Lerner si occupa di mamma Salvini ma non di suo papà che lo querelo'
Paolo Bracalini
«Vien da chiedersi: ma cosa penserà di Salvini la madre di Salvini? Quando, di fronte a quello che, comunque la si pensi, rimane un dramma umano, il suo Matteo scrive: Non sbarca nessuno, mi sono rotto le palle. Lo sappia quella sbruffoncella». E' la domanda che si pone Gad Lerner, forse il giornalista italiano in assoluto più ossessionato da Salvini (ma che comunque ha rimediato un programma in Rai in epoca leghista, una bella fortuna). Lerner ha pensato, con poca delicatezza, alla madre di Salvini, il quale poi ha risposto: «Tranquillo Gad, la mia mamma è orgogliosa di me e mi vuole tanto bene». Tuttavia vien da chiedersi: e la famiglia di Gad, cosa ne penserà di Gad? Sarebbe una domanda inopportuna se non avesse già risposto il padre di Lerner, con una querela al figlio. Perché? Per il ritratto che il giornalista, già tesserato Pd, ha fatto di lui in un suo libro, con frasi ritenute offensive dal padre, Moshè Lerner, tanto da portare il figlio in tribunale. Nel libro di Lerner il padre viene descritto come un «viveur cosmopolita», un «apolide che stenta a riconoscersi», un uomo «dall'inconfondibile postura beffarda e lo sguardo di sfida» che simula «una vita di successi che è l'esatto contrario di quella sfortunata che ha vissuto», insomma a dir poco un fallito, tanto che Gad nel libro si dichiara «atterrito per il dubbio di essere nient'altro che il discendente di quel padre», il che «avrebbe certo reso fallimentari i miei sforzi di integrazione nel mondo circostante», destinandolo a ripeterne «il palese insuccesso».
Un ritratto devastante del genitore, che infatti la prese malissimo denunciando il figlio per diffamazione, accusandolo di aver scritto «affermazioni minanti» la sua «onorabilità», sia «come padre sia come figura che ha svolto nel passato ruoli di notevole importanza nel commercio estero e nelle relazioni pubbliche». La querela verrà poi archiviata dalla Procura di Milano nonostante, annoto' il pm a proposito di Gad Lerner, le «espressioni forti, sgradevoli e inconsuete rispetto alle comuni modalità con cui ci si rivolge ai propri genitori». Rapporti famigliari pessimi, non esattamente il pulpito migliore per fare domande su quelli altrui.
Informazione Corretta
La trasmissione di Gad Lerner: un capolavoro del pensiero unico delle sinistre
Lampi del pensiero di Diego Fusaro/ "L'approdo", questo il titolo della trasmissione. In studio un barcone: che è, di fatto, un monito per tutti noidi Diego Fusaro
La nuova trasmissione di Gad Lerner, instancabile aedo della mondializzazione infelice, è un capolavoro del pensiero unico delle sinistre fucsia cosmopolite. Ossia di quelle sinistre che non difendono se non il solerte operato del padronato cosmopolitico liquido-finanziario. "L'approdo", questo il titolo della trasmissione. In studio, ben visibile, un barcone: che è, di fatto, un monito per tutti noi. In vista di cio' che il capitalismo globale vuole farci diventare: sradicati e apolidi, precari e migranti, sempre per mare tra i procellosi flutti del globalismo liquido-finanziario. Del resto, v'è una straordinaria convergenza di vedute tra i papulisti di Bergoglio, col loro Vangelo secondo Soros, gli apolidi della finanza e lo stesso Gad Lerner. Il quale, pochi mesi addietro, poté senza pudore esclamare, in diretta nazionale: "viva Soros!".
La trasmissione di Gad Lerner: un capolavoro del pensiero unico delle sinistre - Affaritaliani.it
LA VOLANTE ROSE' DI LERNER SOCCORRE SOROS
Ci dev' essere un disagio profondo se in pochi giorni uno come Gad Lerner ha messo la testolona ricciuta sul ceppo. Ieri, su Repubblica, si è lanciato in una appassionata difesa di un indifendibile come George Soros, il magnate ungherese che prima specula contro gli Stati e poi fa il pubblico benefattore.
