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    Predefinito Addio al padre di Tommaso Onofri

    Morto Onofri, il papà del piccolo Tommy, rapito e ucciso nel 2006

    Si è arreso in ospedale dopo quasi sei anni dall'ictus che lo colpì l'11 agosto 2011. Troppo il dolore per la terribile rapimento che sfociò con l'uccisione del figlio di 17 mesi

    di Gabriele Moroni


    Parma, 15 gennaio 2014 - Il 2 marzo del 2006 è un giovedì. La vita di Tommaso Onofri finisce dopo un viaggio che è durato diciassette mesi. Quella sera la famiglia Onofri è riunita a cena nel tinello nel casale di Casalbaroncolo, a qualche km da Parma. Tody, il cane meticcio, è stato fatto fuggire, ancora non si sa da chi. Il black out è improvviso. In due irrompono nella casa, protetti dal buio, mascherati con passamontagna, malamente e pericolosamente armati, una pistola, un coltello.
    Legano con il nastro adesivo il capofamiglia Paolo Omofri, la moglie Paola Pellinghelli, Sebastiano, il figlio più grande, che all'epoca ha otto anni. Strappano dal seggiolone Tommaso, incuranti del suo pianto. Morrà quella sera stessa ma lo si saprà soltanto dopo un mese di angosce, tormenti, dubbi, ricerche.

    La figura di Paolo Onofri, il padre, inizia a diventare familiare da allora. E' alto, imponente, vestito di scuro, perennemente aggrondato. Dirige un ufficio postale in città, la moglie è impiegata in un altro. Quel casale ristrutturato è il suo orgoglio, il suo vanto modesto insieme con il suo ruolo di direttore, l'ufficio moderno, l'allarme nel caveau modulato sulla persona. Solo in seguito si saprà che quel suo orgoglio, le sue modeste vanterie, quel presentarsi un giorno ai muratori al lavoro con una scatola di scarpe riempita di bigliettoni, hanno ingolosito i rapitori-assassini, stimolato gli appetiti di uno sgangherato terzetto composto da Mario Alessi, muratore siciliano con alle spalle una storia di sequestro e violenza su una ragazza, la compagna Antonella Conserva, massiccia, capelli corvini, Salvatore Raimondi, pugilatore fallito e manovale, il pregiudicato che con la sua impronta sul nastro adesivo firmerà il tragico raid e orienterà le indagini.

    Non parla molto, Paolo Onofri. Offre un aspetto di uomo duro, risoluto. Questo aspetto, insieme con il particolare che la famiglia non è certo ricca, favorisce illazioni, atteggiamenti poco generosi che riguardati oggi appaiono crudelmente ingiusti. Si scava nel passato di quel personaggio che pare tagliato con l'accetta e fatto apposta per non attirarsi simpatie, si scava nel suo passato, si riesuma il suo primo matrimonio, si avanzano dubbi e congetture su presunte stranezze di un sequestro che già di per sé appare strano, anomalo, indecifrabile. Eppure Paolo Onofri è stato chiaro nella sua prima deposizione in questura: "Percepisco uno stipendio inferiore a euro 2000 al mese e mia moglie, che è impiegata presso l'ufficio postale di San Prospero, percepisce uno stipendio poco superiore a euro 1000 al mese. Le mie condizioni non sono tali da lasciare supporre che le persone che mi hanno sequestrato il bambino possano chiedere un riscatto in cambio della sua liberazione".

    La mattina del 4 marzo la televisione tramette una intervista del padre di Tommy. Ha gli occhi arrossati, la solita aria cupa e soprattutto adirata. Pare affrontare le telecamere e sfidare a muso durao i rapitori del suo bambino, quando dice. "Se non me lo riportano andrò a prenderlo personalmente". E aggiunge: "Gli inquienti hanno ristretto molto il campo delle ipotesi". Come se nutrisse qualche sospetto e insieme coltivasse una speranza.

    Quella del 10 marzo è una brutta giornata. In uno scantinato in via Jacchia, a Parma, viene trovato un vecchio computer di Paolo che racchiude filmati e file pedopornografici. Lui si difende, sostiene che sta facendo una ricerca sulla pedopornografia per poi denunciare. Davanti al gip patteggerà una condanna a sei mesi.

    "Tommy è morto", un titolo su un giornale di domenica 2 aprile. Morto. Ucciso, strangolato e colpito con una mazzetta da muratore sul greto del torrente Enza, alla località Traglione, luogo desolato per prostituite e coppiette in cerca di rapida intimità, una discarica come tomba, poche manciate di terra a fare da sudario.

