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  1. #1
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    Cool I Compagni di SIRIA al fianco del Regime Socialista di Assad

    Un breve preambolo: nel 1966 (definito da alcuni "l'anno di Satana" ma son curiosità), 23 Febbraio, il Partito Baʿth Arabo Socialista (sorto nel 1947, filofrancese e antibritannico, a un anno dall'indipendenza delle Filippine e quindi al principio della Decolonizzazione) si scinde in una corrente siriana e in una iraqena (a mio avviso socialisti patriottici da un lato e nazional-socialisti dall'altro).

    Il PBAS, laico, con rapporti col mondo catto-cristiano migliori (nel senso meno "convenzionati") dei nostri è ovviamente obbligato a sopportare una presenza comunista in seno alle Istituzioni, alle Amministrazioni ed all'Esercito ma nel caso siriano questo obbligo viene anche supportato senza problemi, fondamentalmente dal tempo di Hafiz al-Asad (1971-2000), defunto padre dell'attuale Presidente democraticamente eletto, Bashar al-Asad (il Vittorioso; Bashar al-Assad - Wikipedia). Bashar è insignito del Gran Collare dell'Ordine del Liberatore (Venezuela), del Gran Collare dell'Ordine Nazionale della Croce del Sud (Brasile, 2010) ma non più "ufficialmente" Cavaliere di Gran Croce Decorato di Gran Cordone dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana (revocata da Napolitano "Re" Giorgio per indegnità il 28 settembre 2012, il nome del titolo è comunque sommamente ridicolo, la Repubblica meno).

  2. #2
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    Predefinito Re: I Compagni di SIRIA al fianco del Regime Socialista di Assad

    E' naturale intendere (dati alla mano) la Guerra di Siria come il secondo fronte della cosidetta Guerra di Libia (a mio modestissimo avviso si vorrebbe portare sul suolo turco una ulteriore espansione del conflitto) che vede la N.A.T.O. capitolare su se stessa contro la forza dirompente della Primavera Araba.

  3. #3
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    Predefinito Re: I Compagni di SIRIA al fianco del Regime Socialista di Assad

    Un timido ma fermo appello internazionalista in favore del regime di Assad dell'Agosto del 2013 (scorso).

    Siria, la solidarietà del movimento comunista mondiale :: Partito dei Comunisti Italiani :: www.pdci.it

    Cari compagni, gli USA, la NATO e l’UE, in questi giorni con il pretesto dell'accusa riguardante l’uso di armi chimiche da parte del governo siriano, si stanno preparando al lancio di un attacco militare contro la Siria e il suo popolo. Le basi USA-NATO sono in stato di allerta, le navi da guerra sono pronti a lanciare missili micidiali, le forze militari sono pronte a intervenire. La necessità di un intervento dei partiti comunisti è IMMEDIATA e URGENTE. Tutto dimostra che l’attacco potrebbe cominciare in qualsiasi momento e per evitare ritardi proponiamo di accordarci su un testo breve con posizioni comunemente accettate in modo che possa essere diffuso rapidamente. Chiediamo che i Partiti comunisti dichiarino la loro adesione a partire dalle ore 12.00 di giovedì 29 agosto 2013 e che prendano parte alla iniziativa presa dai nostri partiti.
    Il testo vi chiediamo di co-firma subito è la seguente:
    DICHIARAZIONE DEI PARTITI COMUNISTI E OPERAIO CONTRO L’ATTACCO MILITARE IMPERIALISTA CONTRO LA SIRIA Noi, partiti comunisti e operai, esprimiamo la nostra solidarietà con il popolo siriano e denunciamo l’attacco militare contro la Siria, che è in fase di preparazione da parte degli imperialisti di Stati Uniti, NATO e UE insieme ai loro alleati, al fine di promuovere i loro interessi nella regione. Respingiamo i pretesti degli imperialisti che, come è stato dimostrato, sono stati utilizzati anche nella guerra contro l’Iraq e nelle altre guerre imperialiste contro la Jugoslavia, l’Afghanistan e la Libia. Facciamo appello alla classe operaia e ai popoli di tutto il mondo affinché si oppongano e condannino la nuova guerra imperialista, e chiedano che i governi dei loro paesi non abbiano alcun coinvolgimento e non supportino la criminale aggressione militare.

    Algerian Party for Democracy And Socialism
    Communist Party of Australia
    Communist Party of Azerbaidjan
    Democratic, Progressive Tribune, Bahrain
    Communist Party Of Belarus
    Workers’ Party Of Belgium
    Communist Party Of Belgium (Wallonia-Brussels)
    Communist Party Of Bohemia And Moravia
    Communist Party Of Brazil
    Brazilian Communist Party
    Communist Party of Britain
    New Communist Party of Britain
    Communist Party Of Canada
    Communist Party Of Chile
    Communist Party of Cuba
    The Progressive Party of the Working People – AKEL, Cyprus
    Communist Party in Denmark
    Communist Party of Finland
    Unified Communist Party of Georgia
    German Communist Party (DKP)
    Communist Party of Greece
    Hungarian Workers’ Party
    Tudeh Party of Iran
    Communist Party of Ireland
    Party of the Italian Communists
    Jordanian Communist Party
    Socialist Party of Latvia
    Socialist People’s Front of Lithuania
    Communist Party of Luxembourg
    Communist Party of Malta
    Communist Party of Mexico
    Communist Party of Norway
    Communist Party of Pakistan
    Palestinian Communist Party
    Palestinian People’s Party
    Philippine Communist Party [PKP-1930]
    Communist Party of Poland
    Portuguese Communist Party
    Communist Party of the Russian Federation
    Communist Workers’ Party of Russia
    Communist Party of Soviet Union
    Communist Party of Slovakia
    Communist Party of the People of Spain
    Sudanese Communist Party
    Communist Party of Sweden
    Syrian Communist Party
    Syrian Communist Party [Unified]
    Communist Party of Tadjikistan
    Communist Party of Turkey
    Labour Party of Turkey (EMEP)
    Communist Party of Ukraine
    Union of Communists of Ukraine
    Communist Party of Venezuela

