomica
    non c'è solo questo punto di vista: a me ad esempio interessa l'impegno dei neutrali nel salvataggio degli ebrei e nell'assistenza ai prigionieri di guerra e in questo campo la Svezia batte nettamente la Svizzera se si calcola il Re mando' in Ungheria e in Germania uomini di prim'ordine, molto capaci e molto vicini al potere e li riforni' di enormi somme di denaro come Raoul Wallenberg e il conte Bernadotte ma anche la croce rossa svedese furono attivissimi, cito il caso del salvataggio di 8.000 ebrei danesi ma anche decine di migliaia di soldati norvegesi e poi gli autobus bianchi dove 15.000 prigionieri circa di tante nazioni furono salvati, i 100.000 ebrei di Budapest salvati da Wallenberg inviato diplomatico del re con fondi ingenti per corrompere i politici e le guardie naziste

    Karl Lutz, come Perlasca, agi' in modo autonomo e come lui, dopo la guerra ebbe momenti difficili e venne accusato di essere andato al di là del suo mandato e di avere abusato delle sue funzioni.

    Riusci' comunque a essere riabilitato a partire dal 1958
    Ultima modifica di FrancoAntonio; 13-01-14 alle 12:47

  8. #38
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    Predefinito Re: Seconda guerra mondiale e paesi neutrali : I parte la Svizzera

    Citazione Originariamente Scritto da atvar51 Visualizza Messaggio
    Scusa sai, ma la questione della neutralita' svizzera e svedese, a mio avviso e se non vuoib bederlandal punto di vista puramente locale, va vista in maniera piu' complessiva, e soprattutto rconomica
    Beh, per quanto mi riguarda pensavo di affrontare prima i temi "locali", poiché entrare in temi quali l'economia e la politica dei rifugiati si tracima inevitabilmente nelle polemiche "moderne" (o meglio dire, riesumate per l'occorrenza), che pensavo di affrontare più avanti.
    Ma ci proverò.
    Citazione Originariamente Scritto da Candido Visualizza Messaggio
    non c'è solo questo punto di vista: a me ad esempio interessa l'impegno dei neutrali nel salvataggio degli ebrei e nell'assistenza ai prigionieri di guerra e in questo campo la Svezia batte nettamente la Svizzera se si calcola il Re mando' in Ungheria e in Germania uomini di prim'ordine, molto capaci e molto vicini al potere e li riforni' di enormi somme di denaro come Raoul Wallenberg e il conte Bernadotte ma anche la croce rossa svedese furono attivissimi, cito il caso del salvataggio di 8.000 ebrei danesi ma anche decine di migliaia di soldati norvegesi e poi gli autobus bianchi dove 15.000 prigionieri circa di tante nazioni furono salvati, i 100.000 ebrei di Budapest salvati da Wallenberg inviato diplomatico del re con fondi ingenti per corrompere i politici e le guardie naziste

    Karl Lutz, come Perlasca, agi' in modo autonomo e come lui, dopo la guerra ebbe momenti difficili e venne accusato di essere andato al di là del suo mandato e di avere abusato delle sue funzioni.

    Riusci' comunque a essere riabilitato a partire dal 1958
    Sul "risultato del derby" Svezia-Svizzera sarebbero da inserire molti fattori. Ad esempio che la Svezia poté per vari motivi (alcuni da te elencati, come la vicinanza della nobiltà svedese ai tedeschi) muoversi per vie ufficiali, mentre la Svizzera si mosse o in via non ufficiale (Carl Lutz, Jean-Marie Musy) o indiretta, specie a causa la scarsa stima di cui godeva nelle gerarchie del Reich, i cui giornali definivano la Svizzera "l'ultimo paradiso ebraico d'Europa". Anche le questioni materiali furono importanti, avendo uno Stato dipendente dall'estero anche solo per il cibo (già non molto) che consumava, senza sbocchi sul mare e completamente circondato da uno Stato dichiaratamente "nemico".

    Ma anche su questo, vedrò di trovare qualcosa.

