Dietrofront di Boehner. Ma anche Obama ha rimpatriato due milioni di clandestini
“Questa amministrazione non ispira fiducia nell’applicazione delle leggi”. Parla John Boehner, presidente della Camera, mentre cercava di spiegare ai giornalisti perché quest’anno non si farà la riforma sull’immigrazione che il Senato aveva approvato l’anno scorso.
Si tratta di un dietrofront dello speaker il quale solo un mese fa aveva dato indicazione che la Camera avrebbe iniziato il dibattito per risolvere il nodo dell’immigrazione. Evidentemente il ritiro del Partito Repubblicano il mese scorso ha fatto cambiare idea allo speaker.
In parole semplici Boehner ha deciso che la riforma sull’immigrazione è un tema scottante dato che l’estrema destra del suo partito vi si oppone vigorosamente.
“No all’amnistia” è lo slogan della destra per etichettare qualunque riforma sullo status degli undici milioni di clandestini residenti negli Usa. Ce lo hanno ricordato recentemente l’Heritage Foundation e Freedom Works, due gruppi ultraconservatori.
Freedom Works aveva infatti organizzato una petizione per “licenziare” Boehner temendo che il presidente della Camera seguisse il percorso tracciato dal Senato. Lo speaker ha ceduto nonostante il fatto che soltanto qualche mese aveva strigliato questi gruppi arciconservatori per la loro influenza sul Partito Repubblicano.
Adesso però Boehner ha deciso di tenere testa bassa temendo che un approccio più moderato potrebbe costargli la presidenza della Camera. Ce lo ha ricordato Raul Labrador, parlamentare repubblicano dello Stato dell’Idaho, dicendo che la riforma sull’immigrazione potrebbe fare perdere a Boehner il suo ruolo di speaker.
L’altra “scusa” – o condizione - dei repubblicani per mettere da parte il disegno di legge sull’immigrazione è che prima bisogna assolutamente chiudere la frontiera con il Messico da dove vengono i clandestini. Anche se si potessero bloccare tutti coloro che entrano a piedi attraversando la frontiera, gli “illegali” continuerebbero a entrare perché secondo alcuni calcoli la metà di loro viene come studente o turista e poi rimane negli Usa una volta scaduto il visto.
C’è poi anche il fattore di discriminazione come ci ha dimostrato Steve King, parlamentare dello Stato dell’Iowa. King, forte oppositore della riforma sull’immigrazione, aveva classificato i figli degli immigranti clandestini come “muli di droga”. Si dirigeva in effetti agli americani che associano i clandestini come responsabili di tutti i crimini.
In assenza di legislazione che risolva la questione dell’immigrazione, il presidente Barack Obama ha usato il potere esecutivo per fare “respirare” i figli dei clandestini portati negli Usa da bambini e cresciuti in America.
Obama ha dato istruzioni che questi giovani chiamati “dreamers”, sognatori, non vengano deportati concedendo loro un permesso temporaneo per lavorare negli Usa.
Ciononostante l’amministrazione di Obama ha deportato più di due milioni di clandestini, molto di più del suo predecessore George Bush.
I sostenitori della riforma sull’immigrazione hanno dimostrato la loro insoddisfazione verso il presidente. Bisogna anche aggiungere che una buona parte della sinistra assegna la colpa al presidente per non avere fatto di più per la riforma.
In realtà, la mancata riforma sull’immigrazione è tutta nella insicurezza di Boehner di mantenere il suo posto di speaker. Ecco perché ha deciso di non presentare il disegno di legge e sottometterlo al voto. Boehner in ciò ha continuato la “regola” del suo partito di non permettere voti ai disegni di legge a meno che la maggioranza dei parlamentari repubblicani lo desideri. Ha violato questa regola sei volte ma sempre in casi estremi. L’ultima volta è stato il recente voto sull’innalzamento del tetto al debito federale.
I democratici hanno fatto quel che hanno potuto per la riforma sull’immigrazione ma il livello di frustrazione continua ad aumentare. Il senatore Charles Schumer, democratico dello Stato di New York, ha proposto di forzare la mano dei repubblicani e costringerli al voto mediante una regola chiamata “discharge”. Si tratta di una tecnica che chiederebbe ai parlamentari di firmare una petizione per aprire le porte al voto. Se dovesse riuscire a raccogliere sufficienti firme ci sarebbe il voto oltrepassando in questo modo Boehner.
Questa tecnica di “discharge” è usata raramente e generalmente fallisce nel suo intento. Si era cercato di usarla durante la chiusura del governo lo scorso ottobre senza però ottenere successo.
Al momento sembra improbabile che la Camera consideri la riforma sull’immigrazione prima delle elezioni di midterm nel mese di novembre. Poi ci saranno più possibilità in preparazione dell’elezione presidenziale. Il voto degli elettori latinos continua a crescere e conquistare la Casa Bianca sarà molto difficile senza sorridere agli elettori ispanici.

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