    Other Parties Not On the Solidnet List
    Communist Party of Workers of Belarus
    Danish Communist Party
    Communist Workers’ Party of Finland
    Pole of Communist Revival, France
    Communists People’s Left-Communist Party, Italy
    Activist Group Shiso-Undo, Japan
    People’s Resistance, Moldova



    ( http://www.solidnet.org/greece-commu...ia-en-ru-sp-ar )

  4. #4
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    Predefinito Re: I Compagni di SIRIA al fianco del Regime Socialista di Assad

    (19 Luglio 2013)

    Comunisti siriani: ?La Siria come la Spagna repubblicana? « SibiaLiria



    Un incontro pubblico a Roma con il segretario del Partito comunista siriano, Ammar Bagdash e una intervista collettiva per conoscere le cause, l’andamento, le conseguenze della guerra civile in Siria. O per meglio dire del tentativo di destabilizzare un paese dissonante per il controllo imperialista del Medio Oriente.

    Di Sergio Cararo, Marinella Correggia, Maurizio Musolino

    La prima domanda era implicita nella stessa presentazione con cui Bagdash ha affrontato una intervista a più voci. Perché l’attacco alla Siria? “La Siria costituisce una diga contro l’espansionismo statunitense in Medio oriente, soprattutto dopo l’occupazione dell’Iraq. Ma il vero protagonista di questo progetto è in realtà il presidente israeliano Peres, che persegue questo obiettivo sin dagli anni ’80 – spiega Bagdash – Come comunisti siriani abbiamo dato un nome a questo progetto: ‘la grande Sion’. La Siria ha rifiutato tutti i diktat degli Usa e di Israele sul Medio oriente, ha sostenuto la resistenza irachena, quella libanese e il diritto nazionale del popolo palestinese”.

    Ma come è nata la rivolta, la crisi e la guerra civile in Siria? “Nell’analisi dei comunisti siriani le condizioni sono state create anche dalle contraddizioni create dalle misure liberiste in economia adottate dintorno al 2005. Questa politica ha prodotto tre effetti negativi:
    un aumento della polarizzazione sociale; la crescita dell’emarginazione sociale nelle periferia di Damasco; il peggioramento delle condizioni di vita della popolazione” – dice Bagdash. “Ciò ha favorito le forze reazionarie, come i Fratelli musulmani, che si sono appoggiati sul sottoproletariato, soprattutto rurale. Quando abbiamo denunciato tutto questo anche in Parlamento, ci hanno accusato di essere ideologici e di avere la testa di legno.”

    Le origini e le tre fasi della crisi siriana

    “In Siria volevano ripetere quanto era accaduto in Egitto e Tunisia. Ma lì si trattava di due paesi filo-imperialisti. Nel caso della Siria era diverso. Hanno cominciato con manifestazioni popolari di protesta partite dalle regioni rurali di Daraa e Idleb. Ma nelle città ci sono state subito delle grandi manifestazioni popolari a sostegno di Assad. Inoltre all’inizio la polizia non sparava, sono state componenti fra i manifestanti ad aver iniziato le azioni violente. Nei primi sette mesi ci sono stati più morti fra polizia ed esercito che nelle file degli altri. Quando il metodo delle proteste non ha funzionato sono passati al terrorismo con omicidi mirati di persone in vista (dirigenti, alti ufficiali, giornalisti), attentati e sabotaggi di infrastrutture civili. Il governo ha reagito adottando alcune riforme come quella sul pluripartitismo e sulla libertà di stampa, riforme che noi abbiamo sostenuto. Ma le forze reazionarie hanno rifiutato queste riforme. Noi comunisti abbiamo fatto questa equazione: le parole e le azioni vanno misurate con le parole e le azioni. Ma il terrorismo va affrontato con la sovranità della legge, ristabilendo l’ordine.
    Poi si è passati alla terza fase. La rivolta armata vera e propria. Attentati e omicidi mirati erano il segnale per iniziare l’attacco contro Damasco. Poi gli attacchi si sono concentrati ad Aleppo, che per la sua posizione geografica rende più facile il traffico e i rifornimenti di armi dall’esterno. Ilgoverno ha appunto risposto imponendo l'egemonia della legge. Va detto che l'intervento dell'esercito e i bombardamenti aerei sono avvenuti zone da cui erano già fuggiti quasi tutti i civili.
    Al contrattacco dell’esercito siriano i ‘ribelli’ hanno reagito in modo selvaggio, anche nelle zone dove non c’erano combattimenti. Poi hanno assediato Aleppo.”

