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    Predefinito Italia-Kuwait. Longobardi, quei 500 milioni sono solo briciole

    Italia-Kuwait. Longobardi, quei 500 milioni sono solo briciole

    redazione | 5 febbraio 2014
    “Il presidente del consiglio Enrico Letta, nella sua visita in Kuwait ha esaltato l’accordo che assicura all’Italia investimenti arabi per 500 milioni di euro. L’accordo è stato accompagnato da un coro di esaltazioni e valutato assai positivamente. Alle micro, piccole e medie imprese italiane non può che far piacere l’arrivo in Italia di flussi di capitali. Tuttavia, chi conosce quelle realtà sa che le risorse finanziarie a disposizione sono assai più rilevanti, al punto dar apparire quei 500 milioni solo le briciole”. Così il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi, commenta l’accordo raggiunto ieri tra il fondo strategico italiano e il fondo kuwaitiano Kia (Kuwait Investment Autority), per 500 milioni di euro di investimenti dal Kuwait in Italia. Secondo Longobardi “era ragionevole aspettarsi di più mentre abbiamo la sensazione che Letta abbia rincorso un accordo in modo da poter dimostrare, almeno a livello mediatico, di scendere dall’aereo con la valigetta piena di soldi. Il nostro Paese non solo merita di più ma ha bisogno di risorse sensibilmente più importanti. I 500 milioni di euro sono un volano? Possono portare altri investimenti e aprire nuove opportunità dentro i nostri confini? Vero, ma restano pochi, pochissimi”

  2. #2
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    Predefinito Re: Italia-Kuwait. Longobardi, quei 500 milioni sono solo briciole

    Finita la gita di Letta negli Emirati Arabi
    Il premier porta a casa poco più di una mancetta


    Il Kuwait concede 500 milioni all’Italia ma ad ottobre
    ne aveva dati 2,5 mld alla sola Londra

    L’ultima tappa della gita mediorientale del premier Enrico Letta negli Emirati Arabi si è consumata a Kuwait City, dove il premier ha illustrato l’investimento che gli sceicchi hanno intenzione di fare in Italia. Tanto fumo, in verità, considerato il fatto che Letta ha venduto 500 milioni di dollari di investimento da parte del Fondo sovrano kuwaitiano (Kia) nel Fondo strategico italiano come un capitale immenso senza considerare che, in realtà, si tratta solamente di briciole per un Paese che ha investito nell’ottobre scorso 2 milardi e mezzo di dollari per la sola città di Londra (ma è solo uno dei tanti investimenti). La firma dell’accordo, secondo Letta, è stata fissata per marzo. Non si sa bene cos’abbia barattato ieri Letta con i sovrani del Kuwait, dopo aver promesso la creazione di un museo islamico nel cuore di Venezia, progetto che ha già scatenato le ire del Carroccio, il quale - ovviamente - ha promesso battaglia su tutti i fronti nel caso in cui un’idea così scellerata possa anche minimamente essere presa in considerazione a livello istituzionale.
    Dal medio oriente, poi, da segnalare il nuovo scambio di batture al vetriolo tra il primo ministro italiano e il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, il quale quale giorno fa aveva criticato duramente l’esecutivo accusandolo di ritardare il processo di riforme che potrebbe far uscire dal pantano il sistema produttivo nazionale. «Spero che Confindustria accolga quello che è successo in questi giorni - ha detto infatti Letta - nella missione nel Golfo e dia segnali di fiducia e non solo di disfattismo». Portare a casa briciole, dunque, per il premier è un segnale di fiducia. Ma già Squinzi ne aveva frenato gli entusiasmi domenica chiedendo non fumo ma «un cambio di passo deciso perché per grazia divina la situazione economica del Paese non cambierà. Bisognerà fare le riforme che sono necessarie». Concetto ribadito anche ieri, visto che Squinzi è tornato a criticare l’eccessiva burocratizzazione italiana: «L’Italia - ha detto il numero uno degli industriali - è un Paese ormai da anni ostaggio di una burocrazia soffocante che assorbe le energie vitali di imprese e cittadini e ne distoglie tempo e risorse da impieghi più produttivi». «Il lavoro - ha precisato Squinzi - lo creano le imprese e questo lo hanno capito bene i Paesi nostri concorrenti che hanno messo al centro delle proprie politiche l’industria, semplificando e riducendo i costi a carico delle imprese». Altro che la carità dai petrolieri arabi.
    Ultima modifica di Metabo; 06-02-14 alle 12:10

  3. #3
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    Predefinito Re: Italia-Kuwait. Longobardi, quei 500 milioni sono solo briciole

    Qua crediamo ancora agli asini che volano.