    Paolo e Paola sono uno accanto all'altro nella cattedrale invasa dalla folla per i funerali. Insieme nelle aule giudizarie. Si ha la sensazione strana che in quei momenti sia lei, la donna piccola e minuta, la più forte.

    Il mare in tempesta pare richiudersi. Tommy vive in una fondazione che porta il suo nome e fa del bene ad altri bambini che hanno conosciuto troppo presto la fatica del vivere. Paolo e Paola trascorrono i pomeriggi delle loro domeniche al Traglione, a tenere pulito il piccolo sacrario dove è impossibile sostare senza frenare una lacrima.

    Pare finita. Pare ricostruito un simulacro di serenità. Il destino trama invece il suo ultimo tradimento. L'11 agosto del 2008 gli Onofri sono in vacanza in Trentino, nella zona di Folgaria. L'uomo grande, forte, duro, cede all'improvviso. Paolo Onofri sta camminando nei boschi quando si accascia colpito da un ictus. Non c'è copertura per i cellulari. Tascorrono minuti preziosi prima che giungano i soccorsi. Il danno cerebrale è senza rimedio Come se la sorte avesse voluto riservarsi l'appendice crudele di un'ultima beffa.

    Da allora Paolo Onofri vive di sola vita biologica. Paola è contraria all'accanimento terapeutico e lo dichiara, ma lascia che che sia, che scorra così. Fino alla fine.
    di Gabriele Moroni

    da Morto Onofri, il papà del piccolo Tommy, rapito e ucciso nel 2006 - Quotidiano Net


    Il dramma di Tommy l' ha fatto proprio morire....

  2. #2
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    Predefinito Re: Addio al padre di Tommaso Onofri

    allucinante la brutalità di chi ha ucciso il piccolo bambino; roba da pazzi; fa male a me ricordare quella brutalità sul povero bambino, immaginatevi al padre ;in giro c'è gente veramente allucinante
    i fanatici nazionalisti sono da sempre un danno infinito per l'umanità al pari dei fanatici religiosi; sono coloro che hanno causato le due disastrose e devastanti guerre mondiali e la maggior parte di tutte le guerre;

  3. #3
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    Predefinito Re: Addio al padre di Tommaso Onofri

    Pover'uomo... riposi in pace... e che ora riabbracci per sempre il suo piccolo angelo.
    "I sogni sono i nostri violini segreti"
    "Si j'avance, suivez moi. Si je recule, tuez moi. Si je meurs, vengez moi!"

  4. #4
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    Predefinito Re: Addio al padre di Tommaso Onofri

    Un uomo distrutto, una famiglia annientata.
    Un abbraccio alla signora Onofri. Un abbraccio grande.
    Deficienti!!! <-- è un link

  5. #5
    de-elmettizzato.
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    Predefinito Re: Addio al padre di Tommaso Onofri

    Poveraccio.
    E pensare che all'inizio , per mesi, gli inquirenti sospettarono che c'era lui dietro alla cosa, ovviamente con allegato sputtanamento giornalistico.
    Preferisco di no.

  6. #6
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    Predefinito Re: Addio al padre di Tommaso Onofri

    UN UOMO MORTO DUE VOLTE - PAOLO ONOFRI S’È SPENTO DOPO CINQUE ANNI DI COMA, MA L’OMICIDIO DEL PICCOLO TOMMY L’AVEVA GIÀ DISTRUTTO

    Onofri era ridotto in stato vegetativo da più di cinque anni, da quando era stato colpito da un infarto mentre era in vacanza, tenuto in vita dai respiratori automatici e dalle sonde di nutrizione - Patteggiò sei mesi per le immagini pedopornografiche che aveva nel pc e fu sospettato anche di essere complice nella morte del figlio…

    Pierangelo Sapegno per ‘La Stampa'