    Perché la Siria resiste e che cosa significa?

    Negli ultimi dieci anni in Medio Oriente, l’Iraq è stato occupato, la Libia ha dovuto capitolare, la Siria invece no. Per la sua maggiore coesione interna, le forze armate più forti, alleanze internazionali più solide o per il fatto che non c’è stato ancora un intervento militare diretto delle potenze imperialiste?

    “In Siria, a differenza di Iraq e Libia, c’è sempre stata una forte alleanza nazionale. I comunisti collaborano con il governo dal 1966, ininterrottamente. La Siria non avrebbe potuto resistere contando solo sull’esercito. Ha retto perché ha potuto contare su una base popolare. Inoltre può contare sull’alleanza con l’Iran, la Cina, La Russia. E se la Siria rimane in piedi, tanti troni cadranno perché risulterà chiaro che ci sono altre vie. La nostra è una lotta internazionalista. Un esperto russo mi ha detto: ‘Il ruolo della Siria adesso assomiglia a quello della Spagna contro il fascismo’.

    L’Egitto, la Siria e l’Islam politico

    Quali effetti possono avere gli avvenimenti in Egitto sulla situazione di oggi in Siria?

    “C’è un rapporto dialettico tra quanto avvenuto in Egitto e quanto avviene in Siria. La base comune è il malcontento popolare, ma la resistenza siriana ha accelerato la caduta del regime dei Fratelli musulmani in Egitto e ciò aiuterà molto la Siria perché dimostra che i Fratelli Musulmani sono stati ripudiati dal popolo.”

    Il presidente siriano Assad in una recente intervista ha affermato: “In Siria abbiamo fermato l’offensiva dell’islamismo politico”. Cosa ne pensa?

    “Noi comunisti siriani non usiamo la categoria di Islam politico. L’Islam è una forma di espressione che vede all’interno cose molto differenti. Ci sono reazionari pro-imperialisti come i Fratelli musulmani e progressisti come Hezbollah o lo stesso Iran. Non sono un amante del modello iraniano ma sono nostri alleati nella lotta contro l’imperialismo. Dal nostro V° Congresso abbiamo valutato l’Iran sulla base di come si rapporta all’imperialismo. La nostra parola d’ordine è per un Fronte Internazionale contro l’imperialismo.”

    I “ribelli”: rivoluzionari o reazionari?

    In Italia ampia parte della “sinistra” ritiene che i ribelli stiano combattendo un regime fascista, quello di Assad. Cosa può rispondere a questa posizione?

    “Se partiamo dalla definizione del fascismo – un movimento reazionario che usa mezzi violenti per attuare gli interessi del capitalismo monopolista – in Siria non al comando non c’è un capitalismo monopolista. Piuttosto sono i ‘ribelli’ a rappresentare gli interessi del grande capitale. Le rivolte, come dimostra la storia, non sono sempre delle rivoluzioni. Pensiamo alla contra in Nicaragua, ai franchisti in Spagna e via dicendo.”

    Ma l’opposizione ad Assad è tutta reazionaria? Oppure, come dimostrano i crescenti contrasti interni sfociati in scontri tra Esercito Libero Siriano e miliziani jihadisti o gli scontri di questi giorni tra curdi e jihadisti, ci sono anche componenti progressiste con cui poter aprire una interlocuzione?

    “Tra gli oppositori ce ne sono alcuni che hanno trascorso molti anni nelle carceri siriane e di cui abbiamo chiesto e ci siamo battuti per la loro liberazione. Questi oppositori ad Assad sono però contrari ad ogni ingerenza o intervento esterno. Alcuni vivono a Damasco e lavoriamo insieme per il dialogo nazionale. Anche Haytham Menaa del Coordinamento democratico condanna l’uso della violenza da parte dell’opposizione armata e le ingerenze esterne. Altri come Michel Kilo hanno una storia di sinistra ma l’hanno rinnegata e comunque non possono modificare la sostanza reazionaria della ribellione.”

    Come spiega l’aumento delle divergenze tra Arabia Saudita e Qatar che si ripercuotono anche nelle divisioni delle milizie ribelli?

    “E’ vero, sta diminuendo il ruolo e l’influenza del Qatar e sta aumentando quello dell’Arabia saudita. Diversa è la vicenda degli scontri con i curdi. Gli scontri ci sono stati tra i curdi dell’Unione democratica curda e i miliziani jihadisti di Al Nusra, ma c’erano stati anche scontri tra i vari gruppi curdi.”

    La causa palestinese e i palestinesi in Siria

    Cosa sta succedendo ai palestinesi che vivono nei campi profughi in Siria?

    “Ho incontrato recentemente il responsabile dell’Olp e mi ha detto “Se cade la Siria addio Palestina”. Hamas ha compiuto passi molto affrettati, ha fatto molti errori e ha provocato problemi. Possiamo dire che l’organizzazione, che appartiene al mondo del Fratelli musulmani, è tornata alle origini e adesso è sotto l’ala del Qatar. Ma è pericoloso anche per loro. Adesso, dopo quanto accaduto in Egitto cosa accadrà a Gaza? La maggioranza dei miliziani penetrati nei campi profughi palestinesi in Siria non erano palestinesi. La maggioranza dei palestinesi è fortemente contraria ad ogni interferenza negli affari siriani.”

