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Discussione: Lerciume comunista

  1. #1361
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    Predefinito Re: Lerciume comunista

    Sostituzione per tutti.
    Se il popolo permetterà alle banche private di controllare l’emissione della valuta, con l’inflazione, la deflazione e le corporazioni che cresceranno intorno, lo priveranno di ogni proprietà, finché i figli si sveglieranno senza casa.

  2. #1362
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    Predefinito Re: Lerciume comunista

    Citazione Originariamente Scritto da Eridano Visualizza Messaggio

    ottimo, gli itagliani in Africa e i Padani in Padania

  3. #1363
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    Predefinito Re: Lerciume comunista

    Gli itagliani sono già in Africa.
    Se il popolo permetterà alle banche private di controllare l’emissione della valuta, con l’inflazione, la deflazione e le corporazioni che cresceranno intorno, lo priveranno di ogni proprietà, finché i figli si sveglieranno senza casa.

  4. #1364
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    Predefinito Re: Lerciume comunista

    Se poi intendi quella parte di Africa al di là del canale di Sicilia, beh! In questo caso sarebbero veramente cazzi amari.
    Perchè significherebbe che allungano l'itaglia sino a lì e dovremmo mantenerne di più.
    Se il popolo permetterà alle banche private di controllare l’emissione della valuta, con l’inflazione, la deflazione e le corporazioni che cresceranno intorno, lo priveranno di ogni proprietà, finché i figli si sveglieranno senza casa.

  5. #1365
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    Predefinito Re: Lerciume comunista

    Il sex toy della consigliera del Pd? Rimborsato come "cena di lavoro"
    Grande imbarazzo tra i democratici per il vibratore acquistato dalla piddì Rita Moriconi.
    Giovanni Masini
    Il rimborso per il vibratore incluso tra le richieste della consigliera regionale dell'Emilia-Romagna Rita Moriconi sarebbe stato giustificato alla voce "per pranzo o cene di lavoro e hotel con amministratori locali su politiche regionali".
    La notizia, riportata anche da fonti d'agenzia, è emersa dalla relazione della Guardia di Finanza di Bologna nell'ambito dell'inchiesta sui rimborsi regionali. Stando a quanto rivelato dal documento del nucleo felsineo delle Fiamme Gialle, il "sex toy" sarebbe stato acquistato il 29 novembre di quattro anni fa presso Bis Srl di Reggio Emilia. Il vibratore sarebbe inoltre stato rimborsato per due volte, prima con la ricevuta del pagamento bancomat in allegato e poi solamente con il documento fiscale. Entrambe le volte la spesa per cui è stato richiesto il rimborso era di 83,5 euro, per un totale di 167 euro.
    Nei giorni scorsi la consigliera regionale del Pd si era difesa dicendosi certa di non aver mai fatto quell'acquisto, ma aggiugendo anche di "non poter escludere" che il vibratore fosse stato comprato da un collaboratore.
    La Moriconi non ha però negato l'esistenza della contestazione, dichiarando che aveva "avuto modo di leggere un elenco di spese e c'è effettivamente una voce che non mi risulta, che non conosco e che non so cosa sia, è abbastanza confusa".
    Il sex toy della consigliera del Pd? Rimborsato come "cena di lavoro"



