Risultati da 1 a 3 di 3
  1. #1
    Forumista esperto
    Data Registrazione
    13 Apr 2012
    Località
    Lombardia
    Messaggi
    14,437
     Likes dati
    1,910
     Like avuti
    2,586
    Mentioned
    2 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito Siwa, oasi d’Egitto fra sufi e salafiti

    Siwa, oasi d?Egitto fra sufi e salafiti - rivista italiana di geopolitica - Limes

    [Carta di Laura Canali tratta da Limes 7/2013, "Egitto, rivoluzione usa e getta"; per ingrandire, scarica il numero su iPad]SIWA - Nel deserto egiziano, a pochi chilometri dal confine libico, si parla siwi, un antico dialetto tribale. Il costante scontro tra i capi tribù tradizionali e i salafiti, che qui, dopo le rivolte del 2011, controllano il consiglio locale, rompe la tranquillità tra i palmeti. «Gentili visitatori, le donne coprano le gambe e l’avambraccio», si legge sui cartelli all’ingresso del suk del villaggio.

    La lotta per il controllo dei proventi delle saline
    Lo scontro ruota attorno al controllo delle tonnellate di sale che vengono estratte nelle saline che circondano i laghi del deserto di Siwa. «Dallo scoppio delle rivolte al Cairo i notabili locali appaiono inquieti - spiega Khaled, un giovane beduino - Hajj Bilal, due volte deputato al parlamento, ha acquisito, decenni fa, i terreni contestati. Ma gli islamisti, con il sostegno di tanti nel villaggio, hanno l'intenzione di avviare una ridistribuzione che rompa le consuetudini locali. Non è ancora chiaro come andrà a finire».

    La vera novità in quest’oasi remota è venuta con la presa di posizione dei giovani siwi: abbracciando le posizioni salafite, si sono infatti mobilitati alla fine del 2012 contro le 4 famiglie che fino a quel momento godevano dei proventi della proprietà terriera. «Hanno iniziato contestando gli affari che Hajj Bilal aveva con l’esercito e sono arrivati a mettere in discussione la proprietà del sale estratto dai laghi salati», rivela il giovane. Questo meccanismo consentiva ai capi tribali di controllare gli introiti delle esportazioni dalle saline.

    Nei primi sit-in dello scorso anno, i giovani Siwi urlavano: «Questo lago non appartiene a Bilal!». Dopo le elezioni e con la schiacciante vittoria del partito salafita al-Nour è stato formato un comitato permanente che ha spinto per una completa ridistribuzione delle terre. La quantità di armi senza precedenti di cui dispongono i familiari di Hajj Bilal ha portato alcuni di loro a colpire e uccidere gli islamisti, attivi nella ridistribuzione delle terre. «Non è accettabile che si mettano in discussione contratti già firmati per volontà di questa gente», aggiunge Khaled, rivelando così la sua appartenenza al clan di Hajj Bilal.

    «Con le rivolte, il potere dei notabili locali è stato messo in discussione. I capi famiglia sono conservatori, cercano compromessi facili e non si battono per idee nuove ma solo per interessi personali», argomenta Stefan, giovane antropologo francese che vive da anni a Siwa. «Nelle fasi di maggiore violenza e durante il vuoto di potere - mentre erano in corso le rivolte in Egitto e Libia - abbiamo subito un fuoco di fila senza precedenti».
    «I salafiti sono entrati prepotentemente sulla scena politica locale. Hanno fatto irruzione nelle stazioni della sicurezza di Stato (Amn-El Dawla) per recuperare e distruggere tutti i documenti accumulati sul loro conto negli anni di presidenza di Hosni Mubarak. Anche a Marsa Matruh (città costiera a poche ore da Alessandria) vari commissariati sono andati in fiamme», prosegue Stefan.

    Lo scontro tra sufi e salafiti
    Nella «Repubblica islamica di Siwa», varie critiche sono state indirizzate a chi non segue i costumi salafiti. Per le strade di quest’oasi è impossibile vedere una donna che non abbia il velo. Le nubili sono coperte integralmente; neppure gli occhi emergono nel nero intenso del loro niqab. Le madri, che hanno una funzione sociale essenziale all’interno delle famiglie, oltre al velo nero integrale sono avvolte in un grande scialle azzurro chiaro.

    Per le vie dell’oasi camminano su piccoli carretti, trainati da asinelli. Spesso in 3 o 4 formano un minuscolo gruppo in movimento tra le magnifiche rovine della città antica. Le case costruite di sabbia e fango sono andate progressivamente scomparendo e così si vedono i resti di moschee e abitazioni, circondate da estesi palmeti, mentre le dune del deserto si perdono tra i laghi di sale.

    Siwa è immersa nell’acqua che emerge dalle fonti e scorre nei rivoli dei torrenti che la circondano. Sono così fiorite le industrie che producono acqua in bottiglia, mentre dai palmeti arrivano i datteri che in gran quantità vengono esportati in tutto il mondo: non solo gli uliveti danno infatti nutrimento alle migliaia di contadini che imbottigliano l’estratto di olive dell’oasi.

    Questa calma apparente nasconde le irrisolte tensioni religiose tra sufi e salafiti. Il vecchio e cieco sheikh dell’antichissima moschea Al-Athiq difende in ogni modo la sua identità: «Siamo sufi, siamo tantissimi qui e perseveriamo nelle nostre tradizioni».
    Sheikh Abdallah fa la lista delle festività sufi (mawlid) che hanno luogo tutto l’anno nell’oasi e ci racconta degli incontri del giovedì sera quando i mistici, in circolo, danzano e basculano come nella tradizione del culto dei santi. A Siwa sono attive 3 confraternite sufi, ma sono soprattutto gli anziani a portare avanti un culto, malvisto da salafiti e Fratelli musulmani.