    “A Yarmouk il 70% degli abitanti sono siriani perché i campi profughi in Siria non sono dei ghetti come in altri paesi. Ci sono ancora combattimenti a Yarmouk ma la popolazione civile è fuggita. Il Comitato Esecutivo dell’Olp è stato due volte in Siria per porre il problema della protezione dei campi profughi. Yarmuk è stata assediata da Al Nusra con l’aiuto di Hamas che ha cercato di provocare l’esercito, il quale a lungo ha avuto l’ordine di non reagire.”

    Se ne parla molto poco, ma che ruolo ha la Giordania nella crisi e nella guerra civile in Siria?

    “La monarchia giordana ha sempre collaborato con l’imperialismo e c’è una intensa attività dei Fratelli musulmani. La Giordania ha accettato la presenza di militari statunitensi sul proprio territorio e il quarto attacco a Damasco è partito proprio dal territorio della Giordania.”

    E Israele che partita sta giocando in Siria?

    “Israele appoggia i ribelli armati, ma quando non riescono a colpire gli obiettivi arrivano gli aerei da guerra israeliani, E’ avvenuto a Damasco e qualche giorno fa anche a Latakia.”

    Quale soluzione alla crisi?

    Quale i passi e le tappe per uscire dalla tragedia?

    “Non si può realizzare alcun progresso sociale, o la democrazia, se si è subalterni a forze esterne. La parola d’ordine è difendere la sovranità nazionale, e difendere le condizioni di vita. Come ho dichiarato all’Ansa, la via maestra per uscire dal massacro siriano passa in primo luogo per uno stop agli aiuti all'opposizione armata da parte di paesi reazionari e imperialisti. Una volta che gli aiuti esterni saranno fermati, si potranno fermare tutte le operazioni militari anche da parte del governo siriano. E far ripartire un processo democratico con elezioni parlamentari e riforme politiche, che certo in questa fase di lotta armata non si possono fare. Il futuro politico della Siria si deciderà nelle elezioni, fra le quali quelle presidenziali del 2014.”

  5. #5
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    Predefinito Re: I Compagni di SIRIA al fianco del Regime Socialista di Assad

    L'intervista di sopra è disponibile anche su: Comunisti siriani: La Siria come la Spagna repubblicana ; Comunisti siriani: ?La Siria come la Spagna repubblicana? - ¡Venceremos!

    Il video della stessa è su sulla Rivista Comunista MarxVentuno (l'Ernesto): Intervista al Segretario del P.C. Siriano Dr. Ammar Bagdache. Audio francese, legenda in italiano.

  6. #6
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    Predefinito Re: I Compagni di SIRIA al fianco del Regime Socialista di Assad

    (30 Agosto 2013)

    Documento del C.c. del Partito comunista siriano :: Partito dei Comunisti Italiani :: www.pdci.it

    Oh masse del nostro popolo siriano! Sorelle , fratelli! A voi si rivolge il Partito comunista siriano, in questi giorni difficili, chiamando a serrare le fila e a fare ogni sforzo per affrontare la bieca aggressione coloniale. .
    Dopo il fallimento del tentativo di sottomettere la Siria da parte dell’imperialismo mondiale e della sua punta di diamante, l’imperialismo americano. Tentativo messo in atto attraverso l'imposizione dell’embargo e le operazioni di supporto alle bande criminali, sovversive e terroristiche, che hanno commesso atti efferati, fra cui massacri spaventosi , compiuti su base confessionale ed etnica, e atti di vandalismo e distruzione di impianti economici, nel tentativo di imporre giudizi oscurantisti lontani ed estranei alla tradizione del popolo siriano, da sempre caratterizzato per l’apertura e la tolleranza. Ora vediamo che l'imperialismo americano annuncia la volontà di mettere in atto una aggressione militare diretta, coadiuvato dai suoi alleati di sempre. Volontà di aggressione che gli Usa basano su menzogne e false accuse.
    Questa bieca potenza ci accusa , oggi, di crimini da essa stessa commessi in diverse parti del mondo, sbandierando la bandiera “della difesa del mondo libero e della democrazia”. Lo testimonia l'uso di armi batteriologiche e chimiche nella guerra contro la Corea a metà del secolo scorso e l'uso delle stesse armi nella guerra contro il movimento di liberazione del popolo del Vietnam, compresa la polvere «Arancia B», ancora oggi la causa di parti di neonati deformi – a 40 anni dalla fine del conflitto - da parte delle donne vietnamite. Guerre queste dove l'imperialismo americano è uscito coperto di vergogna. La macchina militare degli Stati Uniti ha inoltre utilizzato l’uranio impoverito nella guerra contro il nostro fratello Iraq. Un’arma tremenda che pure non ha aiutato gli Usa a rendere possibile l'occupazione: gli invasori americani sono stati costretti a fuggire dalla terra dell’orgoglioso Iraq come i topi.
    Questi crimini commessi dall'imperialismo americano, perpetuati per molti decenni, richiederebbero di consegnare i governanti e i leader colpevoli al Tribunale penale internazionale. Tale tribunale deve giudicarli come in passato sono stati giudicati i governanti e i leader della Germania di Hitler. Sono questi, imperialisti e leader del sionismo, i nazisti contemporanei e subiranno la stessa sorte grazie alla lotta di liberazione dei popoli del mondo.
    Il coraggioso popolo siriano, il suo valoroso esercito, dopo l' eroica fermezza nazionale dimostrata per più di due anni di fronte a una guerra non dichiarata, affronteranno con più coraggio questa vergognosa e palese aggressione militare.
    La difesa del sistema nazionale siriano - che affronta a testa alta tutti i tentativi di aggressione, rifiutando l’umiliazione e la sottomissione - significa difendere la Patria, la sovranità e l’indipendenza .
    In queste difficili circostanze che attraversa il nostro Paese e il nostro popolo tutti gli sforzi devono essere fatti per rafforzare tutti i fronti: politico , militare ed economico. Il popolo siriano non è solo nella sua battaglia, a fianco della sua giusta lotta c’è il sostegno di tutti i liberi del mondo.
    Vergogna all'imperialismo e ai suoi agenti !
    Gloria alla fermezza nazionale! La Siria non si inginocchierà !
    Il Comitato Centrale del Partito Comunista Siriano!