    Clinton, pedofili al potere: e Trump mobilita il Pentagono
    Pedofili al potere, ai massimi vertici. Traffico di bambini, orge con minorenni. Nomi coinvolti? I maggiori, a cominciare dal clan Clinton. Da chi viene la denuncia? Da Donald Trump, che sta cercando di salvarsi – dall’impeachment e forse dall’omicidio, visto che «Kennedy fu ucciso per molto meno».
    Ma attenzione: mentre il Deep State trema, i grandi media tacciono: congiura del silenzio. Siamo in pericolo, scrive Paolo Barnard: Trump si fa difendere direttamente dal Pentagono, evocando lo stato di guerra, mentre i suoi nemici (accusati di pedofilia, probabilmente ricattabili a vita) hanno comunque il potere di silenziare giornali e televisioni. In altre parole: sta accadendo qualcosa di mai visto, a Washington. Una lotta mortale, tra un presidente sotto assedio e i suoi avversari “mostruosi”.
    Donald Trump? Un presidente «incontrollabile, e forse anche mentalmente instabile», ma proprio per questo «ha devastato la sacra tradizione di almeno 70 anni di presidenze americane, dove le politiche reali furono sempre influenzate o truccate da Shadow Government e Deep State, fino alla presidenza Obama inclusa». Conclusione: «Trump va quindi abbattuto. Ma quest’uomo è molto meno fesso di ciò che appare», scrive Barnard. Messo sotto assedio, ha quindi contrattaccato con quei due numeri, 13818 – 82 FR 60839.
    Premessa: «Donald Trump è sotto una ‘Dresda’ di bombe per abbatterlo», fra cui il presunto accordo-scandalo con Putin per truccare le elezioni 2016, che coinvolge anche la sua famiglia (e la relativa inchiesta è nelle mani dell’implacabile ex direttore dell’Fbi Robert Mueller). Sconta «accuse di grave instabilità mentale, da impeachment», apparentemente documentate dall’esplosivo bestseller “Fire and Fury” di Michael Wolff: «Una presunta serie di abusi sessuali ai danni di donne lungo la sua carriera, sia da businessman che come politico». Poi c’è una sfilza di accuse a membri del suo governo (Steve Mnuchin, Ryan Zinke, Tom Price) per uso personale di denaro pubblico. «Tutti questi scandali s’appoggiano pesantemente sui poteri e/o sulle spiate dello Shadow Government».
    Ce n’è a sufficienza per demolire chiunque, osserva Barnard. E Trump, senza quel micidiale documento (che ha firmato il 20 dicembre 2017) sembrava un gigante dai piedi d’argilla. «Non controlla l’Fbi, prima diretta dal suo arci-nemico Comey e oggi da Christopher Wray che a sua volta non controlla l’Fbi». In più Trump «non controlla la Cia, diretta da Mike Pompeo, che a sua volta non controlla la Cia». Di più: «Non controlla la Nsa diretta dall’ammiraglio Michael Rogers, che a sua volta non controlla la Nsa». Donald Trump «non ha nessuna influenza sulla Nga, che gioca un ruolo centrale in tutte le inchieste di massima sicurezza in America». Questo, per quanto riguarda lo Shadow Government. «Poi è troppo ricco per poter essere comprato dal Deep State, che – specialmente con Wall Street e la dirigenza ebraica americana – è lo sponsor principale dei democratici, e di tutti i repubblicani ostili al presidente». Al che, continua Barnard, quattro giorni prima di Natale cade la bomba 13818 – 82 FR 60839. «E, usando un’impareggiabile espressione americana, “the shit hit the fan” (la merda finì nelle pale del ventilatore)». Attenzione: l’ordine esecutivo «è uno degli atti legislativi americani più dirompenti da sessant’anni». Cosa dice? Colpisce con le massime armi – militari, giuridiche e finanziarie – chiunque si renda colpevole di violazioni dei diritti umani e di corruzione, negli Usa e nel mondo. L’ordine esecutivo «va a colpire queste infami catene là dove gli fa più male, cioè nei soldi, con il blocco e la confisca dei loro denari, proprietà, titoli, azioni, anche nelle loro forme più maliziosamente nascoste o lontanamente imparentate».
    Certo, «sappiamo che Trump non è Mandela», e infatti quel decreto è stato scritto «per mitragliare a morte un settore ben preciso delle violazioni dei diritti umani». Nel mirino c’è una piaga indicibile: «Il mercato dei minori per pedofilia, nel bacino più ampio dei trafficanti di persone». Infatti, spiega Barnard, il presidente aveva anticipato questa legge il 23 febbraio 2017 in conferenza stampa, rilanciata dalla “Associated Press”, «dove parlò proprio di traffici umani per pedofilia». Ma perché? «Perché Trump sa bene che questo abominio, l’abuso di minori venduti, sembra aver infettato la maggioranza dei vertici del Deep State, col silenzio dello Shadow Government, e con un presunto forte coinvolgimento di una notissima associazione di beneficenza: la Clinton Foundation». Come fa Trump a saperlo? «Da anni ne parla in pubblico un ex pezzo grosso della Cia, più altre fonti autorevoli». Sicché, il suo “executive order” «colpirà proprio i suoi nemici».
    In questo preciso momento, giura Barnard, «negli Stati Uniti alcuni altissimi nomi stanno tremando, e precisamente dalla mattina del 21 dicembre scorso, quando l’“executive order” 13818 – 82 FR 60839 è stato pubblicato ‘in Gazzetta’ a Washington». Un contrattacco mortale: «Jfk fu ucciso per meno, a quanto sappiamo fino ad oggi. Infatti i collaboratori di Trump sapevano che la vita del presidente sarebbe stata immediatamente in pericolo dopo quell’ordine esecutivo». Proprio per questo, infatti, «hanno fatto la pensata di tutte le pensate». Cioè: il ricorso d’emergenza al Pentagono. Nelle prime righe dell’“executive order”, il presidente scrive: «Io perciò decido che i gravi abusi dei diritti umani, e la corruzione, nel mondo costituiscono un’insolita e straordinaria minaccia alla sicurezza nazionale». Notare: le parole “minaccia” e “sicurezza nazionale”, pronunciate dal presidente degli Stati Uniti, «implicano l’immediata mobilitazione di tutto l’esercito americano, cioè del Pentagono. E’ di fatto un preallarme di guerra, e di conseguenza le protezioni intorno al presidente divengono massime. E quando si muove il Pentagono non esiste nulla al mondo, se non un arsenale nucleare straniero, che possa batterlo. Questo è ultra-chiaro a tutti gli apparati di Deep State e Shadow Government, che ora sono in “deep shit”, nella merda fino al collo, per essere chiari».
