Il sistema Italicum e le fughe all?indietro. Non cambia nulla | L'Indipendenza

Prendete una foto del primo governo Berlusconi; aggiungete qualche chilo di grasso e qualche metro di rughe a Berlusconi; decolorate i capelli di Pierferdy Casini fino ad ottenere un bel grigio uniforme; sostituite le facce di Fini e Bossi con quelle di Alfano e Salvini et voilà, avrete il probabile prossimo governo.
Secondo gli ultimi sondaggi elaborati in base all’attuale configurazione della legge elettorale Renzusconi, al solito ribattezzata con terminologia latina (forse fa figo), il centrodestra otterrebbe il 37,5% dei consensi facendo scattare il premio di maggioranza. All’indomani del famoso incontro del 18 gennaio tanto il giovane segretario del PD quanto l’anziano leader di Forza Italia 2.0 annunciarono gongolanti l’habemus papam sottolineando all’unisono che con la nuova legge elettorale sarebbe terminato il ricatto dei piccoli partiti. L’anziano rilasciò queste dichiarazioni: “I leader dei piccoli partiti pensano alla loro ambizione politica e a interessi particolari. È successo nella prima Repubblica e succede anche ora. Io lo so perché è’ capitato anche nella mia maggioranza.
Può essere anche che la nostra visione sia parziale e il nostro cervello obnubilato, ma davvero non riusciamo a scorgere nessuna differenza fra il FI+CCD+AN+LN e il FI+UDC+NCD+LN, se non quella irrilevante delle sigle e, come abbiamo detto sopra, dei segni dell’incalzare del tempo.
Il panorama non cambia se le cose si guardano da sinistra. Nel primo governo Prodi, 1996, le sigle furono 5 (più altre 10 che l’appoggiavano esternamente, un record); adesso sarebbero più o meno 6 (PD+SEL+IDV+PSI+CD+RI). Nel caso del centrosinistra si avrebbe forse un maggior ricambio di persone, ché almeno da quelle parti la buona abitudine di fare i congressi è rimasta, ma la sostanza non cambierebbe.
Ma dov’è la semplificazione di cui Matteo e Silvio parlano? Dove e come si raggiunge l’obiettivo dichiarato di una maggiore governabilità? Cosa impedirà al sempre coerente Casini di abbandonare per l’ennesima volta il suo amante di Arcore e ricominciare a dire “tutti sanno che Berlusconi è uno dei più grandi bugiardi del mondo”(25/11/2012- Per una rassegna completa della coerenza casiniana vedere qui Bugiardo, penoso, triste, inaffidabile... Quando Pier Ferdinando Casini tuonava contro Berlusconi ).
Senza essere dei fini politologi ci sembra evidente che questa nuova legge elettorale, al di là delle belle parole con cui è stata accompagnata, si ponga 2 obiettivi:

  1. Arginare la crescita del movimento del Movimento 5 Stelle
  2. Cristallizzare l’attuale composizione parlamentare impedendo a nuovi soggetti l’accesso a Montecitorio.

Il movimento di Grillo, forse consapevole di dover combattere inutilmente contro la refrattarietà di istituzioni sempre auto conservative, comincia a dare segni di escandescenza. Quando la casta difende i propri disegni utilizza armi che ai cittadini penta stellati sono precluse. Allora la butta in caciara sperando che i sentimenti antisistema trovino nuova linfa.
Le soglie di sbarramento, che alla governabilità non sono affatto funzionali se si varasse una legge elettorale di buon senso, impediscono che partiti oggi non rappresentati possano far sentire la loro voce nelle istituzioni.
La rinuncia alle preferenze, e la contemporanea non obbligatorietà di primarie aperte, fa sì che a orientare la politica del Paese siano sempre quelle segreterie onnivore e insaziabili che hanno prodotto la classe dirigente più imbarazzante del mondo industrializzato.
Intanto Berlusconi, in attesa di uno scranno europeo gentilmente offerto da qualche Paese dell’est Europa, se la ride pregustando quello che nei fatti sarà il suo quinto governo.
A Renzi vanno i sentiti ringraziamenti del popolo della sinistra.