  7. #7
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    Predefinito Re: I Compagni di SIRIA al fianco del Regime Socialista di Assad


  8. #8
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    Predefinito Re: I Compagni di SIRIA al fianco del Regime Socialista di Assad

    (30 Dicembre 2012)

    Il PC siriano per il rafforzamento della resistenza
    Il PC siriano per il rafforzamento della resistenza

    Il Comitato centrale del Partito comunista siriano ha organizzato una sessione allargata questo 5 dicembre presieduta dal Segretario Generale Ammar Bagdache, al quale si sono uniti i membri del comitato centrale, membri della commissione di controllo e i segretari federali. La sessione ha avuto inizio con un minuto di silenzio in omaggio alla memoria del compagno Wissal Farha Bagdache, presidente del Partito e di cordoglio per i martiri morti per la Patria. Durante la discussione sulla situazione politica, il Comitato centrale si è concentrato sull’evoluzione della situazione interna del Paese, dove gli attacchi armati non cessano d’intensificarsi tra le forze governative che difendono l’autonomia nazionale siriana contro i piani bellicosi ed espansionisti dell’imperialismo e del sionismo, e dall’altra parte le forze ribelli la cui forza d’attacco è costituita da gruppi terroristi legati all’imperialismo ed ai regimi reazionari arabi, i quali vogliono distruggere la Siria percepita come una fortezza di forze di liberazione all’interno del mondo arabo, e come punto di riferimento importante della lotta di liberazione internazionale anti- imperialista. A dispetto dell’espandersi dell’insurrezione e del suo intensificarsi, essi non hanno raggiunto i loro obiettivi: rovesciare il regime attraverso la distruzione della capacità di combattimento dell’esercito siriano, che fa fronte coraggiosamente agli attacchi ripetuti dei ribelli sulla capitale Damasco, ed Aleppo ha resistito con tenacità e orgoglio, tenendo alta la bandiera della dignità nazionale. L’ostilità delle masse siriane contro i ribelli si va rafforzando, nella misura in cui se ne rivela il volto barbaro, attraverso i crimini compiuti contro i civili, in particolare nelle regioni che resistono. A causa dei reali metodi di combattimento dei ribelli e delle angherie contro i civili cresce l’odio della popolazione contro di essi. Il Comitato centrale ritiene che non sarebbe stato possibile che l’insurrezione potesse assumere caratteri di tale portata senza il massiccio sostegno dato ai ribelli dagli Stati imperialisti e dai regime arabi reazionari, in particolare gli Stati del Golfo e la Turchia di Erdogan, avamposto dell’OTAN nella regione, protagonista di un lavorio incessante contro la Siria che nulla ha a che fare con il diritto internazionale e si qualifica come schietta aggressione. Una delle ultime evidenze della bellicosità turca è il dispiegamento di missili Patriots sul proprio territorio. La Turchia appoggia sfacciatamente le operazioni contro la Siria sul proprio territorio, e vi partecipa attivamente come è apparso evidente nella città di Ras-al-Ain. Tutti sanno che la Turchia sostiene le basi armate ribelli sul proprio territorio, e la presenza di un centro Atlantico che dirige e coordina gli sforzi dei ribelli che si trovano in Turchia. Il Comitato centrale ritiene che il primo scopo dei comunisti, come di tutti i patrioti, sia quello di difendere l’indipendenza nazionale della Siria e difendere l’integrità del territorio nazionale contro la cospirazione imperialista, sionista, e dei regimi arabi reazionari, opponendosi agli attacchi criminali dei nemici della Patria, esecutori della volontà dei colonizzatori. Durante la discussione sulla situazione socio-economica, i compagni presenti hanno testimoniato circa la difficoltà delle masse e il deteriorarsi delle condizioni di vita, causato dalla caduta del potere d’acquisto e la tendenza al rialzo dei prezzi, che sta portando ad una degradazione drammatica delle condizioni di vita delle famiglie siriane. Sono state analizzate nel corso della riunione le grandi difficoltà della produzione nazionale e delle imprese. Il Comitato centrale ne individua le cause nell’isolamento imposto alla Siria e negli atti di sabotaggio. Non si vedrà soluzione fino a quando il Governo non assumerà misure chiare per far fronte a tale situazione, allontanandosi dall’approccio economico liberale, che ha contribuito a creare le condizioni dell’attuale crisi siriana. Occorre rafforzare il controllo statale sui settori strategici dell’economia nazionale, accrescere in particolare il ruolo dello Stato nei settori legati alla produzione di beni essenziali, riprendere il controllo del commercio estero, ed in particolare per ciò che riguarda le materie prime strategiche necessarie per assicurare continuità alla produzione, e soddisfare i bisogni dei cittadini. Il Comitato centrale ritiene che ogni tentennamento manifestato dai rappresentanti del Governo per rinviare a domani tali questioni, rinviando le scelte di politica economica alternativa a dopo la crisi non possa che prolungarla, con prevedibili conseguenze. E’ ormai palese che