    Non è stato un caso che Trump abbia messo nei posti chiave a Washington tre generali e un ammiraglio a capo dei più potenti 007 degli Usa, sottolinea Barnard. «Abbiamo il generale James “Mad Dog” Mattis come ministro della difesa, il generale John Kelly come White House Chief of Staff e il generale H. R. McMaster come Consigliere per la Sicurezza Nazionale. Poi, anche se boicottato dai suoi sottoposti, c’è l’ammiraglio Michael Rogers a capo dalla Nsa. Insomma, il Pentagono. Trump sarà anche scemo, ma cosa sia lo Shadow Government lo sapeva benissimo, e si è protetto». Protezioni salva-vita, ora che Trump – per sfuggire all’assedio di cui è vittima – incalza i suoi nemici, capeggiati da Hillary Clinton, con quell’ordine esecutivo concepito «per metterli in un angolo con indagini profonde sul traffico internazionale di minori per pedofilia, in cui sarebbero coinvolti molti vertici Usa del Deep State, inclusi i Clinton, col silenzio dello Shadow Government». “The Donald” lo sta facendo «coprendosi le spalle con l’intero esercito degli Stati Uniti». Del resto, l’argomento toccato è off limits: pedofilia e potere, “non aprite quella porta”. Nessuno aveva mai osato tanto: l’abuso di bambini, nelle alte sfere, è un tabù inaccessibile. Chi tocca, muore.
    «Esisterebbe dunque un traffico di minori per pedofili di altissimo livello ai vertici del Deep State, inclusi i Clinton», scrive Barnard. «Trump apprende questo da molte fonti, la prima delle quali è l’ex agente e dirigente pluridecorato della Cia Kevin M. Shipp. Costui, senza la fama attribuita al suo collega ‘whistleblower’ Edward Snowden, sta rivelando da anni il livello di marciume criminale che davvero permea lo Shadow Government in America». Shipp è stato esperto di anti-terrorismo, guardia del corpo di due direttori della Cia. Era ai vertici della Counterintelligence, ed è stato citato dal “New York Times” come «veterano della Central Intelligence Agency». In altre parole: «Non è proprio un signor nessuno nello Shadow Government americano». Barnard ricorda che da anni il “Washington Times”, il “New York Post” e l’inglese “Guardian” «riportavano notizie certe sui cosiddetti “Voli Lolita” – cioè voli su un jet privato per orge con minori – organizzati dal miliardario pedofilo Jeffrey Epstein». Per dire: «Bill Clinton, secondo gli atti del processo che condannò Epstein, fu ospite 26 volte su quei voli». Altri nomi di alto rango trovati nell’agenda “nera” del miliardario «furono Tony Blair, Michael Bloomberg, Richard Branson fra molti altri, e i cellulari delle minori schiave del sesso fra cui “Jane Doe N.3”», una ragazzina che negli atti processuali ha dichiarato di «essere stata costretta a rapporti sessuali con diversi politici americani, top businessmen, un premier famosissimo e altri leader internazionali».
    Nel 2006, continua Barnard, «Epstein fece una grassa donazione alla Clinton Foundation». Nella capitale Usa, la Ong di Conchita Sarnoff, “Alliance to Rescue Victims of Trafficking”, ha decine di files su “potere e pedofilia”. Un incubo? Certo. «Ora, provate a trovare traccia sui grandi media italiani o americani dell’esplosivo affare». Niente: silenzio assoluto sui nomi coinvolti, «come Bill e Hillary Clinton, Robert Mueller, Kevin M. Shipp». Sui media, le espressioni Deep State e Shadow Government neppure compaiono. «Attenti, non parliamo di una legge del Nicaragua, ma del presidente americano più discusso e delegittimato della storia». Silenzio stampa totale: ne accenna il solo “Financial Times”, «ma svuotando tutta la news». Peggio: il 19 gennaio, giunge al Congresso un memorandum «che sembra contenere le prove delle azioni della Clinton, coi soldi del Partito Democratico, col silenzio di Cia ed Fbi, per usare i poteri “tech” della Nsa permessi dalla legge Fisa, sotto la presidenza di Obama… e il tutto per spiare la campagna elettorale di Trump, per corrompere testimoni russi a dire il falso contro il neo-eletto presidente, e con la collusione di Londra». “Fox News” titola: “Molto più grave del Watergate”. Il sito di finanza “Zero Hedge” pubblica all’istante i Tweet di alcuni senatori americani sotto shock, con parole come «questo memorandum manderà a spasso un sacco di gente, al Dipartimento della Giustizia, e certi nomi finiranno in galera», dalla bocca del senatore Matt Gaetz.
    Roba da invadere le prime pagine, dal “New York Times” fino a “Repubblica”, passando per “Cnn”, “Bbc” e “Rai”. «Nulla. Vado su “Fox News”, e in prima non c’è più nulla! Perdo il fiato. Ma lo recupero quando “Zero Hedge” pubblica un Tweet del più autorevole fra gli autorevoli, Edward Snowden, che conferma tutto». Eppure, di nuovo – scrive Barnard – ago e filo «hanno cucito la bocca e le dita di tutto il mondo dei media che contano in un istante, e con un potere di assolutismo che davvero non credevo possibile a questo livello».
    Clinton, pedofili al potere: e Trump mobilita il Pentagono ? Complottisti