Dunque «Se Soros diventa il diavolo» , arriva in soccorso la Volante Rosée dell' enologo Lerner. Il pretesto è che il blog dei 5 stelle ha definito Radio radicale "Radio Soros", per via di certi finanziamenti, e questo proverebbe che Lega e M5s pari sono in questo delirio complottista contro l' uomo che nel 1992 ha tentato di affossare la lira e la sterlina puntando alcuni fantastiliardi. Soros lo fa spesso, di solito ci guadagna, ma non è cattivo perché poi regala metà dei suoi (in)giusti profitti ai poveri del pianeta, tra cui Emma Bonino e le Ong che fanno la gioia degli scafisti.
Ha un chiaro progetto politico, ma non lo si puo' criticare perché è ebreo e quindi se lo si critica è «antisemitismo». Ci avevano insegnato che il nobile giornalismo sta dalla parte dei più deboli, come chi si ritrova in tasca una moneta fortemente svalutata perché dall' altra parte del mondo c' è un «filantropo» che sa solo fare i soldi con i soldi. Poi arriva il compagno Lerner e si schiera col miliardario. Là dove ululavano i cani da guardia del potere, presto o tardi subentreranno i barboncini, in un commovente abbaiare a difesa del più ricco.
https://www.dagospia.com/rubrica-3/p...olo-206251.htm
Danimarca, premier fa dietro-front: "Stop alla linea dura anti-clandestini"
Il “dietro-front” della nuova leader della Danimarca sarebbe stato imposto dai partiti di sinistra minoritari che, con i loro voti, la mantengono al potere
Gerry Freda
In Danimarca si è appena insediato il nuovo governo, capeggiato dal primo ministro socialdemocratico Mette Frederiksen.
Costei, il più giovane premier nella storia del Paese nordico, nel delineare ai media locali le linee programmatiche del suo esecutivo ha pero' rilasciato delle dichiarazioni palesemente contrastanti con quanto da lei promesso in precedenza, ossia durante l’ultima campagna elettorale. La quarantunenne esponente della sinistra aveva appunto finora giurato di mantenere in piedi la strategia del rigore sviluppata in ambito migratorio dai governi del passato, per poi affermare clamorosamente, intervistata dalla televisione pubblica DR subito dopo il suo recente insediamento, di volere “accantonare” la linea dura anti-clandestini promossa dalle precedenti amministrazioni conservatrici.
Tale “rigetto” delle politiche propugnate dal suo predecessore di centro-destra Lars Lokke Rasmussen, premier di Copenaghen dal 2015 al 2019, è stato giustificato dalla leader socialdemocratica evidenziando la necessità che la Danimarca recuperi la sua “immagine storica di comunità generosa e tollerante”. Il ripristino nel Paese nordico dei “valori di umanità e solidarietà” verrà conseguito dalla Frederiksen ospitando nel territorio nazionale “maggiori quote annuali di richiedenti asilo” e abrogando le norme, varate dal conservatore Rasmussen, che dispongono un inasprimento di pena automatico ai danni dei clandestini condannati per qualsiasi reato dai tribunali danesi.
L’esponente della sinistra ha poi dichiarato che il valore della solidarietà tornerà a sussistere in Danimarca grazie anche a un “potenziamento” dello Stato sociale. Nel programma di governo della Frederiksen, oltre all’abbandono del “pugno di ferro” verso gli stranieri irregolari, vi è appunto, a rimarcare ancora di più la discontinuità tra lei e le amministrazioni precedenti, un aumento delle spese a beneficio dei cittadini in difficoltà, che erano state significativamente ridotte, per esigenze di bilancio, durante il mandato di Rasmussen.
Secondo le testate locali, il “dietro-front” della leader socialdemocratica rispetto agli annunci fatti nelle scorse settimane sarebbe la conseguenza dell’accordo siglato tra la stessa Frederiksen e altri partiti di sinistra minori, il Partito Popolare Socialista, la Lista dell'Unità - I Rosso-Verdi e il Partito Social-Liberale Danese. I socialdemocratici, avendo in parlamento non più di 50 deputati ed essendo quindi privi della maggioranza assoluta dei seggi, si sono infatti trovati costretti ultimamente a procacciarsi il consenso di queste formazioni politiche circa l’insediamento di un governo di minoranza, ricorrendo a lunghe ed estenuanti trattative.
