“E sì vi dico che tra tutti gli signori del mondo non hanno tanta ricchezza quanta hae il Gran Cane solo”, raccontava Marco Polo, mercante e viaggiatore veneziano, nel celebre “Il Milione”, resoconto del suo viaggio in Asia redatto per la prima volta da Rustichello da Pisa a fine 1200. Di secoli, da allora, ne sono passati un bel po' ma c'è un altro “milione”, degno di narrazione, senza voler scomodare naturalmente l'ardimentoso navigatore ed il suo illustre redattore. E' il numero di coloro i quali vivono “di politica”, quasi il 5 per cento della forza lavoro di casa nostra. 144mila sono parlamentari, ministri, amministratori locali, 24mila sono consiglieri di amministrazione delle società pubbliche; oltre 45mila persone si annidano negli organi di controllo, 39mila sono di “supporto” negli uffici politici (gabinetti, segreterie etc.), 324mila sono di “apparato” (portaborse, collaboratori di gruppi parlamentari e consiliari, segreterie) e ben 524mila, giusto per non farsi mancare nulla, sono coloro che hanno contratti di consulenze e incarichi. “Voci”, chiamiamole così, che costano 2,2 miliardi di euro, con un costo medio per contribuente pari a 72 euro all'anno. L'albero della cuccagna da cui attingono, costa 23,2 miliardi di euro all'anno, una somma pari a 757 euro medi annui per contribuente, che pesa l'1,5% sul Pil. Le 3.500 società improduttive pubbliche, in gran parte lottizzate, ci costano 12 miliardi di euro l'anno. Un pozzo senza fondo, un'industria parassitaria che brucia soldi pubblici ma anche un potentissimo lenitivo per eventuali mal di pancia. Tra annessi e connessi, benefici diretti ed indiretti, un buon numero di nostri connazionali hanno la pancia troppo piena per fiatare e se aprono la bocca, lo fanno al massimo per emettere rumori molesti. Non abbiamo snocciolato questi numeri contenuti in un recente rapporto di una sigla sindacale ben inserita nei meccanismi di potere per far vedere quanto siamo bravi ma per cercare di far capire a chi in questi giorni si sta facendo ammaliare dal propagandismo da mercatino della nuova strana coppia della politica italiana, il duo botox-sputicchio, che all'orizzonte, porcellum o non porcellum, scrofam o italicum che sia, non vi può essere nulla di nuovo e di buono. I cambiamenti o i rinnovamenti dall'interno sono nella migliore delle ipotesi fuffa ridondante. L'apparato di cui sopra non è riformabile o riconvertibile: va smantellato senza se e senza ma. Chi pensa che a farlo possa essere chi grazie ad esso ha costruito le proprie fortune, non solo politiche, evidentemente non ha mai metabolizzato correttamente il trauma dell'inesistenza della Befana e di Babbo Natale, scopa, sacco e renne compresi. La più volte promessa riduzione del numero degli inquilini con vitalizio dell'emiciclo e i taglietti predicati ma mai praticati, sono pannicelli caldi. Resterebbero pur sempre nutrite schiere asserragliate negli organi di controllo, negli enti, nelle società pubbliche. I fatti di questi mesi hanno dimostrato anche l'inutilità delle rivolte nel bicchier d'acqua (parlamentare) capeggiate da improbabili Savonarola degli scontrini e dei rendiconti. L'opposto del dolce far niente del ceto politicante che ha dissanguato il nostro paese non è il pepato dir nulla di aspiranti membri dello stesso. La differenza non sta nel televoto o nella videochat ma nelle logiche di fondo, nella visione, nell'olfatto politico. Chi ha ridotto quasi dieci milioni di persone in condizione di povertà, il 16% circa della popolazione, per obbedire ai diktat dei centri di potere e di pressione nazionali ed internazionali, lo ha fatto anche per incapacità, è innegabile, ma principalmente per volontà, pianificando e premeditando le scelte politiche ed economiche di questi anni. Il serpente si morde la coda. L'aumento della disoccupazione e della povertà comporta anche che un numero sempre maggiore di cittadini non potrà versare le tasse e quindi si renderà nuovamente necessario aumentare le stesse come le imposte. Con l'inasprimento della tassazione, il crollo dell'occupazione toccherà punte mai raggiunte fino ad oggi. Più il fisco si incattivisce più le entrate tributarie calano. Nelle case si soffre, nelle sedi istituzionali si gozzoviglia allegramente come dimostrano i 494 consiglieri regionali indagati per peculato. Controllati e controllori appartengono alle stesse parrocchie e continuano ad inanellare spudoratamente cariche e prebende, come dimostra il caso del potentissimo ed intoccabile direttore dell'Inps Antonio Mastrapasqua e della sua signora Maria Giovanna Basile. Cento cariche in due, decine di poltrone per natica e compensi su compensi. Trinariciuti e giovani arrampicatori lottano insieme per la propria autoconservazione e non vi è cambio di regole che tenga. Occorre rifiutare gioco e giocatori e soprattutto evitare di accomodarsi a dei tavoli dai quali, nella migliore delle ipotesi, ci si alza insozzati e perdenti. Per cambiare registro bisognerebbe smontare, pezzo per pezzo, l'intera struttura del potere, ente per ente, società per società, nome per nome. Una cosa inimmaginabile visto l'attuale scenario. Siamo alla frutta, è vero, ma c'è ancora l'ammazzacaffè. Il peggio deve ancora venire...
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