  6. #1366
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    Predefinito Re: Lerciume comunista

    Adesso la Cgil va a scuola di islam
    La Cgil/Spi a scuola di islam. L'iniziativa lanciata in Val d'Aosta dovrebbe essere replicata altrove. Ecco di cosa hanno discusso i sindacalisti
    Giuseppe Aloisi
    La Cgil/Spi a scuola di islam e cultura araba. "Cenni di storia dell'islam e dei paesi arabi", infatti, è stato il titolo di un corso tenuto dal giornalista valdaostano Roberto Mancini per il sindacato in questione.
    Secondo quanto si apprende da AostaSera, nella regione italiana confinante con la Francia, la Svizzera e il Piemonte si è da poco conclusa questa iniziativa, che ha registrato la partecipazione di una quarantina di persone.
    La notizia sull'inaugurazione del corso era stata riportata anche dall'Ansa: "Cenni di storia dell'Islam e dei paesi arabi" è il titolo di un corso promosso dalla Cgil e dallo Spi/Cgil della Valle d'Aosta - si legge sull'agenzia citata -. E ancora:"A presentare l'iniziativa sono stati Vilma Gaillard (Cgil) e Gaetano Maiorana (Spi/Cgil). Le lezioni, aperte a tutti, saranno tenute dal giornalista Roberto Mancini. Si svolgeranno nella sede della Cgil di Aosta, in via Binel 24, dalle 17 alle 18.30. In totale sono previste 10 lezioni. "Sono felice e onorato - aveva evidenziato Mancini - perchè con questa iniziativa la Cgil recupera i propri valori storici tra cui il principale che è quello dell'uguaglianza tra i cittadini". Dieci lezioni, insomma, tramite le quali approfondire la storia della religione musulmana e quella dei paesi in cui questa fede, almeno per buona parte, viene professata. E tramite i quali la Cgil avrebbe così ripristinato il suo naturale ruolo nel campo dei valori.
    Negli incontri sono stati affrontati: il Corano, la figura di Maometto, l'Arabia del IV sec. d.C., l'egira e gli eventi della storia contemporanea. "Dallo scià Reza Pahlavi all’ayatollah Komeini, i giovani turchi Mustafa Kemal e ancora la dichiarazione Balfour fino ai Wahabbiti", ha sottolineato il quotidiano online citato. Una vera e propria full immersion nel mondo arabo, dunque, in nome dell'uguaglianza e degli storici valori della Cgil.
    Adesso la Cgil va a scuola di islam