I partiti di sinistra minoritari avrebbero alla fine acconsentito a dare la propria fiducia parlamentare al nuovo premier Frederiksen soltanto in cambio di una “rottura con il passato” da parte della quarantunenne. Di conseguenza, il neo-costituito esecutivo di Copenaghen resterà in piedi soltanto se la leader socialdemocratica opererà realmente una svolta pro-migranti e un allentamento del rigore nella gestione delle finanze statali.
Danimarca, premier fa dietro-front: "Stop alla linea dura anti-clandestini" - IlGiornale.it
Meluzzi su scosse elettriche ai bambini: “Il buonismo della sinistra genera mostri”
E’ emerso un orrore senza fine dalle indagini della procura di Reggio Emilia, che hanno portato all’arresto di 18 persone (tra cui il sindaco dem di Bibbiano Andrea Carletti) e rivelato l’esistenza di un business da centinaia di migliaia di euro basato sull’affidamento di minori allontanati pretestuosamente dalle famiglie naturali; un pozzo di disumanità e menzogne in cui i minori subivano freddi e sistematici abusati, i loro ricordi “riprogrammati” con scosse elettriche per poterli strappare ai genitori naturali, e ogni tentativo di questi ultimi di entrare in contatto coi propri figli, scoraggiato. Abbiamo chiesto al professor Alessandro Meluzzi, psichiatra, criminologo, scrittore e collaboratore della versione cartacea della nostra testata, una sua opinione sulla vicenda.
Nella civile e democratica Emilia si è scoperchiato un vaso di Pandora di abusi e atrocità che vedono come protagonisti un sindaco Pd, servizi sociali e una Onlus. Pensiamo anche allo scandalo degli abusi di Oxfam e Save the Children nei Paesi del terzo mondo, o ai casi di mobbing di Amnesty International. Progressismo, diritti, #restiamoumani, e poi? Cosa succede nella mente di queste persone?
Io l’ho sempre detto: il buonismo è il contrario della bontà, per due ordini di ragioni. La prima è per cosi' dire “veniale”, legata al fatto che il buonismo, diversamente dalla bontà, esclude — nel nome della morale e delle buone intenzioni di cui sono lastricate le vie dell’inferno — l’etica delle responsabilità. Ogni azione compiuta, cioè, comporta delle conseguenze. Quindi se io immetto delle risorse in una direzione, inevitabilmente le sottraggo a un’altra, per cui devo fare un calcolo equo di cosa è giusto, evitando di inseguire follemente il «migliore dei mondi possibili» e l’utopia. La seconda è che dietro il buonismo si nasconde anche un’ipocrisia da farisei, per cui queste persone, vivendo in un mondo fatto di grandi ideali e di porcissimi comodi, nascondono dietro l’esibizione vanagloriosa di grandi sentimenti gli abissi più profondi della natura dell’animo umano, intrisi di corruzione, di male, di false verità con le quali non osa neppure misurarsi perché ha un’immagine totalmente falsa del proprio Io ideale e del Super-io ideologico. Si tratta quindi di persone pericolosissime, che come nei tempi terribili del socialismo reale e di tutte le dittature giacobine esprimono il peggio della natura umana. E' l’esibizione della luce da dentro un’abisso di fogna. Come disse Gesù dei farisei “sepolcri imbiancati, dipinti di bianco di fuori ma dentro pieni di putridume e di ossa di morto”.
Quali saranno le conseguenze a livello psichico per i minori vittime di quegli abusi?
Gravissime e irreversibili.
La cronaca è punteggiata di casi in cui le istituzioni e gli organismi che dovrebbero prendersi cura dei più deboli finiscono poi per rivelarsi il vero problema. Pamela che si allontana da una comunità senza alcun apparente ostacolo e senza sorveglianza, le relazioni mendaci dei servizi sociali nel caso di Reggio Emilia. Ritiene che ci sia un problema con i controlli su queste istituzioni e sul potere che esse esercitano?