le potenze coloniali non riescono ad ottenere una rapida vittoria militare sulla Siria, e tentano di proseguire una guerra di logoramento per far sì che una Siria che uscisse dalla crisi sarebbe poi incapace di opporsi ai piani espansionisti dell’imperialismo e del sionismo nella regione. Da qui l’importanza di un Fronte sociale ed economico, di perseguire una politica economica che protegga e rafforzi la produzione nazionale, corrispondente agli interessi delle masse, che sono i pilastri della resistenza nazionale siriana. Tutto questo passa attraverso un cambio di rotta radicale del Governo, ed una rottura con il liberismo economico in tutte le sue forme. Il Comitato centrale rileva come vi sia una condanna sempre più forte su scala mondiale delle azioni perpetrate dall’imperialismo internazionale e dai sui fedeli servi contro la Siria. Una delle manifestazioni più palesi è stato il comunicato di solidarietà inviato dai Partiti comunisti ed operai partecipanti al 14° Incontro internazionale (per l’Italia ha aderito il PdCI, link). Il rifiuto dell’intervento militare contro la Siria cresce egualmente al livello degli Stati, e perfino dei centri imperialisti. Esiste del pari una cerchia di coloro che comprendono i rischi derivanti da un allargamento della crisi siriana. Questa situazione rinforza la furia dei regimi arabi reazionari contro la Siria. Essi reputano che la loro esistenza sarebbe minacciata nel caso in cui i piani contro la Siria finissero in scacco. Ciò conduce ad alimentare la febbre bellicista e sovversiva contro la Siria, in piena collaborazione con la Turchia e i suoi dirigenti reazionari. Il Partito comunista siriano conferma che la resistenza non è solo un dovere ma che è possibile. Tutte le prove sono evidenti a livello nazionale, regionale ed internazionale per dimostrarlo. La scelta importante è ormai di sostenere rafforzare, tutto ciò che va nella direzione di una mobilitazione delle masse, di un rafforzamento della capacità di combattimento dell’armata siriana e di un mantenimento della produzione nazionale. Il comitato centrale si è soffermato sulla partecipazione del nostro partito alla riunione dei partiti e coalizioni nazionali, insistendo sull’importanza dell’alleanza di tutte le forze nazionali e della loro unità in particolare nella difficile congiuntura attraversata dal nostro paese. L’unità del Fronte nazionale è un dovere contro le forze reazionarie. La scena politica araba ci mostra il lato oscuro e il contenuto oscurantista delle forze reazionarie, che si oppongono ai concetti di democrazia e progresso, ed alla domanda di civiltà ed umanesimo. Ciò che dimostrano gli avvenimenti in Tunisia e in Libia ed in particolare la situazione dell’Egitto, dove le masse resistono ai tentativi di imporre un regime dittatoriale ed oscurantista del tutto fedele all’imperialismo quanto quelli che l’hanno preceduto. La rapida evoluzione degli eventi nel mondo arabo lascia presagire seri cambiamenti di rotta nella strada seguita dai movimenti di liberazione nazionale araba. Il Comitato centrale esprime la sua solidarietà con tutti questi slanci di libertà nel mondo arabo che rifiutano la tutela coloniale e le autorità reazionarie in tutte le loro forme, vedendone il pericolo. Durante la discussione della situazione internazionale il Comitato centrale ha proseguito l’analisi del partito sulla crescita attuale delle contraddizioni imperialiste, in particolare nelle condizioni di crisi strutturale vissuta dai centri imperialisti e l’acuirsi nel loro seno del conflitto tra capitale e lavoro, così come la rinascita di un movimento di liberazione nazionale globale nella resistenza alle politiche di impoverimento ed ai tentativi di imporre un dominio assoluto del capitale finanziario globale. Il Comitato centrale ha inviato i suoi saluti a tutte le forze progressiste ed anti-imperialiste nel mondo, in particolare ai partiti comunisti in prima linea nella lotta contro il potere del capitale. Sottolineando come la lotta dei comunisti siriani per rafforzare la resistenza nazionale siriana è ugualmente un obiettivo internazionale: quello di rafforzare il fronte mondiale anti-imperialista. Il Comitato centrale ha inoltre ascoltato il rapporto degli attivisti consacrato al centesimo anniversario della nascita del compagno Khalid Bagdache, dirigente storico dei comunisti siriani che ha mantenuto viva l’organizzazione del partito in tutti i paesi in condizioni difficili, che si è concentrato sugli aspetti della lotta di classe, nazionale ed internazionale del Partito comunista siriano. Il Comitato centrale ha infine discusso talune questioni d’organizzazione ed ha assunto le decisioni necessarie e le raccomandazioni adeguate nel presente contesto. Il Comitato centrale ha salutato gli attivisti delle organizzazioni del partito e della lotta dei compagni comunisti insieme con tutti i patrioti per la difesa della Patria, della sua sovranità, della sua dignità.
    da Marx 21 :: Traduzione di Anna Migliaccio
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    Predefinito Re: I Compagni di SIRIA al fianco del Regime Socialista di Assad