  4. #4
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    Predefinito Re: Italia-Kuwait. Longobardi, quei 500 milioni sono solo briciole

    Il miraggio dell'amico arabo - Economia - Le idee di Repubblica - Repubblica.it
    Il miraggio dell'amico arabo


    La campagna d'Arabia di Enrico Letta va in archivio con il più classico dei bicchieri mezzi vuoti e una certezza: anche i ricchissimi emiri del Golfo faticano a fidarsi dell'Italia
    di ETTORE LIVINI


    Parole tante, fatti (per ora) pochi. La campagna d'Arabia di Enrico Letta va in archivio con il più classico dei bicchieri mezzi vuoti e una certezza: anche i ricchissimi emiri del Golfo faticano a fidarsi dell'Italia. Inumeri parlano da soli: i Paperoni dei petrodollari hanno in tasca qualcosa come 1.600 miliardi da investire in giro per il mondo, una cifra pari all'intero Pil tricolore. E i "colpi grossi" (copyright del premier) portati a casa dalla missione economica del governo nel Golfo sono il fidanzamento ufficiale tra Alitalia e Etihad - due partner che si corteggiavano già da tempo - e i 500 milioni che il fondo sovrano del Kuwait investirà nel Fondo strategico italiano. Briciole. La stessa cifra, per dire, che il Paris Saint Germain dello sceicco Al Thani è pronta a mettere sul tavolo per regalarsi la prossima estate il sogno proibito di Lionel Messi.

    Nessuno, a dire il vero, poteva aspettarsi molto di più. Il mondo - il caso Electrolux docet - è ormai un grande supermercato senza confini dove i venditori (anche di braccia) sono di gran lunga più dei potenziali compratori. E il paziente lavoro di relazioni fatto in questi giorni da Letta darà magari frutti migliori nel medio termine. C'è stato grande interesse "per il nostro ambizioso piano di privatizzazioni ", ha assicurato il presidente del Consiglio. Il Qatar potrebbe raddoppiare la propria quota in Eni alzandola verso il 4% e aprire il dossier Fincantieri. Abu Dhabi, dopo aver messo le mani su Alitalia, potrebbe entrare nel capitale di Fiumicino. E un po' di capitali del Golfo sarebbero pronti a fare la loro parte per la soluzione della delicatissima partita Mps e in quella delle Poste italiane.

    La tre giorni di "saldi" mediorientali del Belpaese ha confermato però che Roma - agli occhi di chi decide con i suoi soldi il futuro della terra - resta una Cenerentola cui è difficile dare troppo credito. Hai voglia a impacchettare il prodotto con l'elegante confezione del decreto "Destinazione Italia" (pure un bel passo avanti). La Banca Mondiale ci piazza al 65esimo posto della classifica delle nazioni dove è più facile fare impresa dietro Ruanda, Colombia e Botswana. E nel souk dei mercati mondiali - dove anche i ricchissimi sceicchi hanno imparato a leggere bene cifre e classifiche - paghiamo un pedaggio salatissimo ai nostri cronici ritardi strutturali. L'energia costa troppo, il mercato del lavoro è ingessato, la giustizia civile ha tempi biblici. Risultato: i grandi capitali, compresi quelli del Golfo, vanno altrove. Fermandosi nella penisola solo quando ci sono affari cui davvero non si può dire di no.

    Le casseforti degli emiri, su questo fronte, sono un caso di scuola: hanno investito nel nostro paese dal 2000 al 2012 pochi soldi, più o meno 5 miliardi sui 1.600 che hanno in cassa. Quattrini tirati fuori tra l'altro solo quando c'era da portarsi a casa trofei da sventolare come status symbol: la Costa Smeralda (comprata per 200 milioni dal Qatar), una quota della Ferrari - rilevata e rivenduta da Mubadala - i grattacieli di Porta Nuova a Milano, grandi hotel, il marchio Valentino e il 6% di Unicredit, la più internazionale delle banche di casa nostra, finito nel portafoglio degli Emirati. La Spagna, per dire, ha intercettato dal Medio Oriente il triplo degli investimenti, finiti spesso tra l'altro in importanti interventi infrastrutturali. E dei 4.700 miliardi - il 7% del Pil mondiale - in portafoglio ai grandi fondi sovrani, a Roma arrivano solo gli spiccioli: nella hit parade dei paesi preferiti per lo shopping dai nuovi padroni del mondo ("articolo quinto, chi ha i soldi ha vinto", diceva profetico Enrico Cuccia) l'Italia è mestamente al ventesimo posto, il settimo tenendo conto solo dei paesi europei.

    L'era in cui Totò riusciva a piazzare ai turisti ricchi e sfaccendati la Fontana di Trevi - o in cui Gheddafi comprava mezza Italia a scatola chiusa - non c'è più da molto tempo. Gli emiri non sono benefattori. E dopo le fregature prese entrando nelle banche Usa dopo il crac Lehman si sono circondati di banchieri d'affari e d'avvocati. E compreranno Alitalia, Fiumicino, Fincantieri, le reti Terna e Snam o Mediaset Premium - nel mirino di Al Jazeera - solo se il sistema paese sarà in grado di garantire loro un adeguato ritorno. "Ognuno in Italia dovrà fare la sua parte", ha detto Letta riferendosi al gioco di squadra con banche, sindacati, authority e ministeri che sarà necessario nelle prossime settimane per riuscire a convincere Etihad a salvare Alitalia. Magari, come sempre ci capita quando siamo con l'acqua alla gola, il miracolo questa volta riuscirà. Ma la vera ricetta per convincere gli amici arabi a mettere mano davvero al portafoglio (e per far ripartire il Pil) è rimboccarsi le maniche e attaccare quei nodi strutturali che ci hanno relegato da anni nella Serie B del business mondiale