Non solo. C’è anche una complicità, che andrà indagata, di molti tribunali e di molte procure dei minori, che hanno agito in sinergia perfetta con queste onlus di psicologici falliti, di giudici onorari, di assistenti sociali collusi col mercato dei minori da dare in adozione o in affido a cooperative sociali – le stesse, peraltro, che si sono dedicate al lucrosissimo mercato dei migranti. Questi business sono stati finanziati in maniera enorme dal mondo del buonismo, in una dimensione basata sull’esibizione fasulla di grandi sentimenti, quindi speriamo che l’esito positivo di queste indagini sia uno scacco mortale a questa visione di welfare ricco, pingue e gestito da delinquenti mascherati da santi.
Ritiene che questo aldilà dei necessari accertamenti giudiziari siano un caso isolato o ritiene che potrebbero essercene altri magari dettati da un certo modo di intendere il ruolo dei servizi sociali?
C’è una pentola d’infamia da scoperchiare e mi auguro che verrà fatto fino in fondo. L’esperienza toscana del Forteto è stata solamente la punta dell’iceberg di questo mondo di oscenità, che ha come base una cultura e un’ideologia catto-marxista. Quando il partito comunista ha cancellato Marx e quando la Chiesa cattolica ha rinunciato a Gesù Cristo è nato il cattocomunismo, una miscela oscena di una chiesa senza Dio e di un Partito comunista senza classe operaia, dedicato soltanto alle false opere di bene, le false solidarietà e le false libertà, perché alla fine hanno pensato – in questo mondo ben pilotato dalla finanza internazionale di Soros & co. – che l’unica libertà che debba esserci fosse quella di andare in giro a culo nudo. Io, da perito e consulente di parte, da una trentina d’anni sto affrontando molti di questi casi nei tribunali della Repubblica. Con alcune di queste Onlus e alcuni di questi personaggi mi sono misurato e scontrato in storie che potete trovare nelle cronache giudiziarie italiane. Sono felice che tutto questo stia venendo allo scoperto, perché denuncio queste false verità da anni e finalmente si sta realizzando la frase «il diavolo fa le pentole ma non i coperchi». Sto seguendo proprio in questo momento il caso una coppia di Reggio Emilia a cui è stata sottratta prima la figlia maggiore, una bimba di nove anni data poi in affido, e poche settimane fa è stato il turno della bimba di un anno e mezzo. Questo per dire che non conosco il problema soltanto da vicino, ma proprio dal suo interno.
https://www.ilprimatonazionale.it/cr...2DHiynmLfUetWU
IL CENTURIONE FUBINI CONTRO I RIBELLI
Adriano Scianca per ''La Verità''
Al segnale di Federico Fubini, scatenate l' inferno.
Sembra di vederlo, il vicedirettore del Corriere della Sera nelle vesti di Massimo Decimo Meridio, mentre va alla conquista dei marcomanni nelle foreste germaniche per ordine dell' imperatore Marco Aurelio/Jean-Claude Juncker.
Gli imperi, del resto, sono cosi': ogni tanto c' è una provincia ribelle in cui andare a riportare disciplina col ferro e col fuoco. Solo che nella visione di Fubini, i marcomanni siamo noi. Ecco quindi il nostro affezionatissimo andare a Omnibus su La7 e lasciarsi sfuggire un eloquente lapsus, anche se «sfuggire» e «lapsus» non sono forse le parole giuste, dato che l' espressione è reiterata: «Non è la prima volta», ha detto Fubini alla trasmissione di La7, «che l' Unione europea ha una provincia ribelle, c' è stata la Grecia, la Gran Bretagna, l' Ungheria, la Polonia, nel tempo ci sono state delle province ribelli. Oggi l' Italia è la provincia ribelle.
La differenza è che nei casi precedenti, i leader delle province ribelli andavano al centro del sistema, si confrontavano, conoscevano anche sul piano umano gli altri leader, capivano quello che gli altri pensano, come gli altri ragionano, le regole del gioco, si assumevano le responsabilità degli impegni che prendevano e poi si arrivava o non si arrivava, ma per lo più si arrivava, a delle soluzioni». Capito? L' Italia è la provincia ribelle dell' Ue. Anzi, doppiamente ribelle, perché non solo vuole fare di testa sua, ma poi i suoi governanti, a differenza dei vari Alexis Tsipras, non si fanno neanche convincere dall' atmosfera ovattata dei meeting europei.