    (30 Dicembre 2012)

    Il PC siriano per il rafforzamento della resistenza
    Il PC siriano per il rafforzamento della resistenza

    Il Comitato centrale del Partito comunista siriano ha organizzato una sessione allargata questo 5 dicembre presieduta dal Segretario Generale Ammar Bagdache, al quale si sono uniti i membri del comitato centrale, membri della commissione di controllo e i segretari federali. La sessione ha avuto inizio con un minuto di silenzio in omaggio alla memoria del compagno Wissal Farha Bagdache, presidente del Partito e di cordoglio per i martiri morti per la Patria. Durante la discussione sulla situazione politica, il Comitato centrale si è concentrato sull’evoluzione della situazione interna del Paese, dove gli attacchi armati non cessano d’intensificarsi tra le forze governative che difendono l’autonomia nazionale siriana contro i piani bellicosi ed espansionisti dell’imperialismo e del sionismo, e dall’altra parte le forze ribelli la cui forza d’attacco è costituita da gruppi terroristi legati all’imperialismo ed ai regimi reazionari arabi, i quali vogliono distruggere la Siria percepita come una fortezza di forze di liberazione all’interno del mondo arabo, e come punto di riferimento importante della lotta di liberazione internazionale anti- imperialista. A dispetto dell’espandersi dell’insurrezione e del suo intensificarsi, essi non hanno raggiunto i loro obiettivi: rovesciare il regime attraverso la distruzione della capacità di combattimento dell’esercito siriano, che fa fronte coraggiosamente agli attacchi ripetuti dei ribelli sulla capitale Damasco, ed Aleppo ha resistito con tenacità e orgoglio, tenendo alta la bandiera della dignità nazionale. L’ostilità delle masse siriane contro i ribelli si va rafforzando, nella misura in cui se ne rivela il volto barbaro, attraverso i crimini compiuti contro i civili, in particolare nelle regioni che resistono. A causa dei reali metodi di combattimento dei ribelli e delle angherie contro i civili cresce l’odio della popolazione contro di essi. Il Comitato centrale ritiene che non sarebbe stato possibile che l’insurrezione potesse assumere caratteri di tale portata senza il massiccio sostegno dato ai ribelli dagli Stati imperialisti e dai regime arabi reazionari, in particolare gli Stati del Golfo e la Turchia di Erdogan, avamposto dell’OTAN nella regione, protagonista di un lavorio incessante contro la Siria che nulla ha a che fare con il diritto internazionale e si qualifica come schietta aggressione. Una delle ultime evidenze della bellicosità turca è il dispiegamento di missili Patriots sul proprio territorio. La Turchia appoggia sfacciatamente le operazioni contro la Siria sul proprio territorio, e vi partecipa attivamente come è apparso evidente nella città di Ras-al-Ain. Tutti sanno che la Turchia sostiene le basi armate ribelli sul proprio territorio, e la presenza di un centro Atlantico che dirige e coordina gli sforzi dei ribelli che si trovano in Turchia. Il Comitato centrale ritiene che il primo scopo dei comunisti, come di tutti i patrioti, sia quello di difendere l’indipendenza nazionale della Siria e difendere l’integrità del territorio nazionale contro la cospirazione imperialista, sionista, e dei regimi arabi reazionari, opponendosi agli attacchi criminali dei nemici della Patria, esecutori della volontà dei colonizzatori. Durante la discussione sulla situazione socio-economica, i compagni presenti hanno testimoniato circa la difficoltà delle masse e il deteriorarsi delle condizioni di vita, causato dalla caduta del potere d’acquisto e la tendenza al rialzo dei prezzi, che sta portando ad una degradazione drammatica delle condizioni di vita delle famiglie siriane. Sono state analizzate nel corso della riunione le grandi difficoltà della produzione nazionale e delle imprese. Il Comitato centrale ne individua le cause nell’isolamento imposto alla Siria e negli atti di sabotaggio. Non si vedrà soluzione fino a quando il Governo non assumerà misure chiare per far fronte a tale situazione, allontanandosi dall’approccio economico liberale, che ha contribuito a creare le condizioni dell’attuale crisi siriana. Occorre rafforzare il controllo statale sui settori strategici dell’economia nazionale, accrescere in particolare il ruolo dello Stato nei settori legati alla produzione di beni essenziali, riprendere il controllo del commercio estero, ed in particolare per ciò che riguarda le materie prime strategiche necessarie per assicurare continuità alla produzione, e soddisfare i bisogni dei cittadini. Il Comitato centrale ritiene che ogni tentennamento manifestato dai rappresentanti del Governo per rinviare a domani tali questioni, rinviando le scelte di politica economica alternativa a dopo la crisi non possa che prolungarla, con prevedibili conseguenze. E’ ormai palese che le potenze coloniali non riescono ad ottenere una rapida vittoria militare sulla Siria, e tentano di proseguire una guerra di logoramento per far sì che una Siria che uscisse dalla crisi sarebbe poi incapace di opporsi ai piani espansionisti