    E' morto Paolo Onofri, un uomo rimasto senza nome, come tutti quelli uccisi da un dolore più grande di loro. Perché lui era solo il padre del piccolo Tommy, il bambino di 17 mesi rapito e ucciso nella notte del 2 marzo 2006 fra le brughiere e le piane fuori Parma, la vittima di una tragedia che aveva commosso l'Italia, ritratto feroce di un Paese che sembra così lontano, come se appartenesse a un altro secolo e a un'altra epoca, prima della crisi e della decrescita.
    Paolo Onofri era ridotto in stato vegetativo da più di cinque anni, da quando, il 12 agosto 2008, era stato colpito da un infarto mentre era in vacanza a Folgaria, con il suo alito di vita appena sostenuto dai respiratori automatici e dalle sonde di nutrizione.
    Sua moglie, Paola Pellinghelli, diceva che questa era l'ultima cosa che lui avrebbe voluto: «Me l'aveva confessato per caso qualche mese prima di sentirsi male». Ma il papà di Tommy, un corpaccione di un metro e 95, la barba incolta e quello sguardo acquoso tra il triste e il disperato che avevamo imparato a conoscere, doveva essere un uomo che aveva il destino contro.
    Nella terribile notte del 2 marzo 2006, due banditi fecero irruzione nella sua cascina di Casalbaroncolo, puntandogli una pistola in faccia, legandolo e imbavagliandolo assieme a sua moglie. Lui era steso a terra quando scorse i piedini di Tommaso che venivano sfilati dalla sedia. Durò 29 giorni quella angoscia terribile e finì ancora peggio, il primo aprile, la sera in cui ritrovarono il corpicino senza vita di Tommaso sull'argine del fiume Enza.


    E' morto Paolo Onofri, un uomo rimasto senza nome, come tutti quelli uccisi da un dolore più grande di loro. Perché lui era solo il padre del piccolo Tommy, il bambino di 17 mesi rapito e ucciso nella notte del 2 marzo 2006 fra le brughiere e le piane fuori Parma, la vittima di una tragedia che aveva commosso l'Italia, ritratto feroce di un Paese che sembra così lontano, come se appartenesse a un altro secolo e a un'altra epoca, prima della crisi e della decrescita.
    Paolo Onofri era ridotto in stato vegetativo da più di cinque anni, da quando, il 12 agosto 2008, era stato colpito da un infarto mentre era in vacanza a Folgaria, con il suo alito di vita appena sostenuto dai respiratori automatici e dalle sonde di nutrizione.
    Sua moglie, Paola Pellinghelli, diceva che questa era l'ultima cosa che lui avrebbe voluto: «Me l'aveva confessato per caso qualche mese prima di sentirsi male». Ma il papà di Tommy, un corpaccione di un metro e 95, la barba incolta e quello sguardo acquoso tra il triste e il disperato che avevamo imparato a conoscere, doveva essere un uomo che aveva il destino contro.
    Nella terribile notte del 2 marzo 2006, due banditi fecero irruzione nella sua cascina di Casalbaroncolo, puntandogli una pistola in faccia, legandolo e imbavagliandolo assieme a sua moglie. Lui era steso a terra quando scorse i piedini di Tommaso che venivano sfilati dalla sedia. Durò 29 giorni quella angoscia terribile e finì ancora peggio, il primo aprile, la sera in cui ritrovarono il corpicino senza vita di Tommaso sull'argine del fiume Enza.


    Alla fine si scoprì che dietro una sua certa reticenza si nascondeva un segreto terribile, quello delle immagini pedopornografiche che aveva nel pc: gli toccò patteggiare sei mesi e scomparire, seppellito non solo dal dolore ma anche dalla vergogna. Durante quei 29 giorni, comunque, attese invano un segnale che lo facesse sperare. Ma non arrivò nessuna telefonata e non ci fu nessun contatto.
    Solo quando il secondo bandito Salvatore Raimondi venne incastrato per un'impronta lasciata sul nastro adesivo, le indagini presero la svolta giusta. Alessi confessò e portò gli inquirenti sul greto del fiume. Paolo Onofri continuò a soffrire, perché quello è stato il suo destino. Fecero un concerto dedicato a Tommy, i cantanti Piova e Fabri Fibra scrissero dei brani, e quando glieli fecero ascoltare, lui non riuscì a pronunciare una parola. Era come se la vita l'avesse già sepolto.
    Non saltò nemmeno un'udienza del processo, guardando sempre in faccia l'aguzzino di suo figlio e la sua complice, Antonella Conserva, condannata a 20 anni. Solo quando dettero l'ergastolo ad Alessi scoppiò a piangere. Senza una parola. Ma quelle lacrime, a guardarle oggi, sono state l'unica parentesi del suo calvario.

    da UN UOMO MORTO DUE VOLTE - PAOLO ONOFRI S’È SPENTO DOPO CINQUE ANNI DI

  7. #7
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    Predefinito Re: Addio al padre di Tommaso Onofri

    RIP....ora potrà rivedere il suo bambino , il suo Tommy

 

 

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