Il lessico militare scelto da Fubini la dice lunga sul modo in cui l' editorialista intende i rapporti fra Ue e Stati membri. L' Europa, pare di capire, non è per Fubini un terreno in cui possano scontrarsi visioni alternative, un luogo dialettico, aperto al cambiamento. Macché, è un blocco, un moloch, o sei allineato o sei un eretico. L' idea della diversità di indirizzo come «ribellione» rispetto a un cammino unico già tracciato è in effetti piuttosto inquietante, almeno quanto il fatto di degradare uno Stato sovrano, peraltro tra i fondatori dell' Unione europea, a mera «provincia».
Ma provincia di quale impero, poi? Chi ci capisce è bravo.
Di sicuro c' è che, nei confronti del suo impero, Fubini è un servitore zelante ma assai poco efficace, proprio per la tendenza a rilasciare parole in libertà che rischia di mandare in malora anni di propaganda. Poche settimane fa, presentando su Tv2000 il suo nuovo libro, il vicedirettore del Corsera si lascio' sfuggire di non aver voluto scrivere un articolo sull' aumento di mortalità infantile in Grecia a causa dell' austerity per non fornire armi alla propaganda sovranista, mostrando cosi' la sua, di vocazione propagandistica.
Sempre negli ultimi tempi, la sua intransigenza filo Bruxelles ha causato una sorta di terremoto interno in via Solferino, con il corrispondente Ivo Caizzi che ha accusato il suo vicedirettore di inventarsi le notizie al solo scopo di rendere omaggio all' Ue e di bastonare la provincia ribelle italiana. La buona volontà non manca, e del resto sedere nel board europeo della Open society foundations di George Soros fornisce sicuramente i dovuti stimoli. Ma la tendenza a strafare sembra sortire spesso risultati opposti a quelli desiderati, smascherando gli altarini e portando acqua al mulino sovranista. Insomma: fai anche meno, Federico. Anche meno.
https://www.dagospia.com/rubrica-3/p...suo-206646.htm
Antonio Socci massacra i compagni di sinistra: "Viva i migranti, ma solo in periferia"
Tornano Destra e Sinistra? Lo proclama la copertina dell' Espresso: «Chi si rivede: Destra e Sinistra. Da una parte i nazionalisti, i sovranisti, i nostalgici. Dall' altra le donne, i ragazzi, gli ambientalisti». Tutto chiaro dunque. Da una parte brutti, sporchi, cattivi e ottusi. Dall' altra belli, puliti, buoni e intelligenti. Da una parte il Male, dall' altra il Bene, da una parte il torto, dall' altra la ragione.
Questa è l' autorappresentazione della sinistra. Tutto chiaro, semplice e rassicurante. Permette di sentirsi i migliori, superiori ai «nemici». Solo che poi la realtà non sta nei suoi schemi: per esempio, l' Espresso dove metterebbe Berlusconi, oggi?
Cosa è di sinistra e cosa è di destra è l' assillo di sempre dei compagni che devono incasellare tutto nei loro schemi manichei in bianco e nero.
Ricordano il vecchio film «Maledetti vi amero'», dove il protagonista, il sessantottino Svitol, tornato in Italia alla fine degli anni Settanta, cercava di ritrovare le coordinate: «Il tè è di sinistra, come il riso integrale e la cucina macrobiotica. Il caffè invece è di destra, anche il bagno con la vasca è di destra. La doccia, invece, è di sinistra. L' erotismo è di sinistra, la pornografia è di destra. L' eterosessualità è di destra, l' omosessualità, invece, ha un profondo valore trasgressivo, quindi è di sinistra. In quanto a Nietzsche è stato rivalutato, cioè adesso è di sinistra compagni, non facciamo casino, ah! Bisaglia è di destra, Basaglia è di sinistra. Cosa vuol dire una vocale». E oggi? Su Twitter un certo Matteo Brandi ha ironicamente rappresentato cosi' la sinistra del 2019: «Viva i Rom, ma non nel mio quartiere. Viva il libero mercato, ma non per la mia radio. Viva le culture del mondo, ma non la mia. Viva l' austerity, ma non con i miei soldi. Viva il precariato, ma non per mio figlio. Viva la democrazia, ma non contro le mie idee». Si potrebbe continuare. Viva le tasse, ma non per me.
Viva la libertà di parola, ma non per chi esprime idee che io avverso. Viva il suffragio universale, ma solo se decreta la vittoria della mia parte. Viva gli altri popoli europei, ma non quando votano per la Brexit o manifestano coi gilet gialli contro Macron o scelgono i sovranisti.