dell’imperialismo e del sionismo nella regione. Da qui l’importanza di un Fronte sociale ed economico, di perseguire una politica economica che protegga e rafforzi la produzione nazionale, corrispondente agli interessi delle masse, che sono i pilastri della resistenza nazionale siriana. Tutto questo passa attraverso un cambio di rotta radicale del Governo, ed una rottura con il liberismo economico in tutte le sue forme. Il Comitato centrale rileva come vi sia una condanna sempre più forte su scala mondiale delle azioni perpetrate dall’imperialismo internazionale e dai sui fedeli servi contro la Siria. Una delle manifestazioni più palesi è stato il comunicato di solidarietà inviato dai Partiti comunisti ed operai partecipanti al 14° Incontro internazionale (per l’Italia ha aderito il PdCI, link). Il rifiuto dell’intervento militare contro la Siria cresce egualmente al livello degli Stati, e perfino dei centri imperialisti. Esiste del pari una cerchia di coloro che comprendono i rischi derivanti da un allargamento della crisi siriana. Questa situazione rinforza la furia dei regimi arabi reazionari contro la Siria. Essi reputano che la loro esistenza sarebbe minacciata nel caso in cui i piani contro la Siria finissero in scacco. Ciò conduce ad alimentare la febbre bellicista e sovversiva contro la Siria, in piena collaborazione con la Turchia e i suoi dirigenti reazionari. Il Partito comunista siriano conferma che la resistenza non è solo un dovere ma che è possibile. Tutte le prove sono evidenti a livello nazionale, regionale ed internazionale per dimostrarlo. La scelta importante è ormai di sostenere rafforzare, tutto ciò che va nella direzione di una mobilitazione delle masse, di un rafforzamento della capacità di combattimento dell’armata siriana e di un mantenimento della produzione nazionale. Il comitato centrale si è soffermato sulla partecipazione del nostro partito alla riunione dei partiti e coalizioni nazionali, insistendo sull’importanza dell’alleanza di tutte le forze nazionali e della loro unità in particolare nella difficile congiuntura attraversata dal nostro paese. L’unità del Fronte nazionale è un dovere contro le forze reazionarie. La scena politica araba ci mostra il lato oscuro e il contenuto oscurantista delle forze reazionarie, che si oppongono ai concetti di democrazia e progresso, ed alla domanda di civiltà ed umanesimo. Ciò che dimostrano gli avvenimenti in Tunisia e in Libia ed in particolare la situazione dell’Egitto, dove le masse resistono ai tentativi di imporre un regime dittatoriale ed oscurantista del tutto fedele all’imperialismo quanto quelli che l’hanno preceduto. La rapida evoluzione degli eventi nel mondo arabo lascia presagire seri cambiamenti di rotta nella strada seguita dai movimenti di liberazione nazionale araba. Il Comitato centrale esprime la sua solidarietà con tutti questi slanci di libertà nel mondo arabo che rifiutano la tutela coloniale e le autorità reazionarie in tutte le loro forme, vedendone il pericolo. Durante la discussione della situazione internazionale il Comitato centrale ha proseguito l’analisi del partito sulla crescita attuale delle contraddizioni imperialiste, in particolare nelle condizioni di crisi strutturale vissuta dai centri imperialisti e l’acuirsi nel loro seno del conflitto tra capitale e lavoro, così come la rinascita di un movimento di liberazione nazionale globale nella resistenza alle politiche di impoverimento ed ai tentativi di imporre un dominio assoluto del capitale finanziario globale. Il Comitato centrale ha inviato i suoi saluti a tutte le forze progressiste ed anti-imperialiste nel mondo, in particolare ai partiti comunisti in prima linea nella lotta contro il potere del capitale. Sottolineando come la lotta dei comunisti siriani per rafforzare la resistenza nazionale siriana è ugualmente un obiettivo internazionale: quello di rafforzare il fronte mondiale anti-imperialista. Il Comitato centrale ha inoltre ascoltato il rapporto degli attivisti consacrato al centesimo anniversario della nascita del compagno Khalid Bagdache, dirigente storico dei comunisti siriani che ha mantenuto viva l’organizzazione del partito in tutti i paesi in condizioni difficili, che si è concentrato sugli aspetti della lotta di classe, nazionale ed internazionale del Partito comunista siriano. Il Comitato centrale ha infine discusso talune questioni d’organizzazione ed ha assunto le decisioni necessarie e le raccomandazioni adeguate nel presente contesto. Il Comitato centrale ha salutato gli attivisti delle organizzazioni del partito e della lotta dei compagni comunisti insieme con tutti i patrioti per la difesa della Patria, della sua sovranità, della sua dignità.
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  10. #10
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    Predefinito Re: I Compagni di SIRIA al fianco del Regime Socialista di Assad

    Ottima documentazione e ottime iniziative!
    Potere a chi lavora. No Nato. No Ue. No immigrazione di massa. No politically correct.

 

 
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