Effetto-Farage: Cameron preme sul referendum anti-UE | L'Indipendenza
Una sconfitta pesante quella incassata dal Premier britannico David Cameron nella settimana appena trascorsa. In ballo c’era nientemeno che il referendum sulla permanenza del Regno Unito nella UE da votare, secondo le intenzioni dei Tories, entro il 2017, vale a dire dopo un’eventuale conferma della maggioranza parlamentare nelle elezioni del prossimo anno.La Camera dei Lords ha , infatti, respinto il disegno di legge sulla spinosa issue in precedenza approvato dai Comuni. Il danno è, tuttavia, rimediabile visto che sarà possibile reiterare la manovra appellandosi questa volta ai Parliament Acts, due leggi speciali approvate in passato per limitare il potere di veto dei Pari e favorire la governabilità il cui fulcro risiede, come noto, nella House of Commons. Il problema è che importanti scadenze incombono e lo stratagemma richiederà del tempo, risorsa assai preziosa alla vigilia di test piuttosto impegnativi per valutare lo stato di salute dell’attuale esecutivo.
Ebbene sì! perfino il rinnovo dell’Europarlamento, tradizionalmente snobbato Oltre-Manica, assumerà un rilievo inusitato capace di riverberarsi sul giuoco dei rapporti di forze tra gli schieramenti partitici isolani. Il fatto è che la permanenza o meno della Gran Bretagna nell’unione è diventato un argomento davvero imprescindibile dell’agenda politica di governo e di opposizione. Il motivo principale? Il favore nei sondaggi per i promotori e la possibilità di creare ulteriori turbolenze nel campo dei conservatori per chi si oppone, laburisti e liberal-democratici (che pure dividono il potere con lo stesso Cameron) in testa.
Riuscire ad incardinare e rendere effettiva l’arma finale anti-UE garantirebbe, infatti, al Premier un antidoto efficace per neutralizzare l’influenza crescente di Nigel Farage e del suo partito, l’UKIP, divenuti una vera e propria spina nel fianco e , nel contempo, mettere con le spalle al muro l’opposizione laburista che teme l’impopolarità delle proprie tesi in un confronto referendario.
Per contro, il rimandare quanto possibile una parola chiara sulla questione da parte del Governo offrirebbe agli avversari una prova della manifesta impotenza di Downing Street rafforzando enormemente le chances di un trionfo dell’outsider Farage e, di conseguenza, i patemi di un Cameron allo sbando costretto, oltretutto, a fronteggiare la difficile sfida indipendentista scozzese di settembre. Uno scenario da incubo che il Primo Ministro farà di tutto per scongiurare confidando nella tenuta ferrea della disciplina parlamentare (anche se occorrerà fare i conti con l’atteggiamento dei partners di coalizione liberal-democratici che si sono spesi, non tutti occorre precisare, per l’affossamento della legge).
Per intanto, per quel che può contare, è arrivata una rampogna da parte del Presidente francese Hollande preoccupato per la piega presa dagli affari europei a Londra. L’occasione era la visita ufficiale del Presidente francese nel tentativo di consolidare i rapporti di buon vicinato che l’offensiva isolazionista degli euro-scettici di piazza e di palazzo ha assai perturbato negli ultimi mesi.