Viva gli Stati Uniti, ma solo se non votano Trump. Viva i migranti, ma in periferia, non nel mio luogo di vacanza o nel mio condominio. Viva l' Umanità dall' altra parte del mare. Se invece è dall' altra parte del muro - sotto forma di vicino rumoroso - è insopportabile.
E poi: viva la lotta al riscaldamento globale, ma non chiedete a me di rinunciare alla macchina o ai miei consumi e al mio benessere. Viva il Tricolore, ma solo finché c' era da polemizzare con la Lega bossiana. Oggi va assolutamente sostituito con la bandiera della Ue.
Viva la bandiera della pace (da appendere ai balconi), ma solo per la guerra all' Iraq, non per quella alla Serbia o alla Libia.
Viva la sovranità nazionale, ma solo finché - in anni lontani - si manifestava contro la Nato e contro gli Stati Uniti. Oggi è un' espressione detestabile. Viva il Mercato, ma solo oggi, perché fino a ieri era il demonio.
L' ODIO E' SOLO ALTRUI
In effetti, l' uomo di sinistra deve fare attenzione con le cose da avversare. Dimenticati gli slogan rivoluzionari di ieri, oggi si proclama contro le parole di odio, ma solo quelle degli altri. E' contro l' intolleranza, ma non la sua. Contro i «privilegi», ma quelli altrui (per i propri ha una certa benevolenza). Contro l' omofobia e la discriminazione delle donne, ma facendo spallucce e fischiettando se parliamo di certi paesi islamici.
Contro la Chiesa, ma non i preti progressisti che stanno con la sinistra. Contro Berlusconi, ma non ora che avversa il governo.
Contro il M5S, ma solo finché è alleato della Lega. Se volesse graziosamente coalizzarsi con il Pd diventerebbe un' apprezzabile «costola della sinistra».
Contro la piazza, ma solo se ha idee «populiste», in caso contrario va esaltata la magnifica manifestazione democratica.
Contro il muro col Messico di Trump (che non è ancora stato innalzato), ma senza dire parola contro il muro col Messico già costruito da Bill Clinton (anche Giorgio Mario Bergoglio è contro tutti i muri eccetto le alte e invalicabili mura vaticane).
CONFUSIONE
E ancora: contro le frontiere chiuse di Salvini, ma non contro quelle di Minniti.
Contro l' attacco alle pensioni (usare l' espressione «massacro sociale»), ma non quando a «riformarle» è un governo «progressista». La conclusione potremmo affidarla a Nicolas Gomez Davila: «L' uomo di sinistra si crede generoso perché le sue mete sono confuse».
Oppure - fate voi - a Oriana Fallaci: «Per tenersi a galla oggi bisogna stare a sinistra». Non solo perché conviene, ma anche perché «ti garantisce il potere» ed «è di moda. Sissignori... E' un conformismo, una convenzione. Soprattutto per i banchieri e i magnati e i presunti intellettuali... Per i giornalisti e le giornaliste... Per gli stilisti... Per la Confindustria che fa lingua in bocca con la Cgil, insomma per quella che in America si chiama "the Caviar Left". La Sinistra al Caviale».
Il caviale del tramonto.
https://www.liberoquotidiano.it/news...-italiani.html
BENETTON METTE LA FACCIA PER I MAGLIONCINI E PER IL GENDER NON PER I MORTI
Maurizio Belpietro per “la Verità”
Luciano Benetton ha deciso di metterci la faccia. Non sulla tragedia di Genova, per rispondere di quelle 43 vite spezzate, alla vigilia delle vacanze estive dello scorso anno, dal crollo del ponte Morandi. No, come ci comunica Repubblica, giornale bene informato e altrettanto ben foraggiato dalla pubblicità del gruppo di Ponzano Veneto, il patron della famiglia trevigiana ha deciso di mettere la propria faccia sul rilancio dell' industria di abbigliamento da cui è cominciato il suo successo.