  9. #39
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    Predefinito Re: Seconda guerra mondiale e paesi neutrali : I parte la Svizzera

    Sulla politica svizzera sui rifugiati...

    « Ribadisco che la Svizzera non ha respinto più di 3000 ebrei durante la guerra.
    L'avvocato, storico e cacciatore di nazisti Serge Klarsfeld persiste e conferma: secondo lui la Commissione Bergier ha esagerato evocando la cifra di 24.000 respingimenti di ebrei al confine svizzero. Ribadisce la sua posizione nel corso di un dibattito pubblico tenutosi Venerdì presso l'Università di Berna.

    [...]
    Durante la guerra sul confine svizzero-italiano, gli storici concordano su un numero di 5000-6000 ebrei italiani accolti in Svizzera e meno di 250 respinti, tra i quali ho contato 179 deportati. Ai confini del Terzo Reich, durante lo stesso periodo, la possibilità di arrivare al confine svizzero per gli ebrei che vivevano in Germania era così ridotta che ovviamente un afflusso di rifugiati ebrei da questa direzione era impossibile.

    Resta quindi solamente la Francia per trovare questo gran numero di ebrei respinti. Il lavoro di Ruth Fivaz-Silbermann nel 2000, appoggiandosi agli archivi completi del cantone di Ginevra, riporta meno di mille ebrei respinti. Inoltre la storica Ginevrina ha studiato entrambi i lati del passaggio di frontiera franco-svizzero e l'espulsione degli ebrei per la sua tesi di dottorato che sarà presentata nel 2014.

    Per quanto riguarda il confine adiacente i dipartimenti di Doubs, nel territorio di Belfort e del Giura, gli ebrei che si dirigevano su questo confine, molto meno permeabile di quello di Ginevra, e che in gran numero provenivano dal Belgio e dai Paesi Bassi, sono stati spesso intercettati dalla polizia francese e tedesca prima di raggiungere la Svizzera. Ho contato quasi 600 prigionieri, tra cui 350 per l'anno 1942. Il numero dei respinti e tra essi dei deportati sarà reso pubblico da Ruth Fivaz-Silbermann al termine del suo lavoro. L'arresto della maggioranza dei deportati di questo confine non è a causa della Svizzera, oasi di libertà, ma anche miraggio a causa degli ostacoli da superare per gli sfortunati, ma dei nazisti tedeschi e dei loro complici francesi di Vichy che hanno sollevato tra i fuggitivi e la Svizzera una diga efficace. Allo stesso modo, l'accusa di rifiutarsi di concedere i visti di ingresso in tempo di guerra per gli ebrei sembra ridicola se ci si chiede come potevano poi presentarsi ad un controllo di frontiera francese o tedesco senza essere fermati con la parola "Ebreo" stampata sui loro documenti di identità o evidenziata dai loro cognomi o nomi.

    Non credo di sbagliarmi valutando a meno un migliaio il numero di respingimenti di ebrei al confine del Giura, che avevano ben poche possibilità di raggiungere e circa 300 il numero dei deportati tra questi respinti.

    In definitiva mi sembra certo che il numero totale degli ebrei respinti dalla Svizzera non superi i 3000 ed il numero totale dei deportati tra questi 3000 può essere stimato in un migliaio di persone.

    Certo, questi numeri sono molto diversi da quelli - 24.000 respinti dalla Svizzera e destinati alla morte - che sono stati imposti da tempo a tutti coloro che sono interessati al destino degli ebrei durante la Seconda Guerra Mondiale.
    [...] »
    LeTemps.ch |

  10. #40
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    Predefinito Re: Seconda guerra mondiale e paesi neutrali : I parte la Svizzera

    Citazione Originariamente Scritto da Halberdier Visualizza Messaggio
    Beh, per quanto mi riguarda pensavo di affrontare prima i temi "locali", poiché entrare in temi quali l'economia e la politica dei rifugiati si tracima inevitabilmente nelle polemiche "moderne" (o meglio dire, riesumate per l'occorrenza), che pensavo di affrontare più avanti.
    Ma ci proverò.