  5. #5
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    Predefinito Re: Italia-Kuwait. Longobardi, quei 500 milioni sono solo briciole

    Citazione Originariamente Scritto da Metabo Visualizza Messaggio
    Finita la gita di Letta negli Emirati Arabi
    Il premier porta a casa poco più di una mancetta


    Il Kuwait concede 500 milioni all’Italia ma ad ottobre
    ne aveva dati 2,5 mld alla sola Londra

    L’ultima tappa della gita mediorientale del premier Enrico Letta negli Emirati Arabi si è consumata a Kuwait City, dove il premier ha illustrato l’investimento che gli sceicchi hanno intenzione di fare in Italia. Tanto fumo, in verità, considerato il fatto che Letta ha venduto 500 milioni di dollari di investimento da parte del Fondo sovrano kuwaitiano (Kia) nel Fondo strategico italiano come un capitale immenso senza considerare che, in realtà, si tratta solamente di briciole per un Paese che ha investito nell’ottobre scorso 2 milardi e mezzo di dollari per la sola città di Londra (ma è solo uno dei tanti investimenti). La firma dell’accordo, secondo Letta, è stata fissata per marzo. Non si sa bene cos’abbia barattato ieri Letta con i sovrani del Kuwait, dopo aver promesso la creazione di un museo islamico nel cuore di Venezia, progetto che ha già scatenato le ire del Carroccio, il quale - ovviamente - ha promesso battaglia su tutti i fronti nel caso in cui un’idea così scellerata possa anche minimamente essere presa in considerazione a livello istituzionale.
    Dal medio oriente, poi, da segnalare il nuovo scambio di batture al vetriolo tra il primo ministro italiano e il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, il quale quale giorno fa aveva criticato duramente l’esecutivo accusandolo di ritardare il processo di riforme che potrebbe far uscire dal pantano il sistema produttivo nazionale. «Spero che Confindustria accolga quello che è successo in questi giorni - ha detto infatti Letta - nella missione nel Golfo e dia segnali di fiducia e non solo di disfattismo». Portare a casa briciole, dunque, per il premier è un segnale di fiducia. Ma già Squinzi ne aveva frenato gli entusiasmi domenica chiedendo non fumo ma «un cambio di passo deciso perché per grazia divina la situazione economica del Paese non cambierà. Bisognerà fare le riforme che sono necessarie». Concetto ribadito anche ieri, visto che Squinzi è tornato a criticare l’eccessiva burocratizzazione italiana: «L’Italia - ha detto il numero uno degli industriali - è un Paese ormai da anni ostaggio di una burocrazia soffocante che assorbe le energie vitali di imprese e cittadini e ne distoglie tempo e risorse da impieghi più produttivi». «Il lavoro - ha precisato Squinzi - lo creano le imprese e questo lo hanno capito bene i Paesi nostri concorrenti che hanno messo al centro delle proprie politiche l’industria, semplificando e riducendo i costi a carico delle imprese». Altro che la carità dai petrolieri arabi.
    Longobardi ha preso in considerazione l'opportunità di rimandarli indietro ??
    Quando i missionari vennero in Africa loro avevano la Bibbia e noi avevamo la terra. Dissero: "Preghiamo". Chiudemmo i nostri occhi. Quando li riaprimmo, noi avevamo la Bibbia e loro avevano la terra.
    Desmond Tutu

  6. #6
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    Predefinito Re: Italia-Kuwait. Longobardi, quei 500 milioni sono solo briciole

    Il tempo dirà se la "missione" di Letta è stato un successo oppure no, ci saranno anche da considerare per bene che tipo di investimenti saranno ed in cambio di che cosa ci saranno. Vedremo.
    Se guardi troppo a lungo nell'abisso, poi l'abisso vorrà guardare dentro di te. (F. Nietzsche)

  7. #7
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    Predefinito Re: Italia-Kuwait. Longobardi, quei 500 milioni sono solo briciole

    500 milioni dati da quei paesi mi embrno più un elomosima fatta giusto per dire "prendi e non ropmere i cogioni", il problema è la contropartita che può essere stata richiesta dietro quel "non rompere più i coglioni".

  8. #8
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    Predefinito Re: Italia-Kuwait. Longobardi, quei 500 milioni sono solo briciole

    Citazione Originariamente Scritto da Moro1944 Visualizza Messaggio
    Longobardi ha preso in considerazione l'opportunità di rimandarli indietro ??
    Tanto per quello che servono 500 milioni, basterebbe un attimo a ricavarli da tutto quello che ruba la casta, senza bisogno degli arabi.

 

 

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