E' notizia di oggi che Scajola (quello della casa a sua insaputa) è stato assolto con formula piena.
Uno si aspetta le scuse da parte dei cosiddetti legalitari e di una certa una stampa che, peraltro neanche a torto, lo ha preso giustamente per il culo.
La storia della "casa a sua insaputa" è una cosa che fa ridere i polli. E mentre ci penso, ripenso col sorriso a mio padre il quale, anche oggi che ho abbondantemente passato i trent'anni, sta lì a contarmi ogni volta che vede qualcosa di nuovo: "Dove l'hai preso? Con quali soldi". E tutte le volte che concludo un affare importante mi fa "Ma è tutto regolare? Hai controllato le firme? Controlla le clausole in piccolo".
Ecco, pensare a mio padre e pensare a Scajola che si ritrova con una casa "a sua insaputa", mi dà di questa vicenda un sapore tragicomico.
Ma indipendentemente da tutto c'è una sentenza e per i legalitari made in Fatto Quotidiano e Repubblica le sentenze si rispettano.
Uno si aspetta questa coerenza anche quando viene assolto un personaggio sgradito e invece no.
Sicché si collega a La7, dove c'è Otto e Mezzo e vede Scanzi che inizia dicendo "Io rispetto le sentenze della magistratura" (immaginando che gli venga ritorta contro l'accusa di doppia morale) e poi con il consueto stile sprezzante e arrogante, dapprima offende la Chirico ("Io non la considero una mia collega") e poi tira giù una filippica dove contesta la sentenza, dove dice "E' una sentenza assurda!" (ma non avevi detto che la rispettavi?).
Ora, io come sapete la penso diversamente.
Per me, le sentenze si discutono. Sempre. Si rispettano nella misura in cui rispettarle significa non rendersi latitanti se si viene condannati a qualche anno di carcere oppure tirarsi un pizzico sulla pancia se si viene condannati a pagare 30.000 euro di multa. Bonifico alla parte lesa e via andare.
Ma nessuno può permettersi di dire che "le sentenze non si discutono". In una democrazia, almeno. Nell'Unione Sovietica, terra promessa dei nostalgici di Baffone, magari vigono altre regole, ma in un paese democratico, i giudici (e in generale chiunque abbia un potere) bisogna essere liberi di criticarli e giudicarli.
Se si ritiene che una sentenza sia una puttanata, si ha il diritto di dirlo.
Fa però ridere che coloro che dicono che le sentenze si rispettano, quando si tratta di Berlusconi o qualcuno del suo entourage, siano invece i primi a metterle in dubbio quando viene assolto qualcuno a loro sgradito.
C'è sempre qualche retroscena, qualche dietrologia.
Questo atteggiamento si chiama "Doppia Morale", ed è la cosa peggiore che possa capitare ad uno che pratichi una qualsivoglia attività intellettuale.
Fin quando in questo paese non si capirà che si distinguono i princìpi dalle persone, noi non cresceremo mai.