La Benetton è da tempo in difficoltà, scavalcata nel mercato della moda low cost da gruppi come Zara, H&M e Subdued. Nell' ultimo bilancio ha perso 180 milioni, una voragine ripianata pero' dai successi di Autostrade, società controllata dai Benetton e concessionaria dello Stato per la maggior parte delle strade a pagamento del nostro Paese. Nonostante la montagna di utili garantita dai pedaggi, dallo scorso anno il capostipite è tornato in pista con l' obiettivo di rimettere in carreggiata anche il business dei maglioni e delle t-shirt.
Al suo fianco Oliviero Toscani, un fotografo che più che per la qualità delle proprie immagini è conosciuto per le provocazioni delle sue campagne pubblicitarie. Nel passato, al fianco di Benetton, l' art director dei clic è passato da uno scandalo all' altro: una volta trasformando in manifesto l' istantanea di un malato terminale di Aids, un' altra riprendendo l' agonia dei condannati a morte negli Stati Uniti.
Nel mezzo ci furono poi anche un prete e una suora che si baciavano, oltre al primo piano del didietro di una signorina che, guarda caso, indossava un paio di jeans battezzati per l' occasione con il nome di Jesus.
Grazie a questi pugni nello stomaco, Benetton e Toscani hanno venduto montagne di maglioni ed entrambi si sono arricchiti.
Poi, dopo un certo numero di anni, il gioco ha stancato i clienti e il mercato ha preferito orientarsi altrove, lasciando sul bancone dei negozi Benetton i capi multicolor. La coppia di brillanti giocolieri, invece di ringraziare il cielo per il successo conseguito nel passato, pare non aver gradito il mutamento di opinione degli acquirenti, dunque eccola di nuovo insieme per riconquistare la scena.
Ovviamente a colpi di provocazioni, come nel passato. Toscani e Benetton ci mettono la faccia. Ma non sulla tragedia di Genova, cioè su un ponte di cui l' azienda della famiglia di Ponzano Veneto avrebbe dovuto garantire la sicurezza. No, i due mettono la propria immagine e il proprio nome sui maglioni.
Anzi, sulla pubblicità dei maglioni.
A 84 anni suonati Luciano si fa ritrarre con indosso un capo tinto di rosso (verde e giallo meglio di no: si potrebbe fraintendere e pensare a un sostegno subliminale al governo sovranista), una foto a tutta pagina, con a fianco un ragazzo-ragazza senegalese, con indosso lo stesso capo. Il messaggio è chiaro, com' era chiara la pubblicità uscita sui giornali a pochi giorni dalla strage di Genova. Ragazzi giovani, tutti stranieri, asiatici o africani, vestiti come se fossero appena arrivati con un barcone.
La provocazione era tutta li', nello schierarsi dalla parte dei migranti, nella speranza e nel desiderio che qualcuno ne parlasse, in modo che le maglie colorate non rimanessero invendute sul bancone. Volti di profughi, non volti di vittime della scarsa manutenzione di un ponte che da anni era osservato speciale.
Giovani in cerca di una vita migliore in Europa, non giovani e meno giovani che la vita l' hanno perduta sotto le macerie di un viadotto crollato.
Ora, passato qualche mese, Luciano Benetton ci mette la faccia, accanto a quella androgina di un africano che in realtà è un' africana. «E' mia sorella», ha spiegato. Lei, mentre le vittime del ponte non sono fratelli. Il messaggio è doppio. Benetton non solo sta con gli immigrati, sta anche dalla parte di quella generazione fluida che nessuno sa bene che sesso abbia.
Si', la modernità è di casa a Ponzano. Per vendere i maglioni bisogna essere aperti. All' immigrazione, al cambiamento di sesso, alle famiglie multicolori. A quello che il capostipite chiama il meticciato culturale. Nonostante l' età, Luciano Benetton è moderno, soprattutto quando c' è da incassare. Lui non è sovranista, o meglio lo è, ma solo quando si parla di soldi: per il resto non ha pregiudizi.
Non siamo avidi, assicura l' uomo che, oltre a tosare le pecore, tosa gli automobilisti e pure i passeggeri di Fiumicino. Infatti piange miseria, lamentandosi perché Autostrade applica pedaggi più bassi rispetto a quelli praticati in altri Paesi. Ha ragione Benetton.
Lui ci mette la faccia. Si tratta di stabilire se la faccia è di bronzo oppure d'altro.
https://www.dagospia.com/rubrica-4/b...rti-203809.htm