OGGI E’ ANCORA PEGGIO DI IERI
A distanza di sei anni e più dallo scoppio della crisi finanziaria internazionale, praticamente niente è stato ancora fatto per evitare che si possano ripetere, in futuro, tsunami devastanti come quello che stiamo affrontando.
Stati Uniti ed Europa hanno finto di affrontare il problema, rifiutando di imporre regole precise e omogenee sui mercati : risultati? La giungla finanziaria, oggi, è più forte che mai. E si sa, nelle giungla regna il più forte, colui che agisce privo di vincoli. Le banche d’investimento internazionale gestiscono gli scambi, ancora, non regolamentati . E sono le stesse che, negli anni del caso Lehman Brothers , distribuivano in giro, come santi venditori , i famigerati titoli derivati. Quei titoli, cioè, che consentono di coprire o assumere un rischio, il quale, se si diffonde esponenzialmente – com’è accaduto – e si intreccia indissolubilmente con prodotti di altri intermediari e mercati, soprattutto bancari può diventare veicolo di propagazione del rischio sistemico, causando una propria e vera infezione. Stati Uniti ed Europa sono infetti, e le rispettive autorità competenti si sono dimostrate medici inadeguati.
L’immobilismo dei governi ha fatto sì che la finanza continuasse a produrre un’enorme ricchezza di denaro virtuale, una vera e propria bolla dei derivati, che vale oggi 740 mila miliardi, 20 mila miliardi in più rispetto a quelli del 2007. Secondo Giuseppe Vegas, presidente della Consob, <<i derivati hanno prodotto un debito potenzialmente immenso, pari a dieci volte il PIL mondiale e di entità tale che nessuno sarebbe più in grado di pagare>>. Nessuno, è ovvio. Eppure Obama, così come la Commissione Europea, ha alzato i toni più volte contro queste manovre speculative, che vedono i propri natali a Wall Street. La legge Dodd-Frank del 2010 avrebbe dovuto andare in quella direzione: tuttavia molte nuove regole devono ancora essere scritte o approvate e resta da definire il nuovo “leverage ratio”, cioè il rapporto tra il totale delle attività rispetto al capitale azionario di una banca. La Fed, ad esempio, ha proposto il 6%, il doppio del 3% richiesto dalle regole di Basilea 3. Ma le grandi banche interessate faranno di tutto per ostacolarla.
La verità è che le banche d’investimento costituiscono una potente lobby mondiale, in grado di condizionare governi, opinione pubblica e partiti. Ma questa è storia. Come se ne esce?
Mario Draghi, a dicembre dell’anno appena passato, intervenendo all’Europarlamento si è detto <<favorevole alla separazione delle attività nelle banche>> . Buffo, detto da un ex (?) Goldman Sachs (una delle principali banche d’affari del mondo), ma da non sottovalutare.
La massima libertà delle banche, che possono decidere di ricorrere ai derivati come strumenti di copertura per la stabilità dei bilanci, si trasforma spesso e velocemente in un sofisticato strumento speculativo che consente grandi profitti in condizioni di mercato favorevole, ma devastanti perdite in caso contrario. Tutto a discapito dell’economia reale, la quale è chiamata a “toppare” le crepe del sistema finanziario. Ed oggi viviamo nel paradosso di aver sopportato, per anni, politiche recessive per devolvere la ricchezza raccolta a fronte delle perdite della speculazione. Ancor peggio, sia la Fed che la Bce hanno adottato, seppur in misura differente, una politica monetaria espansiva, mettendo a disposizione del sistema bancario una quantità di liquidità spropositata. Il guaio, appunto, è che la liquidità venga usata dalle banche per coprire i buchi delle loro perdite (con i nostri soldi) e per giocare d’azzardo nuovamente. Il credito ad imprese e famiglie latita.
Capito ora? I soldi elargiti “gentilmente” dalle banche centrali finiscono nell’abisso che separa la grande finanza dalla gente ordinaria. Allora, ripeto la domanda: come se ne esce?
Una pianta muore se aggredita dai parassiti. E l’Italia, quanto l’Europa, quanto gli Stati Uniti, è aggredita dai parassiti della finanza internazionale. Abbiamo le mani legate, dice qualcuno. Altri sperano nella riforma del sistema bancario europeo. L’Unione Bancaria può garantire una vigilanza comune ed oggettiva, ma la vera riforma è quella della separazione tra credito produttivo e “bisca finanziaria” su modello del Glass-Steagall Act. Solo destinando risorse al settore produttivo, all’industria, si possono ricreare le condizioni di crescita. E più crescita significa più occupazione. Non è necessario essere keynesiani per comprenderlo.
Il credito serve per lo sviluppo e non per la speculazione, non possiamo più permetterci di sprecare i fondi della Bce per salvare i parassiti della finanza. Separare il produttivo dallo speculativo vuole dire, tra l’altro, cominciare a difendere e stabilizzare i bilanci pubblici. Non è questo l’obbiettivo della “pacificazione” voluta dal Presidente Napolitano?
Crisi: oggi? Peggio di ieri | Tribuna | Rinascita.eu - Quotidiano di Sinistra Nazionale