    Sul "risultato del derby" Svezia-Svizzera sarebbero da inserire molti fattori. Ad esempio che la Svezia poté per vari motivi (alcuni da te elencati, come la vicinanza della nobiltà svedese ai tedeschi) muoversi per vie ufficiali, mentre la Svizzera si mosse o in via non ufficiale (Carl Lutz, Jean-Marie Musy) o indiretta, specie a causa la scarsa stima di cui godeva nelle gerarchie del Reich, i cui giornali definivano la Svizzera "l'ultimo paradiso ebraico d'Europa". Anche le questioni materiali furono importanti, avendo uno Stato dipendente dall'estero anche solo per il cibo (già non molto) che consumava, senza sbocchi sul mare e completamente circondato da uno Stato dichiaratamente "nemico".

    Ma anche su questo, vedrò di trovare qualcosa.
    vedo che sei molto preparato, comunque direi che uno dei protagonisti della politica estera svizzera nel periodo 1940-1944 era perlomeno un personaggio ambiguo: si dice che fosse filonazista, certamente era uno che amava l'autoritarismo

    Parlo di Marcel Pilet-Golaz (1889-1958) che faceva parte del consiglio federale dal 1928 al 1944 e in questa veste fu presidente della confederazione nel 1934 e 1940, nonchè dal 1940 al 1944 capo del diparimento politico, cioè in pratica ministro degli esteri

    Quando era presidente della confederazione e all'indomani della capitolazione francese il 25 giugno 1940, egli pronuncia un discorso alla nazione, con lo scopo di rassicurare il paese che allora era in piena crisi di coscienza , dicendo che era tempo per una riforma autoritaria della democrazia e a una rigenerazione interna che dovrà effettuarsi tra il dolore e gli sforzi. Il testo è approvato dal Consiglio Federale ma è ambiguo e mal recepito dalla popolazione. Oltre a dire che la guerra è terminata, questo discorso non parla nè dell'esercito e non accenna mai alla democrazia e alla neutralita. L'ambiguità aumenta ancora quando nel settembre 1940 egli incontra i membri del movimento nazionale svizzero (apertamente filo hitleriano).
    In ogni caso egli continua ad applicare la neutralità. Come capo della diplomazia, Pilet-Golaz deve trovare un equilibrio tra le richieste tedesche, quelle degli alleati e la volontà di restare indipendente della Svizzera.

    Il modo che sceglie di stabilire delle buone relazioni col Terzo Reich fu molto contestato, sia durante che dopo la guerra. Egli sarà l'inventore della formula della neutralità attiva usata poi in altre circostanze anche recentemente.
    Il suo tentativo di entrare in contatto segreto con l'Unione Sovietica, che il governo non ha mai ufficialmente riconosciuto nel 1944 è seccamente rifiutata dai sovietici che accusano publicamente il governo svizzero di condurre una politica filofascista.
    A quel punto la stampa e l'opinione pubblica attaccano Pilet Golaz che ritengono responsabile di questa politica e lo spingono a dare le dimissioni il 7 novembre 1944.
    Egli si ritira nella sua proprietà di Essertines-sur-Rolle senza mai giustificarsi sulla sua azione politica
    In realtà Pilet Golaz sembra essere un notabile che amava i poteri forti e quindi la rigenerazione del suo paese e un ritorno ai valori tradizionali ma nel rispetto della neutralità e delle istituzioni svizzere


    Lo stesso Pilet-Golaz, "capo'" di Carl Lutz invierà a piu' riprese degli inviti al diplomatico di non uscire dalle sue fiunzioni e di non immischiarsi col salvataggio degli ebrei, ma Carl Lutz riterrà che le circostanze erano eccezionali e che davanti ad esse bisognava agire non in modo diplomatico ma in modo eccezionale
    Ultima modifica di FrancoAntonio; 14-01-14 alle 11:08

 

 
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