    L'Ue bacchetta San Marino: "Non ha leggi contro il razzismo"
    Monito del Consiglio d'Europa alla più antica repubblica del mondo: deve dotarsi di una legge anti-discriminazioni razziali
    Ivan Francese
    L'Unione Europea esprime "preoccupazione" perché a San Marino manca una legislazione penale che condanni esplicitamente le discriminazioni razziste e che allarghi i diritti civili per le persone omosessuali.
    A puntare il dito contro la più antica repubblica del mondo è infatti un organo del Consiglio d'Europa, la commissione contro il razzismo e l'intolleranza (Ecri, ndr). Che nel suo rapporto sui diritti sottolinea come all'ombra del Monte Titano non esista ancora "una legislazione penale che vieti la discriminazione fondata sulla lingua o il colore della pelle, né di un organismo indipendente per la lotta contro il razzismo, la xenofobia, l’antisemitismo e l’intolleranza a livello nazionale".
    Secondo i funzionari di Bruxelles infatti il piccolo Stato stretto fra Romagna e Marche dovrebbe essere più esplicito nell'inasprimento della lotta a questo genere di discriminazioni, facendo "figurare il riferimento al colore della pelle e alla lingua tra i motivi di discriminazione vietati" e di creare istituzioni indipendenti che si occupino specificamente di questo tema.
    "I cittadini stranieri residenti a San Marino non hanno il diritto di voto attivo e passivo alle elezioni amministrative - si legge inoltre nel rapporto della commissione - i cittadini italiani residenti da lungo tempo a San Marino che non intendono rinunciare alla nazionalità italiana non possono acquisire la cittadinanza sammarinese e le coppie dello stesso sesso non hanno il diritto di sposarsi o di ottenere un’altra forma di riconoscimento giuridico della loro relazione di coppia”.
    L'Ue bacchetta San Marino: "Non ha leggi contro il razzismo"

  7. #1367
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    Predefinito Re: Lerciume comunista

    Lo schifo dello schifo.

    https://poterealpopolo.org/potere-al-popolo/programma/


    https://poterealpopolo.org/potere-al-popolo/manifesto/

    Diffusione in più lingue.

    I sottoscritti: Heidi Giuliani, non era per caso la madre del ragazzo ucciso a Genova?

    Valerio Evangelisti lo scrittore

  8. #1368
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    Predefinito Re: Lerciume comunista

    Lo era.
    Non per caso.
    La feccia della feccia itagliana.
    Quelli che, all'atto pratico, il popolo manco saprebbero chi sia.
    Se il popolo permetterà alle banche private di controllare l’emissione della valuta, con l’inflazione, la deflazione e le corporazioni che cresceranno intorno, lo priveranno di ogni proprietà, finché i figli si sveglieranno senza casa.

  9. #1369
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    Predefinito Re: Lerciume comunista

    Scoperta setta macrobiotica, adepti in schiavitù: “Una vittima arrivata a pesare 35 kg”

    Le vittime erano manipolate attraverso il rigido controllo dell’alimentazione e la negazione di ogni contatto con il mondo esterno: cinque gli indagati della “psico-setta” attiva tra le Marche e l’Emilia-Romagna. Tra loro anche il guru dell’alimentazione macrobiotica, Mario Pianesi, 73 anni. Seguaci anche costretti a lasciare il lavoro e non prendere medicine.

    Cronaca italiana
    14 marzo 2018
    di Biagio Chiariello

    Venivano manipolati e ridotti in schiavitù attraverso il rigido controllo dell’alimentazione e la negazione di ogni contatto con il mondo esterno. Erano i membri di una “psico-setta”, che operava tra le Marche e l'Emilia-Romagna nel campo dell'alimentazione macrobiotica e i cui membri risultano ora indagati nell’ambito di un’operazione condotta dalla polizia di Ancona in collaborazione con la procura distrettuale antimafia anconetana. Cinque le persone iscritte nel registro degli indagati al termine delle indagini delle squadre mobili di Ancona e Forlì, supportate dal Servizio centrale operativo, con accuse che, a vario titolo, vanno dall'associazione a delinquere finalizzata alla riduzione in schiavitù ai maltrattamenti, dalle lesioni aggravate all'evasione fiscale. Chi è il guru del macrobiotico finito nei guai

