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Discussione: Il peggio e il meglio

  1. #21
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    Predefinito Re: Il peggio e il meglio

    Gli effetti recessivi dei tagli alla spesa pubblica | Keynes blog

    Gli effetti recessivi dei tagli alla spesa pubblica


    Pubblicato da keynesblog il 29 agosto 2012 in Economia, Europa, Italia, Teoria economica

    Sebbene dopo 76 anni dalla pubblicazione della Teoria Generale una parte di economisti continui, imperterrita, a negare l’esistenza del moltiplicatore keynesiano, la realtà si incarica di dimostrare, al di là di ogni ragionevole dubbio, che il moltiplicatore non solo esiste ma è anche più grande di quanto comunemente si tende a supporre. Soprattutto quando c’è di mezzo una crisi economica: basti vedere i disastrosi risultati dell’austerità in giro per l’Europa.
    L’argomentazione per la quale fare deficit spending durante una crisi crea più PIL della spesa stessa è sempre oggetto di forte critica: l’argomento principe contro il moltiplicatore è che nessuno può dimostrare che proprio la spesa pubblica aggiuntiva sia la causa di una ripresa. Ma il moltiplicatore vale anche al contrario: tagliare la spesa ha effetti depressivi maggiori dell’ammontare del taglio stesso.
    E’ questo l’oggetto di un working paper del Fondo Monetario Internazionale scritto da Nicoletta Batini, Giovanni Callegari e Giovanni Melina. Nel documento dei tre economisti viene calcolato l’effetto dell’austerità sul PIL nell’Eurozona, negli USA e in Giappone. Inoltre, per l’Eurozona, si analizzano separatamente Francia e Italia.
    Il risultato è che un taglio della spesa pubblica equivalente all’1% del PIL provoca una caduta fino al 2,56% del PIL per l’Eurozona, del 2% per il Giappone e del 2,18% per gli Stati Uniti. Riguardo l’Italia si va dall’1,4% all’1,8%. Molto più modesti gli effetti contrattivi durante un’espansione, il che induce gli autori a suggerire una austerità “morbida”, che agisca quando l’economia torna ad espandersi (come del resto suggeriva già Keynes ed il buon senso), in modo da non compromettere la crescita e lo stesso risultato di riduzione del debito pubblico.
    Lo studio analizza anche l’effetto di un aumento delle tasse dell’1% e qui i risultati sono più contenuti e vanno, a seconda del paese, tra lo 0,03% e lo 0,65%. E, aggiungiamo noi, in modo corrispondente non c’è da attendersi un grande effetto espansivo dal taglio delle tasse, sebbene un alleggerimento fiscale sia certamente necessario in Italia.
    In altre parole, l’idea che si possano risolvere i problemi del nostro paese e uscire dalla crisi con un piano “taglia spesa, taglia tasse”, come proposto da alcuni, produrrebbe un aggravamento della crisi e ammanchi nelle casse pubbliche.

  2. #22
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    Predefinito Re: Il peggio e il meglio

    Gli effetti recessivi dei tagli alla spesa pubblica | Keynes blog

    Gli effetti recessivi dei tagli alla spesa pubblica


    Pubblicato da keynesblog il 29 agosto 2012 in Economia, Europa, Italia, Teoria economica

    Sebbene dopo 76 anni dalla pubblicazione della Teoria Generale una parte di economisti continui, imperterrita, a negare l’esistenza del moltiplicatore keynesiano, la realtà si incarica di dimostrare, al di là di ogni ragionevole dubbio, che il moltiplicatore non solo esiste ma è anche più grande di quanto comunemente si tende a supporre. Soprattutto quando c’è di mezzo una crisi economica: basti vedere i disastrosi risultati dell’austerità in giro per l’Europa.
    L’argomentazione per la quale fare deficit spending durante una crisi crea più PIL della spesa stessa è sempre oggetto di forte critica: l’argomento principe contro il moltiplicatore è che nessuno può dimostrare che proprio la spesa pubblica aggiuntiva sia la causa di una ripresa. Ma il moltiplicatore vale anche al contrario: tagliare la spesa ha effetti depressivi maggiori dell’ammontare del taglio stesso.
    E’ questo l’oggetto di un working paper del Fondo Monetario Internazionale scritto da Nicoletta Batini, Giovanni Callegari e Giovanni Melina. Nel documento dei tre economisti viene calcolato l’effetto dell’austerità sul PIL nell’Eurozona, negli USA e in Giappone. Inoltre, per l’Eurozona, si analizzano separatamente Francia e Italia.
    Il risultato è che un taglio della spesa pubblica equivalente all’1% del PIL provoca una caduta fino al 2,56% del PIL per l’Eurozona, del 2% per il Giappone e del 2,18% per gli Stati Uniti. Riguardo l’Italia si va dall’1,4% all’1,8%. Molto più modesti gli effetti contrattivi durante un’espansione, il che induce gli autori a suggerire una austerità “morbida”, che agisca quando l’economia torna ad espandersi (come del resto suggeriva già Keynes ed il buon senso), in modo da non compromettere la crescita e lo stesso risultato di riduzione del debito pubblico.
    Lo studio analizza anche l’effetto di un aumento delle tasse dell’1% e qui i risultati sono più contenuti e vanno, a seconda del paese, tra lo 0,03% e lo 0,65%. E, aggiungiamo noi, in modo corrispondente non c’è da attendersi un grande effetto espansivo dal taglio delle tasse, sebbene un alleggerimento fiscale sia certamente necessario in Italia.
    In altre parole, l’idea che si possano risolvere i problemi del nostro paese e uscire dalla crisi con un piano “taglia spesa, taglia tasse”, come proposto da alcuni, produrrebbe un aggravamento della crisi e ammanchi nelle casse pubbliche.

