Le multinazionali non vedono l’ora che si apra la “bancarella Italia” per far razzia di quel poco che resta in mano pubblica.
Alberto Sordi, in una celeberrima pellicola del maestro Fellini ("I vitelloni" - 1953), faceva il gesto dell'ombrello ai lavoratori mentre transitava loro davanti a bordo di una vettura.
Poi però il motore dell'automobile si guasta e... giù botte da orbi.
La Storia, scriveva Marx, si ripete sempre due volte...
Durante l’accesa discussione tra Giuseppe Pietro Grillo (in arte Beppe) e l’inseguitore del premio Kalergi, Matteo Renzi, quest’ultimo si è lasciato sfuggire una frase cortissima ma emblematica: “Noi vogliamo [dice Renzi a Grillo] superare le Provincie, il Senato ed il Titolo V della…” e, trucchete, la conversazione si perde nuovamente nel chiasso. Per poi riprendere dalla parte del M5S quando Di Maio riceve appena il tempo di chiosare rapidamente ma deciso: “Matteo, le Provincie tu non le abolisci” (Sic!).
Forse, il neo-presidente, avrebbe fatto meglio a tenere la lingua a freno, invece che sfiorare l’argomento “Titolo Quinto della Costituzione” proprio in faccia alla delegazione M5S.
Infatti, proprio il Movimento Cinque Stelle, nel luglio scorso – questo va deontologicamente riconosciuto – salì addirittura sui tetti di Montecitorio per sensibilizzare la Nazione circa l’intento di Enrico Letta di voler agevolare l’iter della modifica di un altro Articolo, il 138 per l’esattezza. Ma facciamo chiarezza.
La Costituzione della Repubblica italiana è composta di 139 Punti (detti anche Articoli). I 139 Articoli sono raggruppati in sei Titoli/paragrafi. L’Articolo 138 è il penultimo della Costituzione ed è contenuto all’interno del Titolo Sesto. In esso sono riportate le regole da seguire nel caso in cui si desideri modificare uno dei 139 Articoli della Costituzione oppure il contenuto di un intero Titolo.
La funzione dell’Art. 138 è quella di mantenere al sicuro la Costituzione dagli attacchi del primo che capita in quanto vi è stabilito che senza un Referendum popolare, nessuna modifica può essere considerata valida.
E la volontà primigenia dei Governi trascorsi e di quello attuale, sta proprio nel far sì che l’iter della modifica al 138 prosegua senza intoppi. Nel 2016 è prevista la fine di questo lungo iter ed il governo che sarà in piedi tra due anni, avrà finalmente la possibilità di modificare il Titolo/paragrafo più importante di tutti: il Quinto, quello composto dalla bellezza di diciotto Articoli: dal 114 al 133 incluso. Sono tutti Articoli in cui sono stabilite le competenze delle singole Regioni, Provincie e dei singoli Comuni (le cosiddette Autonomie Locali). In cui si stabiliscono i poteri che esse (le Autonomie Locali) hanno in materia di immigrazione, Difesa, Forze Armate, Moneta, Referendum, Politiche europee, cittadinanza, giurisdizione, legge elettorale, Tributi, imposte, utilizzo delle falde acquifere, anagrafe, cittadinanza,
Questa è la vera supposta all’Italia!
Questo è il motivo per cui Napolitano ha nominato il terzo presidente del Consiglio dei Ministri senza ricorrere a democratiche elezioni. Egli (Napolitano) ha accettato il secondo incarico di Capo dello Stato (il primo nella storia della Repubblica, il primo in 69 anni, il primo tra i suoi 10 predecessori) perché vuole dimostrare alla Troika, Fondo monetario internazionale, Banca centrale europea ed Unione europea - di essere sì anziano ma ancora determinante per il perseguimento di quanto stabilito nel Piano Kalergi.
E perciò ha scelto di silurare il Cavaliere mentre nominava Mario Monti – che lo ha deluso; poi ha scelto Enrico Letta – che lo ha ri-deluso; ed ora ha scelto Matteo Renzi!
Se pure Renzi dovesse fallire (dato matematico) allora anche sui libri di Storia Napolitano passerà come un fallito. E, stante la sua veneranda età, o Renzi si sbriga o Napolitano lo farà fuori come ha fatto con gli altri. Perché le multinazionali non vedono l’ora che si apra la “bancarella Italia” per far razzia di quel poco che resta in mano pubblica e Napolitano vuole a tutti i costi vestire l'abito del Gran Cerimoniere.
In altre parole, quel poco che rimane in mano pubblica in grado di garantire ancora posti di lavoro stabili e salari sicuri, sarà a rischio se dovesse malauguratamente passare la modifica al Titolo V.

La supposta di Matteo Renzi | Politica | Rinascita.eu - Quotidiano di Sinistra Nazionale