    Tra loro c'è anche Mario Pianesi, guru dell’alimentazione macrobiotica, con laurea ad honorem in Medicina conseguita all'Accademia delle scienze della Mongolia. Pianesi era considerato un'autorità nel campo dell'alimentazione macrobiotica in Italia, collaborava con importanti istituti di ricerca, faceva conferenza ed era a capo di un impero economico con decine di punti vendita e ristoranti a tutta Italia. Gli adepti erano schiavi L'inchiesta era partita all'inizio del 2013 dopo la denuncia di una ragazza, in passato vittima della setta. I ‘santoni’ operavano anche in campo "sanitario", promettendo cure miracolose a cui la giovane aveva creduto. Il capo della setta sosteneva che specifiche diete preparate dal suo gruppo sarebbero state in grado di guarire malattie incurabili. Gli inquisiti finivano per manipolare i seguaci, spesso in condizioni di fragilità psicologica, fino gestirne l’intera vita e a pretendere da loro donazioni di denaro. L'esame dei conti bancari, spiegano gli investigatori, "ha confermato come le ingenti somme venissero, alla fine, convogliate sui conti personali e dei familiari dei principali indagati". Il guru della "psico-setta a scopo economico" aveva creato alcune società a lui riconducibili. Pianesi "pretendeva dagli ‘adepti' donazioni in denaro, a suo dire, ad esempio alla realizzazione di una grande clinica dove praticare cure alternative alla medicina ufficiale: chi non riusciva a pagare subiva una sorta di processo di fronte al guru e ad altri adepti e doveva fare autocritica". Costretti a lasciare il lavoro Nelle carte degli inquirenti si legge che il leader della setta plasmava un “asservimento totale delle vittime” attraverso un “rigido stile di vita, attraverso le cosiddette diete Ma.Pi (dal nome del maestro), in numero di cinque (gradualmente sempre più ristrette e severe) e le lunghe conferenze da lui tenute, durante le quali si parlava per ore della forza salvifica della sua dottrina alimentare”. Gli adepti venivano convinti ad abbandonare il loro lavoro e in genere ad abiurare la precedente vita e a “lavorare” per l’associazione quale ringraziamento per il messaggio salvifico ricevuto; di fatto si trattava di sfruttamento, costretti a lavorare per molte ore e, nella migliore delle ipotesi, sottopagati. Agli indagati vengono anche contestati una serie di reati di natura finanziaria per aver evaso il pagamento delle tasse per centinaia di migliaia di euro. Una delle vittime pesava solo 35 chili Una vittima della setta macrobiotica era arrivata a pesare 35 chili dopo essersi sottoposta al ferreo regime alimentare imposto dalle diete Ma.Pi. Secondo quanto si è appreso, la giovane quando ha deciso di intraprendere la dieta non aveva alcun problema di peso ma è stata comunque sottoposta ad un dieta da fame giungendo ad essere sottopeso. Indagata anche la moglie di Pianesi Mario Pianesi, 73 anni, sua moglie Loredana Volpi, 51 anni, e altri due suoi collaboratori sono indagati dai pm di Ancona. Volpi e gli altri due "rivestono ruoli apicali nella piramide organizzativa e decisionale del sodalizio", secondo la squadra mobile del capoluogo marchigiano che ha ereditato l'indagine iniziata dai colleghi di Forlì, dove è stata presentata la denuncia della ragazza vittima della setta.


    https://www.fanpage.it/scoperta-setta-del-macrobiotico-seguaci-schiavizzati-e-costretti-a-non-prendere-medicine/

    Invece quelli che "voi non avete la laurea" così ne parlano:

    Mario Pianesi, chi è il guru indagato della setta macrobiotica - Corriere.it
    Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove fanno il deserto dicono che è la pace.
    Tacito, Agricola, 30/32.