  3. #23
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    Predefinito Re: Il peggio e il meglio

    Ecco che conferma quanto dicevo prima in merito al fatto che la sola spesa pubblica per consumi e investimenti produce l'effetto moltiplicatore, al netto della spesa per interessi passivi.

    E’ importante sottolineare che nella trattazione teorica ci si riferisce alla definizione rigorosa di spesa pubblica, vale a dire spesa in acquisto di beni e servizi (escludendo quindi dall’aggregato complessivo i trasferimenti e le spese per interessi passivi).
    E’ importante sottolineare che nella trattazione teorica ci si riferisce alla definizione rigorosa di spesa pubblica, vale a dire spesa in acquisto di beni e servizi (escludendo quindi dall’aggregato complessivo i trasferimenti e le spese per interessi passivi).
    Fonte:

    Disavanzi pubblici ed effetti sull?economia - Approfondimenti - it-IT

  4. #24
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    Predefinito Re: Il peggio e il meglio

    Citazione Originariamente Scritto da Bisentium Visualizza Messaggio
    Ho capito cosa intendi: però il problema è che la spesa per interessi passivi, ai fini del moltiplicatore, non è paragonabile alla spesa per consumi e investimenti.
    Si' ma negli anni '80 l'avanzo primario era negativo, cioe' al netto degli interessi lo stato spendeva piu' di quanto incassava.

    Che la questione sia piu' complessa di "aumento gli investimenti di 1000 euro, allora il PIL sale necessariamente di 1000*{moltiplicatore} euro"?

  5. #25
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    Predefinito Re: Il peggio e il meglio

    Citazione Originariamente Scritto da pedro Visualizza Messaggio
    Si' ma negli anni '80 l'avanzo primario era negativo, cioe' al netto degli interessi lo stato spendeva piu' di quanto incassava.

    Che la questione sia piu' complessa di "aumento gli investimenti di 1000 euro, allora il PIL sale necessariamente di 1000*{moltiplicatore} euro"?
    te mi sai tanto di un infedele dubbioso sulle virtù del moltiplicatore dei pani e dei pesci

  6. #26
    Eroe Faustiano
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    Predefinito Re: Il peggio e il meglio

    Citazione Originariamente Scritto da Troll Visualizza Messaggio
    te mi sai tanto di un infedele dubbioso sulle virtù del moltiplicatore dei pani e dei pesci
    Trovo molto piu' inquietanti certe interpretazioni della curva di Phillips.

  7. #27
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    Predefinito Re: Il peggio e il meglio

    Citazione Originariamente Scritto da pedro Visualizza Messaggio
    Trovo molto piu' inquietanti certe interpretazioni della curva di Phillips.
    ma come fa a esistere un rapporto tra inflazione e disoccupazione? non è che la disoccupazione diminuisce perché la gente viene pagata per scavare buche (e grazie al cavolo che c'è meno disoccupazione), e l'inflazione risulta poi dopo di conseguenza?

  8. #28
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    Predefinito Re: Il peggio e il meglio

    Citazione Originariamente Scritto da Troll Visualizza Messaggio
    ma come fa a esistere un rapporto tra inflazione e disoccupazione? non è che la disoccupazione diminuisce perché la gente viene pagata per scavare buche (e grazie al cavolo che c'è meno disoccupazione), e l'inflazione risulta poi dopo di conseguenza?
    ovviamente se mandi i disoccupati in divisa a far saltare in aria la cassaforte cecoslovacca per prelevarne i depositi in valuta pregiata e taglieggiando i neosudditi facoltosi che ci tengono ad avere la testa al solito posto ti risparmi angosciose interpretazioni della curva

  9. #29
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    Predefinito Re: Il peggio e il meglio

    Citazione Originariamente Scritto da amerigodumini Visualizza Messaggio
    ovviamente se mandi i disoccupati in divisa a far saltare in aria la cassaforte cecoslovacca per prelevarne i depositi in valuta pregiata e taglieggiando i neosudditi facoltosi che ci tengono ad avere la testa al solito posto ti risparmi angosciose interpretazioni della curva
    ma non ho mai avuto obiezioni sui wages of destruction (titolo di un volume di Tooze che si trova facilmente) vedendo bene il punto di quella variante di keynesismo

  10. #30
    Eroe Faustiano
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    Predefinito Re: Il peggio e il meglio

    Citazione Originariamente Scritto da Troll Visualizza Messaggio
    ma come fa a esistere un rapporto tra inflazione e disoccupazione? non è che la disoccupazione diminuisce perché la gente viene pagata per scavare buche (e grazie al cavolo che c'è meno disoccupazione), e l'inflazione risulta poi dopo di conseguenza?
    L'idea di fondo e' che l'inflazione non aumenta i prezzi in maniera omogenea, quindi un imprenditore potrebbe percepire l'inflazione come un aumento di domanda (se e solo se i prezzi dei fattori di produzione aumentano piu' lentamente), questo farebbe aumentare l'occupazione. Il giochino si rompe quando tutti i prezzi si sono alzati, a quel punto l'imprenditore capisce che puo' vendere quanto prima e quindi licenzia i nuovi lavoratori che ha assunto.
    Un periodo si pensava che manipolando l'inflazione si potesse diminuire la disoccupazione, poi sono arrivati Friedman e soci con la expectation augmented Phillips curve (non so quale sia il termine italiano), cioe' la parte da "Il giochino si rompe" in poi. Quello ha dato piu' senso a tutta la questione, ma ha reso praticamente inutile la curva di Phillips per quanto riguarda la politica economica. (In realta' la diatriba e' stata un po' piu' complicata, ma non e' troppo interessante e il succo e' questo)
    Ultima modifica di pedro; 22-02-14 alle 22:12

 

 
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