    «Sono pochissimi i sufi di Siwa», controbatte Abu Qader, esponente del partito salafita al-Nour. Gli estremisti islamici vengono visti come uomini semplici, dalla parte dei poveri. Incontriamo Qader mentre costruisce la sua casa tra le nuove abitazioni di el-Tubuh. La sede di al-Nour è nata al secondo piano di una drogheria in un minuscolo palazzo nuovo. «Siamo il partito più grande a Siwa, l’80% dell’oasi», assicura l’uomo, soddisfatto della sua barba incolta. «Lavoriamo per i poveri e per il rispetto dell’islam, vorremmo che l’ospedale fornisse nuovi servizi e ci riusciremo», aggiunge. «I sufi sono sempre di meno, sono lontani dalla retta via del profeta», conclude Abu Qader prima di tornare al suo lavoro.
    Anche a Siwa sono arrivate le notizie delle gravi violazioni nei luoghi di culto sufi che hanno colpito questa regione. Dalla caduta del regime di Gheddafi, decine di tombe sufi sono state prese d’assalto a Tripoli. L’ultima nel mese di marzo alla moschea Sidi Al-Andlusi nella periferia della capitale libica. Per prevenire ulteriori assalti, i sufi egiziani, che non hanno ottenuto la legalizzazione di un partito politico, hanno formato comitati popolari contro le incursioni salafite. Alaaeddin Abul-Azayem, fondatore della confraternita sufi Azamiyya ha assicurato che questo è l’unico modo per evitare che si ripetano gli incendi ai mausolei sufi di Tanta e Mounoufiya dello scorso anno.
    Il contrabbando di armi dalla Libia
    La serenità di un paradiso come Siwa è messa a rischio dal continuo afflusso di armi dalla Libia. Secondo le Nazioni Unite, dopo la caduta di Gheddafi, gran parte degli armamenti sottratti all’esercito regolare libico sarebbe rimasta in mano a civili e gruppi di ribelli. L’assenza di interventi della polizia e dell'esercito non permette di ripristinare il controllo sui confini. Le armi libiche raggiungono soprattutto il Mali e la Siria. L’Egitto è un paese di transito per armamenti che viaggiano verso la Striscia di Gaza, ma spesso anche luogo di arrivo per una società che avverte la necessità di auto-difendersi.
    «Il confine tra Libia e Egitto è molto più pericoloso che in passato. L’esercito raramente ferma una macchina piena di esplosivi, delle volte anche carri che trasportano missili. Se impauriti, i conducenti scappano via, ma la maggior parte delle volte non vengono neppure fermati dai militari», ci spiega Ahmed, medico che ha prestato soccorso a decine di giovani con ferite da arma da fuoco. «Una pistola che in Libia costa 100 qui viene venduta a 5 mila. Ho assistito a decine di sparatorie tra trafficanti di alcolici o di farmaci e questo mi preoccupa perché l’assenza dello Stato e delle forze dell’ordine rende più grave l’incertezza», continua.
    Il colpo di Stato del 3 luglio 2013 non ha interrotto il rafforzamento dei movimenti salafiti locali che al Cairo si sono allineati alla volontà dell’esercito. A Siwa la riforma della proprietà terriera si è fermata in attesa del nuovo corso, che sarà sancito dal referendum costituzionale del 14 gennaio e dalle elezioni presidenziali.
    Anche qui i Fratelli musulmani stanno soffrendo la repressione dell’esercito. Sembra così profilarsi un accordo tra salafiti e notabili che impedirebbe la ridistribuzione dei ricavi delle saline nonostante le rivendicazioni degli ultimi due anni.

  2. #2
    Forumista assiduo
    Data Registrazione
    02 Apr 2009
    Messaggi
    7,205
     Likes dati
    32
     Like avuti
    1,347
    Mentioned
    2 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito Re: Siwa, oasi d’Egitto fra sufi e salafiti

    Molto interessante.

  3. #3
    email non funzionante
    Data Registrazione
    16 Aug 2009
    Messaggi
    7,478
     Likes dati
    949
     Like avuti
    787
    Mentioned
    1 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito Re: Siwa, oasi d’Egitto fra sufi e salafiti

    Già.
    Mostra che i salafiti non sono necessariaente gli "sporchi, brutti e cattivi" della situazione ma che sono disposti a prendere lo spazio che giocoforza sta lasciando spazio la Fratellanza che ha problemi con il governo.
    Controllori di volo pronti per il decollo,
    telescopi giganti per seguire le stelle
    (F. Battiato, No time no space)

 

 

Tag per Questa Discussione

Permessi di Scrittura

  • Tu non puoi inviare nuove discussioni
  • Tu non puoi inviare risposte
  • Tu non puoi inviare allegati
  • Tu non puoi modificare i tuoi messaggi
  •  
[Rilevato AdBlock]

Per accedere ai contenuti di questo Forum con AdBlock attivato
devi registrarti gratuitamente ed eseguire il login al Forum.

Per registrarti, disattiva temporaneamente l'AdBlock e dopo aver
fatto il login potrai riattivarlo senza problemi.

Se non ti interessa registrarti, puoi sempre accedere ai contenuti disattivando AdBlock per questo sito