  10. #1370
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    Predefinito Re: Lerciume comunista

    Rita Dalla Chiesa: "Terroristi pontificano Senza pentirsi in tv"
    Rita Dalla Chiesa non ha dimenticato il suo dolore per la morte del padre ucciso dalla mafia e in prima linea contro i terroristi rossi
    Luca Romano
    Rita Dalla Chiesa non ha dimenticato il suo dolore per la morte del padre, il Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa ucciso dalla mafia a Palermo e da sempre in prima linea contro il terrorismo che ha chiuso in una morsa il Paese negli anni '70 e '80.
    Adesso gli ex terroristi rossi sono tornati in tv per parlare di quanto accaduto in quegli anni. E in un'intervista a La Verità con Gianluigi Nuzzi, la Dalla Chiesa si sfoga: "Sono amareggiata perché quando ci sono questi momenti vengo risucchiata indietro di quarant’anni riprovando lo stesso dolore. Di fronte agli ex terroristi che tornano in tivù e pontificano, avrei voluto vedere lo stesso sdegno della gente per l’intervista a Totò Riina. Come mai invece non c’è stato? Questa storia dell’eversione di sinistra è stata sempre protetta dai salotti rossi, da certa intellighentia. Vedevano infatti in quei ragazzi, solo dei giovani che sbagliavano, non degli assassini. Così oggi vedere degli ergastolani che dopo vent’anni sono già fuori dà rabbia e genera un profondo senso di sconfitta e ingiustizia. Non sono una giustizialista, ma ci sto male, perché la mia famiglia come tantissime altre, ha pagato in modo pesante tutta questa storia".
    Parole dure che fanno riflettere. Poi l'ex conduttrice di Forum rincara la dose: "La storia degli Anni di piombo non deve essere raccontata dagli ex terroristi. Perché hanno la loro visione di quel periodo e dovrebbero mettersi dalla parte - loro con l’eskimo e la P38 - di chi all’epoca portava la divisa. La gente oggi ricorda i nomi di Renato Curcio, Alberto Franceschini e Adriana Faranda ma se chiedi i nomi di giudici, magistrati, giornalisti morti in quegli anni non ti sanno indicare un nome…". Infine la Dalla Chiesa parla della mancanza di pentimento da parte dei brigatisti: "Non ho visto un barlume di pentimento, una richiesta di scusa a chi hai fatto tanto male. Certo poi c’è Patrizio Peci che vorrei conoscere, guardare in faccia, gli è stato ucciso un fratello per essersi dissociato e aver iniziato a collaborare con mio padre, al quale si era molto legato. Ma in questi altri, in tivù, non ho letto il minimo pentimento. C’era un compiacimento nei loro occhi".
    Rita Dalla Chiesa: "Terroristi pontificano Senza pentirsi in tv"

    L'Ong e gli abusi sessuali: il mesto contrappasso del terzomondista Bono
    In Tanzania l'associazione «One» nella bufera Il leader degli U2 costretto alle scuse pubbliche
    Massimiliano Parente
    Dopo la marcia su Roma delle paladine del #metoo, il cui movimento è molto fumo e niente arrosto, molti tweet, molte dichiarazioni fuori tempo massimo, molto vittimismo esibizionista in tv e suoi giornali, e nessuna reale denuncia, adesso si torna a parlare di bullismo sessuale. E non un bullismo semplice, nostrano, non un bullismo hollywodiano, ma addirittura terzomondista.
    Succede insomma che Bono, il frontman degli U2, scopre alcuni presunti episodi di bullismo nella sua organizzazione di beneficenza non governativa «ONE». Pensate che scandalo: è come se Gino Strada beccasse un medico di Emergency a molestare un'infermiera del Ruanda. Nella fattispecie una donna sposata ha denunciato al Mail on Sunday (ma si fanno sempre sui giornali le accuse?) di essersi rifiutata di fare sesso con un membro del Parlamento della Tanzania, e per questo di essere stata retrocessa per azione del suddetto membro.
    Una buona notizia è che per una volta non sono solo i membri occidentali sotto accusa, cominciamo anche con i membri africani. Un'altra buona notizia è il divertimento nel vedere un buonista attivista filantropo come Bono rimanerci male nello scoprire che certe cose succedono in casa sua. Tutto mondo è paese, figuriamoci i membri. Lui così impegnato nella pace del mondo, lui ossessionato solo dal combattere Donald Trump (lo ha perfino bandito dai suoi concerti) e il fascismo dilagante in Europa (dove lo vedano, tutto questo fascismo dilagante, lo sanno solo loro), ora deve fare i conti con gli ormoni della Tanzania. Inoltre, altro effetto positivo da considerare: Asia Argento a questo punto dovrà organizzare una marcia contro le molestie e il bullismo a Dodoma, così ce la togliamo dalle scatole per un po' e smette di bloccare il traffico a Roma.
    L'Ong e gli abusi sessuali: il mesto contrappasso del terzomondista Bono

 

 
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